Nicaragua reale e mediatico

MENTRE IL NICARAGUA TORNA ALLA PACE, MEDIA E ONG INTERNAZIONALI EVOCANO EPIDEMIE DI VIOLENZA CON SERVIZI DUBBI

 

Il pregiudizio dei media contro il governo sandinista del Nicaragua è incessante e ONG internazionali lo alimentano riferendo scorrettamente una violenta disputa fondiaria nella riserva naturale di Bosawas.

Ecco un titolo che non leggerete sui media industriali: il Nicaragua è in pace.

Dopo il tentativo violento di rovesciare il governo nel 2018, che è costato almeno 200 vite, il paese è largamente tornato alla tranquillità di cui godeva in precedenza. Questa non è solo l’impressione che qualsiasi visitatore può ricavare in Nicaragua; è confermata da statistiche; Insight Crime ha analizzato livello di omicidi in tutto l’America Latina nel 2019 e ha mostrato che solo tre paesi erano più sicuri del Nicaragua nell’intero continente.

Come se non bastasse, tre dei vicini del Nicaragua, nel ‘triangolo settentrionale di Honduras, El Salvador e Guatemala, sono tra i paesi più violenti. Sono specificamente devastati da alti livelli di violenze fatali contro le donne. Nei primi 24 giorni del 2020, ad esempio, 27 donne honduregne hanno subito morti violente, mentre alla porta accanto, il Nicaragua continua ad avere uno dei livelli di femminicidi più bassi dell’America Latina.

Ma aspettate. Un titolo di gennaio denuncia la “tragica epidemia di violenza in Nicaragua”. In questo mese l’ONU stronca il governo nicaraguense perché permetterebbe “ripetuti attacchi contro popolazioni indigene”. Un rapporto dell’ONU sulla situazione parla di un “generale ambiente di minacce e insicurezza”. Verso la fine del 2019 è stata riferita la presunta “repressione sistematica, selettiva e letale di contadini”.

Da dove provengono queste denunce e che cosa significano?

Media e ONG distorcono locali dispute su terreni

 

Le diffamazioni più recenti sono basate su un incidente avvenuto alla fine di gennaio. Contadini senza terra hanno attaccato una comunità nicaraguense nella vasta foresta di Bosawas. E’ stato riferito dalla Reuters che avrebbe causato sei morti, con dieci altre persone rapite e case distrutte. Il Guardian, New York Times e Washington post hanno ripetuto tutti tale storia.

Il giornale nicaraguense di destra La Prensa ha citato la ONG Fundacion del Rio che lo ha definito un “massacro”. Il gruppo di opposizione appoggiato dagli Stati Uniti, Alleanza Civica, si è unito definendolo “etnocidio”. Amnesty International ha condannato quella che ha definito “l’indifferenza dello stato” alla sofferenza delle popolazioni indigene. E la Commissione Interamericana per i Diritti Umani ha detto che il governo stava ignorando i suoi obblighi internazionali.

Bosawas è la più vasta area di foresta pluviale tropicale a nord dell’Amazzonia. Ha poche strade e prevalentemente piccole comunità, molte che dipendono dai fiumi per i trasporti. Molti locali appartengono a gruppi indigeni cui sono stati assegnati diritti fondiari dal governo. Altri sono coloni (chiamati “colonos”); alcuni hanno acquistato terreni ma altri li hanno occupati illegalmente.

Le dispute tra contadini stabiliti e contadini senza terra sono comuni e per molti anni sono spesso sfociati in violenze. I problemi di controllare tali luoghi, con la loro storia di conflitti e corruzione, non sono limitati al loro isolamento.

Ciò che è realmente accaduto nel caso recente, è divenuto chiaro dopo che la polizia era arrivata per indagare, chiamata sulla scena di due morti, non sei, nel tardo pomeriggio del 29 gennaio.

Nella comunità di Alal, dove aveva avuto luogo l’attacco, la polizia ha trovato 12 case rase al suolo dal fuoco e due persone colpite. Nessuno era scomparso. Il 31 gennaio autorità locali avevano tre altre comunità vicine e non avevano trovato prove di assassinii o rapimenti. Leader comunitari hanno condannato la diffusione di notizie false.

Poi, in una località totalmente diversa 12 chilometri a est di Alal, lungo il fiume Kahaska Kukun, vicino alla comunità di Wakuruskasna, la polizia ha trovato e identificato quattro corpi; due in una parte del fiume e due in un’altra parte, apparentemente uccisi da colpi d’arma da fuoco. I locali non erano a conoscenza di nessuno scomparso o mancante.

Le indagini sono proseguite e due giorni dopo alti dirigenti della polizia e del governo hanno incontrato la comunità nella scuola locale per spiegare le indagini e l’opera di imposizione della legge che stavano conducendo, nonché l’aiuto che la gente avrebbe ricevuto nel ricostruire le case distrutte.

Il 5 febbraio le famiglie delle vittime hanno incontrato la Procuratrice per i Diritti Umani del Nicaragua, Darling Rios, per denunciare i reati commessi. La polizia sta perseguendo la banca coinvolta e, mentre scrivo, ha catturato un colpevole in possesso di un mitra.

Lo sfondo di questa vicenda è importante ed è ignorato da media e dai gruppi per i diritti umani internazionali. Un parte considerevole del territorio nicaraguense è detenuta legalmente da gruppi indigeni ed è stata debitamente concessa in proprietà a ciascuna comunità dal governo nicaraguense. Le autorità che l’amministrano sono designate dalle comunità stesse.

Nel territorio indigeno di Mayangna Sauni As, costituito da 75 comunità, c’è una disputa interna sul controllo di queste terre comunitarie. Alcuni dei leader hanno venduto terre a gruppi di coloni esterni, il che è probabilmente alla base del conflitto di gennaio.

Purtroppo, nonostante un grande processo in corso di riforma fondiaria in Nicaragua, ci sono ancora casi di contadini sfollati che non sono in grado di acquistare terreni costosi in aree popolate e che cercano di acquistarne a buon prezzo, e forse illegalmente, altrove, o semplicemente di occuparli. Aree scarsamente popolate come Bosawas sono particolarmente vulnerabili.

I conflitti conseguenti sono presentati da ONG internazionali come lotte tra gruppi indigeni responsabili dell’ambiente ed estranei distruttivi, favoriti dal governo. La realtà che i poveri sono in competizione per la terra, a volte violentemente. E la violenza è spasmodica: ci sono state poche morti denunciate in dispute per le terre negli ultimi due anni, anche se ce ne sono state molte nel 2015 e 2016, principalmente riguardanti una comunità indigena diversa, i Miskitu.

Non sorprende che i media industriali si schierino con gruppi indigeni. Inevitabilmente, come nel caso di Alal, chiunque diffonda una storia con un cellulare, riceverà attenzione e persino un’agenzia come la Reuters probabilmente accetterà una notizia prima che i fatti siano accertati.

ONG per i ‘diritti umani’ diffondono notizie false smontate

 

A quelli che non hanno familiarità con il Nicaragua qualsiasi notizia giornalistica riguardante gruppi indigeni suscita immagini di tribù remote nell’Amazzonia, il che è lungi dall’essere la situazione reale. I media industriali allestiscono la scena con immagini romantiche di foreste pluviali. Solo raramente inviano giornalisti a indagare a fondo.

Se questo è da aspettarsi dai media attuali, non dovrebbe essere così nel caso delle ONG per i diritti umani. Tuttavia organismi per i ‘diritti umani’ con sede in Nicaragua sono notoriamente prevenuti politicamente e hanno da tempo superato il punto in cui possono essere considerati obiettivi.

Le loro recenti denunce di una campagna governativa di assassinii rurali, ad esempio, si sono dimostrate completamente false. Tutte le ONG locali competono per donazioni da governi stranieri e, come ha ammesso una, esagerano il loro conteggio dei morti al fine di ottenerle.

Purtroppo le ONG internazionali sono poco migliori. I servizi di Amnesty International sul Nicaragua sono stati dimostrati pieni di errori e rappresentazioni sbagliate. Global Witness è stata contestata per notizie prevenute sulle dispute fondiarie nell’area di Bosawas, in cui ha assurdamente etichettato il Nicaragua come “il paese più pericoloso del mondo per essere un difensore dell’ambiente”. (L’ambientalista honduregna assassinata Berta Caceres si sta rivoltando nella tomba).

Nonostante diversi tentativi di indurre Global Witness a prestare ascolto alle complessità della vicenda reale, ha rifiutato di ritirare le sue denunce anche quando alcune sono state rivelate del tutto false.

E’ per questo che titoli come “Una tragica epidemia di violenza” non andrebbero prese alla lettera. Persino la BBC che ha affermato che “sei indigeni risultano uccisi in un attacco” si è sbagliata.

Il pregiudizio dei media nei confronti del governo sandinista nicaraguense è incessante e ONG internazionali lo alimentano assieme al governo statunitense.

Nel frattempo, dietro i titoli, il popolo nicaraguense sta recuperando con successo la preziosa pace e sicurezza di cui godeva prima degli eventi violenti del 2018. I più sono sollevati che l’”epidemia di violenza” reale sia terminata solo pochi mesi dopo essere iniziata.

John Perry è un giornalista che vive a Masaya, Nicaragua, i cui scritti sono apparsi su The Nation, la London Review of Books e molte altre pubblicazioni.

da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://thegrayzone.com/2020/02/19/nicaragua-peace-media-international-ngos-violence-reporting/#more-21004

Traduzione di Giuseppe Volpe

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.