L’Avana che vive in Eusebio Leal

Per festeggiare il 500º anniversario de L’Avana, come omaggio all’immenso lavoro svolto dallo Storiografo de L’Avana, pubblichiamo il finale dell’intervista ad Eusebio Leal, fatta da Randy Alonso, nostro direttore, per la Mesa Redonda, il 18 ottobre 2019:

Randy: Ritorno un’altra volta ad una domanda che le ho fatto un anno fa. Ci sarà un simbolismo in questo 500º anniversario, la ceiba, a cui gireremo intorno (alla mezzanotte tra il 15 ed il 16 ottobre) sarà la ceiba nuova, magari è la premonizione della città nuova che dovrà venire. Quando Eusebio farà il giro, quel giorno, quella notte, alla ceiba, che cosa desidererà per questa Città nel futuro, in che cosa penserà?

Eusebio: Salute e futuro, e che compiano quello che è scritto, “detenga il passo camminante, adorna qui un luogo”. Simbolo di salute, un albero: un albero che è come l’albero della vita, alla cui ombra viviamo i cubani. Quell’albero è anche un simbolo che non può esistere una città senza natura, che è importante per i cubani, che crediamo ancora felicemente, ed è vero, fino ad un certo punto, che se si lancia un seme nasce una zucca, nel patio dove meno ce l’aspettiamo, però dobbiamo anche preoccuparci e difendere la città, dobbiamo liberarla dall’inquinamento, dalla contaminazione, bisogna difendere il mare, bisogna difendere la terra, bisogna salvaguardare i giardini, le fonti pubbliche, i monumenti.

È più facile condannare, io lo so, che educare; è più facile togliere un monumento che chiarire una situazione. Ma questo è già parte del passato, ora il fatto importante è educare. E come dice il presidente Miguel Diaz-Canel, non mi lascino solo in questa battaglia, che è la battaglia per la decenza pubblica, nell’origine latino della parola, la decenza è il comportamento, è il senso di quell’onore, è il rispetto della proprietà altrui, è il rispetto del tuo e di quello dell’altro, sapendo che sia il tuo e quello dell’altro sono un bene comune. È quello che desidererò quella notte, come quella volta che ho fatto il giro della ceiba, e c’era Gabriel Garcia Marquez, c’era Fidel, e siamo andati a fare il giro. C’erano molti pregiudizi, certi dirigenti, non volevano fare il giro della ceiba perché dicevano che era una specie di superstizione; ed allora all’improvviso è arrivato il distruttore di tutte le superstizioni, ed è entrato davanti a lui, il creatore di tutti i miti, e Fidel ha fatto i tre giri della ceiba e dopo ha chiesto, simpaticamente: “Senti Gabo, e allora?”, e questo “e allora?” è la risposta alla tua domanda.

Tutto dipenderà da noi e da voi giovani, e dai ragazzi che possono ascoltarci adesso, quelli stessi che mi salutano per strada a L’Avana, o
come il figlio di una mia amica che ha detto un giorno a Fidel, il figlio di Katiuska Blanco, “io voglio essere Storiografo della Città”, e l’altro, sorpreso e sorridente, mi ha detto: “Guarda, qui c’è il tuo successore”.

Che allegria tanto grande! Che sia lui od un altro, io sono convinto che già esiste, e che da un momento all’altro, quando nessuno se l’aspetta, Randy starà intervistandolo.

Randy:Grazie Eusebio, grazie per avere perseverato tutti questi anni, grazie per l’opera che sta lì, e come diceva l’amica Fina Garcia Marruz: “le pietre parleranno per lei”, grazie per questa ora, grazie per avere accompagnato a questa Avana ai suoi 500 anni, portarla a porto sicuro e continuare a guardare verso il futuro, che credo che sia la cosa più importante.

traduzione di Ida Garberi


Eusebio

Eusebio è una delle migliori espressioni della Rivoluzione Cubana, «un buon figlio di Fidel », protagonista di momenti gloriosi, interprete di ogni pietra della capitale, confessore sollecito e maestro che ha ringiovanito L’Avana, che nei suoi deliri amatori assolutamente gli corrisponde.

 

«Nel mondo –scrisse José Martí– ci dev’essere una certa quantità di decoro come una certa quantità di luce. Quando ci sono molti uomini senza decoro ce ne sono sempre altri che hanno in sè il decoro di molti uomini  (…)

In questi uomini vanno migliaia di uomini, va un popolo intero, va la dignità umana. Questi uomini sono sacri ».

Cuba ha la grande fortuna d’aver avuto nella sua storia uomini onorevoli come questi che si cita nella frase di Martí.  Tra loro uno si è fidanzato da tempi immemorabile e per sempre con questa presuntuosa che ha compiuto 500 anni. Certo, è giunto al mondo un caldo settembre del 1942, ma lo è anche tutte le volte che ha visitato gli angoli della Patria, e ha sentito vibrare il suo petto come se il primo sanpietrino fosse stato posto dalle sue stesse mani.

«È  che vengo camminando da molto tempo, da molti decenni, da molti secoli», ha detto nell’apertura ufficiale al pubblico del Castello di Atarés, costruito nel 1767 come parte del secondo sistema difensivo coloniale della città.

È stato fortunato il Dr. Eusebio Leal, o semplicemente Eusebio, con la vita di grande passione che ha scelto per sé. I tantissimi premi, i riconoscimenti in tutte le parti del mondo, targhe, diplomi, medaglie di tutte le grandezze e colori, una fiera letteraria dedicata alla sua persona e la convocazione permanente per onorarlo in tantissimi scenari del mondo non valgono quando ringrazia, e molto, quello che è l’affetto sincero di tutto un popolo che si emoziona alla sue parole e alla suo opera  e viene messo a prova  ogni volta che si scrive o si articola il suo nome.

Non ci si deve sforzare molto cercando il modo di dire quello che significa per ogni cubano e per L’Avana, Eusebio.  Un esercizio che comincia chiudendo gli occhi e pesandolo un secondo, ci mostrerà il bambino che preferiva parlare a scrivere e che arrampicato su un cassone faceva discorsi su quello che imparava a scuola, nelle elementari o alle medie.

L’uomo vestito di grigio, gioviale e saggio dalla sua più assoluta semplicità andando per questa Habana nostra come se ogni passo gli desse una carezza.

Pensare a Eusebio è credere possibile tutta l’ubiquità umana, nelle cerimonie ufficiali, di tutto quello che ha a che vedere con la città e anche l’ispezione affettuosa, ma severa di ogni dettaglio che l’abbellisce o la ferisce, nella lettura instancabile dei più antichi documenti, nei progetti che sembrano impensabili negli spazi della vita culturale del paese, nelle tribune più alte, tra la gente comune, che è la sua gente.

Nato per far brillare il verbo, riconosce tra le più terribili sfide il parlare in pubblico, proprio lui i cui discorsi fanno arrossire il più brillante degli oratori, il nostro eletto per i grandi momenti nei quali la voce deve raggiungere la taglia di quelli ai quali si rende omaggio.

Eusebio non ama gli elogi ma senza dubbio alcuni soprannomi non se li potrà togliere nemmeno usando quelli che considera perfetti argomenti : «L’Avana non può avere fidanzanti vecchi, deve sempre avere fidanzati giovani. Io sono uno tra i tanti della moltitudine che l’ha cantata, che ha reso omaggio  a una città veramente meravigliosa e unica».

«Ho conosciuto molte città e le elogio tutte. Tutte sono meravigliose, ma L’Avana è molte città in una, sono molte cose in una sola, sono i suoi quartieri. È una città immaginativa, creatrice … e anche la sua gente».

Il petto ci si riempie d’orgoglio quando ascoltiamo Eusebio.  Si risveglia la cocciutaggine e cresce il valore, ci si sente migliori e più cubani quando adottando  gesti d’innamorato irrimediabile pone sulle sue labbra i nomi di cuba e di L’Avana.

Eusebio è una delle migliori  espressioni della Rivoluzione Cubana, «un buon figlio di Fidel, militante comunista, protagonista di momenti gloriosi,  preciso  come il suo nome, interprete di ognuna delle pietre della capitale, confessore sollecito e maestro che ha fatto ringiovanire una Avana che nei suoi deliri amatori assolutamente gli corrisponde.

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