Discorso Díaz-Canel Bermúdez

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura del IV Periodo Ordinario di Sessioni dell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare nella sua IX Legislatura, nel Palazzo delle Convenzioni, il 21 dicembre del 2019, “Anno 61º della Rivoluzione”

Caro compagno  Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del nostro Partito;

Compagno Esteban Lazo, Presidente dell’Assemblea Nazionale e del Consiglio di Stato;

Compagni della Generazione Storica che ci accompagnano;

Deputate e  deputati;

Popolo di Cuba:

In attesa di un altro anniversario della Rivoluzione invitta e vittoriosa, prima di tutto voglio esclamare: Tanti auguri!

Attraversiamo un anno carico di impegni, tensioni e aggressioni. Li abbiamo affrontati uniti e insieme li stiamo vincendo.

In verità è stato duro, una vera sfida il 61º anno della Rivoluzione, ma mai come quelli che trascorsero dopo il trionfo del gennaio, quando l’assedio era accompagnato da vili attacchi, includendo un’invasione, sabotaggi, incendi, banditismo e l’isolamento di Cuba da tutto l’emisfero

Quelle sfide sono state vinte e superate una a una, vincolando i loro protagonisti a una storia che c’inorgoglisce profondamente e alla più formidabile scuola rivoluzionaria: dal popolo, con il popolo e per il popolo. Tutto è possibile.

Induriti dalla resistenza di tutti questi anni e appoggiati alla forza dell’opera umana sostenuta in sei decenni “ contro il vento e la marea”, siamo transitati in questo 2019 distruggendo  ostacoli  che sembravano insormontabili e oggi abbiamo tutto il diritto di celebrare quanto conseguito senza auto compiacenza e coscienti che ogni meta è un punto di partenza.

Parlando di ostacoli cominciamo dal peggiore e più esteso di tutti: il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti.

Quando si scriverà la storia di questi giorni, si dovrà riservare un capitolo al 2019 per il modo brutale, demente si potrebbe dire, in cui durante quest’anno è cresciuta l’aggressione a Cuba, praticamente al ritmo di una misura la settimana; cioè un “giro di vite” ogni sette giorni per asfissiare la nostra economia.

Sono stati cancellati, ristretti o proibiti: le navi da crociera, i voli, le rimesse, i servizi medici, i finanziamenti, il trasporto di combustibile e le assicurazioni. Non c’è un’area libera dalla caccia, dall’assedio, dalla persecuzione. E non ci sono progetti e azioni rivoluzionarie estranee alla diffamazione.

Per giustificare il suo atteggiamento, Washington ha nuovamente utilizzato indegne falsità e la volgare accusa che siamo un fattore d’instabilità e una minaccia per la regione, cose che abbiamo smentito energicamente.

Le misure adottate si dirigono a sabotare il commercio estero di Cuba e ostacolare le transazioni finanziare con terzi paesi, includendo pagamenti,  incassi e possibilità di credito. Vogliono interrompere i rifornimenti all’industria nazionale, limitare l’accesso alle tecnologie e alle fonti di capitale e di entrate economiche contro il trasporto di combustibile, il turismo e i servizi internazionali e di salute.

Con questo fine, gli Stati Uniti hanno spiegato un’intensa e ingiuriosa campagna contro la collaborazione medica che offre Cuba. È immorale e inaccettabile che si mettano in dubbio la dignità, la professionalità e l’altruismo di più di 400.000 collaboratori della sanità che in 56 anni hanno realizzato missioni in 164 nazioni.

Il popolo sa che con una condotta senza precedenti, il Governo degli Stati Uniti oggi si vanta d’aver minacciato, perseguitato e preso misure illegali contro più di dieci compagnie e decine d’imbarcazioni di terzi paesi che trasportano petrolio a Cuba. Per la storia queste aggressioni restano registrate come azioni di vile pirateria.

L’obiettivo dichiarato è privare di rifornimenti di combustibile un paese di 11 milioni di abitanti. Il suo impatto non è stato più severo grazie all’unità e alla risposta solidale e cosciente del popolo, la forza del sistema economico e sociale socialista, l’esperienza di 56 anni di scontro con l’aggressione imperialista.

Ma è lì nei risultati dell’economia il danno che hanno provocato. Praticamente tutti  i settori hanno lamentato interruzioni o ritardi nelle loro produzioni. Siamo riusciti ad evitare gli scomodi apagones ( interruzioni dell’energia elettrica) e a sopportare le restrizioni con misure aggiustate alla situazione particolare per territorio e per organismo.

Tutto il paese è tornato “a stringersi la cintura”, ma non sono state applicate misure rimedio che hanno scaricato sul popolo il costo del blocco criminale. Siamo un territorio libero dal neoliberalismo!

Secondo i nostri nemici e quelli che amplificano i loro messaggi in qualsiasi piattaforma di comunicazione, il blocco è indirizzato a danneggiare il Governo. Menzogna! Il blocco danneggia tutto il popolo perchè colpisce tutti i settori e gli attori dell’economia.

Le restrizioni addizionali alla disponibilità di combustibile che sono cominciate in aprile, hanno danneggiato sensibilmente il trasporto pubblico, obbligando a paralizzare temporaneamente o a diminuire il ritmo di alcuni investimenti, pregiudicando l’agricoltura, la produzione e la distribuzione di alimenti e altre voci di grande importanza economica e sociale.

L’interruzione dell’arrivo delle navi da crociera, dei voli nelle province, il taglio delle rimesse, la chiusura degli uffici consolari, i limiti alla licenze di viaggio, tra l’altro, colpiscono soprattutto il settore non statale dell’economia.

Il popolo lo sa perché lo soffre; ma lo ha anche affrontato con la maggiore sapienza e previsione, con questa fonte d’energia infinita che c’è in ogni cubano:

la creatività e la capacità insuperabile d’incontrare una soluzione ad ogni problema cada.

Questa è la nostra storia, quella che c’insegna che l’unità, la resistenza e l’emancipazione sono le chiavi delle nostre vittorie.

Prima di tutto grazie a questo, ma anche grazie alla cooperazione di governi sovrani e d’imprenditori coraggiosi disposti a sfidare l’egemonia statunitense per commerciare con Cuba, abbiamo affrontato, resistendo, questa guerra economica

E siamo qui! In piedi, degni e fermi. Tranquilli ma attenti. Coscienti che chi va tanto lontano con la sua villania, non avrà scrupoli nell’utilizzo di piani anche più perversi, se questo permette loro di cancellare dalla carta geografica questo esempio di coraggio e resistenza che li irrita tanto e che non sono riusciti a vincere in 61 anni né con le pressioni né con la seduzione.

Sono esattamente due anni da quando, alla chiusura dell’Assemblea Nazionale, il Generale d’Esercito Raúl Castro ricordava che “La Rivoluzione Cubana ha resistito agli attacchi di 11 amministrazioni degli Stati Uniti di diverso segno, e siamo qui e qui staremo, liberi, sovrani e indipendenti!”

Con il più grande orgoglio, alle attuali generazioni di dirigenti, di popolo e particolarmente alla gioventù cubana, presenti oggi nella Rivoluzione, diciamo  che  “Da Fidel, da Raúl e da tutti i loro compagni e compagne di lotta: Siamo  Continuità!

So che questa dichiarazione da sola fa infuriare gli avversari, perché è la conferma che nessuno dei loro piani ha mai avuto successo. Ci hanno colpito e ci colpiscono. Il blocco rende più lenta l’avanzata e frena l’efficacia dei nostri sforzi. Fa male, infastidisce e irrita come fanno male e irritano gli abusi, la prepotenza e la malvagità, ma è importante che sappiano che noi non ci arrenderemo!

Il blocco è una politica senza credito, tanto immorale e tanto contraria ad ogni diritto che i suoi difensori vanno oltre qualsiasi limite legale e umano per mantenerlo, dimenticando un proverbio spagnolo più vecchio del Chisciotte: “Tanto va il secchio alla fonte che alla fine si rompe”. I proverbi, certamente, esprimono la sapienza nata dall’esperienza dei popoli, includendo le loro lotte.

Chi sa se un giorno dalla leggendaria lotta del popolo contro questa provocazione nascerà un proverbio in tutte l eligie come un monumento universale alla nostra resistenza!  Questo proverbio potrebbe dire: “Impero che isola, isolato termina” (applausi).

Tarlata dalla corruzione e dalla mancanza di funzionalità interna, l’amministrazione statunitense ha applicato la sua condotta aggressiva e unilateralista in quasi tutte le regioni del mondo di fronte a problemi midollari per il futuro dell’umanità ed ha acuito i conflitti che esistono con una mancanza di rispetto assoluta del Diritto Internazionale e delle prerogative sovrane di molti Stati.

Nell’emisfero ha riaffermato ufficialmente la vigenza della Dottrina Monroe e agisce in piena coerenza con questa ambizione imperialista. Le sue strutture  politiche a carico della regione sembrano dominate da elementi dell’estrema destra cubano-americana e da personaggi associati alla traiettoria terrorista e delinquenziale degli Stati Uniti in questa regione.

Ma non tutto il mondo si prostra sotto le sue pressioni.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ogni anno si pronuncia contro questa politica criminale, l’ha condannata di nuovo nel 2019 in maniera praticamente unanime.  Nella regione solo due governi hanno preso distanza  dalla condanna mondiale: solo il governo del Brasile ha votato contro, in una chiara sottomissione  all’impero, e quello della  Colombia si è astenuto nella votazioni di una risoluzione che appoggiava dal 1992.

Per  giustificare questa censurabile decisione le autorità colombiane hanno fatto ricorso alla manipolazione ingrata e politicamente motivata, sull’altruista, sacro, discreto e indiscutibile contributo di Cuba alla pace in questo paese, un tema nel quale la condotta del Governo cubano è universalmente riconosciuta.

L’aggressività dell’imperialismo si completa con un intenso e volgare  programma di sovversione politica e ingerenza nei temi interni di Cuba,  alla quale hanno dedicato, negli ultimi  tre anni circa 120 milioni di dollari suffragati dai contribuenti di questo paese.

Con crescente attivismo e com’è stato informato ampiamente, c’è un coinvolgimento diretto dell’ambasciata colombiana in Cuba con queste azioni in franca violazione delle leggi cubane e del Diritto Internazionale, e specificatamente della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche.

Fedele alla traiettoria storica della Rivoluzione, il Governo cubano è rimasto fermo e sereno di fronte a questa aperta e crescente ostilità.

Ci siamo rifiutati di mordere l’esca delle provocazioni e continuiamo impegnati responsabilmente con la preservazione dei vincoli bilaterali formali e gli scarsi spazi di cooperazione ufficiale che restano ancora in vigore tra i due paesi, procurando di proteggere le condizioni che permettono i vincoli familiari di milioni di cittadini e la comunicazione tra i due paesi.

Senza dubbio conviene segnalare  con assoluta chiarezza che Cuba adotterà tutte le misure che saranno necessarie per frenare i propositi interventisti degli Stati Uniti,  proteggere la tranquillità e il benessere della popolazione, salvaguardare l’unità nazionale e difendere al prezzo che sia necessario la sovranità  e l’indipendenza del paese.

Non ci lasceremo provocare e non rinunceremo alla nostra sacra indipendenza.

Di fronte alle minacce del nemico agiremo come ha convocato Raúl: ognuno dal suo quartiere, dalla sua comunità, dev’essere pronto per andare a combattere e fare sua quella frase che abbiamo detto quando è morto l il Comandante in Capo della Rivoluzione cubana: «Io sono Fidel!»

Quando si guarda fuori si confermano tutte le ragioni per resistere e crescere senza svenimenti. La crisi del multilateralismo, tanto discussa nel recente Vertice dei Non Allineati per i profondi squilibri che provoca e la sua permanente minaccia alla pace, ci mostra un mondo in cui si approfondiscono le disuguaglianze, si emarginano e si escludono le maggioranze.

Il neoliberalismo, spinto dai poter mediatici e dei fondamentalismi di ogni tipo impoverisce le nazioni che ieri erano prospere. Lo abbiamo constatato in Argentina, già salvata un volta dal disastro  neoliberale  e trasformata  nuovamente, in “terra bruciata” in soli quattro anni di misure sproporzionate, come stanno documentando i suo intellettuali e i suoi artisti , indignati per gli elevati debiti sociali lasciato dal Governo uscente, forte sostenitore delle ricette neoliberali.

Con schemi simili il governo cileno tanto esaltato dagli organismi finanziari internazionali, oggi mostra la sua incapacità di risolvere i problemi sociali generati dall’economia disegnata dai /Chicago Boys/.

I suoi giovani picchiati e vessati a centinaia, sono protagonisti di manifestazioni instancabili  di una battaglia epica contro il sistema che li esclude.

Reclamano diritti che il loro Governo non ha considerato con serietà e che non appaiono nemmeno alla OSA, che mostra tanta preoccupazione per la stabilità e la democrazia in  Venezuela, Nicaragua e anche in Cuba, che non deve ringraziare per nulla il “Ministero delle Colonie” al quale per fortuna abbiamo smesso d’appartenere più di 50 anni fa.

Ratifichiamo che manterremo la solidarietà e la cooperazione  con la Repubblica Bolivariana del Venezuela, col suo Governo legittimo con la presidenza di Nicolás Maduro Moros, e con il Governo e il popolo sandinista, guidati dal presidente Daniel Ortega.

È bene ricordarlo per quelli che montano gli /shows/ anticubani con il grottesco Segretario Generale della OSA al centro della scena.

Un altro episodio indignante e inaccettabile che ci lascia il 2019 è il colpo di Stato al presidente Evo Morales Ayma, in Bolivia, promosso dalla oligarchia locale con le orientazioni yanquee ed anche con la scandalosa complicità della OSA.

Profondamente razzisti, gli esecutori del colpo di Stato ripetono la formula provata contro il Venezuela di poteri autoproclamati.

Non importa se è stato provato che la relazione della OSA era falsa e bugiarda e che non ci sono mai state violazioni o frodi dal parte del Mas. I suoi leader sono rifugiati oggi in altri paesi, perseguitati dai reali delinquenti: quelli che hanno preso il potere con un fucile in mano e la Bibbia nell’altra.

Da quando è iniziato il colpo, Cuba lo ha condannato. Riaffermiamo qui la nostra solidarietà con il compagno Evo Morales Ayma e il popolo boliviano (applausi).

Ai tentativi straniero per destabilizzare gli Stati dei Caraibi Dominica e Suriname, rispondiamo che la solidarietà di Cuba con i due governi e i due popoli è ferma e solida.

In questo amaro contesto sono emersi processi pieni di speranza in Messico e in Argentina. Nessuno di loro si è proposto di costruire il socialismo né di statalizzare l’economia, ma anche così è già cominciata la guerra contro le loro politiche sociali, agitando il fantasma dell’influenza marxista.

Ratifichiamo la nostra simpatia e solidarietà con il Governo di Andrés Manuel López Obrador in Messico, e applaudiamo l’elezione di Alberto Fernández e Cristina Fernández come presidente e vicepresidente dell’Argentina.

Insistiamo che si deve reclamare la restituzione dell’innocenza di Lula, dei suoi diritti politici e della sua conseguente piena libertà.

In Messico e Argentina abbiamo visto nell’ultimo anno trascorso il risorgimento del sogno d’integrazione e l’idea di preservare una Celac, diversa e plurale, come si riuscì a stabilire nel 2014 nel nostro paese, più che con un Proclama con una volontà condivisa d’essere per sempre una Zona di Pace I vincoli con Africa, Asia, Oceania e Medio Oriente, si consolidano. Si sono rinforzate le nostre relazioni politiche e gli scambi d’alto livello con la Federazione della Russia, la Repubblica Popolare  della Cina e la Repubblica Socialista del Vietnam.

È stato un anno  positivo nei vincoli con l’Unione Europea e i suoi Stati membri  nelle  differenti sfere, includendo quella economica, commerciale, degli investimento e la cooperazione.

La partecipazione di Cuba al XVIII Vertice del Movimento dei Paesi Non Allineati, realizzato a  Bakú, in Azerbaigian, è stata attiva e fruttifera.

Reiteriamo l’importanza che il Movimento svolga un ruolo internazionale sempre più forte per affrontare uniti le grandi sfide imposte ai paesi del Sud.

Compagne e compagni:

A grandi linee abbiamo descritto la situazione politica internazionale aggravata dalla già citata crisi del multilateralismo e l’elevata ingerenza nordamericana nella nostra regione.

In questo contesto, piagato da rischi e minacce, il discreto comportamento dell’ economia cubana non è un’eccezione.  La Cepal (Commissione Economica per l’America Latina delle  Nazioni Unite), ha confermato che persiste una decelerazione generalizzata in America Latina e nei Caraibi, prevedendo una crescita dello 0,1 %. E annuncia che sarà basso nel 2020, con un tasso stimato del 1,3 %, in un contesto internazionale caratterizzato dall’aggravamento delle tensioni commerciali, tra i vari fattori. In questi indici si muovono i risultati economici di Cuba nel 2019 con il suo 0,5 % di crescita e i pronostici per il 2020, situati in un realista 1 %.

Non siamo eccezioni. Il fatto veramente eccezionale è che non abbiamo ribassato il peso nonostante le assurde pressioni e la persecuzione esacerbata quest’anno sino a limiti insoliti.

L’eccezionalità è anche che non abbiamo fatto ricorso alle comode ricette neoliberali che tornano di moda anche se è più che provato che servono solo ad accrescere  la breccia tra pochi, pochissimi sempre più ricchi e la maggioranza che sono sempre e rapidamente più poveri.

Permettetemi di ricordare che nell’apogeo del  neoliberalismo, nel decennio degli anni ‘90 del secolo scorso, Fidel  “andò nel futuro e ritornò per raccontarlo”,  come s dice delle sue facoltà premonitrici.

In un Vertice  Ispano-americano, nel 1993, il nostro leader storico avvisò:

«Il neoliberalismo non ha avvenire e giungerà il momento in cui si criticherà tutto questo, ma dev passare del tempo e intanto dobbiamo stare lì lottando per le cose più giuste, per le idee più corrette, formando coscienze. È molto importante che i popoli prendano coscienza e i popoli prenderanno coscienza nella misura in cui vedranno che queste ricette non risolvono i loro problemi».

Quando Fidel espresse quella critica premonitrice i teorici del sistema s’impegnarono a convincerci che il capitalismo era la fine della storia del capitalismo. Tutto quello che vediamo è una ripetizione di formule già provate per la loro inefficacia, e quel che è peggio, nonostante il loro elevato costo sociale.

No, grazie, non vogliamo questo per il nostro popolo. Vogliamo la prosperità e lottiamo per questa con il braccio teso, ma mai al costo di lasciare la maggioranza al di fuori dei suoi benefici.

A noi non interessa una società come ne abbiamo viste tante, lì dove l’illuminazione fa la pubblicità al progresso e opacizza le stelle nel cielo, mentre centinaia di persone dormono nei parchi e decine di bambini si lanciano sui veicoli con l’aria condizionata per pulire i vetri ai comodi passeggeri, uomini e donne che credono d’alleviare le loro coscienze lanciando una moneta per mangiare.

Vogliamo che la decenza, la bellezza, il buon gusto e la cultura del dettaglio s’installino nelle nostre città e che le migliori pratiche produttive facciano fiorire i nostri campi.

Vogliamo che il lavoro onorato e l’efficienza vincano la guerra contro le illegalità, il burocratismo, l’ accomodamento, l’inerzia e l’apatia.

Noi cubani sino vincitori dell’impossibile. Ed è un buon momento per proporci un altro anno di eccezionalità positiva.

Passando in rivista i fatti più rilevanti dell’anno che termina ci sorprende il salto al disopra delle difficoltà:

All’inizio del 2019 un terribile tornado ha devastato severamente case e centri di produzione di cinque municipi della capitale. Quella mattina del 28 gennaio, nell’oscurità, tra le macerie, pochi credevano che sarebbe stato possibile risanare quelle profonde ferite e realizzare i programmi di costruzione e abbellimento per il 500 anni de L ‘Avana

Un reale tornado di lavoro , sforzo, solidarietà e intelligenza collettiva in un mese ha cancellato il colpo della natura, imponendo un record negli investimenti previsti.

Questo ha contribuito al super lavoro che più ci anima al termine del primo anno della Politica della casa approvato. Con sforzi propri, sussidi e statalmente, sono state terminate 43.700 case, 10.000 in più di quanto pianificato, una vera ispirazione per i prossimi anni , nei quali aspiriamo di terminare più di 60.000 case annualmente.

Solo così e con nuovi concetti di funzionalità, qualità, armonia con l’ambiente, giungeremo un giorno a risolvere i problemi accumulati con la casa.

Il 2019 è stato l’anno d’inizio per vedere i risultati degli investimenti più forti nel trasporto terrestre e ferroviario.

Sono stati messi in funzione 80 nuovi vagoni nei treni nazionali, accompagnati dal rinnovo della qualità di questi servizi, così come dalla ristrutturazione delle principali stazioni ferroviarie.

Sono stati incorporati ai  servizi  pubblici più di 300 autobus assemblati in Cuba,  69 semi autobus, e 125 tricicli,  e si è avanzato nel recupero degli autobus paralizzati da lungo tempo,  dando un poco di sollievo a uno dei problemi più acuti del paese e che continuerà necessitare risorse ed efficienza.

I lavoratori del settore statale sicuramente ricordano che nel 2019 i loro salari si sono moltiplicati anche di tre volte e questo ha favorito, tra l’altro, il ritorno alle aule di 12.942 maestri, portando al 96,9 % il completamento della copertura docente senza  utilizzazione di alternative.

Domani è il Giorno dell’Educatore e giungano in questa giornata ai cari maestri cubani gli  auguri e il riconoscimento per il loro apporto.

Senza  giungere ancora a una riforma dei salari, l’aumento ha elevato il valore reale delle entrate dei lavoratori del settore statale e in minor misura della previdenza sociale, una domanda posposta da anni in attesa di un miglioramento dell’economia che continua pendente.

È stato l’anno in cui si sono estesi e approfonditi i servizi di telefonia e acceso a Internet, al punto di passare da uno degli ultimi i posti del mondo, ad essere una società dove più dinamicamente è cresciuta la connessione alla rete delle reti.

Sette milioni trecento mila linee telefoniche delle quali 6 milioni per telefoni cellulari e più di 3 milioni di clienti che usano tecnologie di 3G e 4G significano passi avanti trascendentali nel proposito di raggiungere la maggior informazione della società.

Un paragrafo a parte per il turismo, il settore più colpito dall’indurimento del blocco, con i servizi sanitari, che ha superato i 4 milioni di turisti, ad offrire 3.855 nuove abitazioni e avanzare nell’incatenamento del produzione nazionale,

Nella Zona Speciale di Sviluppo  Mariel funzionano già impianti industriali che fabbricano prodotti cubani necessari per il nostro mercato interno e con possibilità d’esportazione.

Il fatto più trascendente dell’anno per questa legislatura e per tutti i cittadini è che è stata approvata la nuova Costituzione che rinforza la società cubana e apre nuovi cammini all’istituzionalizzazione del paese.

Dalla sua implementazione sono emerse sei leggi in due periodi di sessioni, in un esercizio legislativo senza precedenti che oggi ci lascia con gli strumenti legali indispensabili per il miglior funzionamento della stessa Assemblea Nazionale, delle municipali e dei Consigli Popolari, co`si come con nuove figure e forme d’esercizio del Governo, che ci devono condurre a un perfezionamento  non rinviabile degli organo di potere del popolo.

In questa sessione parlamentare abbiamo eletto per la prima volta in questi anni il Primo  Ministro e anche il nuovo Consiglio de Ministri.

Possiamo  assicurare che il compagno  Manuel Marrero Cruz, li vice primi ministri e i  ministri designati si dedicheranno completamente dando continuità all’ azione che arricchisce  d’esercitare il governo con il popolo e per il popolo.

Avanziamo in questa dinamica di lavoro in funzione delle più impellenti necessità e domande della popolazione, quando l’aggressione imperiale ci ha privato di circa il 50% delle necessità di combustibile partendo da settembre.

È giunta la “congiuntura” questo periodo che ha  teso tutte le nostre forze per evitare danni e pasi indietro. E ci sono scherzi e storielle nelle reti sociali che passeranno nella lista di una delle più poderose forze dell’essere nazionale: la capacità di scherzare anche con i nostri problemi più gravi.

Ed anche utilizziamo la parole inizialmente per scacciare gli spaventi provocati da rumori malintenzionati  sul fatto che torneranno i momenti più difficili del Periodo Especial, e diamo sollievo alle angustie delle fermate piene, dei distributori chiusi o con lunghe code, le produzione ferme e tutti i problemi associati, ridendo quando non resta altro da fare.

Questa è stata un’altra battaglia che abbiamo vinto, ma non totalmente (applausi)

Se la “ congiuntura” ci ha obbligato a cercare nelle esperienze di tempi peggiori le pratiche di risparmio chiuse nel cassetto, appena passata la crisi più dura alcuni autisti di veicoli statali hanno di nuovo chiuso i finestrini dimenticando la solidarietà. E ci sono misure che non possono esser congiunturali.

Dobbiamo imporle sino a che la routine le renda abitudini. Come tutte le forme di risparmio e tutte le pratiche solidali.

Questa è una decisione.  Non è una domanda.  È una disposizione che dò in nome del Governo e delle necessità della maggioranza.

Ed  esigeremo  il loro rispetto perché è  un mandato del popolo.

Il buono dei tempi cattivi è che ci educano a pratiche migliori.

E devono servirci a qualcosa l’educazione e la cultura acquisite in 60 anni di Rivoluzione, questa ricchezza morale, che non esiste tesoro materiale che la sostituisca o  la superi.

Ho citato solo alcuni dei fatti più notevoli dell’attività del Governo nell’anno per il loro impatto con tutta la popolazione e perché  le relazioni del nostro  Ministro d’Economia e della nostra Ministro di Finanze hanno dato i dettagli indispensabili.

Altri dati e risultati per organismo saranno pubblicati nel sito della Presidenza e speriamo che nutrano le nostre  reti sociali.  In verità possiamo sentirci molto orgogliosi, anche se resta moltissimo da risolvere.

La cosa più urgente è l’ordinamento monetario.

Non dimentichiamo quello che ha detto due anni fa il Generale d’Esercito sul tema:«Nessuno può calcolare, nemmeno il più saggio tra di noi, l’alto costo che ha significato per il settore statale la persistenza della doppi moneta e della cambiaria, che favorisce l’ingiusta piramide invertita dove a maggiore responsabilità si riceve una minor retribuzione e non tutti i cittadini adatti si sentono motivati a lavorare legalmente, togliendo lo stimolo della promozione a incarichi superiori dei migliori e più capaci lavoratori e quadri, alcuni dei quali emigrano nel settore non statale. Devo riconoscere che questo tema ha preso troppo tempo e non si può dilatare oltre la sua soluzione».  Gli applausi che allora accompagnarono le sue parole le dobbiamo, come dovere, trasformare in sforzi per rispettare i tempi previsti.

Possiamo assicurare che l’ordinamento monetario si trova in fase avanzata di studio e approvazione.

Attualmente si concentrano gli sforzi sulla validità integrale dei risultati di ogni tema;  l’elaborazione delle norme giuridiche, l’organizzazione e l’esecuzione dei processi di capacitazione, la sicurezza politica e la comunicazione sociale.

Si conferma l’integralità del processo e la sua complessità, dato che comprende aspetti strettamente relazionati che riguarderanno tutta la società, e che saranno applicati con la sequenza prevista, minimizzando gli effetti nella popolazione.

Questo processo non è un cambio di moneta, per cui ratifico quanto detto in occasioni precedenti sul fatto che si garantiranno i depositi bancari in divise straniere, i pesos convertibili, i pesos cubani così come i contanti nelle mani della popolazione.

Il nostro popolo sarà opportunamente informato su tutte le misure che deriveranno.

Compagni e compagne:

Noi abbiamo stabilito tre priorità per affrontare gli attacchi dell’avversario senza rinunciare ai nostri programmi di sviluppo.

La prima è ideologica ed ha a che vedere direttamente con la nostra “difesa”, dalle più profonde convinzioni.

Il popolo cubano, formato e addestrato da Fidel in battaglie leggendarie, è preparato per intendere e affrontare  quanti problemi ci porrà l’aggressione nemica. Solo necessita d’essere informato e di ricevere le opportune spiegazioni.

Lo ha dimostrato quando abbiamo informato sulla situazione creata con la disponibilità di combustibile e abbiamo convocato a trasformare l’attacco del nemico in opportunità per scatenare la creatività e riscattare saperi d’altri tempi.

Rinforzarci ideologicamente significa trasformare la resistenza in un apprendistato e questo apprendistato in soluzioni emancipatrici che ci liberano da vecchie dipendenze e legami a schemi di lavoro obsoleto.

Quando convochiamo a pensare come paese e a pensare diversamente, siamo chiamati a creare. Cuba è un popolo di creatori. Cos’è stata la nostra lunga resistenza se non un’azione perpetua di creazione ?

Un’altra priorità è la “battaglia economica”.

E vedete che non dico “la seconda battaglia” perché tutte hanno importanza.

Il nemico ha trasformato l’economia cubana nel primo obiettivo da distruggere.  Non solo perché è il cammino verso la distruzione della Rivoluzione, ma perché  è un modo di dimostrare che il socialismo è un sistema senza strada.  E ogni minuto della resistenza all’aggressione sta dicendo esattamente il contrario : che solo il socialismo rende possibile il miracolo di una piccola nazione vittoriosa di fronte a un impero poderoso che non è riuscito e farla arrendere.

Ma non è solo resistere quello che c’interessa.

Questo merito lo abbiamo conquistato da tempo. La sfida è, nel mezzo di questa stessa guerra, conquistare la maggior prosperità possibile. Per questo necessitiamo maggiori produzioni, più diverse e di miglior qualità, con il lavoro aggiunto della scienza e degli incatenamenti che ci devono mettere in capacità di diminuire le importazioni e aumentare le esportazioni, in uno schema di sostenibilità all’altezza della conoscenza scientifica e delle dimostrate abilità del cubano.

Con questa convinzione difenderemo il Piano dell’Economia e del Bilancio per il 2020 approvati in questa sessione.

Con queste priorità c’è l’esercizio legislativo il cui cronogramma è stato ugualmente approvato dall’Assemblea.

Nei prossimi mesi e anni dovremo approvare nuove leggi e prepararci per legiferare su temi trascendentali per la loro alta sensibilità, che includono alcuni che sono stati motivo di preoccupazione per diverse persone, relazionati con la violenza di genere, il razzismo, il maltrattamento degli animali e la diversità sessuale.

I quattro sono oggetto d’attenzione e seguimento per rinforzare la legalità, ma senza dare spazio a scontri e fratture che forze esogene cercano di promuovere, impegnate ad interferire in temi sacri per la sensibilità nazionale.

Il Governo cubano, nato dalla Rivoluzione che ha liberato la donna dalla schiavitù domestica, che ha dato l’uguaglianza a tutti i cittadini, che  sanziona e condanna la violenza in tutte le sue forme, conosce e condivide le insoddisfazioni dei settori della popolazione danneggiati dalle vestigia degli abusi che sopravvivono nel loro senso, nonostante le politiche ufficiali orientate “alla conquista di tutta la giustizia”, come chiedeva  Martí.

Quello che non possiamo perdere di vista è che giungeremo a questa giustizia totale come siamo giunti sino a qui, nel mezzo dei peggiori auguri e tormente, con unità e in unità.

Non è dividendo la società, accusando l’altro, cercando quello che ci divide, che giungeremo a dare soluzioni ai nostri debiti con il più giusto per tutti: Uniti abbiamo vinto! Uniti vinceremo! (applausi)

Recentemente abbiamo approvato un programma di Governo per affrontare la discriminazione razziale. questo è lo spirito che ci anima quando ci  disponiamo ad affrontare un nuovo anno con la certezza che ci lascia questo. Insieme tutto è possibile!

Una società in cui la donna ha scalato in 60 anni, dall’angolo più oscuro della casa al podio della maggioranza professionale  del paese; una nazione meticcia dove tutti siamo tanto chiari da sembrare bianchi  e tanto scuri da sembrare negri, come direbbe  Don Fernando Ortiz; un popolo tanto sensibile che crede nella vita e la esalta tutti i giorni, che ha tutte le condizioni per affrontare e risolvere definitivamente qualsiasi rimasuglio di maltrattamento, esclusione, sottomissione che siano sopravvissute nell’opera di giustizia della Rivoluzione.

E lo faremo!

È così che vediamo il progresso della nostra società in ambiti di uguale profondità anche se meno tangibili. Mi riferisco alla spiritualità in tutte le sue dimensioni, alla necessità di crescere nel rafforzamento dei valori che devono distinguere una società come la nostra. E sradicare gli atteggiamenti contrari alla morale di questa società nella quale ci riconosciamo.

Il Generale d’Esercito ha commentato  più di una volta come lo educarono in un esercizio d’introspezione autocritica sin da bambino e che questo ai suoi anni lui continua a praticarlo: valutare al termine di ogni giorno quello che è stato fatto di utile e di buono e quello che no.

Ne /La Edad de Oro/ Martí ha scritto che non deve passare un giorno senza che si sia fatta una buona azione, principio educativo fondamentale de La Colmenita  che tanto ammiriamo.

Non è solo per i bambini questa raccomandazione.`È per tutte le età e per i cittadini nel loro insieme.  La bella società che ci dobbiamo giungerà più presto nella misura in cui esigiamo comportamenti civici come un obbligo.

Per fare un paio di esempi: A cosa servono le opere per i 500 anni de L’Avana, che l’hanno abbellita, se l’igiene della città torna a sparire tra montagne di spazzatura e non si multano debitamente nemmeno coloro che hanno la responsabilità di risolverlo, né coloro che convivono con queste pratiche alle loro stesse porte?

E un altro esempio: A cosa valgono i controlli, le sanzioni severe, se quando si applica la legge cominciamo a vedere il delinquente come una vittima?

Il paternalismo è un altro di questi vizi che debilitano la velocità e la profondità dei nostri passi avanti.

Durante i dibattiti in commissione si è discusso più di una volta sulle pratiche abusive di coloro che complicano e negoziano con le documentazioni più semplici. Ma che lavoro costa che si generalizzi la sanzione morale, la denunzia, il rifiuto d’essere ricattato o di ricattare.

Mi sono esteso in riflessioni su questi temi perché siamo qui quasi tutti noi responsabili non solo di fare e approvare le leggi, ma anche si farle rispettare, e il nostro dovere è trasformarle in lettera viva!

Resta molto da dire e da fare e inoltre ci dobbiamo dare il tempo per celebrare l’anno che finisce, carico di tensioni e di sfide, ma anche di tante vittorie.

Viviamo i prossimi giorni e le ore come se la Rivoluzione trionfasse un’altra volta. La Rivoluzione trionfa ogni volta che strappiamo all’impero una vittoria per la nostra causa.

E nel 2019 lo abbiamo fatto molte volte.

Che le nostre piazze urbane e rurali si riempiano di musica e d’allegria.

Ci sono tute le ragioni per festeggiare. Nel 61º anno della Rivoluzione ci hanno voluto ammazzare e siamo vivi!

Vivi, celebrando e impegnati a  continuare a vincere.

Socialismo o Morte!

Patria o Morte! Vinceremo!


Discurso pronunciado por Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente de la República de Cuba, en la clausura del IV Periodo Ordinario de Sesiones de la Asamblea Nacional del Poder Popular en su IX Legislatura, en el Palacio de Convenciones, el 21 de diciembre de 2019, “Año 61 de la Revolución”

 

Querido compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz, Primer Secretario del Comité Central de nuestro Partido;

Compañero Esteban Lazo, Presidente de la Asamblea Nacional y del Consejo de Estado;

Compañeros de la Generación Histórica que nos acompañan;

Diputadas y diputados;

Pueblo de Cuba:

En vísperas de otro aniversario de la Revolución invicta y victoriosa, ante todo quiero exclamar: ¡Felicidades!

Atravesamos un año cargado de retos, tensiones y agresiones. Juntos los enfrentamos y juntos vamos ganando.

En verdad ha sido duro y desafiante el año 61 de la Revolución, aunque nunca tanto como aquellos que se sucedieron después del triunfo de enero cuando el asedio se acompañó de arteros ataques, incluyendo:  una invasión, sabotajes, incendios, bandidismo y el aislamiento de Cuba en todo el hemisferio.

Aquellos desafíos fueron vencidos y superados uno por uno, legándonos sus protagonistas una historia que nos enorgullece profundamente y la más formidable escuela revolucionaria: por el pueblo, junto al pueblo y para el pueblo: ¡todo es posible!

Curtidos en la resistencia de todos esos años, y apoyados en la fortaleza de la obra humana levantada “contra viento y marea” durante seis décadas, hemos podido transitar este 2019 derribando obstáculos que parecían insalvables y, hoy, tenemos todo el derecho a celebrar lo conseguido sin autocomplacencias y conscientes de que cada meta es un nuevo punto de partida.

Hablando de obstáculos, empecemos por el peor y más abarcador de todos: el bloqueo económico, comercial y financiero de los Estados Unidos.

Cuando se escriba la historia de estos días, habrá que reservar un capítulo al año 2019 por el modo brutal, demente, podría decirse, en que durante este año escaló la agresión a Cuba, prácticamente, al ritmo de más de una medida por semana; es decir, una “vuelta de tuerca” cada siete días para asfixiar a nuestra economía.

Se cancelaron, restringieron o prohibieron, cruceros, vuelos, remesas, servicios médicos, financiamientos, transportación de combustible y seguros.  No hay un área libre de la cacería, del cerco, de la persecución.  Tampoco queda proyecto o acción revolucionaria ajena a la difamación.

Para justificar su actuación, Washington ha acudido nuevamente a groseras mentiras, y a la burda acusación de que somos un factor de inestabilidad y amenaza para la región, las que hemos desmentido enérgicamente.

Las medidas adoptadas se dirigen a sabotear el comercio exterior de Cuba y a obstaculizar las transacciones financieras con terceros países, incluyendo pagos, cobros y posibilidades de créditos.  Buscan interrumpir los suministros de la industria nacional, limitar el acceso a la tecnología y a las fuentes de capital y de ingresos económicos, con acciones específicas contra el transporte de combustible, el turismo y los servicios internacionales de salud. 

Con este fin, Estados Unidos ha desplegado una intensa e injuriosa campaña contra la colaboración médica que Cuba ofrece.  Es inmoral e inaceptable que se cuestione la dignidad, la profesionalidad y el altruismo de los más de 400 000 colaboradores de la salud que, en 56 años, han cumplido misiones en 164 naciones.

Como conoce el pueblo, en una conducta sin precedentes, el Gobierno de Estados Unidos hoy se jacta de haber amenazado, perseguido y tomado medidas ilegales contra más de diez compañías y decenas de embarcaciones de terceros países que transportan petróleo a Cuba.  Para la historia quedan registradas estas agresiones como actos de cobarde piratería.

El objetivo declarado es privar de suministros de combustible a un país de 11 millones de habitantes.  Su impacto no ha sido más severo gracias a la unidad y a la respuesta solidaria y consciente del pueblo, la fortaleza del sistema económico y social socialista y la experiencia de 60 años de enfrentamiento a la agresión imperialista.

Pero ahí está, en los resultados de la economía, la afectación que causó.  Prácticamente, todos los sectores tuvieron que lamentar interrupciones o atrasos en sus producciones.  Logramos espantar los incómodos apagones y soportar las restricciones con medidas ajustadas a la situación particular por territorio y por organismo.  Todo el país volvió a “apretarse el cinturón”, pero no se implantó ninguna medida de ajuste que descargara sobre el pueblo el costo del criminal bloqueo.  ¡Somos territorio libre de neoliberalismo!

Según nuestros enemigos y los que amplifican sus mensajes en cualquier plataforma de comunicación, el bloqueo está dirigido a dañar al Gobierno. ¡Mentira! El bloqueo afecta a todo el pueblo porque afecta a todos los sectores y actores de la economía.

Las restricciones adicionales a la disponibilidad de combustible, que comenzaron en abril, afectaron sensiblemente el transporte público, obligaron a paralizar temporalmente o a disminuir el ritmo de algunas inversiones, perjudicando la agricultura, la producción y la distribución de alimentos y otros renglones de alto impacto económico y social.

La interrupción del arribo de cruceros, de vuelos a provincias, el recorte de remesas, el cierre de oficinas consulares, la limitación de licencias de viaje, entre otras, golpean especialmente al sector no estatal de la economía.

El pueblo lo sabe porque lo sufre; pero también lo ha afrontado con mayor sabiduría y previsión, con esa fuente de energía inagotable que hay en cada cubano: la creatividad y la capacidad insuperable de encontrar una solución a cada problema.  Esa es nuestra historia, la que nos enseña que la unidad, la resistencia, la lucha y la emancipación son las claves de nuestras victorias.

En primerísimo lugar, gracias a eso y, también, a la cooperación de gobiernos soberanos y empresarios valientes, dispuestos a desafiar la hegemonía estadounidense para comerciar con Cuba, hemos enfrentado y resistido la guerra económica.

Y, ¡estamos aquí! De pie, dignos y firmes.  Tranquilos, pero atentos.  Conscientes de que quien llega tan lejos en su villanía, no tendrá escrúpulos en acudir a planes más perversos aún, si eso le permite borrar del mapa este ejemplo de osadía y resistencia que tanto los irrita, y que no han podido vencer en 61 años, ni por la presión ni por la seducción.

Hace exactamente dos años, en la clausura de la Asamblea Nacional, el General de Ejército Raúl Castro recordaba que “La Revolución Cubana ha resistido los embates de 11 administraciones de los Estados Unidos de distinto signo y aquí estamos y estaremos, libres, soberanos e independientes”.

Con el mayor de los orgullos, las actuales generaciones de dirigentes, de pueblo y, particularmente, la juventud cubana, presentes hoy en la Revolución decimos: ¡De Fidel, de Raúl y de todos sus compañeros y compañeras de lucha: Somos Continuidad!

Sé que esa declaración por sí sola enfurece a los adversarios, porque es la confirmación de que ninguno de sus planes resultó.  Nos han golpeado y nos golpean.  El bloqueo hace más lento el avance y les resta eficacia a nuestros esfuerzos.  Duele, molesta e irrita, como duelen, molestan e irritan el abuso, la prepotencia y la maldad; pero es importante que sepan que ¡no vamos a rendirnos!

El bloqueo es una política tan desacreditada, tan inmoral y tan contraria a todo derecho, que sus defensores desbordan cualquier límite legal y humano para mantenerlo, olvidando un proverbio español, más antiguo que el Quijote: “Tanto va el cántaro a la fuente, hasta que al final se rompe”.  Los proverbios, por cierto, expresan la sabiduría nacida de las experiencias de los pueblos, incluidas sus luchas.

¡Quién sabe si un día de la legendaria lucha del pueblo contra ese engendro nacerá un proverbio en todas las lenguas como un monumento universal a nuestra resistencia!  Podría decir ese proverbio: “Imperio que aísla, aislado termina” (Aplausos).

Carcomida por la corrupción y la disfuncionalidad internas, la administración estadounidense ha extremado su conducta agresiva y unilateralista en casi todas las regiones del mundo frente a problemas medulares para el futuro de la humanidad, y ha agudizado los conflictos existentes con irrespeto absoluto al Derecho Internacional y las prerrogativas soberanas de muchos Estados.

En el hemisferio reafirmó oficialmente la vigencia de la Doctrina Monroe y viene actuando en plena coherencia con esa ambición imperialista.  Sus estructuras políticas a cargo de la región parecen dominadas por elementos de la extrema derecha cubano-americana y personajes asociados a la trayectoria terrorista y delincuencial de los Estados Unidos en esta región.

Pero no todo el mundo se postra bajo sus presiones.  La Asamblea General de Naciones Unidas, que cada año se pronuncia contra esa política criminal, la ha condenado otra vez en 2019 de manera prácticamente unánime.  En la región, apenas dos gobiernos tomaron distancia de la condena mundial: solo el de Brasil votó en contra, en claro sometimiento al imperio, y el de Colombia se abstuvo en la votación de una resolución que apoyaba desde 1992.

Para justificar esta censurable decisión las autoridades colombianas acudieron a la manipulación, ingrata y políticamente motivada, sobre la altruista, consagrada, discreta e inobjetable contribución de Cuba a la paz en ese país, un tema en el que la conducta del Gobierno cubano es universalmente reconocida.

La agresividad del imperialismo se complementa con un intenso y grosero programa de subversión política e injerencia en los asuntos internos de Cuba, al que le han dedicado, en los últimos tres años, alrededor de 120 millones de dólares que sufragan los contribuyentes de ese país. 

Con creciente activismo y como se ha divulgado ampliamente, hay un involucramiento directo de su Embajada en Cuba en estas acciones, en franca violación de las leyes cubanas y del Derecho Internacional, específicamente, de la Convención de Viena sobre Relaciones Diplomáticas.

Fiel a la trayectoria histórica de la Revolución, el Gobierno cubano ha permanecido firme y sereno frente a esta abierta y creciente hostilidad.

Hemos rehusado morder el señuelo de las provocaciones y seguimos comprometidos, responsablemente, con la preservación de los lazos bilaterales formales y los escasos espacios de cooperación oficial que aún permanecen en vigor entre ambos países, procurando proteger las condiciones que permiten los vínculos familiares de millones de ciudadanos y la comunicación entre los dos países.

Sin embargo, conviene enfatizar con absoluta claridad que Cuba adoptará todas las medidas que resulten necesarias para frenar los propósitos intervencionistas de los Estados Unidos, proteger la tranquilidad y el bienestar de la población, salvaguardar la unidad nacional y defender, al precio que sea necesario, la soberanía y la independencia del país (Aplausos). 

No nos dejaremos provocar, ni renunciaremos a nuestra sagrada independencia.  Ante las amenazas del enemigo, actuaremos como nos ha convocado Raúl: cada uno desde su barrio, desde su comunidad, debe estar listo para salir al combate y hacer suya aquella frase que dijimos cuando el fallecimiento del Comandante en Jefe de la Revolución cubana: ¡Yo soy Fidel! (Aplausos.)

Cuando se mira afuera, se confirman todas las razones para resistir y crear sin desmayos.  La crisis del multilateralismo, tan cuestionada en la más reciente Cumbre de los No Alineados, por los profundos desequilibrios que provoca y su permanente amenaza a la paz, nos muestra un mundo donde se profundizan las desigualdades y se margina y excluye a las mayorías.

El neoliberalismo, empujado por los poderes mediáticos y los fundamentalismos de todo tipo, empobrece naciones que ayer fueron prósperas.  Acabamos de comprobarlo en Argentina, salvada ya una vez del desastre neoliberal y convertida, nuevamente, en “tierra arrasada” en solo cuatro años de desproporcionados ajustes, como están documentando sus intelectuales y artistas, indignados por las elevadas deudas sociales que deja el Gobierno saliente, gran impulsor de las recetas neoliberales.

Bajo similares esquemas, el modelo chileno, tan exaltado por los organismos financieros internacionales, hoy muestra la incapacidad para resolver los problemas sociales que genera la economía diseñada por los Chicago Boys. Sus jóvenes, golpeados y abusados por cientos, están protagonizando, en manifestaciones incansables, una batalla épica contra el sistema que los excluye.

Reclaman derechos que no ha atendido con seriedad su Gobierno ni parecen ser visibles para la OEA, que tanta preocupación muestra por la estabilidad y la democracia en Venezuela, Nicaragua y hasta en Cuba, que no tiene nada que agradecer al “ministerio de colonias”, al que por suerte dejamos de pertenecer hace más de 50 años.

Ratificamos que mantendremos la solidaridad y cooperación con la República Bolivariana de Venezuela, su Gobierno legítimo bajo la presidencia de Nicolás Maduro Moros, y con el Gobierno y pueblo sandinistas, liderados por el presidente Daniel Ortega.

Valga el recordatorio para aquellos que montan los shows anticubanos con el grotesco Secretario General de la OEA en el centro de la escena.

Otro episodio indignante e inaceptable que nos deja 2019 es el golpe de Estado al presidente Evo Morales Ayma, en Bolivia, promovido por la oligarquía local bajo orientaciones yanquis, también con la escandalosa complicidad de la OEA.

Profundamente racistas, los ejecutores del golpe de Estado, repiten la fórmula ensayada contra Venezuela de poderes autoproclamados. Ya no importa si se ha comprobado que fue mentiroso el informe de la OEA y que jamás hubo violaciones ni fraude por parte del MAS.  Sus líderes están refugiados hoy en otros países, perseguidos por los reales delincuentes: los que se hicieron del poder con la Biblia en una mano y el fusil en la otra.

Desde que se inició el golpe, Cuba lo condenó.  Reafirmamos hoy aquí nuestra solidaridad con el compañero Evo Morales Ayma y el pueblo boliviano (Aplausos).

A los intentos foráneos por desestabilizar a los Estados caribeños de Dominica y Surinam, respondemos que la solidaridad de Cuba con ambos gobiernos y pueblos es sólida y firme.

En ese amargo contexto han emergido procesos esperanzadores en México y Argentina.  Ninguno de ellos se ha propuesto construir el socialismo ni estatizar la economía y, aun así, ya ha comenzado la guerra contra sus políticas sociales, agitando el fantasma de la influencia marxista.

Ratificamos nuestras simpatías y solidaridad con el Gobierno de Andrés Manuel López Obrador en México, y aplaudimos la elección de Alberto Fernández y Cristina Fernández como presidente y vicepresidenta de Argentina (Aplausos). Insistimos en que debe reclamarse la restitución de la inocencia de Lula, sus derechos políticos y su consiguiente libertad plena.

En México y Argentina asistimos, durante el último año transcurrido, al resurgimiento del sueño integrador y la idea de preservar la Celac, diversa y plural, que logró establecer en nuestro país, en 2014, más que una Proclama, una voluntad compartida de ser para siempre Zona de Paz.

Los lazos con África, Asia, Oceanía y Medio Oriente, se consolidan. Se han fortalecido nuestras relaciones políticas y los intercambios de alto nivel con la Federación de Rusia, la República Popular China y la República Socialista de Vietnam.

Ha sido un año positivo en los vínculos con la Unión Europea y sus Estados Miembros en las diferentes esferas, incluida la económica comercial, de inversión y la cooperación.

La participación de Cuba en la XVIII Cumbre del Movimiento de Países No Alineados, celebrada en Bakú, Azerbaiyán, fue activa y fructífera. Reiteramos la importancia de que el Movimiento desempeñe un papel internacional cada vez más vigoroso para enfrentar unidos los grandes desafíos impuestos a los países del Sur.

Compañeras y compañeros:

A grandes rasgos hemos descrito la situación política internacional, agravada por la ya citada crisis del multilateralismo y la elevada injerencia norteamericana en nuestra región.

En ese contexto, plagado de riesgos y amenazas, el discreto comportamiento de la economía cubana no es una excepción.  La Cepal (Comisión Económica para América Latina de las Naciones Unidas), confirmó que persiste la desaceleración generalizada en América Latina y el Caribe, previéndose un crecimiento del 0,1 %. Y anuncia que será bajo para 2020, con una tasa estimada del 1,3 %, en un contexto internacional caracterizado por el agravamiento de las tensiones comerciales, entre otros factores.  En esos índices se mueven los resultados económicos de Cuba en 2019, con su 0,5 % de crecimiento y los pronósticos para el 2020, situados en un realista 1 %.

No somos excepción. Lo verdaderamente excepcional es que no hayamos descendido bajo el peso de las descomunales presiones y la persecución financiera exacerbada este año hasta límites insólitos.

La excepcionalidad es también que no hemos acudido a las cómodas recetas neoliberales que vuelven a ponerse de moda, aunque esté más que probado que solo sirven para agigantar la brecha entre los pocos, poquísimos, cada vez más ricos y las mayorías que se empobrecen aceleradamente.

Permítanme recordar que en el apogeo del neoliberalismo, en la década de los años 90 del pasado siglo, Fidel “fue al futuro y regresó para contarlo”, como se dice de sus facultades premonitorias.  En el contexto de una Cumbre Iberoamericana, en 1993, nuestro líder histórico avisó:

“El neoliberalismo no tiene porvenir y llegará el momento en que todo eso empiece a cuestionarse, pero tiene que pasar el tiempo y, mientras tanto, tenemos que estar ahí luchando por las cosas más justas, por las ideas más correctas, formando conciencia.  Es muy importante que los pueblos tomen conciencia, y los pueblos van a tomar conciencia en la medida en que ven que estas recetas no resuelven los problemas”.

Cuando Fidel expresó aquella crítica adelantada, los teóricos del sistema se empeñaban en convencernos de que el capitalismo era el fin de la historia.  Hoy podríamos decir que estamos asistiendo al fin de la historia del capitalismo.  Todo lo que vemos es repetición de fórmulas que ya probaron su ineficacia y, lo que es peor, a pesar de su elevado costo social.

No, gracias, no queremos eso para nuestro pueblo. Queremos prosperidad y vamos a luchar por ella a brazo partido; pero nunca al costo de dejar a las mayorías fuera de sus beneficios.

No nos interesa una sociedad, como hemos visto tantas por ahí, donde las luminarias que publicitan el progreso opacan a las estrellas en el cielo, mientras cientos de personas duermen en los parques y decenas de niños se lanzan sobre vehículos climatizados para limpiarles los vidrios a sus acomodados pasajeros, hombres y mujeres que creen aliviar sus conciencias lanzándoles unas monedas para comer.

Queremos que la decencia, la belleza, el buen gusto y la cultura del detalle se instalen en nuestras ciudades y que las mejores prácticas productivas hagan florecer nuestros campos.  Queremos que el trabajo honrado y la eficiencia les ganen la guerra a las ilegalidades, al burocratismo, al acomodamiento, a la inercia y a la apatía.

Los cubanos somos vencedores del imposible.  Y es un buen momento para proponernos otro año de excepcionalidad positiva.

Pasando revista a lo más sobresaliente del que termina, a nosotros mismos nos sorprende el salto por encima de las dificultades:

Comenzando 2019, un devastador tornado dañó severamente viviendas y centros productivos de cinco municipios de nuestra capital.  Aquella madrugada del 28 de enero, en medio de la oscuridad, entre los escombros, pocos creyeron que sería posible restañar sus profundas heridas y cumplir los programas de construcción y embellecimiento por los 500 años de La Habana.

Un real tornado de trabajo, esfuerzo, solidaridad e inteligencia colectiva borró en unos meses el golpe de la naturaleza, imponiendo récord en las inversiones previstas.

Eso contribuyó al sobrecumplimiento que más nos anima al terminar el primer año de la Política de la Vivienda aprobada.  Con esfuerzos propios, subsidios y estatalmente, se terminaron 43 700 viviendas, 10 000 más que lo planificado, una verdadera inspiración para los próximos años, en que aspiramos a terminar más de 60 000 anualmente.  Solo así y bajo nuevos conceptos de funcionalidad, calidad y armonía con el entorno, llegaremos un día a resolver los acumulados problemas con la vivienda.

Fue también 2019 el año de empezar a ver el resultado de las más fuertes inversiones en el transporte terrestre y ferroviario.  Se pusieron en funcionamiento 80 nuevos coches en los trenes nacionales, lo cual se acompañó de una renovación de la calidad de estos servicios, así como la rehabilitación de las principales estaciones ferroviarias.

Se incorporaron a los servicios públicos más de 300 ómnibus ensamblados en Cuba, 69 semiómnibus y 125 triciclos, al tiempo que se avanzó en la recuperación de ómnibus paralizados por largo plazo, lo que puso un poco de alivio en uno de los problemas más agudos del país y que seguirá demandando recursos y eficiencia.

Los trabajadores del sector presupuestado seguramente recordarán que en 2019 sus salarios se multiplicaron hasta tres veces, lo que favoreció, entre otras cosas, la reincorporación de 12 942 maestros a las aulas, para el 96,9 % del completamiento de la cobertura docente sin utilización de alternativas.

Mañana es el Día del Educador, a los queridos maestros cubanos llegue la felicitación y el reconocimiento por sus aportes en ese día (Aplausos).

Sin llegar aún la reforma salarial, el aumento elevó el valor real de los ingresos de los trabajadores del sector estatal y en menor medida de la seguridad social, una demanda pospuesta durante años en espera de un mejoramiento de la economía, que sigue pendiente.

Fue el año en que se extendieron y profundizaron los servicios de telefonía y acceso a Internet, al punto de pasar de uno de los últimos lugares en el mundo a ser una de las sociedades donde más dinámicamente creció la conexión a la red de redes.

Siete millones trescientas mil líneas telefónicas, de ellas 6 millones para teléfonos móviles y más de 3 millones de usuarios utilizando tecnología de 3G y 4G, significan avances trascendentes en el propósito de alcanzar la mayor informatización de la sociedad.

Párrafo aparte para el turismo que, siendo el sector más golpeado por el reforzamiento del bloqueo, junto con los servicios médicos, logró sobrepasar los 4 millones de turistas, poner en explotación 3 855 nuevas habitaciones y avanzar en el encadenamiento de la producción nacional, la inversión extranjera y el sector no estatal, aspectos en los que hay que continuar trabajando, por su incidencia en la economía nacional y en el mejoramiento continuo de la calidad.

En la Zona Especial de Desarrollo Mariel ya funcionan plantas industriales que fabrican productos cubanos necesarios para nuestro mercado interno y con posibilidades de exportación.

Pero lo más trascendente del año para esta legislatura y para todos los ciudadanos es que se aprobó la nueva Constitución, que fortalece la sociedad cubana y abre nuevos caminos a la institucionalización del país.

De su implementación han emergido seis leyes en dos periodos de sesiones, en un ejercicio legislativo sin precedentes que hoy nos deja con los instrumentos legales indispensables para el mejor funcionamiento de la propia Asamblea Nacional, las municipales y los Consejos Populares, así como con nuevas figuras y formas de ejercicio del Gobierno, que deben conducirnos al perfeccionamiento impostergable de los órganos de poder del pueblo.

En esta sesión parlamentaria hemos elegido por primera vez en estos años al Primer Ministro y además al nuevo Consejo de Ministros.  Podemos asegurarles que el compañero Manuel Marrero Cruz, los viceprimeros ministros y los ministros designados se entregarán por completo, dando continuidad a la enaltecedora acción de ejercer el gobierno con el pueblo y para el pueblo.

Avanzábamos en esa dinámica de trabajo en función de las más apremiantes necesidades y demandas de la población, cuando la arremetida imperial nos privó de más de un 50 % de las necesidades de combustible a partir de septiembre.

Llegó la “coyuntura”, ese periodo que tensionó todas nuestras fuerzas para evitar afectaciones y retrocesos.    Y se hicieron chistes y memes en las redes sociales que pasarán a la lista de una de las más poderosas fuerzas del ser nacional: la capacidad de bromear hasta con nuestros más graves problemas. Incluso, los que empleamos la palabra inicialmente para espantar los sustos provocados por el rumor malintencionado de que volverían los momentos más difíciles del Periodo Especial, aliviamos las angustias por las paradas llenas, las gasolineras apagadas o con largas colas, las producciones detenidas y todos los problemas asociados, riéndonos cuando no quedaba otra salida.

Esa fue una pelea más que ganamos, pero no totalmente (Aplausos).  Si la “coyuntura” nos obligó a buscar en las experiencias de tiempos peores prácticas de ahorro engavetadas, apenas ha pasado la crisis más dura y algunos choferes de autos estatales han vuelto a subir los cristales y a olvidarse de la solidaridad.  Y hay medidas que no pueden ser coyunturales.  Tenemos que imponerlas hasta que la rutina las vuelva costumbre. Como todas las formas de ahorro y todas las prácticas solidarias.

Esta es una decisión.  No es un pedido.  Es una disposición que doy en nombre del Gobierno y de las necesidades de la mayoría (Aplausos).  Y exigiremos su cumplimiento porque es mandato del pueblo.

Lo bueno que tienen los malos tiempos es que nos educan en mejores prácticas. Y de algo debe servirnos la educación y la cultura adquiridas en 60 años de Revolución, esa riqueza moral que no hay tesoro material que la sustituya o la supere.

He mencionado solo algunos de los hechos más notables de la actividad del Gobierno en el año, por su impacto en toda la población y porque las comparecencias de nuestro Ministro de Economía y de nuestra Ministra de Finanzas han dado los detalles indispensables.

Otros datos y resultados por organismos serán publicados en el sitio de la Presidencia y esperamos que nutran nuestras redes sociales.  En verdad hay mucho de qué enorgullecernos, como queda todavía muchísimo por resolver.  Lo más apremiante es el ordenamiento monetario.

No olvidamos lo que dijo hace dos años el General de Ejército sobre el tema:

“Nadie puede calcular, ni el más sabio de los sabios que tengamos nosotros, el elevado costo que ha significado para el sector estatal la persistencia de la dualidad monetaria y cambiaria, la cual favorece la injusta pirámide invertida, donde a mayor responsabilidad se recibe una menor retribución y no todos los ciudadanos aptos se sienten motivados a trabajar legalmente, al tiempo que se desestimula la promoción a cargos superiores de los mejores y más capacitados trabajadores y cuadros, algunos de los cuales emigran al sector no estatal.

“Debo reconocer que este asunto nos ha tomado demasiado tiempo y no puede dilatarse más su solución”. Los aplausos que entonces acompañaron sus palabras tenemos el deber de transformarlos en esfuerzos para cumplir con los plazos previstos.

Podemos asegurarles que el ordenamiento monetario se encuentra en fase avanzada de estudio y aprobación. Actualmente se concentran los esfuerzos en la validación integral de los resultados de cada tema; la elaboración de las normas jurídicas, la organización y ejecución de los procesos de capacitación, aseguramiento político y comunicación social.

Se confirma la integralidad del proceso y su complejidad, dado que abarca aspectos estrechamente interrelacionados que tendrán impacto en toda la sociedad, los que serán aplicados con la secuencia prevista, minimizando los efectos en la población.

Este proceso no es un canje de monedas, por lo que ratifico lo expresado en ocasiones anteriores en cuanto a que se garantizarán los depósitos bancarios en divisas extranjeras, pesos convertibles, pesos cubanos, así como el efectivo en manos de la población.

Todas las medidas derivadas del mismo serán oportunamente informadas a nuestro pueblo.

Compañeros y compañeras:

Tres prioridades nos hemos planteado para enfrentar los ataques del adversario sin renunciar a nuestros programas de desarrollo.  La primera es ideológica y tiene que ver directamente con nuestra defensa, desde las más profundas convicciones.  El pueblo cubano, formado y entrenado por Fidel en batallas legendarias, está preparado, para entender y asumir cuantos problemas nos plantee la agresión enemiga.  Solo necesita estar informado y recibir las explicaciones oportunamente.

Lo demostró cuando informamos la situación creada con la disponibilidad de combustible y convocamos a convertir un ataque del enemigo en oportunidad para desatar la creatividad y rescatar saberes de otros tiempos.

Fortalecernos ideológicamente significa convertir la resistencia en aprendizaje y ese aprendizaje en soluciones emancipadoras, en tanto nos liberan de viejas dependencias y ataduras a esquemas de trabajo obsoletos.

Cuando convocamos a pensar como país y pensar distinto, estamos llamando a crear.  Cuba es un pueblo de creadores.  ¿Qué ha sido nuestra larga resistencia sino un acto perpetuo de creación?

Otra prioridad es la batalla económica. Y vean que no digo la segunda batalla, digo “otra prioridad”, porque todas tienen importancia.

El enemigo ha convertido la economía cubana en el primer objetivo a destruir.  No solo porque es el camino a la destrucción de la Revolución, sino porque es un modo de demostrar que el socialismo es un sistema inviable. Y cada minuto de la resistencia a la agresión está diciendo justamente lo contrario: que solo el socialismo hace posible el milagro de una pequeña nación victoriosa frente a un poderoso imperio que no ha podido rendirla.

Pero no solo nos interesa resistir.  Ese mérito lo conquistamos hace tiempo.  El desafío es, en medio de esa misma guerra, conquistar la mayor prosperidad posible.  Para ello necesitamos mayores producciones, más diversas y de más calidad, con el valor añadido de la ciencia y los encadenamientos que deben ponernos en capacidad de disminuir las importaciones y aumentar las exportaciones, en un esquema de sostenibilidad a la altura del conocimiento científico y las demostradas habilidades del cubano. Con tal convicción defenderemos el Plan de la Economía y el Presupuesto para el 2020 aprobados en esta sesión.

Junto a esas prioridades está el ejercicio legislativo cuyo cronograma se aprobó también en esta Asamblea.

En los próximos meses y años debemos aprobar nuevas leyes y prepararnos para legislar sobre temas trascendentes por su alta sensibilidad, que incluye algunos que han sido motivo de preocupación por diversas personas, relacionados con la violencia de género, el racismo, el maltrato animal y la diversidad sexual.

Los cuatro están siendo objeto de atención y seguimiento para reforzar y fortalecer la legalidad, pero sin dar espacio a enfrentamientos y fracturas que tratan de promover fuerzas exógenas empeñadas en interferir en asuntos sagrados para la sensibilidad nacional.

El Gobierno cubano, nacido de la Revolución que liberó a la mujer de la esclavitud doméstica, que hizo a todos los ciudadanos iguales, que sanciona y condena la violencia en todas sus formas, conoce y comparte las insatisfacciones de sectores de la población afectados por los vestigios de los abusos que sobreviven en su seno, pese a las políticas oficiales orientadas a la conquista de “toda la justicia”, como pedía Martí.

Lo que no podemos perder de vista es que solo llegaremos a esa justicia total como hemos llegado hasta aquí, en medio de los peores augurios y vendavales; con unidad y en unidad.

No es fragmentando la sociedad, acusando al otro, buscando lo que nos divide, como llegaremos a solucionar nuestras deudas con lo más justo para todos: ¡Unidos hemos vencido!  ¡Unidos venceremos! 

Recientemente hemos aprobado un programa de Gobierno para enfrentar la discriminación racial.  Ese es el espíritu que nos anima cuando nos disponemos a enfrentar un nuevo año con la certeza que nos deja este: ¡Juntos todo es posible!  Una sociedad donde la mujer escaló en 60 años del rincón más oscuro de la casa al podio de la mayoría profesional del país; una nación mestiza, donde todos somos tan claros que parecemos blancos y tan oscuros que parecemos negros, como diría Don Fernando Ortiz; un pueblo tan sensible que cree en la vida y la exalta todos los días, tiene todas las condiciones para enfrentarse y resolver definitivamente cualquier vestigio de maltrato, exclusión, discriminación o sometimiento que haya sobrevivido a la obra justiciera de la Revolución.  ¡Y lo haremos! 

Así es como vemos el progreso de nuestra sociedad en ámbitos igual de profundos, aunque menos tangibles. Me refiero a la espiritualidad en todas sus dimensiones, a la necesidad de ir creciendo en el reforzamiento de los valores que deben distinguir a una sociedad como la nuestra.  Y a la erradicación de actitudes contrarias a la moral de esa sociedad en la que nos reconocemos.

El General de Ejército ha comentado más de una vez cómo en la escuela donde se formó de niño lo educaron en un ejercicio de introspección autocrítica que a sus años aún sigue practicando: evaluar al final de cada día qué había hecho de útil y de bueno y qué no.

En La Edad de Oro Martí dejó escrito que no debe pasar un día sin que hayamos hecho una buena acción, principio educativo fundamental de La Colmenita a la que tanto admiramos.

No es solo para los niños esa recomendación.  Es para todas las edades y para los ciudadanos en su conjunto.  La hermosa sociedad que nos debemos llegará más pronto en la medida en que exijamos comportamientos cívicos como obligación.

Por poner un par de ejemplos: ¿De qué valen las obras por los 500 de La Habana que han engalanado a la capital, si la higiene de la Ciudad vuelve a desaparecer entre montañas de basura y no se sanciona debidamente ni a quienes tienen la responsabilidad de resolverlo ni a quienes conviven con esas prácticas en sus propias puertas?

Y otro ejemplo: ¿De qué valen los controles, las auditorías, las sanciones severas, si apenas cuando se aplica la ley empezamos a ver al que delinque como víctima?

El paternalismo es otro de esos vicios que debilita la velocidad y profundidad de nuestros avances.  Durante los debates en comisiones se discutió más de una vez sobre las prácticas abusivas de quienes complican y negocian con los trámites más sencillos.  Pero, qué trabajo cuesta que se generalice la sanción moral, la denuncia, la negativa a ser sobornados o a sobornar.

Me he extendido en reflexiones sobre estos asuntos porque aquí estamos casi todos los responsables, no solo de hacer y aprobar las leyes, sino también de hacerlas cumplir.  Y es nuestro deber convertirlas en letra viva (Aplausos).

Queda mucho por decir y hacer, pero, además, falta darnos el tiempo para celebrar el año que concluye, cargado de tensiones y desafíos, pero tanto como de victorias.

Vivamos los próximos días y horas como si triunfara la Revolución otra vez. La Revolución triunfa cada vez que le arrebatamos al imperio una victoria para nuestra causa.  Y en 2019 lo hicimos muchas veces (Aplausos).

Que nuestras plazas urbanas y rurales se llenen de música y de alegría.

Hay todas las razones para festejar.  En el año 61 de la Revolución, nos tiraron a matar y estamos vivos. Vivos, celebrando y empeñados en seguir ganando.

¡Patria o Muerte!

¡Socialismo o Muerte!

¡Venceremos!

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.