Sullo speciale del Cuatro F dedicato all’8 marzo

di Geraldina Colotti e Veronica Diaz

L’ultimo libro dello scrittore Eduardo Galeano, scomparso nel 2015, è dedicato alle donne. In una galleria di ritratti, poesie, frammenti e riflessioni, compaiono figure femminili che si sono spese per una causa, per la conquista di nuovi spazi di libertà.

Uno di questi s’intitola Invisibili, dice: “Duemilacinquecento anni fa, all’alba di un giorno come oggi, Socrate passeggiava con Glaucone, fratello di Platone, nei dintorni di Pireo. Glaucone raccontò la storia di un pastore del regno di Lidia che un giorno trovò un anello, se lo mise a un dito e poco dopo si rese conto che nessuno lo vedeva. Quell’anello magico lo rendeva invisibile agli occhi degli altri. Socrate e Glaucone filosofeggiarono a lungo sui corollari etici di questa storia. Ma nessuno dei due si domandò perché le donne e gli schiavi fossero invisibili in Grecia, sebbene non usassero anelli magici”.

Ecco, il tema della visibilità, del potere come poter fare, dunque della libertà di agire, è il primo indice concreto della posizione occupata dalla donna in una società. Un indice di democrazia reale perché anche dall’agorà della Grecia antica, dalle assemblee dei cittadini, erano escluse le donne e gli schiavi.

Alla democrazia per le élite, alla democrazia borghese rappresentativa, la rivoluzione bolivariana contrappone quella partecipata e protagonista, dove il popolo – un popolo di donne e uomini, che devono avere piena libertà di decidere la propria identità sessuale – esercita il potere reale.

E se, come diceva Che Guevara, il passo di un esercito si misura da quello dell’ultimo soldato, il grado di libertà, concreta e simbolica, delle donne, indica il livello raggiunto da una società. “Non c’è socialismo senza femminismo”, ha affermato Chavez.

A sette anni dalla sua scomparsa fisica, la rivoluzione bolivariana – guidata da Nicolas Maduro, e coadiuvata da un gruppo dirigente a forte presenza femminile – ha cercato di mettere in pratica quel concetto in tutti gli ambiti in cui si va costruendo la transizione al socialismo. La lotta al patriarcato – ha detto al mondo il proceso bolivariano in tutti i congressi internazionali che si sono svolti a partire dal Foro di Sao Paolo -, è un asse fondamentale di quella al capitalismo e all’imperialismo.

Questo significa, nel concreto, che la “visibilità” acquisita dalla direttora del Fondo Monetario internazionale, dalla presidenta di un paese capitalista, dalla sfruttatrice di una maquilladora o da una fascista guarimbera, è un palcoscenico che, come soggette rivoluzionarie, non ci interessa, è una posizione da combattere: perché, al di là delle parole, conta la posizione che, come esseri sociali al femminile, assumiamo nella lotta di classe, nella lotta sia per l’indipendenza e la sovranità dei nostri corpi che per quella della matria-patria.

Questo è il filo di ragionamento che ci ha guidato nel proporre questo piccolo speciale del Cuatro F dedicato all’8 marzo. Tanti sono i volti e le voci – di governo, di partito e di movimento – che avremmo voluto presentare, perché la rivoluzione bolivariana è una marcia corale, una brezza capace di trasformarsi in tempesta. Solo a ricapitolare i verbali dell’ANC – il massimo organo plenipotenziario nel quale due donne, Tania Diaz e Gladys Requena, affiancano Diosdado Cabello alla presidenza – si sarebbe dato conto della presenza di genere nelle decisioni assunte in questo anno di resistenza, nel quale la rivoluzione bolivariana ha fatto storia.

Nelle pagine centrali, la ministra della Donna e per l’uguaglianza di genere, Asia Villegas, spiega il livello della sfida posta dalle donne per trasformare lo Stato e per de-colonizzare l’immaginario dalla visione patriarcale. Un compito titanico che impone una vigilanza permanente di fronte al ritorno delle forze conservatrici che vogliono riportare indietro l’orologio della storia.

Per questo, ricordare la lotta e il sacrificio di quelle che ci hanno preceduto è fondamentale. È altresì importante mettere a confronto i risultati raggiunti, e anche i punti deboli, con quanto avviene nel resto del mondo, dove imperano i modelli della globalizzazione capitalista.

Sui media d’Europa, a ogni 8 marzo prosegue la conta dei femminicidi che inizia il 27 di novembre, nella giornata mondiale contro la violenza di genere e che presenta crescite allarmanti. Da qualche anno, da quando, cioè, è esploso in Argentina il movimento Non Una di Meno, che si è diffuso a livello mondiale, si dà anche conto delle manifestazioni e degli scioperi per l’8 marzo.

Poco o niente si dice, invece, della marcia in positivo compiuta dalle donne che, nei paesi come Cuba o Venezuela, hanno scelto di coniugare la propria libertà alla libertà di tutte e tutti. Per i media egemonici, asserviti a un modello di sviluppo che deve monetizzare il corpo femminile a partire dallo sfruttamento del lavoro, è importante dimostrare che il socialismo ha fallito, anche in questo campo.

Contro il Venezuela bolivariano, la battaglia è anche quella delle cifre. Per questo, senza nascondere l’esistenza degli ostacoli che minano il cammino del socialismo anche in tema di libertà di genere, abbiamo dato più spazio ai progetti che alla conta delle morti.

Nel libro di Galeano, c’è un racconto intitolato La scarpa, dedicato a Rosa Luxemburg, uccisa a Berlino il 15 gennaio 1919. Gli assassini la massacrarono a colpi di fucile e la gettarono nelle acque di un canale. Per strada, lei perse una scarpa. Una mano raccolse quella scarpa, gettata nel fango. Ogni giorno, in Venezuela, una mano raccoglie quella bandiera, la bandiera di Chavez, la bandiera del socialismo femminista.

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