Trump resuscita il TIAR

Carlos Fazio  www.cubadebate.cu

Logorata la leadership, per delega, del fantoccio Juan Guaidó ed esaurito il macchinario del colpo di stato contro il governo costituzionale e legittimo di Nicolás Maduro, l’11 settembre scorso l’amministrazione Trump ha deciso di avviare una nuova fase della sua politica di cambio di regime in Venezuela, e con il sostegno del Brasile, ha usato la Colombia per attivare il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR) nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA).

Vecchio strumento del panamericanismo di guerra di Washington, l’obiettivo immediato della TIAR sarà quello di multilateralizzare le sanzioni coercitive contro il Venezuela nei settori commerciale e finanziario -incluso un possibile blocco navale che interrompa le esportazioni di petrolio responsabili del 95% delle entrate del paese sudamericano- e/o la rottura delle relazioni diplomatiche, consolari ed economiche di vari governi di destra della zona.

Insieme al TIAR (Rio de Janeiro, 1947), l’OSA, la cui carta di fondazione sorse nel quadro della IX Conferenza Internazionale Americana (Bogotá, 1948), fu uno dei meccanismi per la sicurezza collettiva interemisferica utilizzata dalla diplomazia USA nella sua lotta contro il comunismo di Mosca durante la guerra fredda, come fu chiamato lo scontro politico, ideologico e militare tra Est ed Ovest nell’immediato dopoguerra, dopo la sconfitta del nazifascismo.

In quanto apparato strategico intercontinentale, il TIAR -qualificato come il primo patto della guerra fredda- fu strumentato da Washington affinché svolgesse un ruolo simile a quello dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) in Europa occidentale. Dal 1948, in particolare dopo l’arrivo del generale Dwight D. Eisenhower alla Casa Bianca nel 1953, gli USA abbandonarono l’idea di esportare la propria democrazia attraverso strategie riformiste ed optarono per politiche conservative e punitive nei confronti dell’America Latina e dei paesi periferici del mondo libero.

L’allora segretario di Stato, John Foster Dulles, fece della sicurezza militare e di polizia di taglio contro insurrezionale il primo punto dell’agenda di Washington, e incoraggiò l’istituzione di regimi dittatoriali civili e militari, procapitalisti ed anti-sinistra in America Latina. In effetti, il patto di mutua difesa incarnato nel TIAR -l’idea di uno per tutti e tutti per uno- significò la continentalizzazione di un monroismo di nuovo tipo che, secondo diverse congiunture e con i suoi rispettivi punti di continuità e rottura, è stato sottoposto a costanti processi di aggiornamento e rielaborazione dottrinale e strategica dal Pentagono e del Dipartimento di Stato.

Davanti all’irruzione del socialismo a Cuba, la strategia di John F. Kennedy consistette nell’allineare i governi autoritari e dittatoriali dell’America Latina e dei Caraibi nella sua lotta contro il Castro comunismo, combinando la carota dell’Alleanza per il Progresso con il bastone della fallita avventura mercenaria della Baia dei Porci.

Poi, sotto le dittature militari della sicurezza nazionale, il neomonroismo divenne una lotta anti-sovversiva e, dopo l’auto dissoluzione dell’URSS, nel 1989, adattò i suoi abiti alla guerra contro la droga (sostituto del fantasma comunista) e alle guerre sporche e di bassa intensità (Granada, El Salvador, Nicaragua, Panama), fino all’attuale fase di guerra al terrorismo post 11 settembre 2001.

Gli 11 paesi che ora hanno sostenuto l’attivazione del TIAR -su un totale di 18 firmatari- erano: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, El Salvador, USA, Guatemala, Haiti, Honduras, Paraguay e Repubblica Dominicana. Cinque paesi si sono astenuti: Costarica, Panama, Perù, Trinidad e Tobago ed Uruguay; Bahamas assente. Cuba fu esclusa dal TIAR, nel 1962, ed il Messico si ritirò dal TIAR nel 2002. Il Venezuela, che con Bolivia, Ecuador e Nicaragua abbandonarono il trattato nel 2012, era rappresentato da un inviato dell’opposizione politica.

La rappresentante messicana presso l’OSA, Luz Elena Baños, ha detto che è inaccettabile utilizzare un meccanismo che contempla la forza militare ed ha sottolineato che, sebbene il Messico non faccia parte del TIAR, è obbligato a pronunciarsi contro l’uso politico che si pretende dare a quello che considera un delicato e controverso strumento.

Categorico, il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López ha respinto l’attivazione, spuria ed irritante, del TIAR ed ha affermato che questo patto è uno strumento di genuflessione da parte di coloro che vogliono legalizzare un intervento militare nella patria di Bolivar. Il capo della Forza Armata Nazionale Bolivariana ha qualificato il TIAR come anacronistico e fallace, ed ha affermato che si tratta di un sotterfugio disegnato dagli USA per garantire i propri interessi egemonici nella regione.

Così, il 14 settembre, il nuovo ambasciatore USA, Philip Goldberg, sperimentato operatore di golpe morbidi e rotture secessioniste, è arrivato a Bogotá. Gli antecedenti di Goldberg, nell’ex Jugoslavia e Bolivia, aumentano il rischio di una balcanizzazione del confine colombiano-venezuelano. La sua missione potrebbe essere quella di accelerare il ruolo della Colombia come testa di ponte per un intervento militare e paramilitare in Venezuela -incluso la montatura di falsi positivi e/o un’operazione di falsa bandiera al confine tra i due paesi, che vincoli le FARC/ELN con il governo Maduro- ora sotto la facciata legale del TIAR.

(Tratto da La Jornada)


Trump resucita el TIAR

Por: Carlos Fazio

Desgastado el liderazgo por delegación del fantoche Juan Guaidó y agotada en la etapa la maquinaria del gol­pe de Estado contra el gobierno constitucional y legítimo de Nicolás Maduro, el pasado 11 de septiembre la administración Trump decidió iniciar una nueva fase de su política de cambio de régimen en Venezuela, y con apoyo de Brasil usó a Colombia para activar el Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR) en la Organización de Estados Americanos (OEA).

Viejo instrumento del panamericanismo de guerra de Washington, el objetivo inmediato del TIAR será multilateralizar las sanciones coercitivas contra Venezuela en los campos comercial y financiero −incluido un posible bloqueo naval que interrumpa las exportaciones petroleras responsables de 95 por ciento de los ingresos del país sudamericano−, y/o la ruptura de relaciones diplomáticas, consulares y económicas de varios gobiernos derechistas del área.

Junto con el TIAR (Río de Janeiro, 1947), la OEA, cuya carta fundacional surgió en el marco de la novena Conferencia Internacional Americana (Bogotá, 1948), fue uno de los mecanismos para la seguridad colectiva interhemisférica utilizados por la diplomacia estadunidense en su lucha contra el comunismo de Moscú durante la guerra fría, como se llamó la confrontación política, ideológica y militar entre el Este y Oeste en la inmediata posguerra, tras la derrota del nazifascismo.

Como aparato estratégico intercontinental, el TIAR −calificado como el primer pacto de la guerra fría−, fue instrumentado por Washington para que cumpliera un papel similar al de la Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN) en Europa occidental. A partir de 1948, en particular luego de la llegada del general Dwight D. Eisenhower a la Casa Blanca en 1953, EU abandonó la idea de exportar su democracia mediante estrategias reformistas y optó por políticas conservadoras y punitivas hacia América Latina y los países periféricos del mundo libre.

El entonces secretario de Estado, John Foster Dulles, hizo de la seguridad militar y policial de corte contrainsurgente el primer punto de la agenda de Washington, y alentó el establecimiento de regímenes dictatoriales civiles y militares, procapitalistas y antizquierdistas en América Latina. En los hechos, el pacto de defensa mutua plasmado en el TIAR −la idea de uno para todos y todos para uno− significó la continentalización de un monroísmo de nuevo tipo que, según diferentes coyunturas y con sus respectivos puntos de continuidad y ruptura, ha sido sometido a constantes procesos de actualización y relaboración doctrinaria y estratégica por el Pentágono y el Departamento de Estado.

Ante la irrupción del socialismo en Cuba, la estrategia de John F. Kennedy consistió en alinear a los gobiernos autoritarios y dictatoriales de América Latina y el Caribe en su lucha contra el Castro-comunismo, combinando la zanahoria de la Alianza para el Progreso con el garrote de la fracasada aventura mercenaria de Bahía de Cochinos.

Luego, bajo las dictaduras militares de seguridad nacional, el neomonroísmo devino en lucha antisubversiva, y tras la autodisolución de la URSS en 1989, adaptó su ropaje a la guerra a las drogas (sustituto del fantasma comunista) y las guerras sucias y de baja intensidad (Granada, El Salvador, Nicaragua, Panamá), hasta la fase actual de guerra al terrorismo post-11 de septiembre de 2001.

Los 11 países que apoyaron ahora activar el TIAR −del total de 18 firmantes− fueron: Argentina, Brasil, Chile, Colombia, El Salvador, Estados Unidos, Guatemala, Haití, Honduras, Paraguay y República Dominicana. Cinco países se abstuvieron: Costa Rica, Panamá, Perú, Trinidad y Tobago y Uruguay; Bahamas se ausentó. Cuba fue excluida del TIAR en 1962 y México se retiró del TIAR en 2002. Venezuela, que con Bolivia, Ecuador y Nicaragua abandonaron el tratado en 2012, estuvo representada por un enviado de la oposición política.

La representante mexicana ante la OEA, Luz Elena Baños, dijo que es inaceptable usar un mecanismo que contempla la fuerza militar y subrayó que si bien México no es parte del TIAR, sí está obligado a pronunciarse en contra del uso político que se pretende dar a lo que considera un delicado y controversial instrumento.

Categórico, el ministro de Defensa venezolano, Vladimir Padrino López, rechazó la activación espuria e írrita del TIAR, y dijo que ese pacto es un instrumento de genuflexión por quienes quieren legalizar una intervención militar en la patria de Bolívar. El jefe de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana calificó al TIAR de anacrónico y falaz, y aseveró que es un subterfugio diseñado por EU para garantizar sus propios intereses hegemónicos en la región.

Así, el 14 de septiembre llegó a Bogotá el nuevo embajador de Estados Unidos, Philip Goldberg, experimentado operador de golpes suaves y rupturas secesionistas. Los antecedentes de Goldberg en la ex Yugoslavia y Bolivia, aumentan el riesgo de una balcanización de la frontera colombo-venezolana. Su misión podría ser acelerar el papel de Colombia como cabeza de playa para una intervención militar y paramilitar en Venezuela −incluido el montaje de falsos positivos y/o una operación de bandera falsa en la frontera entre ambos países, que vincule a las FARC/ELN con el gobierno de Maduro−, ahora bajo la fachada legal del TIAR.

(Tomado de La Jornada)

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