Carlos Fazio www.cubadebate.cu
Il regime di Donald Trump mente. Mente ed inganna sull’Iran e Venezuela, come in precedenza ha fatto con il colpo di stato civico-poliziesco-militare-mediatico che ha rovesciato il presidente costituzionale Evo Morales e imposta l’autoproclamata Jeanine Áñez in Bolivia.
Insieme a Trump, due dei maggiori bugiardi dell’impero sono il vicepresidente, Mike Pence, ed il segretario di stato, Mike Pompeo, che hanno mentito sull’omicidio del generale Qasem Soleimani a Baghdad, e lo fanno attorno alla seconda auto-proclamazione del burattino Juan Guidó in Venezuela. E quel che è peggio, i loro pasticci contano sulla complicità dei loro operatori politici mediatici nella stampa egemonica occidentale, che falsificano l’informazione che consumano i loro pubblici.
Senza esibire alcuna prova, Trump ha invocato informazioni segrete per giustificare l’assassinio di Soleimani, sostenendo che il generale iraniano stava pianificando attacchi contro militari e diplomatici USA. Ma secondo il colonnello in pensione Lawrence Wilkerson, capo di gabinetto dell’ex segretario di stato Colin Powell dal 2002 al 2005, Trump, Pence e Pompeo mentono ora come lo fecero, nel 2003, George W. Bush e Dick Cheney per invadere l’Iraq.
Mentiremo, inganneremo e imbroglieremo, come sta facendo ora Pompeo, come sta facendo Trump, ha detto Wilkerson, che ha accusato di mendacità altri membri del suo partito politico, il Repubblicano, tra cui l’attuale Segretario alla Difesa, Mark Esper, ed i senatori Lindsey Graham e Tom Cotton. Inganneremo e imbroglieremo la popolazione per fare tutto ciò che sia necessario per continuare con il complesso bellico-militare-industriale. Wilkerson, che ha definito come un colpo di stato a fuoco lento quello del 2002 contro Hugo Chávez ed ha definito “operazione segreta […] con alti e bassi” la politica di cambio di regime diretta da Elliott Abrams contro Nicolás Maduro, ha affermato a The Real News Network che nessuna azione nel nostro emisfero, di cui abbia memoria, ha trattato di democrazia e libertà, anche se usiamo facilmente quelle parole per descrivere le nostre motivazioni, perché fanno stare bene il sonnolente popolo USA.
Al momento, la tabella di marcia dell’amministrazione Trump per il Venezuela è imporre un governo di transizione telediretto dall’Ufficio Ovale. E per questo, insieme al rincrudimento di misure punitive unilaterali, cerca usare come ariete l’Assemblea Nazionale (in ribellione) e quel buffonesco mostro imperiale, il deputato Guaidó.
Il 9 gennaio, a Caracas, il ministro degli Esteri Jorge Arreaza ha letto alla stampa estratti della nota diplomatica che avrebbe inviato l’ambasciata USA ai paesi caraibici lo scorso 17 dicembre e che è stata fatta trapelare al governo venezuelano. Intitolata Il governo USA chiede il sostegno per una dichiarazione elettorale sulle elezioni libere e giuste dell’Assemblea Nazionale del Venezuela nel 2020, il documento del Dipartimento di Stato, che si apparta dalla Carta delle Nazioni Unite, segue uno schema simile a quello usato in Bolivia per imporre Jeanine Áñez, e richiederebbe che i paesi che lo avrebbero ricevuto lo consegnassero, esprimendo la loro adesione, fino allo scorso 2 gennaio, per poi essere ufficialmente pubblicato il 5 di questo mese. Cosa che, fin ad ora, non è avvenuto.
Falliti i successivi tentativi di colpo di stato morbido con asse nell’imposizione di elezioni presidenziali, la rinnovata strategia USA cerca sostegno internazionale per intervenire nelle elezioni parlamentari venezuelane del 2020. Da qui la truffa montata sulla patetica seconda auto-proclamazione del fantoccio Guaidó di fronte ad un gruppo di deputati accoliti…negli uffici del quotidiano di opposizione El Nacional!, dopo essersi rifiutato di entrare nel Palazzo Legislativo ed installare la sessione il 5 gennaio -come era suo obbligo, poiché c’era quorum e presenza di membri dell’assemblea di tutte le forze politiche-, rimanendo all’esterno della sede parlamentare e pretendendo entrare nell’emiciclo saltando una recinzione, un’immagine che è diventata virale ed è stata copertina di un presunto boicottaggio della sua rielezione sulla stampa internazionale a pagamento.
Quel giorno, dopo l’irreparabile discredito di Guaidó nei ranghi dell’opposizione -il presunto presidente ad interim è stato segnalato per corruzione dal suo ex ambasciatore immaginario in Colombia, Humberto Calderón Berti, che lo ha accusato di aver rubato parte del denaro che la Casa Bianca ha inviato per finanziare l’Operazione Aiuto umanitario + Concerto a Cúcuta del 23 febbraio 2019- è stato eletto presidente dell’Assemblea Nazionale Luis Parra, del partito di estrema destra Primero Justicia, che ha ottenuto 81 voti dai 140 deputati presenti (su un totale di 167) che sono accorsi al recinto parlamentare.
L’agenda interventista USA è accreditata nella fase con le dichiarazioni del Segretario di Stato Pompeo, che promuove una rapida transizione negoziata alla democrazia come la via più efficace e sostenibile per la pace e la prosperità (sic) in Venezuela, e quelle dell’inviato speciale, Elliott Abrams, condannato per crimini di guerra, che venerdì ha ribadito che tutte le opzioni sono sul tavolo. Ha detto: Come abbiamo visto in Medio Oriente, qualsiasi presidente USA, se vuole usare la forza per difendere i nostri interessi nazionali, utilizzerà la forza. Francamente, non dipende da Guaido, dipende dal presidente Trump.
(Tratto da La Jornada)