Discurso pronunciado por Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez

Discorso pronunciato da Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura dell’Incontro antimperialista di Solidarietà, per la Democrazia e contro il Neoliberalismo

Palazzo delle Convenzioni, 3 novembre 2019

Grazie a tutti voi.
Credo che tutti siamo d’accordo che non esiste miglior discorso di quello dei poeti, (risate) ma, bene, dobbiamo fare le conclusioni.
Caro compagno  Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario
del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;
Compagno, fratello e Presidente Nicolás Maduro Moros, della Repubblica
Bolivariana del Venezuela;
Cari leaders rivoluzionari di Africa, Asia, America Latina e i
Caraibi;
Fratelli, amici e compagni:

Un saluto speciale a tutti quelli che resistono e sono venuti nella capitale cubana che è stata sempre e sempre sarà un punto d’incontro di coloro che difendono la pace e la solidarietà tra i popoli.
L’appoggio, l’entusiasmo, la solidarietà che voi esprimete emozionano e impegnano, e con Raúl e con Maduro agli yankee gli stiamo dando duro.
Siamo appena tornati da un lungo e intenso viaggio per vari paesi dell’Europa, che ha compreso la visita in Azerbaigian per partecipare al XVIII Vertice del Movimento dei Paesi non Allineati.
I Non Allineati che si erano debilitati al termine della Guerra Fredda, hanno voluto riprendere lo spirito di Bandung, la dichiarazione che diede loro vita.
Li mobilita il corso drammatico degli avvenimento che oggi stanno ponendo in pericolo il sistema delle Nazioni Unite.
Lì Cuba ha condannato energicamente questa crisi che minaccia tutti e soprattutto chi soffre per un minor sviluppo.
Denunciamo i responsabili di questa situazione e diciamo: Non si era mai mentito tanto, con tanta sfacciataggine e il più terribile costo per la stragrande maggioranza dell’umanità, in funzione degli interessi d’una minoranza che ha portato i suoi lussi a eccessi allucinanti.
In pieno XXI secolo, piovono minacce e aggressioni di diverso peso su tutti i governi sovrani che rifiutano di servire la potenza egemonica, di installare basi militari, consegnare le proprie risorse o cedere il loro mandato.
Ma non siamo stati gli unici a segnalare il colpevole con il suo nome.
Vari leaders hanno pronunciato parole allarmate contro il ritorno dell’egemonismo statunitense che minaccia e agisce brutalmente i governi che considera nemici, perché non condividono la sua politica e attacca ferocemente il socialismo, come se si trattasse di un sistema sociale inaccettabile.
A livello globale s’avverte una grande preoccupazione per i passi indietro in ambiti importanti come la pace, l’autodeterminazione e la sovranità delle nazioni, l’ambiente e lo scontro al cambio climatico, i diritti umani, la giustizia sociale e la ricerca d’equità economica.
Nella nostra area geografica, in particolare, la preoccupazione non è minore.
L’America Latina e i Caraibi soffrono per il ritorno della Dottrina Monroe e delle peggiori pratiche del maccartismo.
La sequenza senza controllo di azioni d’ingerenza che l’attuale amministrazione statunitense ha scatenato dal suo arrivo al potere, riposa sui postulati di queste due politiche.
Il presidente degli Stati Uniti e la sua corte di falchi aggrediscono la Rivoluzione Cubana, la Rivoluzione  Bolivariana, la Rivoluzione Sandinista, il Forum di Sao Paulo, la guida politica della sinistra brasiliana, boliviana, argentina e dei  movimenti sociali, popolari, progressisti di tutta la regione, che considerano il loro cortile posteriore.
Il sistema interamericano riattiva meccanismi di tanto odiosa memoria per la regione, come il Trattato d’Assistenza Reciproca (TIAR) e la demoralizzata OSA,  che si consolida come strumento di pressione politica degli Stati Uniti,  delle oligarchie che difendono il neoliberalismo.
“Come non ridere della OSA se è una cosa così brutta, ma così brutta che provoca le risate?”  (applausi),  cantavano i nostri genitori negli anni in cui l’organismo espulse Cuba che non si sottometteva al mandato di  Washington.
Cosa le cantiamo adesso, che non è riuscita a mettere in ginocchio il Venezuela e vuole togliersi  la spina controllando la Bolivia?
Sono corsi lí, preoccupati dai risultati elettorali della nazione latinoamericana, una di quelle che ha mostrato una crescita migliore a maggiore negli ultimi dieci anni, ed era stata la più povera e ritardata del Cono Sud per secoli.
Sí, la OSA è una cosa davvero brutta. E molto cinica.  Le sue “preoccupazioni”  non giungono alla rabbia dei popoli che si alzano contro il neoliberalismo e ricevano pallottole di gomma, gas e piombo, quando protestano pacificamente.

Compagni:

È molto importante distinguere in questa guerra che ci fanno il corso del suo complemento mediatico. All’avanguardia delle politiche imperiali avanzano sempre i carri armati dell’offensiva culturale e simbolica, orientata a legittimare le ingiustizie del sistema capitalista, squalificare le alternative politiche della sinistra e distruggere l’identità culturale delle nostre nazioni, come passo precedente alla loro destabilizzazione.
Pochi giorni fa, in Azerbaigian, è stato possibile smentire le menzogne che Washington ha preteso  imporre come matrici contro il legittimo Governo venezuelano.
Quando Nicolás Maduro Moros, quale ultimo Presidente pro tempore del Movimento ha condotto l’assemblea nella sua prima parte ed ha consegnato questa presidenza all’Azerbaigian, praticante tutte le delegazioni che hanno partecipato- circa 120 a differenti livelli di rappresentazione- hanno apprezzato  e complimentato l’impegno della Repubblica Bolivariana al fronte del Movimento dei Paesi Non Allineati (applausi).
Dov’è finito il presunto rifiuto della comunità per il Venezuela?  Perchè non c’è stata una sola espressione di condanna o critica al Governo bolivariano da parte dei  governi che rappresentano la maggioranza assoluta delle Nazioni Unite?
Come parte della guerra dei simboli, del linciaggio mediatico sferrato contro Maduro, in mezzo pianeta i media hanno pubblicato sino alla sazietà che non ha appoggio internazionale.
E nemmeno internamente trattano meglio i politici che seriamente credono necessario un cambio dentro gli Stati Uniti.  Il discorso è aggressivo e squalificante per tutti coloro che non condividono il comportamento del Presidente, che annuncia in Twitter decisioni che danneggiano milioni di persone ed esibisce comportamenti condannabili in qualsiasi parte.
Parla del socialismo senza avere la minima idea di quello che significa. E decreta la fine di qualsiasi esperienza o programma politico che si proponga di superare ingiustizia imperante, come se il corso della storia stesse nelle sue mani.
Non è il primo  imperatore che se lo propone. E sicuramente non sarà l’ultimo a fallire.  Perché la storia la possono cambiare solamente i popoli.
Fidel ha detto molte volte che la menzogna è il principale avversario da sconfiggere in politica e che dire la verità è il primo dovere di ogni rivoluzionario.  Questa è una delle nostre missioni fondamentali come politici rivoluzionari. Il primo nemico da distruggere è la menzogna e soprattutto la menzogna imperialista.
Con le menzogne hanno assediato Cuba e per anni l’hanno separata dal suo ambiente naturale.  Con le menzogne hanno invaso nazioni, umiliato popoli, facendo retrocedere regioni intere nel loro cammino verso lo sviluppo.
Con le menzogne hanno attaccato l’Iraq e la Libia sommergendole nell’instabilità
Con le menzogne hanno trasformato la Siria in un poligono di prova delle armi e in un teatro d’operazioni dei terroristi che hanno finanziato sotto false bandiere di democrazia e libertà.
Con colossali e ridicole menzogne accusano Cuba, il Venezuela e il Forum di Sao Paulo di promuovere i sollevamenti popolari in qualsiasi angolo del pianeta, mentre si tappano gli occhi, le orecchie e la bocca per non vedere, non sentire e non riconoscere quello che i popoli stanno gridando per le strade: il neoliberalismo è un fallimento economico e un disastro sociale!

Applicano questa tecnica  in un modo perverso, nel disperato tentativo di far crollare il Governo Bolivariano del Venezuela e nello stesso tempo danneggiare Cuba. Nonostante la sua radice negli anni di brillante e positiva integrazione nella quale Chávez e Fidel crearono l’ALBA, negli ultimi mesi gli Stati Uniti hanno sferrato con molta forza una mendace campagna contro qualsiasi tipo di relazione tra i nostri due paesi.
Ci accusano di sostenere  la Rivoluzione Bolivariana, in una balorda versione della teoria dei satelliti che lanciarono nel suo momento contro la ex Unione Sovietica e usano questo pretesto per giustificare il blocco.
La cooperazione  medica cubana è un obiettivo d’attacco permanente.
Si tratta di screditare uno sforzo nobile e solidale che il mondo intero riconosce e che, con la Scuola Latinoamericana di Medicina e la Brigata Henry Reeve, contro le catastrofi  naturali, costituisce  l’espressione più genuina e positiva  della cooperazione tra paesi in via di sviluppo.
I tre progetti, opere d’indiscutibile valore umano, sono sorti grazie alle idee di Fidel come esaltazione della solidarietà internazionale.
Sono più di 400.000 i professionisti della salute di Cuba che hanno offerto i loro servizi in 164 paesi.  Oggi più di 29.000 assistono le popolazioni vulnerabili di 65 nazioni.
Niente dice tanto come questa cooperazione sull’essenza umanista della Rivoluzione  Cubana. Per questo l’impegno di denigrarla e distruggerla.
Non ci  sorprende. La solidarietà è totalmente estranea al capitalismo.
È contro di loro e nonostante loro che sono stati distrutti il colonialismo e l’apartheid in Africa, dove i migliori figli della Rivoluzione Cubana condivisero sacrifici e anche il loro sangue con i combattenti angolani, namibi e di altre nazionalità. Da là dove gli imperi vanno a saccheggiare noi abbiamo riportato solo i nostri morti.  (applausi) e la convinzione d’aver compiuto “il più sacro dei nostri doveri: lottare contro l’imperialismo dovunque sia”, come dice il legato di Che Guevara.
Difesa, educazione, salute, scienza… La cooperazione  cubana, figlia della solidarietà come principio, stava, sta e starà in qualsiasi ambito nobile dell’attività umana dove possiamo apportare. Essere solidali è saldare il nostro proprio debito con l’umanità. (applausi).
Per essere solidali e coerenti con la sua storia di lotte e sacrifici, per essere sorella e compagna dei popoli che resistono, Cuba viene condannata e sanzionata senza limiti.
La nostra Patria soffre oggi una stretta criminale dell’assedio, l’indurimento di una politica immorale e illegale che da più di 30 anni viene condannata in forma praticamente unanime nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, senza che gli Stati Uniti reagiscano al reclamo mondiale.
Questa è un’altra prova della mancanza di rispetto delle norme del Diritto Internazionale, che viene colpito in modo particolare da una legge illegale come la Helms Burton, che perseguita e sanziona terzi paesi internazionalizzando  il blocco.
Vedendo che non bastano queste trappole per piegare un popolo che da 151 anni combatte per la sua indipendenza e non la cederà mai, l’impero accede ora a pratiche d’assedio, persecuzione e sanzioni contro paesi, imprese e navi che contribuiscono a portare combustibili a Cuba.
Come si può decretare una simile azione e dichiarare poi che si sta cercando di isolare il Governo cubano e aiutare il suo popolo?
Dal tempo del famoso Memorandum Mallory, Cuba conosce molto bene, per bocca dei sui stessi creatori qual’è il fine primo e ultimo del blocco.
Il funzionario yankee disse: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro (…) Non esiste un’opposizione politica effettiva (…) L’unico modo effettivo per far perdere l’appoggio interno al governo è provocare la delusione e la sfiducia con l’insoddisfazione  economica e la penuria (…) Dobbiamo mettere in pratica rapidamente tutti i mezzi per debilitare la vita economica (…) negando a Cuba denaro e rifornimenti, con il fine di ridurre i salari  nominali e reali, con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e il crollo del governo ”.  Che perversità!
Non ci stancheremo di reiterarlo per far sì che nessuno si senta ingannato.
La politica degli Stati Uniti contro Cuba era molto esplicita in questo documento, con data del 6 aprile del 1960.
Prima del Memorandum di Mallory ci sono altri documento politici che rivelano il carattere storico degli affanni imperiali in relazione a Cuba e al resto di Nuestra America. Dalla teoria della “Frutta matura”, alla Dottrina Monroe, ora riattivata.
Martí lo vide con più chiarezza di altri e avvisò nel suo testamento politico, la sua lettera mai terminata del 18 maggio del 1895, nella quale svelò il fine superiore della sua lotta per cambiare il destino dell’Isola.
“… già tutti i giorni sono in pericolo di dare la mia vita per il mio paese e per il mio dovere – dato che intendo ed ho l’animo per realizzarlo -ed impedire a tempo con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si estendano  e cadano con questa ulteriore forza sulle nostre terre d’America . Quanto ho fatto sino ad oggi e farò, è per questo…”
A forza di sacrifici e resistenza e grazie alla solidarietà, il nostro popolo ha mantenuto la sua Rivoluzione in tutti questi anni. La forza del processo non si potrebbe spiegare senza questa volontà popolare, né questa volontà esisterebbe senza l’alto livello di partecipazione del popolo al suo destino.
Perché, e va detto ben chiaramente : la sola cosa che non è stata realizzata del citato documento di Mallory è il crollo del governo cubano.
I castighi immaginato dall’impero alla sommità della crudeltà, si stanno applicando oggi come fossero leggi.
Noi abbiamo molti motivi per ringraziarvi, in quanto alla solidarietà, per l’articolazione dell’appoggio materiale e per la tenerezza dei popoli.
E lo diciamo oggi, quando Cuba necessita che raddoppi o si moltiplichi l’appoggio alla sua causa, che è la causa della sovranità e della libertà dei popoli di Nuestra America e del mondo.
“Non sono inutili la verità e la tenerezza”, diceva  Martí.
E anche se a volte sembra che non si possano cambiare le cose, che non si possono distruggere politiche, né scuotere gli imperi, la storia dell’umanità e la stessa storia della Rivoluzione Cubana sono qui per provare che sì si può.
Cuba è la prova migliore di quanto può la solidarietà dei popoli.
Quando l’imperialismo ci ha allontanati da Nuestra America, espellendoci per onore e sorte nostra da questa spregevole  OSA,  quando siamo restati soli nel mezzo dell’emisfero sostenendo le bandiere rivoluzionarie di un continente di ribellione tenace, qui si fondò l’Istituto Cubano d’Amicizia con i popoli.
Fu un’idea di Fidel. Non c’interessavano le relazioni con governi sottomessi  all’impero, né il su ministero delle colonie.   C’interessava e c’interessa prima di tutto l’amicizia dei popoli (applausi).
L’amicizia dei popoli d’America e del mondo ha spinto i governi. Oggi Cuba sostiene relazioni diplomatiche con 160 paesi e più del metà di questi hanno anche vincoli con la solidarietà.
Molti dei leaders politici e sociali qui riuniti ricorderanno, perché ne furono parte, gli incontri emisferici di Lotta contro l’ALCA, fomentati dal Comandante in Capo.
Nacque così la Campagna Continentale contro l’ALCA, che mobilitò milioni e seminò coscienze sulla necessità di superare le differenze secondarie per realizzare l’unità di tutte le forze e affrontare quel progetto di ricolonizzazione imperialista. E cosa accadde? Che li abbiamo sconfitti! (applausi).
La sconfitta dell’ALCA, come la difesa storica della Rivoluzione Cubana, sono obiettivi di lotta positiva che ci insegnano molto: possiamo trionfare se non siamo frammentati, se non siamo divisi.
Lavorando dalle tante cose che ci uniscono, possiamo costruire progetti comuni di fronte all’aggressione imperialista e ai suoi alleati oligarchici.
Contro il blocco continuiamo a lottare in tutti i terreni. In primo luogo qui,  lavorando, creando e resistendo senza rinunciare allo sviluppo.
La risorsa più valida di Cuba è il suo popolo: immaginativo, allegro, intraprendete, valoroso e creativo.  Un popolo che è prima di tutto l’artefice dell’ opera rivoluzionaria nelle condizioni più avverse.
Se abbiamo eletto insieme il camino del socialismo, anche quando l’impero impose la ridicola teoria della Fine della Storia, è perché con il socialismo realizziamo la giustizia sociale e l’uguaglianza dei diritti per tutti.
L’unità attorno a questo progetto antimperialista, libertario socialista e solidale è la conseguenza dei secoli di lotta per un ideale unitario e la conferma che tutto lo dobbiamo all’unità. Per questo s’impegnano a spezzarla, per questo destinano milioni alla sovversione politica e al finanziamento dei progetti di ricolonizzazione culturale.
Ci volevano vendere, avvolto in sofisticati fogli di seta e d’oro, un mondo che sta scoppiando in mille pezzi a pochi passi delle nostre frontiere, in Nuestra America , le cui risorse sono state immoralmente trasferite alle multi nazionali nell’era del neoliberalismo, che ora passa la fattura.
La ricetta per la sua applicazione include il convincimento delle masse, dicendo loro che è il modo più rapido ed efficace per giungere alla prosperità.
Il mercato cieco ma onnipotente, dicevano, s’incaricherà di far sì che chi è più in basso  sfrutti i benefici che sgorgheranno spontaneamente dai corni dell’ abbondanza nelle mani delle cupole. Che burla crudele!
Fu così che si giunse all’irritante disuguaglianza che ha fatto sì che l’1º% della società possieda più del 99% restante.
La potente industria della pubblicità e del divertimento che muovono tanto denaro come – quasi – l’affare delle armi o delle droghe, ha costruito il mito dell’accesso di tutti al mondo dei sogni, che un giorno però  si trasformano in incubi, perché fanno scoppiare l’ira popolare.
Allora appare il vuoto politico.  Molti partiti, competendo con le tecniche del marketing per il potere limitato che il mercato concede loro per amministrare quel che avanza del saccheggio, svelano la falsità della democrazia che si pretende d’imporre come  modello della libertà.
La maggioranza accede al governo senza programmi reali di trasformazione economica e sociale.
E quando sorgono processi impegnati nel cambio dello status quo, si pone in marcia il piano di discredito , il colpo morbido, il law fear, o politica giudiziaria.
Tutti i leaders  latinoamericani degli ultimi decenni, vincitori in qualche grado sui peggiori effetti del  neoliberalismo attraverso  politiche sociali e inclusive, sono stati o sono oggetto di persecuzioni, accuse e anche reclusioni ingiuste, come quella che soffre da 19 mesi l’indiscusso leder del Brasile, Luiz Inácio “Lula” da Silva. Libertà per Lula! domandiamola da questa tribuna! Libertà per Lula, già!
Viviamo nell’era delle comunicazioni. Costruiamo allora, uniti, piattaforme emancipatrici da opporre alle colonizzatrici, con i nostri maggior sforzi e le energie, per un mondo migliore, che è possibile.
L’era della confusione è già passata. I nostri popoli hanno pagato molto caro il prezzo dei saggi economici e politici che hanno portato benessere solo all’elite, sullo stile dell’assassino comandato dall’impero che crede che il mondo si può comprare e vendere nel mercato dei valori.
Le recenti vittorie della sinistra in Bolivia, in Argentina, l’eroica resistenza del Venezuela e di Cuba all’assedio economico totale , le proteste anti coloniali che hanno posto fine alle ricette del mercato, non possono smobilitarci un’altra volta.
La sinistra deve imparare ed assumere finalmente la dura lezione de questi anni di lotta nei quali la frattura e la divisione hanno debilitata le nostre forze e la destra si è lanciata alla riconquista e alla distruzione di quanto realizzato.
Apprezzo una numerosa rappresentazione di giovani in questo  auditorio e nelle strade di Nuestra America, dove si è installata la protesta contro gli abusi del neoliberalismo.
Vedere la gioventù che si ribella e combatte per i suoi diritti e per un migliore destino per i suoi paesi è stimolante e sfidante nello stesso tempo. (applausi). Perché, come ci ha insegnato Fidel, la lotta di qust’epoca si esprime soprattutto nel campo delle idee.
Per l’America Latina e i Caraibi difenderemo sempre la Zona di Pace, proclamata a L’Avana nel 2014, durante quei giorni di speranze piene per una Celac che oggi è retrocessa.
Sono esemplari in questo senso le mobilitazioni e le proteste pacifiche con le quali i nostri popoli stanno reclamando i loro diritti e li stanno conquistando.

Amici, fratelli , compagne e compagni:

Nella sua bella Dichiarazione di solidarietà con la Rivoluzione Cubana avete scritto: “I popoli del mondo necessitiamo l’esempio di Cuba”, e hanno ricordato quella sentenza martiana che non decade: “Chi oggi si solleva con Cuba, si solleva per tutti i tempi”. Grazie per dirlo e farlo!
Ringrazio  profondamente tutti coloro che sono venuti da vicino o da lontano, pagando tutte le spese, per rispondere a una convocazione nata da voi stessi, per condannare il blocco e articolare azioni che contribuiscano a eliminarlo definitivamente.
Ringrazio soprattutto i leaders  latinoamericani che hanno sofferto e soffrono la persecuzione e il castigo per cercare di cambiare la storia dell’abuso con  la storia della liberazione dei nostri popoli.
Oggi vogliamo reiterare il nostro appoggio più assoluto e la nostra solidarietà con il legittimo presidente del Venezuela, Nicolás Maduro (applausi), e l’unione civico militare del suo popolo, con il Comandante Daniel Ortega Saavedra e il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale del Nicaragua, a sua volta attaccato  (applausi ed esclamazioni di: Viva Sandino!).
Gli insistenti tentativi di destabilizzazione che i loro governi affrontano, cominciano ad estendersi e lo vediamo oggi nelle pretese delle forze di destra per strappare la vittoria a Evo Morales in Bolivia, promuovendo la violenza e rifiutando di accettare i risultati, in quello che appare evidente come l’articolazione di un colpo che va denunciato.
Per questo da qui reiteriamo i nostri complimenti  a Evo per il suo convincente trionfo elettorale, e ad Alberto e Cristina Fernández, che aprono una nuova speranza in Argentina.
La nostra solidarietà, effettiva e invariabile, con tutte le cause giuste che esistono nella regione e nel mondo: con l’indipendenza di Puerto Rico (applausi ed esclamazioni di: “Indipendenza per Puerto Rico!”), il cu popolo ha saputo sostenere l’identità, la bandiera e gli affanni indipendentisti sempre vivi in più di cento anni di colonialismo, ed è uno straordinario simbolo della poderosa resistenza culturale dell’America Latina dei Caraibi. Viva Puerto Rico libera!
Appoggiamo la domanda storica dell’Argentina por recuperare la sovranità sulle isole Malvine.
Condanniamo l’intervento imperialista contro la Siria e con voi esigiamo rispetto della sua sovranità e della sua integrità territoriale.
Ratifichiamo anche la solidarietà con le lotte dei popoli palestinese e saharaui per il diritto alla libera determinazione;
con il processo d’avvicinamento e dialogo intercoreano e per la fine delle sanzioni alla Repubblica Popolare Democratica della Corea, e con il processo di pace in Colombia.
Nessuna causa giusta  ci è estranea, e come nazione che deve parte della sua esistenza alla solidarietà, non rinunceremo mai alla sua pratica per convinzione.

Fratelli e sorelle:

voi oggi avete chiamato all’unità delle forze politiche e del movimento sociale e popolare delle sinistre,  per continuare a formare coscienze, generando idee e organizzandosi per la lotta.
Questa lotta la vediamo nella battaglia per la verità. Dobbiamo smantellare le menzogne sulle quali si formano le guerre di ogni tipo contro i nostri popoli :informando, persuadendo, mobilitando, marciando con i poveri della terra che si sono già stancati della menzogna e dell’abuso.
Proponendo e creando programmi che rispondano alle domande più urgenti dei lavoratori, degli studenti, dei contadini, gli intellettuali e gli artisti.
Il Piano d’Azione approvato ci conferma che i settori progressisti sono coscienti dell’urgenza dell’unità, se realmente vogliamo costruire insieme un progetto emancipatore  antimperialista, impegnato con la genuina e tante volte rimandata integrazione.
In nome di Cuba, vogliamo riaffermare qui davanti a voi che noi, la nuova generazione di dirigenti cubani, formata ed educata dalla generazione storica di Fidel e di Raúl, continuiamo ad essere rivoluzionari, socialisti, fidelisti e martiani, e che non cederemo un millimetro nelle nostre posizioni a favore dell’indipendenza, la sovranità e la giustizia sociale.
E come vincolo con i popoli che lottano e resistono, sosterremo sempre come principio fondamentale la solidarietà alla quale dobbiamo tanto.
Per questo  facciamo nostre le parole di  Fidel di 50 anni fa, quando, riferendosi alla precoce  solidarietà che incontrò la Rivoluzione con la sua causa disse: “Il mondo è stato solidale con Cuba e per questo Cuba  si sente ogni giorno più e più solidale con tutti i popoli del mondo”.
In memoria di Fidel e di Chávez, due dei grandi di Nuestra America,  che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, ascoltare, seguire nella pratica più altruista della solidarietà, riprendiamo le loro opere come guida per il nuovo e sfidante tempo che ci aspetta.
Credo che tutti sentiamo che si stanno aprendo grandi viali in cui passano già uomini liberi per costruire una società migliore
Un mondo migliore è possibile, necessario e urgente! Lottiamo per lui!
Sino alla vittoria sempre!


Discurso pronunciado por Miguel M. Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de la República de Cuba, en la clausura del Encuentro antimperialista de solidaridad, por la democracia y contra el neoliberalismo

 Palacio de Convenciones, el 3 de noviembre de 2019

Gracias a todos ustedes.

Creo que todos estamos de acuerdo en que no hay mejor discurso que el de los poetas (Risas), pero, bueno, tenemos que hacer las conclusiones.

Querido compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba; compañero, hermano y Presidente Nicolás Maduro Moros, de la República Bolivariana de Venezuela;
queridos líderes revolucionarios de África, Asia, América Latina y el Caribe;
hermanos, amigos, compañeros:

Un especial saludo a todos los que resisten y han venido a la capital cubana, que ha sido siempre y será un punto de encuentro de quienes defienden la paz y la solidaridad entre los pueblos.

El apoyo, el entusiasmo, la solidaridad que ustedes expresan, emocionan y comprometen, y con Raúl y con Maduro a los yanquis les estamos dando duro (Aplausos).

Acabamos de regresar de un largo e intenso viaje por países europeos, que incluyó la visita a Azerbaiyán para asistir a la XVIII Cumbre del Movimiento de Países No Alineados.

Los No Alineados, que se habían debilitado al término de la Guerra Fría, han vuelto a retomar el espíritu de Bandung, la declaración que les dio vida. Los moviliza el curso dramático de los acontecimientos y la crisis del multilateralismo que hoy está poniendo en riesgo el sistema de Naciones Unidas.

Allí Cuba condenó enérgicamente esa crisis que amenaza a todos y especialmente a los de menor desarrollo.

Denunciamos a los responsables de esa situación y dijimos: “Jamás se mintió tanto, con mayor desfachatez y más terrible costo para la inmensa mayoría de la humanidad, en función de los intereses de una minoría que ha llevado sus lujos a excesos alucinantes.

“En pleno siglo XXI, llueven amenazas y agresiones de diverso grado sobre todos los gobiernos soberanos que se niegan a servir a la potencia hegemónica para instalar bases militares, entregar sus recursos o ceder a su mandato”.

Pero no fuimos los únicos en señalar al culpable por su nombre. Varios líderes se pronunciaron alarmados en contra del retorno del hegemonismo estadounidense que amenaza y actúa brutalmente contra los gobiernos que considera enemigos, porque no comparten sus políticas, y ataca ferozmente al socialismo como si se tratara de un sistema social inaceptable.

A nivel global se advierte una gran preocupación por los retrocesos en ámbitos importantes como la paz, la autodeterminación y la soberanía de las naciones, el medio ambiente y el enfrentamiento al cambio climático, los derechos humanos, la justicia social y la búsqueda de la equidad económica.

En nuestra área geográfica, en particular, la preocupación no es menor. América Latina y el Caribe sufren el retorno de la Doctrina Monroe y las peores prácticas del macartismo. Sobre los postulados de ambas políticas imperialistas descansa la secuencia descontrolada de acciones injerencistas que la actual administración estadounidense ha desatado desde su llegada al poder.

El presidente de los Estados Unidos y su corte de halcones arremeten contra la Revolución Cubana, la Revolución Bolivariana, la Revolución Sandinista, el Foro de Sao Paulo, los liderazgos políticos de la izquierda brasileña, boliviana, argentina y los movimientos sociales, populares, progresistas de toda la región que consideran su traspatio.

El sistema interamericano reactiva mecanismos de tan odiosa memoria para la región como el Tratado de Asistencia Recíproca (TIAR) y la desmoralizada OEA, que se consolida como instrumento de presión política de Estados Unidos y de las oligarquías que defienden el neoliberalismo.

Cómo no me voy a reír de la OEA, si es una cosa tan fea, tan fea que causa risa (Aplausos), así cantaban nuestros padres en los años en que el organismo expulsó a Cuba por no someterse al mandato de Washington. ¿Qué le cantamos ahora, cuando no pudo arrodillar a Venezuela y quiere sacarse la espina revisando a Bolivia?

Allá corrieron, preocupados por los resultados electorales de la nación latinoamericana, una de las que más y mejor han crecido en la última década, después de haber sido la más pobre y atrasada del Cono Sur en siglos.

Sí, la OEA es una cosa muy fea. Y muy cínica. Sus “preocupaciones” no llegan a las profundidades del enojo de los pueblos que se levantan contra el neoliberalismo y reciben balines, gases y plomo por protestar pacíficamente.

Compañeros:

Es muy importante distinguir en esta guerra que se nos hace el curso de su complemento mediático. A la vanguardia de las políticas imperiales avanzan siempre los tanques de la ofensiva cultural y simbólica orientada a legitimar las injusticias del sistema capitalista, descalificar las alternativas políticas desde la izquierda y destruir la identidad cultural de nuestras naciones, como paso previo a su desestabilización.

Ahora mismo, en Azerbaiyán se pudo desmentir la falacia que Washington ha pretendido imponer como matriz contra el legítimo Gobierno venezolano.

Cuando Nicolás Maduro Moros, en su condición de Presidente anterior del Movimiento, condujo la asamblea en su primera parte y entregó la Presidencia pro tempore a Azerbaiyán, prácticamente todas las delegaciones participantes —alrededor de 120 en diferentes niveles de representación— reconocieron y felicitaron el desempeño de la República Bolivariana al frente del Movimiento de Países No Alineados (Aplausos).

¿Dónde quedó el supuesto rechazo de la comunidad internacional a Venezuela?  ¿Por qué no hubo una sola expresión de rechazo o crítica al Gobierno bolivariano por los gobiernos que representan a la mayoría absoluta de las Naciones Unidas?  Sin embargo, como parte de la guerra de símbolos, del linchamiento mediático que se lanzó contra Maduro, en medio planeta los medios han publicado hasta la saciedad que no tiene respaldo internacional.

Internamente tampoco tratan mejor a los políticos que seriamente creen necesario un cambio dentro de los Estados Unidos. El discurso es agresivo y descalificador para todos los que no comparten el comportamiento del Presidente, quien anuncia por Twitter decisiones que afectan a millones y exhibe comportamientos condenables en cualquier parte.

Habla del socialismo sin la menor idea de lo que significa. Y decreta el fin de cualquier experiencia o programa político que se proponga superar la injusticia imperante, como si en sus manos estuviera el curso de la historia.
No ha sido el primer emperador en proponérselo. Y seguramente no será el último en fracasar. Porque la historia solo pueden cambiarla los pueblos (Aplausos).

Fidel dijo muchas veces que la mentira era el principal adversario a derrotar en política y que decir la verdad es el primer deber de todo revolucionario.  He ahí una de nuestras misiones fundamentales como políticos revolucionarios. El primer enemigo a derribar es la mentira y más aún la mentira imperialista (Aplausos).

Con mentiras han cercado a Cuba y durante años la separaron de su entorno natural. Con mentiras invadieron naciones, destrozaron pueblos, hicieron retroceder a regiones enteras en su camino al desarrollo.

Con mentiras atacaron a Irak y a Libia y las sumieron en la inestabilidad. Con mentiras han convertido a Siria en polígono de pruebas de armamentos y en teatro de operaciones de los terroristas, a los que han financiado bajo falsas banderas de democracia y libertad.

Con mentiras colosales y ridículas acusan a Cuba, a Venezuela y al Foro de Sao Paulo de promover los levantamientos populares en cualquier esquina del planeta, mientras se tapan los ojos, los oídos y la boca, para no ver, no oír, no reconocer lo que están gritando los pueblos en la calle: el neoliberalismo es un fracaso económico y un desastre social (Aplausos).

Esa técnica la aplican de modo perverso en el desesperado intento por derrocar al Gobierno Bolivariano de Venezuela y al mismo tiempo dañar a Cuba. Aunque tiene su raíz en los años de brillante y exitosa integración en que Chávez y Fidel crearon el ALBA, en  los últimos meses Estados Unidos ha lanzado con mucha fuerza una mendaz campaña contra cualquier tipo de relación entre nuestros dos países.

Se nos acusa de sostener a la Revolución Bolivariana, en una trasnochada versión de la teoría de los satélites que en su momento desataron contra la antigua Unión Soviética y apelan a ese pretexto para justificar el bloqueo.

La cooperación médica cubana es un objetivo de ataque permanente. Se trata de desacreditar un esfuerzo noble y solidario que el mundo entero reconoce y que, junto a la Escuela Latinoamericana de Medicina y la Brigada Henry Reeve, contra catástrofes naturales, constituyen la expresión más genuina y exitosa de la cooperación entre países en vías de desarrollo (Aplausos).

Los tres proyectos, obras de incuestionable valor humano, surgieron por ideas de Fidel como exaltación de la solidaridad internacional.

Son ya más de 400 000 los profesionales de la salud de Cuba que han brindado servicios en 164 países. En este minuto más de 29 000 atienden a las poblaciones vulnerables de 65 naciones.

Nada dice tanto de la esencia humanista de la Revolución Cubana como esa cooperación. Por eso el empeño en denigrarla y destruirla. No nos sorprende. Al capitalismo le es ajena la solidaridad.

Fue contra ellos y a pesar de ellos, que se derrotó al colonialismo y al apartheid en África, donde los mejores hijos de la Revolución Cubana compartieron sacrificios y hasta su sangre con los combatientes angolanos, namibios y de otras nacionalidades.  De allí, a donde los imperios siempre viajaron a saquear, solo trajimos a nuestros muertos (Aplausos) y la convicción de haber cumplido con “el más sagrado de nuestros deberes: luchar contra el imperialismo dondequiera que esté”, como nos legó el Che Guevara.

Defensa, educación, salud, ciencia…  La cooperación cubana, hija de la solidaridad como principio, estuvo, está y estará en cualquier ámbito noble de la actividad humana, donde podamos aportar.  Ser solidarios es saldar nuestra propia deuda con la humanidad (Aplausos).

Por ser solidaria y coherente con su historia de luchas y sacrificios, por ser hermana y compañera de los pueblos que resisten, a Cuba se le condena y sanciona sin límites.

Nuestra Patria sufre hoy un estrechamiento criminal del cerco, el recrudecimiento de una política inmoral e ilegal que por más de 30 años la Asamblea General de las Naciones Unidas ha condenado de forma prácticamente unánime, sin que Estados Unidos reaccione a la demanda mundial.

Esa es otra prueba del irrespeto a las normas del Derecho Internacional, que se ha resentido de modo particular con una ley ilegal como la Helms Burton, que persigue y sanciona a terceros países, internacionalizando el bloqueo.

En vista de que no bastan esas trampas para derrotar a un pueblo que lleva 151 años combatiendo por su independencia y no la cederá jamás, el imperio acude ahora a prácticas de asedio, persecución y sanciones contra países, empresas y barcos que contribuyan a transportar combustible a Cuba.

¿Cómo se puede decretar semejante acción y declarar después que se busca aislar al Gobierno cubano y ayudar a su pueblo?

Desde los tiempos del famoso Memorando Mallory, Cuba conoce muy bien, por boca de sus propios creadores, cuál es el fin primero y último del bloqueo.

Decía el funcionario yanqui: “La mayoría de los cubanos apoyan a Castro (…) No existe una oposición política efectiva (…) El único modo efectivo para hacerle perder el apoyo interno al gobierno es provocar el desengaño y el desaliento mediante la insatisfacción económica y la penuria (…) Hay que poner en práctica rápidamente todos los medios posibles para debilitar la vida económica (…) negándole a Cuba dinero y suministros con el fin de reducir los salarios nominales y reales, con el objetivo de provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”.  ¡Qué perversidad!

No nos cansaremos de reiterarlo para que nadie se llame a engaño. La política de Estados Unidos contra Cuba se hizo muy explícita en ese documento, fechado el 6 de abril de 1960.

Pero antes que el Memorando de Mallory hay otros documentos y  políticas que revelan el carácter histórico de los afanes imperiales con relación a Cuba y al resto de Nuestra América. Desde la teoría de la “fruta madura” y de la Doctrina Monroe, ahora reactivada.

Martí lo vio con más claridad que otros y lo dejó advertido en su testamento político, su carta inconclusa del 18 de mayo de 1895, donde devela el fin superior de su pelea por cambiar los destinos de la Isla.

“… ya estoy todos los días en peligro de dar mi vida por mi país y por mi deber -puesto que lo entiendo y tengo ánimos con qué realizarlo- de impedir a tiempo con la independencia de Cuba que se extiendan por las Antillas los Estados Unidos y caigan, con esa fuerza más, sobre nuestras tierras de América.  Cuanto hice hasta hoy, y haré, es para eso…”

A golpe de sacrificios, resistencia, y gracias a la solidaridad, nuestro pueblo ha mantenido su Revolución en todos estos años. La fortaleza del proceso no podría explicarse sin esa voluntad popular. Ni esa voluntad existiría sin el alto nivel de participación del pueblo en su destino.

Porque, hay que decirlo con todas las letras: lo único que no se ha cumplido del citado documento de Mallory es el derrocamiento del gobierno cubano. Los castigos imaginados por el imperio en el súmmum de la crueldad, se están aplicando ahora mismo como si se tratara de una ley.

En cuanto a la solidaridad, a todos ustedes tenemos mucho que agradecerles en la articulación del apoyo material y la ternura de los pueblos.

Y lo decimos hoy, cuando Cuba necesita que se redoble y se multiplique el respaldo a su causa, que es la causa de la soberanía y la libertad de los pueblos de Nuestra América y del mundo.

“No son inútiles la verdad y la ternura”, decía Martí. Y aunque a veces parezca que no se pueden cambiar las cosas, que no pueden derrotar políticas, ni sacudir imperios, la historia de la humanidad y la propia historia de la Revolución Cubana están aquí para probar que sí se puede (Aplausos).

Cuba es la mejor prueba de cuánto puede la solidaridad de los pueblos. Cuando el imperialismo nos alejó de Nuestra América, expulsándonos para honor y suerte nuestra, de la desprestigiada OEA, cuando nos quedamos solos en medio del hemisferio, sosteniendo las banderas revolucionarias de un continente de rebeldía tenaz, aquí se fundó el Instituto Cubano de Amistad con los Pueblos (Aplausos).

Fue una idea de Fidel.  No nos interesaba la relación con gobiernos sometidos al imperio, en su ministerio de colonias. Nos interesaba y nos interesa, en primer lugar, la amistad de los pueblos (Aplausos).

La amistad de los pueblos de América y del mundo fue empujando gobiernos. Hoy Cuba sostiene relaciones diplomáticas con más de 160 países y a más de la mitad de ellos ha llegado también con la solidaridad.

Muchos de los líderes políticos y sociales aquí reunidos, recordarán, porque fueron parte de ellos, los encuentros hemisféricos de Lucha contra el ALCA, impulsados por el Comandante en Jefe.

Así nació la Campaña Continental contra el ALCA, que movilizó a millones y sembró conciencia sobre la necesidad de superar diferencias secundarias para alcanzar la unidad de todas las fuerzas y enfrentar aquel proyecto de recolonización imperialista.  ¿Y qué pasó?  Lo derrotamos (Aplausos).

La derrota del ALCA, como la defensa histórica de la Revolución Cubana, son objetivos de lucha exitosos que nos dejan una gran enseñanza: ni fragmentados, ni divididos podemos triunfar. Trabajando desde lo mucho que nos une se pueden construir proyectos comunes frente a la agresión imperialista y a sus aliados oligárquicos.

Contra el bloqueo seguiremos luchando en todos los terrenos. En primer lugar aquí, trabajando, creando y resistiendo sin renunciar al desarrollo.

El recurso más valioso de Cuba es su pueblo: imaginativo, alegre, emprendedor, valiente y creativo. Pueblo que es en primer lugar el artífice de la obra revolucionaria en las condiciones más adversas.

Si hemos elegido juntos el camino del socialismo, incluso cuando el imperio impuso la ridícula teoría del Fin de la Historia, es porque solo con el socialismo alcanzamos la justicia social y la igualdad de derechos para todos.

La unidad en torno a ese proyecto antiimperialista y libertario, socialista y solidario, es la consecuencia de siglos de lucha por un ideal unitario y confirmación de que todo lo debemos a la unidad.  Por eso se empeñan en quebrarla.  Por eso se destinan millones a la subversión política y al financiamiento de proyectos de recolonización cultural.

Nos quisieron vender, envuelto en sofisticados papeles de seda y oropel, un mundo que está estallando en mil pedazos a pocos pasos de nuestras fronteras, en Nuestra América, cuyos recursos han sido transferidos inmoralmente a las trasnacionales en la era del neoliberalismo, que ahora pasa factura.

La receta para su aplicación incluye convencer a las masas de que es el modo más rápido y eficaz de llegar a la prosperidad. El mercado ciego, pero omnipotente, decían, se encargará de que los de abajo disfruten los beneficios que chorrearán espontáneamente de los cuernos de la abundancia en manos de las élites. ¡Qué burla tan cruel!

Así fue como se llegó a la irritante desigualdad que ha hecho que 1% de la sociedad posea más que el 99% restante.

La poderosísima industria de la publicidad y el entretenimiento, que mueve casi tanto dinero como el negocio de las armas o el de las drogas, construyó el mito del acceso de todos al mundo de sueños que un día se transforman en pesadillas para estallar de ira popular.

Entonces aparece el vacío político. Muchos partidos, compitiendo con técnicas de marketing por el limitado poder que el mercado les concede de llegar a administrar las sobras del saqueo, develan la falacia de la democracia que se ha pretendido imponer como modelo de libertad. La mayoría accede al gobierno sin programas reales de transformación económica y social.

Y cuando surgen procesos empeñados en cambiar el statu quo, se pone en marcha el plan de descrédito, el golpe blando, el law fear o judicialización de la política.

Todos los líderes latinoamericanos de las dos últimas décadas, vencedores en algún grado de los peores efectos del neoliberalismo a través de políticas sociales e inclusivas, han sido o están siendo objeto de persecución, acusaciones y hasta encarcelamientos injustos, como el que sufre hace 19 meses el indiscutido líder de Brasil Luiz Inácio “Lula” da Silva. ¡Libertad para Lula! demandamos desde esta tribuna (Aplausos y exclamaciones de: “¡Lula libre!”)  ¡Libertad para Lula, ya!  (Aplausos.)

Vivimos la era de las comunicaciones. Construyamos entonces, juntos, plataformas emancipadoras para oponer a las colonizadoras nuestros mayores esfuerzos y energías en pos de un mundo mejor posible.

Ya pasó la era de la confusión. Nuestros pueblos han pagado muy caro el precio de los ensayos económicos y políticos que solo han llevado bienestar a las élites, al estilo del matón al mando del imperio, que cree que el mundo puede ser comprado y vendido en el mercado de valores.

Las recientes victorias de la izquierda en Bolivia y Argentina, la heroica resistencia de Venezuela y Cuba al cerco económico total, las protestas anticoloniales que le han puesto un freno a las recetas del mercado, no pueden desmovilizarnos otra vez.

La izquierda tiene que aprender y asumir finalmente la dura lección de estos años de lucha en que la fractura y la desunión debilitaron nuestras fuerzas y la derecha se lanzó a la reconquista y a la destrucción de lo hecho.

Aprecio una alta representación de jóvenes en este auditorio y en las calles de Nuestra América donde se ha instalado la protesta contra los abusos del neoliberalismo.

Ver a la juventud rebelándose y combatiendo por sus derechos y por un mejor destino para sus países, es algo estimulante y desafiante a la vez (Aplausos).  Porque, como nos enseñó Fidel, la lucha de esta época se expresa sobre todo en el campo de las ideas.

Para América Latina y el Caribe defenderemos siempre la Zona de Paz, proclamada en La Habana en el año 2014 durante los esperanzadores días de plenitud de una Celac hoy en retroceso.

Son ejemplares en ese sentido las movilizaciones y protestas pacíficas con las que nuestros pueblos están reclamando sus derechos. Y los están conquistando

Amigos, hermanos, compañeros y compañeras:

En su hermosa Declaración de solidaridad con la Revolución Cubana, ustedes han dejado escrito: “Los pueblos del mundo necesitamos el ejemplo de Cuba”, y han recordado aquella sentencia martiana que no caduca: “Quien se levanta hoy con Cuba se levanta para todos los tiempos”.  ¡Gracias por decirlo y hacerlo! (Aplausos y exclamaciones de: “¡Cuba sí, bloqueo no!”)

Agradezco profundamente a todos los que han venido, de cerca o de lejos, asumiendo sus gastos, para responder a una convocatoria nacida de ustedes mismos, para condenar el bloqueo y articular acciones que contribuyan a derrotarlo definitivamente.

Agradezco especialmente a los líderes latinoamericanos que han sufrido y sufren persecución y castigo por intentar cambiar la historia del abuso por la historia de la liberación de nuestros pueblos.

Hoy queremos reiterar nuestro más firme apoyo y solidaridad con el legítimo presidente de Venezuela, Nicolás Maduro (Aplausos), y la unión cívico militar de su pueblo, y con el Comandante Daniel Ortega Saavedra y el Frente Sandinista de Liberación Nacional de Nicaragua, también bajo ataque (Aplausos y exclamaciones de: ¡Viva Sandino!).

Los persistentes intentos de desestabilización que sus gobiernos enfrentan, comienzan a extenderse y lo vemos hoy en la pretensión de las fuerzas de derecha de escamotearle la victoria a Evo Morales en Bolivia, promoviendo la violencia y desconociendo los resultados en lo que a todas luces es la articulación de un golpe que hay que denunciar (Aplausos y exclamaciones de: “¡No pasarán!).

Por eso, desde aquí reiteramos nuestra felicitación a Evo por su convincente triunfo electoral, y a Alberto y Cristina Fernández, quienes abren una nueva esperanza en Argentina (Aplausos).

Nuestra solidaridad, efectiva e invariable, con todas las causas justas que se libran en la región y en el mundo: con la independencia de Puerto Rico (Aplausos y exclamaciones de: “¡Independencia para Puerto Rico!”), cuyo pueblo ha sabido sostener identidad, bandera y afanes independentistas vivos en más de cien años de colonialismo y es un extraordinario símbolo de la poderosa resistencia cultural de América Latina y el Caribe.  ¡Viva Puerto Rico libre! (Aplausos y exclamaciones de: “¡Viva!”)

Apoyamos también la demanda histórica argentina por recuperar la soberanía sobre las islas Malvinas (Aplausos).

Condenamos la intervención imperialista contra Siria y junto a ustedes exigimos respeto a su soberanía e integridad territorial (Aplausos).

Ratificamos también la solidaridad con las luchas de los pueblos palestino y saharaui por el derecho a la libre determinación (Aplausos); con el proceso de acercamiento y diálogo intercoreano y por el fin de las sanciones a la República Popular Democrática de Corea, y con el proceso de paz en Colombia (Aplausos).

Ninguna causa justa nos es ajena, y como nación que debe parte de su existencia a la solidaridad, jamás renunciaremos a su práctica, por convicción (Aplausos).

Hermanos, hermanas:

Ustedes han llamado hoy a la unidad de las fuerzas políticas y el movimiento social y popular de las izquierdas, a continuar formando conciencia, generando ideas y organizándose para la lucha.

Esa lucha la vemos en la batalla por la verdad. Nos toca derrotar las mentiras sobre las que se levantan las guerras de todo tipo contra nuestros pueblos: informando, persuadiendo, movilizando, marchando con los pobres de la tierra, que se cansaron ya de la mentira y del abuso. Proponiendo y creando programas que respondan a las demandas más acuciantes de trabajadores, estudiantes, campesinos, intelectuales y artistas.

El Plan de Acción aprobado nos confirma que los sectores progresistas están conscientes de la urgencia de la unidad, si realmente queremos construir juntos un proyecto emancipador antiimperialista, comprometido con la genuina y tantas veces postergada integración.

A nombre de Cuba, queremos reafirmar ante ustedes que la nueva generación de dirigentes cubanos, formada y educada por la generación histórica de Fidel y Raúl, seguimos siendo revolucionarios, socialistas, fidelistas y martianos (Aplausos), y que no cederemos un milímetro en nuestras posiciones a favor de la independencia, la soberanía y la justicia social. Y como enlace con los pueblos que luchan y resisten, siempre sostendremos como principio fundamental la solidaridad, a la que tanto debemos.

Por eso hacemos nuestras las palabras de Fidel hace más de 50 años cuando, refiriéndose a la temprana solidaridad que encontró la Revolución con su causa, dijo: “El mundo ha sido solidario con Cuba y por eso Cuba se siente cada día más y más solidaria con todos los pueblos del mundo”.

En memoria de Fidel y de Chávez, dos de los grandes de Nuestra América, a quienes tuvimos la suerte de conocer, escuchar y seguir en la práctica más altruista de la solidaridad, retomemos sus obras como guía para el nuevo y desafiante tiempo que nos espera.

Creo que todos sentimos que se están abriendo las grandes alamedas por donde pasan ya hombres libres para construir una sociedad mejor (Aplausos y exclamaciones).

¡Un mundo mejor es posible, necesario y urgente! ¡Luchemos por él!

¡Hasta la victoria siempre!

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