Non stiamo vivendo un mero cambio di governo, ma un cambio di regime

Nove mesi dopo la sua elezione alla presidenza del Messico, Andrés Manuel López Obrador (AMLO), ha presentato il 1 settembre la sua prima Relazione di Governo nel Palazzo Nazionale. A differenza dei suoi predecessori, non ha colmato di cifre il suo discorso, ma in questa occasione ha ratificato l’agenda politica della sua amministrazione.

«Niente ha danneggiato maggiormente il Messico della disonestà dei governanti e questa è la causa principale della disuguaglianza economica, dell’insicurezza e della violenza che soffriamo. Per questo se mi chiedono di dire con una sola frase qual’è il piano del nuovo governo, rispondo: Eliminare la corruzione e l’impunità», ha detto il Presidente della nazione.

Nel suo intervento, come ha informato il sito della presidenza messicana, AMLO si è riferito all’impegno d’intraprendere la Quarta Trasformazione della Vita Pubblica del Messico, come aveva dichiarato alla sua elezione il 1 dicembre del 2018.

Tra i primi aspetti espressi dal mandatario, come esponenti di questa trasformazione si segnalano la separazione tra il potere economico e il potere politico, e la determinazione di transitare verso una verso la democrazia.

Ha precisato che chi usa risorse pubbliche o private per comprare voti o chi destina il bilancio per favorire candidati o partiti, andrà in carcere senza diritto alla condizionale.

Poi ha esortato il Congresso ad approvare la sua proposta di riforma costituzionale per la revoca del mandato, un meccanismo effettivo di controllo degli elettori sugli eletti.

In materia di politica estera ha riaffermato la cooperazione, l’amicizia e il rispetto per tutti i paesi del mondo e particolarmente per le nazioni sorelle dell’America Latina e dei Caraibi.

Le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, che a suo giudizio si devono basare nel rispetto reciproco, la cooperazione per lo sviluppo e la soluzione negoziata dei problemi comuni, tra i quali primeggia il fenomeno migratorio, sono un tema che ha suscitato una speciale attenzione.

Il suo sguardo profondo per le cause della migrazione e non le conseguenze, come hanno fatto gli altri politici messicani, è essenziale in questo tema tanto complesso: «Si cerca di coinvolgere i governi degli Stati Uniti e quelli del detto triangolo del nord centro americano –Guatemala, Honduras e El Salvador– nella costruzione di meccanismi economici, del benessere e lo sviluppo, con il fine d’interrompere il fenomeno migratorio (…), che emigrino unicamente coloro che desiderano farlo per volontà e non per necessità».

La sua proposta economica difende l’onestà e l’austerità nella forma di vita e di governo, con l’obiettivo superiore del benessere «materiale e dell’anima» di cittadini.

AMLO ha reiterato in questo scenario la sua convinzione di lavorare prima di tutto per i poveri: «Il paese non sarà viabile se restano la povertà e la disuguaglianza (…). Lasciamo da parte l’ipocrisia neoliberista e riconosciamo che corrisponde allo Stato temperare le disuguaglianze sociali».

In questo senso oltre a un programma di misure a beneficio della popolazione, si fomenta una nuova politica produttiva.

L’insicurezza,la violenza e la delinquenza nel paese costituiscono la sfida principale per l’esecutivo di López Obrador.

Il Presidente messicano ha criticato il risultato della strategia applicata dai suoi predecessori ed ha difeso una politica integrale di giustizia, pace e sicurezza cittadina con migliori condizioni di vita e di lavoro, con l’esistenza di un Gabinetto di sicurezza guidato dal Presidente della Repubblica e repliche a scala statale e regionale, e tolleranza zero alla tortura e alle violazioni dei diritti umani.

AMLO ha insistito che non ci sarà riposo sino a scoprire dove sono finiti i giovani di Ayotzinapa e che né l’Esercito nè la Marina saranno usati per reprimere il popolo, com’è avvenuto nel passato.

Alcuni analisti internazionali dicono che nove mesi sono un periodo breve per valutare la gestione di un governo. Senza dubbio la condizione di López Obrador al fronte dell’esecutivo messicano mostra già importanti risultati, se si considera che nello stesso periodo un essere umano giunge alla vita.

Non ci sono dubbi che le trasformazione profonda della vita pubblica del Messico sarà un cammino complesso e una grande sfida, più forte anche delle stesse parole di AMLO: «Non stiamo vivendo un mero cambio di governo ma un cambio di regime».

Il mandatario ha parlato ai membri dell’opposizione di fronte e chiaramente, con la sicurezza che sono moralmente sconfitti.

Nonostante tutto, la solidità del suo progetto dipenderà, al di là della ferma volontà politica della sua amministrazione, dall’appoggio popolare della maggioranza per la trasformazione intrapresa, dal vincolo permanente con i settori sociali nella base, senza sotto valutare mai gli avversari interni e esterni, specialmente le ambizioni imperiali. Intanto il Governo del Messico si propone di dimostrare che sì è possibile un’alternativa in un’epoca di restauro neo conservatore nella regione.

 I PASSI AVANTI DEL GOVERNO DI AMLO IN CIFRE

 – 54200 milioni di dollari hanno accresciuto le riserve internazionali da dicembre del 2018 a luglio del 2019.

– 300.000 nuovi posti di lavoro sono stati creati nei primi sette mesi di quest’anno

-Il 16 % ha ricevuto un aumento del salario minimo quest’anno.

– 10 milioni 90.000 borse di studio a tutti i livelli sono stati destinati agli studenti con un investimento di 60.000 milione di pesos, cosa mai vista nella storia del Messico.

– 930.000 giovani nel programma Costruendo il Futuro, lavorano come apprendisti.

– 100 università pubbliche e gratuite sono state aperte nelle regioni povere ed emarginate del paese. (Fonte: Presidenza del Messico / GM – Granma Int.)

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