La Bolivia nel labirinto

Menzogne vanno e falsità vengono. In Bolivia il governo di fatto, giunto al potere con un colpo di Stato, ha sguainato le sue sciabole con l’appoggio di una Polizia e di Forze Armate che si erano nascoste nelle caserme durante l’aggressione al presidente Evo Morales, e che, una volta consumato il piano degli Stati Uniti e dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) hanno riempito le strade per reprimere i manifestanti.

Molti, conosciuto l’anticipato rapporto della OSA, che non ha mai dimostrato la presenza di una frode nelle votazioni, hanno pensato che la destra golpista avrebbe “raccolto candele” per far sì che la nazione tornasse alla calma, ma è avvenuto tutto il contrario.

L’attiva ambasciata statunitense e il segretario generale della OSA Luis Almagro, s son incaricati di «fabbricare» l’indice mediatico necessario per far sì che la parola «frode» fosse seminata come una «verità» inconfutabile.

Del resto della pellicola si sono incaricati sia i media boliviani della destra che la grande stampa occidentale, sempre a lato degli interessi oligarchici e trans nazionali.

I 35 morti per la repressione della polizia, le centinaia di feriti e un numero simile di detenuti sono stati ovviamente dimenticati da questi media dell’informazione.

Ora, quando si prevedono nuove elezioni per il 2020, si programma un piano per fabbricare un Evo “cattivo” e si è giunti al colmo che il Pubblico Ministero ha dettato un ordine di detenzione contro Morales .

I delitti di cui lo si accusa mettono a nudo questa chiamata “giustizia” di stile Bolsonaro, in Brasile, Moreno, in Ecuador, o Macri, quando governava in Argentina.

Ora Evo Morales dev’essere detenuto, accusato di “sedizione”, “terrorismo” e “finanziamento del terrorismo”. E c’è di più. Risulta anche che le autorità di fatto considerano Evo come responsabile dei 35 morti provocati dalla repressione una volta realizzato il colpo di Stato.

Per anticipare il futuro cammino, il segretario generale della OSA Luis Almagro, ha incontrato pochi giorni fa a Washington l’oppositore boliviano Luis Fernando Camacho, uno dei quelli che ha guidato il colpo di Stato contro il presidente boliviano.

Secondo lo stesso Almagro, l’incontro è stato organizzato per conversare sulla «transizione e le prossime elezioni», e qualcuno degli osservatori sostiene che Camacho è il candidato degli Stati Uniti.

Un’altra notizia della stessa tendenza segnala che l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) è tornata in Bolivia, paese dal quale era stata espulsa per la sua intromissione nei temi interni e per realizzare mandati da Washington contro la nazione sudamericana.

In accordo con il quotidiano locale Página Siete, è stata realizzata di recente, a La Paz, una riunione tra il ministro di Governo di fatto Arturo Murillo, con l’amministratore assistente della USAID per l’America Latina e i Caraibi, John Barsa, che hanno accordato che l’entità statunitense può tornare a collaborare con questo paese.

Infine una vera sentenza di Luis Almagro e della sua «verità»: un dispaccio dell’agenzia EFE, firmato a Washington, segnala che il «distinto» Segretario Generale della OSA afferma che «l’unica opzione di Evo Morales era rinunciare alla presidenza».

Contrariamente a quanto è stato detto, ed è stato provato in tutte le relazioni sul processo elettorale boliviano che non ci sono state frodi di sorta, Luis Almagro ha difeso il ruolo «trasparente e neutrale» della sua organizzazione su quello che è accaduto in Bolivia.

Si tratta di nascondere quello che sa tutto il mondo: la OSA ha giocato un ruolo vile con infami menzogne che hanno provocato il clima di tensione e la morte di 35 manifestanti, uccisi dalla polizia che poi ha sostenuto il governo di fatto, sorto dopo un colpo di Stato.

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