Bolivia: il fascismo allo scoperto

Raúl Antonio Capote  www.granma.cu

Il governo de facto della Bolivia non nasconde il suo carattere antipopolare, razzista e repressivo. Il potere golpista guidato dalla presidentessa Jeanine Áñez sembra star emulando i propositi di diffusione del terrore che accompagnarono la Giunta Militare Cilena, guidata da Augusto Pinochet, ed il resto dei governi militari-fascisti in America Latina del XX secolo.

Decine di relazioni dalla Bolivia, fornite da organizzazioni di difesa dei diritti umani, attivisti del Movimento Al Socialismo (MAS), sedi diplomatiche, gruppi e persone indipendenti danno conto del terrore seminato nella popolazione; l’uso massiccio della tortura; degli omicidi selettivi, che includono il lancio di persone vive da elicotteri; minacce di morte; linciaggi eseguiti dai già famosi “civici”; le sparizioni e la severa censura dei media, con il rogo, persino, di stazioni TV e radio.

Medici boliviani, soprattutto laureati della Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM), che hanno lavorato a fianco dei cubani, attivisti del MAS e giornalisti critici del golpe fanno parte dei già più di mille morti e scomparsi che si registrano.

L’Associazione dei laureati nell’ELAM denuncia, nelle reti sociali, la persecuzione di cui sono oggetto, i licenziamenti ingiustificati e la grande campagna di discredito a cui sono sottoposti.

La polizia ha dato l’ordine di non fornire assistenza medica ai feriti dalla repressione governativa e l’inosservanza di tale ordine è severamente punita. Recentemente Mirtha Sanjinez, amministratrice di un grande ospedale, è stata presentata in una conferenza stampa dalla polizia, come “collaboratrice di criminali e terroristi”, perché secondo le forze di sicurezza non ha eseguito l’ordine.

L’azione repressiva contro la stampa è stata chiamata, dagli sbirri di Áñez, come “operazione di smantellamento dell’apparato di propaganda del regime dittatoriale di Evo Morales”.

Le reti Telesur, Bolivia tv e rt in spagnolo sono state chiuse, i giornalisti che hanno collaborato con loro sono stati arrestati. La corrispondente di Al-Jazeera, Teresa Bo, è stata colpita da un proiettile lacrimogeno in piena faccia mentre trasmetteva un reportage dal vivo.

Il caso di Facundo Molares

 

Il fotoreporter argentino Facundo Molares Schonfeld seguiva le elezioni in Bolivia ed il colpo di stato contro Evo Morales, nella città di Montero-Santa Cruz, come delegato per la rivista Centenario, quando a causa di problemi di salute è stato ricoverato, l’11 novembre, nell’Ospedale Giapponese di Santa Cruz de la Sierra.

Il motivo delle sue condizioni ed il successivo ricovero in ospedale è stata un’insufficienza renale acuta, non presenta alcuna ferita da arma da fuoco o arma bianca. Il dottor Víctor Hugo Zambrana, del suddetto ospedale, in dialogo con il canale Notivision de Bolivia, il 14 novembre 2019, ha dichiarato che “ha un’insufficienza renale acuta, ha uno shock settico, ha un edema polmonare acuto (…) e anche qualche altra possibilità di hantavirus (…) ».

Nonostante il suo delicato stato di salute, il giudice, in prima istanza, ha ordinato la sua detenzione presso il Centro di Riabilitazione “Santa Cruz – Palmasola”. Pochi giorni dopo si è ordinato il suo trasferimento al Carcere di Massima Sicurezza di «Chonchocoro», nella città di La Paz, che non ha le condizioni sanitarie minime, né ha un Centro Sanitario per poter garantire cure elementari di fronte ad un quadro così complesso come quello che soffre Facundo Molares.

Il giornalista Facundo Molares è accusato di appartenere attualmente ad un gruppo armato e di essere stato assunto per fornire “istruzione paramilitare” ed intervenire in scontri con gruppi civici, cosa di cui non è stata presentata alcuna prova; i testimoni del suo agire in quei giorni del golpe, non lo hanno mai visto armato, tranne della sua macchina fotografica.

Il mancato rispetto dell’asilo politico

 

All’interno dell’ambasciata messicana in Bolivia si trovano Juan Ramón Quintana, ministro del Governo, e uno degli uomini di fiducia del Presidente Morales. Il regime di Áñez ha emesso un mandato di arresto contro di lui con l’accusa di sedizione e terrorismo.

Ci sono anche Javier Zavaleta López, ministro della difesa di Morales; Héctor Arce Zaconeta, procuratore generale; Félix César Navarro Miranda, ministro delle miniere; Wilma Alanoca, ministra delle Culture dal 2017 al 2019, e Hugo Moldiz, che è stato ministro del Governo fino al 2015.

Inoltre, si trovano rifugiati Víctor Hugo Vásquez Mamani, che occupava il governatorato del dipartimento di Oruro; Pedro Damián Dorado López, vice ministro dello Sviluppo Rurale, e Nicolás Laguna, direttore dell’agenzia digitale del Governo Morales (Agetic).

Dei nove funzionari esiliati, quattro hanno mandato di cattura contro di loro e cinque no, tuttavia, le autorità di fatto non hanno concesso loro i rispettivi salvacondotti affinché possano abbandonare il paese sudamericano.

Ai ministri del Governo costituzionale di Morales, il regime di fatto li accusa di presunti atti di sedizione.

Pressione e una inedita persecuzione sono state esercitate sull’ambasciata messicana, qualcosa, di talmente estremo, a cui neppure i regimi fascisti, che mal governarono il continente negli anni ’70 del secolo scorso, arrivarono.

Ma se la persecuzione contro i diplomatici è stata forte, la pressione sugli esiliati e le loro famiglie è stata terribile.

La Bolivia soffre, mentre il MAS si riorganizza e si prepara per vincere, nuovamente, le prossime elezioni.


Bolivia: El fascismo al desnudo

Raúl Antonio Capote

El gobierno de facto de Bolivia no esconde su carácter antipopular, racista y represivo. El poder golpista que encabeza como presidenta Jeanine Áñez parece estar emulando con los propósitos de difusión del terror que acompañaron a la Junta Militar Chilena, encabezada por Augusto Pinochet, y al resto de los gobiernos militares-fascistas en la Latinoamérica del siglo XX.

Decenas de informes desde Bolivia, brindados por organizaciones defensoras de derechos humanos, activistas del Movimiento al Socialismo (MAS), sedes diplomáticas, grupos y personas independientes dan cuenta del terror sembrado en la población; el uso masivo de la tortura; de los asesinatos selectivos, que incluyen el lanzamiento de personas vivas desde helicópteros; las amenazas de muerte; los linchamientos ejecutados por los ya famosos «cívicos»; las desapariciones y la censura estricta de los medios de comunicación, con la quema, incluso, de televisoras y estaciones de radio.

Médicos bolivianos, sobre todo graduados de la Escuela Latinoamericana de Medicina (ELAM), que trabajaron junto a los cubanos, los activistas del Movimiento al Socialismo (MAS) y los periodistas críticos del golpe forman parte de los ya más de mil muertos y de los desaparecidos que se reportan.

La Asociación de graduados en la ELAM denuncia en las redes sociales la persecución de que son objeto, los despidos injustificados y la gran campaña de descrédito a la que son sometidos.

La policía ha dado órdenes de no brindar atención médica a los heridos por la represión gubernamental y el no cumplimiento de esta orden se castiga con severidad Recientemente Mirtha Sanjinez, administradora de un importante hospital, fue presentada en una conferencia de prensadada por la policía, como «colaboradora de delincuentes y terroristas», porque según las fuerzas de seguridad incumplió la orden.

La acción represiva contra la prensa ha sido llamada, por los esbirros de Áñez, como «operación de desmantelamiento del aparato de propaganda del régimen dictatorial de Evo Morales».

Las cadenas Telesur, Bolivia tv y rt en español fueron clausuradas, los periodistas colaboradores de estas han sido detenidos. La corresponsal de Al-Jazeera, Teresa Bo, recibió el disparo de una carga de gases lacrimógenos en pleno rostro mientras transmitía un reportaje en vivo.

El caso de Facundo Molares

El fotorreportero argentino Facundo Molares Schonfeld cubría las elecciones en Bolivia y el golpe de Estado contra Evo Morales, en la localidad de Montero-Santa Cruz, como delegado por la revista Centenario, cuando por problemas de salud fue ingresado el 11 de noviembre en el hospital Japonés de Santa Cruz de la Sierra.

El motivo de su estado y posterior ingreso hospitalario fue una insuficiencia renal aguda, no presenta heridas de disparos, ni de arma blanca. El doctor Víctor Hugo Zambrana, del referido hospital, en diálogo con el canal Notivisión de Bolivia, el día 14 de noviembre de 2019, afirmó que «tiene una insuficiencia renal aguda, tiene un shock séptico, tiene un edema agudo pulmonar (…) y también alguna otra posibilidad de hantavirus (…)».

Pese a su delicado estado de salud, el Juez, en una primera instancia, ordenó su reclusión en el Centro de Rehabilitación «Santa Cruz–Palmasola». Pocos días después se ordenó su traslado al Penal de Máxima Seguridad de «Chonchocoro», en la ciudad de La Paz, que no cuenta con las condiciones sanitarias mínimas, ni posee Centro de Salud para poder garantizar una atención elemental frente a un cuadro tan complejo como el que padece Facundo Molares.

Al periodista Facundo Molares se le acusa de pertenecer actualmente a un grupo armado, y de haber sido contratado para brindar «instrucción paramilitar» e intervenir en enfrentamientos con grupos cívicos, algo de lo que no se ha presentado prueba alguna; los testigos de su actuación en esos días del golpe, nunca le vieron armado, a no ser de su cámara fotográfica.

El irrespeto al asilo político

Dentro de la embajada de México en Bolivia se encuentra Juan Ramón Quintana, ministro de Gobierno, y uno de los hombres de confianza del Presidente Morales. El régimen de Áñez giró una orden de captura en su contra bajo los cargos de sedición y terrorismo.

Asimismo están Javier Zavaleta López, ministro de Defensa de Morales; Héctor Arce Zaconeta, procurador general; Félix César Navarro Miranda, ministro de Minería; Wilma Alanoca, ministra de Culturas de 2017 a 2019, y Hugo Moldiz, quien fue ministro de Gobierno hasta 2015.

Además, se hallan refugiados Víctor Hugo Vásquez Mamani, quien ocupó la gobernatura del departamento de Oruro; Pedro Damián Dorado López, viceministro de Desarrollo Rural, y Nicolás Laguna, director de la agencia digital del Gobierno de Morales (Agetic).

De los nueve funcionarios asilados, cuatro tienen órdenes de aprehensión en su contra y cinco no, sin embargo, las autoridades de facto no les han otorgado los respectivos salvoconductos para que puedan abandonar el país sudamericano.

A los ministros del Gobierno constitucional de Morales, el régimen de facto los acusa de presuntos actos de sedición.

Sobre la embajada de México se ha ejercido una presión y un hostigamiento inéditos, algo a lo que no llegaron en ese extremo ni los regímenes fascistas que mal-gobernaron el continente en los años 70 del siglo pasado.

Pero si fuerte ha sido el acoso contra los diplomáticos, la presión sobre los asilados y sus familias ha sido terrible.

Bolivia padece, mientras el mas se reorganiza y se prepara para ganar de nuevo las próximas elecciones.

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