Forza dell’ordine repressiva aggredisce manifestanti in Colombia

Lo Squadrone Mobile Antisommossa (Esmad) ha aggredito questo mercoledì i manifestanti che partecipavano allo sciopero nazionale in Colombia, ha denunciato la Centrale Unitaria dei Lavoratori, uno dei più importanti sindacati del paese sud-americano, dove le mobilitazioni degli ultimi giorni reclamano riforme profonde come salute, educazione, ecosistema e sicurezza.

“Denunciano aggressioni dell’Esmad nella località di Suba contro i manifestanti del #4DParoNacional”, ha scritto la Centrale Unitaria dei Lavoratori nel suo account in Twitter, che ha completato il testo con un video.

“A #Bogotá il #4DParoNacional nella Avenida Decima all’incrocio con Primero de Mayo, l’Esmad aggredisce un sit-in in appoggio alla lotta contro il #PaquetazoDeDuque”, ha segnalato l’organizzazione in un altro twitter, accompagnato con un video nel quale si ascolta come i manifestanti gridano: “Assassini, assassini.”

Dal 21 novembre scorso, in Colombia si svolgono proteste contro le politiche del governo, in rifiuto alla violenza e per la pace. Sebbene nella loro maggioranza le manifestazioni trascorrono in maniera pacifica, in vari luoghi si sono registrati tumulti, fatti di vandalismo e repressione della polizia.

Denunciano che dietro i fatti vandalici si nasconde l’interesse in delegittimare le proteste pacifiche, dove si sono sommate migliaia di persone per ottenere che il governo implementi azioni concrete avviate a risolvere i problemi che colpiscono i colombiani.

Le manifestazioni degli ultimi giorni hanno avuto un denominatore comune, perché le persone hanno anche protestato per onorare la memoria di Dilan Cruz, di 18 anni, che è stato brutalmente assassinato il 25 novembre dopo essere stato colpito gravemente da un membro dell’Esmad durante una protesta pacifica a Bogotà.

Precisamente, le azioni repressive sono state uno dei principali punti di scontro durante la riunione che si è svolta ieri tra il governo ed il Comitato Nazionale dello Sciopero, perché quest’ultimo insiste nell’esigere lo scioglimento dell’Esmad.

da Cubadebate traduzione di Ida Garberi


Si potrà curare la metastasi?

Oggi la Colombia è tutta un fermento popolare contro con un governo neo liberale che spende più denaro e tempo di lavoro per cercare di destabilizzare il Venezuela che in apporti al suo stesso paese.

Elson Concepción Pérez

3 dicembre – Un articolo del quotidiano statunitense The New York Times, con il titolo «Colombia, il paese delle urgenze rimandate», descrive il dramma vissuto dal giovane studente di 18 anni che reclamava con altri mille giovani l’accesso all’ educazione superiore, quando è stato ucciso dallo squadrone anti disturbi della polizia colombiana, il 23 novembre, lo stesso giorno in cui ha ricevuto il suo diploma liceale.

Comincio il mio commento con questa informazione e l’avviso che ci sono verità che è impossibile nascondere : quello che succede oggi in Colombia è una di quelle.

Questo paese, forse come pochi nella regione , conosce molto bene flagelli come la violenza, il terrore, il narcotraffico, il paramilitarismo, e anche la mancanza di una politica coerente da parte di governi di destra, in maniera che si può lasciare spazio alla totale impunità e alla camuffata attuazione di funzionari e anche di governanti che hanno convissuto con questa realtà.

In questo intreccio politico e sociale sono esistiti ed esistono movimenti guerriglieri che non sono riusciti ad unirsi per formare una forza unica e sono coesistiti soffrendo in un universo di azioni militari, azioni di terrorismo eseguite da forze paramilitari, così come l’impunità dei narcotrafficanti protetti da coloro che ricevono grandi somme di denaro per far sì che l’esercito o la polizia non li combattano.

Non è per caso che è molto comune udire che in Colombia il potere governativo è legato da infiniti fili, tra i quali quelli dei narcotrafficanti e del paramilitari.

Cinquanta anni di guerra durante i quali i morti e i feriti hanno sommato centinaia di migliaia, sembrava fossero giunti alla fine quando la guerriglia delle FARC e il Governo dell’allora presidente Juan Manuel Santos, dopo lunghe conversazioni e sforzi internazionali per evitare la frattura delle stesse, firmarono a L’Avana l’Accordo di Pace considerato il più importante avvenimento della nazione colombiana degli ultimi anni.

Mentre, l’altra guerriglia, quella dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), aveva iniziato le conversazioni di pace con il Governo, bruscamente interrotte quando è giunto al potere il presidente Iván Duque, en 2018.

Il nuovo mandatario del partito Centro Democratico sembra trasformato in un personaggio mosso dalle abili manovre di Álvaro Uribe, che ha sempre operato per far terminare gli Accordi di Pace, e per mantenere se non l’appoggio diretto la discrezione necessaria per far sì che i paramilitari continuino ad imporre la loro legge, quella d’uccidere gli ex guerriglieri, i contadini, gli indigeni e i dirigenti sociali impegnati con la pace.

Uribe, oltre ad aver sostenuto un operato politico contrario in tutti gli aspetti al processo di pace con le guerriglie, ha un gonfio avallo di vincoli con i settori interessati a destabilizzare il Venezuela e si oppone anche ad ogni processo integratore della regione.

Per questo signore , l’America Latina non deve diventare mai un zona di pace com’è stato approvato nel Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac), perché questo eliminerebbe la giustificazione d impunità con cui agiscono i gruppi paramilitari.

Non va dimenticato che nel territorio colombiano esistono inoltre nove basi militari statunitensi, denunciate non poche volte per presunti vincoli con il narcotraffico, e non va dimenticato nemmeno che gli Stati Uniti sono il maggior consumatore di droghe a livello mondiale.

La Colombia soffre per una vera metastasi che grazie ad Álvaro Uribe e ai suoi continuatori ha fatto della frontiera tra la Colombia e il Venezuela uno scenario di conflitto, dove penetrano i paramilitari di questo paese per realizzare azioni di terrorismo nel suolo vicino e anche dove queste forze appoggiate da Duque hanno portato l’impostore autoproclamato presidente venezuelano, Juan Guaidó, nel territorio colombiano con la guida e la protezione di un gruppo noto come «Los rastrojos».

Oggi la Colombia è tutta un fermento popolare di confronto con un Governo neoliberale che applica misure contrarie alle necessità dei cittadini e che spende più denaro e tempo di lavoro cercando di destabilizzare il Venezuela, che in apporti al suo stesso paese, per coloro che soffrono in miseria e per l’alto costo dell’educazione universitaria, per l’insicurezza cittadina.

La manifestazioni di massa di queste ultime settimane sono cominciate per il rifiuto del riforme nel lavoro e per le pensioni, annunciate dal governo di Ivan Duque.

Ora si stanno ampliando e si esige la rinuncia del presidente, la dissoluzione dello Squadrone Mobile Antidisturbi (ESMAD), che ha provocato vari morti e più di 700 feriti.

Concludo con un’opinione autorizzata sulla Colombia. Si tratta dell’economista britannico James Robinson, professore dell’ Università di Chicago, che spiega: «La classe elite in Colombia vive come si vive nel primo mondo, stando in un paese prevalentemente povero e dei più disuguali ».

Autore del libro /Perchè falliscono le nazioni/, Robinson sostiene che «la prosperità di un paese dipende dall’inclusione sociale, politica ed economica». E nel caso colombiano, dice, l’esclusione ha generato guerre, povertà, narcotraffico, come si legge in un’intervista con BBC Mundo.

Per tutto questo considero che sarà molto difficile, ma possibile e necessario trovare un rimedio alla metastasi colombiana.


ESMAD: il braccio armato del regime di Duque in Colombia

 

Esmad. Questo nome è divenuto tristemente noto allo scoppiare delle rivolte anti-liberiste in Colombia. Si tratta degli squadroni antisommossa in prima fila nella repressione delle proteste popolari. Come testimonia il caso di Dilan Cruz, diciottenne la cui giovane esistenza è stata spezzata da una granata lacrimogena che un agente dell’Esmad gli ha sparato sul cranio, mentre partecipava a una marcia pacifica nella capitale Bogotà.

Dopo due giorni di agonia in un reparto di terapia intensiva, Dilan è morto, e adesso si è convertito in un simbolo della protesta popolare per una Colombia umana. Dove il neoliberismo sia cancellato.

Cos’è l’Esmad?

Esmad è un corpo antisommossa creato nel 1999 durante il governo di Andrés Pastrana, in uno dei periodi più acuti della guerra in Colombia. Dipende dalla polizia ed è parte del Ministero della Difesa.

Sebbene sia stato fondato con un decreto transitorio, l’ex presidente Álvaro Uribe (2002-2010), il padrino politico di Duque, lo ha formalizzato e creato il corso che forma gli agenti di Esmad.

L’entità è composta da 3.770 uomini e 106 donne: 556 sono gli agenti antisommossa che, tra le altre cose, sono armati con molteplici lanciatori di proiettili che possono sparare proiettili a salve, lacrimogeni, storditori e paintball.

Tra il 1999 e il 2018, le azioni di Esmad hanno provocato la morte di 18 persone nella sola Bogotá, secondo la ONG Paz y Reconciliación. Ma i rapporti ufficiali mostrano che la maggior parte degli interventi dell’agenzia sono stati nel dipartimento di Cauca, nella guerriglia e nella zona di presenza indigena.

Negli ultimi anni, l’agenzia ha effettuato operazioni di sfratto di proprietà – 1.154 tra il 2013 e il 2015, secondo i dati ufficiali.

Centinaia di agenti Esmad sono stati perseguiti per infrazioni disciplinari per anni. Fino al 2015, la Procura aveva elaborato quasi 40.000 casi.

Un corpo violento sin dalla sua fondazione

L’Esmad si è caratterizzato per interventi molto violenti sin dalla sua fondazione. Non si possono dimenticare, a tal proposito, due casi emblematici:

Il primo, la morte dello studente dell’Università della Valle, Johnny Silva, il 22 settembre 2005. Un particolare rilevante: era un giovane molto calmo, e al momento in cui la polizia fece irruzione, non riuscì scappare perché aveva problemi motori. Tuttavia, lo hanno accusato di essere un terrorista. Un falso positivo. Per questi fatti, lo Stato colombiano è stato condannata nel giugno del 2017.

Il secondo, in cui la vittima partecipava come dirigente sindacale, si è verificato il 1° maggio 2014. Quando la marcia di lavoratori, contadini e studenti arriva nei pressi della stazione di polizia del quartiere El Guabal di Cali, si produce un blocco da parte degli agenti dell’Esmad. In quel momento sparano gas lacrimogeni da destra e da sinistra. Uno dei proiettili colpisce la studentessa, Natalia Bernal, che perde uno dei suoi occhi.

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