Dietro il golpe: i più importanti agenti della CIA in Bolivia

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Proprio come avevo avvertito, i piani per il golpe contro il presidente della Bolivia Evo Morales furono portati a termine. Tuttavia, si ricordi che questo è solo l’inizio di ciò che Langley ha in serbo per i Paesi dell’America Latina che non gradisce. L’elenco è lungo e ogni cosa indica che Managua è la prossima. Ne parlerò di più nei prossimi articoli. Oggi, tuttavia, vorrei continuare a parlare della Bolivia, con specifico riferimento alle cose pianificate con molta attenzione a Washington. Esporrò l’identità di alcuni dei più importanti agenti della CIA a La Paz, che ebbero ruoli cruciali nel colpo di Stato.


I seguenti alti ufficiali erano i principali agenti usati dalla stazione della CIA per dividere le Forze Armate boliviane:

GENERALE WILLIAM KALIMAN ROMERO (comandante generale delle Forze Armate boliviane). Aveva piena fiducia di Evo Morales, divenne comandante nel 2018. I suoi compiti principali, come agente della CIA, erano duplici. Uno era fornire informazioni sensibili su Evo e le sue amministrazioni; l’altro doveva disinformarlo su tutto ciò che accadeva nel Paese. La CIA usò Romero per mantenere parte delle informazioni relative al colpo di Stato nascoste a Evo Morales. A loro volta, i servizi d’intelligence delle Forze Armate boliviane erano già ben consapevoli dei piani per realizzare il colpo di Stato. Come parte delle sue responsabilità, il generale Kaliman servì da collegamento tra l’esercito boliviano e il presidente Evo Morales. Era anche responsabile dei servizi di intelligence boliviani. La CIA iniziò a lavorare con tale generale molto prima che diventasse comandante delle Forze Armate boliviane. Fu reclutato una volta che la CIA trovò i suoi punti deboli. Kaliman fu gestito da agenti dalla copertura non ufficiale in Bolivia. Tutti i figli di Kaliman vivono negli Stati Uniti e hanno studiato nelle università nordamericane. Una delle sue figlie è sposata con un militare nordamericano. Prima delle elezioni, Kaliman fece in modo che sua moglie venisse mandata negli Stati Uniti. Era pienamente consapevole che la situazione in Bolivia sarebbe peggiorata solo dopo il golpe. Pochi mesi prima del colpo di Stato, e mentre prestava servizio come agente della CIA, Kaliman convocò il Presidente Evo Morales e alti ufficiali per autorizzare la presenza delle truppe d’intelligence del comando meridionale degli Stati Uniti nel territorio boliviano. Inoltre riuscì ad integrare la Bolivia nel The South American Net (SURNET), un meccanismo regionale per lo scambio di informazioni militari. Tutto ciò allo scopo di facilitare lo spionaggio nordamericano in Bolivia, nonché per raccogliere informazioni strategiche. Kaliman chiese pubblicamente le dimissioni di Evo Morales il 10 novembre dopo aver ottemperato alle istruzioni di Bruce Williamson, responsabile degli affari statunitensi in Bolivia. Dette istruzioni furono consegnate a Kaliman tramite il presidente dei Comitati Civici della Pro Santa Cruz, Luis Fernando Camacho.

GENERALE VLADIMIR YURI CALDERÓN (comandante generale delle Forze di polizia boliviane). Fu l’addetto militare boliviano negli Stati Uniti per diversi anni e dopo aver completato questo incarico fu nominato comandante generale delle Forze Armate boliviane nel maggio 2019. Il comandante precedente fu retrocesso a causa di uno scandalo che collegava lui e altri agenti di polizia al traffico di droga. Il generale Calderon era in buoni rapporti coll’ambasciata nordamericana in Bolivia, in particolare col sindaco Matthew Kenny Thompson , addetto militare statunitense. Matthew K. Thompson aveva precedentemente lavorato nel Dipartimento della Difesa. Nel frattempo conobbe diversi addetti militari latinoamericani a Washington. Questo era il mezzo attraverso il quale incontrò Yuri Calderon. Nonostante i problemi che Matthew Thompson ebbe coll’ambasciata nordamericana a La Paz a causa del suo alcolismo, era molto bravo a socializzare. L’ambasciata nordamericana a La Paz ne approfittò e, attraverso lui, esercitò molta influenza sull’esercito boliviano, incluso il generale Yuri Calderon.

GENERALE ROMULO DELGADO (comandante generale della Polizia nazionale). La CIA si lavorò questo generale durante il suo soggiorno in Argentina come addetto della polizia nell’ambasciata boliviana. Era un parente dell’ex-capo dell’agenzia di intelligence argentina (AFI) in Bolivia, José Sanchez (Dietro il colpo di stato: l’Agenzia d’intelligence argentina (AFI) in Bolivia ()).

COLONNELLO CLEMENTE SILVA RUIZ (comandante di dipartimento di La Paz). In relazione con la CIA.

COLONNELLO ERICK MILLARES LUNA (Capo della polizia di intelligence). In relazione con la CIA.

COLONNELLO JUAN CARLOS JARAMILLO VACA (Addetto della difesa aerea boliviana in Venezuela). Agente della CIA, fu da collegamento con altri agenti della CIA nelle Forze Armate boliviane. Fu coinvolto direttamente nell’attacco perpetrato all’aeroporto di Carlota, in Venezuela, nell’aprile 2019. Questo faceva parte del colpo di Stato organizzato contro il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro. Il colonnello ha legami con Juan Guaido, che incontrò privatamente in diverse occasioni.

OSWALDO RAMIRO FLORES MONTANO (alias Panchito). Ex-tenente dell’esercito boliviano, con legami molto stretti con Evo Morales. Oswaldo fu un agente della CIA e fu reclutato durante il soggiorno in Cile come addetto militare dell’ambasciata boliviana. Fa parte del gruppo di militari in pensione che ebbe un ruolo attivo nella pianificazione del colpo di Stato contro Evo Morales. Seguendo le istruzioni della CIA, Flores addestrò ed armò i cocaleros della Yunga negli ultimi mesi.

LUIS ERNESTO BECCAR (dell’ufficio politico dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia). Agente della CIA. È un ex-militare e lavorò per molti anni nell’ambasciata nordamericana a La Paz.

EDWIN SAAVEDRA (uomo d’affari, CEO di Toyosa). Agente della CIA. Aveva stretti legami con l’ex-vicepresidente Alvaro García Linera. Edwin diede alla CIA informazioni su García Linera.

LUIS FERNANDO CAMACHO VACA (Presidente del Comitato Civico di Santa Cruz). Agente della CIA. Fu gestito dall’ufficiale della CIA Rolf Olson, consigliere politico/economico presso l’ambasciata nordamericana in Bolivia. Camacho partecipò alle riunioni del coordinatore militare nazionale (Coordinadora Militar Naciona). Tale organizzazione fu la piattaforma principale per il lancio del colpo di Stato. L’ambasciata degli Stati Uniti diede a Camacho 2 milioni di dollari per sistemare le cose a Santa Cruz. Parte di tale denaro fu consegnata tramite le ambasciate di Brasile ed Argentina in Bolivia. Il resto del denaro fu inviato tramite Gerardo Morales, governatore della provincia argentina di Jujuy. Detto governatore era a Santa Cruz all’epoca degli incendi nell’Amazzonia. Camacho incontrò in segreto lo statunitense George Eli Birnbaum prima delle elezioni in Bolivia. Lo scopo di tale incontro segreto era pianificare le azioni che avrebbero sconvolto il Paese politicamente e socialmente, prima e dopo il processo elettorale. Anche Matthew K. Thompson, addetto militare dell’Ambasciata degli Stati Uniti, era presente a tale incontro. Pochi giorni prima dell’arrivo di George Eli Birnbaum, nel settembre 2019, 38 agenti segreti statunitensi entrarono nel Paese. Erano membri delle truppe per operazioni speciali del comando meridionale degli Stati Uniti. Si presentarono come turisti, uomini d’affari e personale di ONG. La loro missione era sostenere l’azione della CIA nel monitoraggio del processo elettorale nelle aree urbane e rurali. Intrapresero azioni per generare un conflitto in Bolivia dopo le elezioni. Tre di tali agenti segreti erano Diego Santos Sardone, Luis Manuel Ribero Ibatta e Cason Benham. Si spacciavano da avvocati ed erano in contatto con Samuel Doria Medina, membro dell’opposizione a Santa Cruz. Luis Fernando Camacho guidò le violenze perpetrate contro la popolazione prima che avvenisse il colpo di Stato. Per mesi e con la supervisione della CIA, Camacho reclutò, organizzò e formò centinaia di neo-fascisti della Santa Cruz Youth Union. Erano addestrati come paramilitari ed ebbero un ruolo chiave nel rovesciare Evo. Successivamente, l’ambasciata degli Stati Uniti incaricò Luis Fernando Camacho di candidarsi per le prossime elezioni.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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