Catene di WhatsApp: verifica prima di condividere

Nei tempi di internet è molto comune ricevere attraverso gruppi di WhatsApp o di altre reti sociali, catene di messaggi dei temi più diversi: frasi di amore, attestazioni di fede, annunci di fatti e perfino inviti ad eventi culturali. Generalmente tutte invitano a condividere coi nostri contatti il contenuto.

La cosa preoccupante è quando trasmettono informazione erronea o falsa che acriticamente, senza verificare, replichiamo di numero in numero. Sono tanti gli esempi. Magari i più recenti sono quelli che molti di noi ricevono alludendo alla supposta commercializzazione di un riso proveniente del Pakistan inquinato, o la supposta infestazione di prodotti della marca Arcor con salmonella.

Sul primo di questi, dalla Colombia, il presidente di Fedearroz, Rafael Hernandez, ha smentito questa versione. Hernandez ha assicurato, perfino, che aveva circolato già un anno fa ed è ritornato a prendere forza attraverso la rete di messaggeria istantanea.

“La notizia del riso pachistano inquinato con un virus è falsa (…) questo è simile a quello che si volle fare col famoso riso plastico. In nessun momento è esistita una prova di ciò”, ha detto il dirigente della corporazione.

Allo stesso modo, ha fatto un appello agli utenti a non condividere questo tipo di catene che l’unica cosa che vogliono è creare panico nei consumatori.

“Questo tipo di notizie devono essere corroborate prima di diffonderle perché generano disinformazione alla cittadinanza”, ha precisato.

Il messaggio che circola nelle reti sociali segnala:

“Mi ha commentato un’amica che lavora alla dogana che è arrivato un carico di riso e che non ha superato le norme di sanità, perché dentro c’è un virus che si trova solo in Pakistan. Il riso viene dal Pakistan e l’arabo ha pagato ed ha corrotto affinché sdoganassero la merce e l’hanno già distribuito. Il riso si chiama ‘Dana’ ed il pacchetto è azzurro e dice prodotto in Pakistan, per favore non lo comprino, è molto inquinato.”

Un altro dei messaggi che sono diventati virali nelle ultime ore a Cuba, è quello che si riferisce alla supposta infestazione di prodotti della marca Arcor con salmonella.

“Ministero di Salute informa che non deve comprarsi nessun prodotto della marca Arcor: né succhi, né yogurt perché è stato fatto loro un analisi e si è confermato che hanno il battere Salmonella, le analisi sono positive. Dobbiamo passare l’informazione perché gli antibiotici contro questo battere sono scarsi. E le persone stanno vendendo già questi prodotti a prezzi bassi per liberarsene… Copia e diffondi, questo può salvare la vita di un tuo parente”, dice il testo del messaggio che si è replicato acceleratamente.

D’accordo con la rivista Juventud Tecnica, una squadra di giornalisti di questa pubblicazione ha verificato che tale “conferma” non si trova disponibile in nessuno dei canali ufficiali del Ministero di Salute Pubblica di Cuba.

Inoltre, non è la prima volta che appare questo messaggio virale, benché sì è la prima occasione che arriva agli utenti dell’Isola.

Secondo il sito web Chequeado, l’origine della storia risale al 2017 quando anche è diventato virale, essendo una notizia falsa. In realtà, il testo riportato per questa pagina argentina è identico a quello diffuso a Cuba. Quindi ha rivissuto in varie occasioni, più recentemente in Panama, chiarisce la rivista.

Secondo la Rivista Cubana di Medicina Generale Integrale, la salmonella è un battere che nella maggioranza dei casi è relazionato col consumo di alimenti inquinati come è il caso dell’uovo, della carne cruda, dei frutti di mare, come frutte e verdure senza lavare.

La lezione è verificare, sempre, prima di condividere. Le conseguenze di replicare informazione falsa sono molto diverse, ed in nessuna misura, positive.

Con informazione di Juventud Tecnica e RCN Radio

da Cubadebate traduzione di Ida Garberi

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