Bandiera nostra

Michel E Torres Corona  www.granma.cu

Lo Stato-nazione non è un fenomeno naturale, non è sempre esistito. È una creazione umana, una costruzione di carattere politico. E, come tale, un giorno scomparirà.

Lo studio della storia dimostra che la nazione è solo una delle molte altre forme in cui, noi esseri umani, siamo andati organizzando le nostre società. Le comunità che precedentemente si raggruppavano in polis o città, o in feudi, andarono fondendosi sotto un’unica simbologia, che servì da piattaforma ideologica per lo Stato moderno.

La stessa idea che Cuba è una costruzione di carattere politico. La nozione di Patria che difendiamo oggi è il frutto di ardue lotte e di un processo graduale -ma sempre intenso- di formazione di un’identità, attorno ad una storia e di principi o valori. Cuba ed i suoi simboli nazionali furono, a suo tempo, il progetto di persone che pensavano che la cosa migliore, per il popolo, fosse l’indipendenza.

Questo processo non è stato esente da contraddizioni. La Bandiera della Stella Solitaria fu inalberata per la prima volta da Narciso López, nel contesto di una spedizione con carattere annessionista. Da qui i suoi colori, identici a quelli riflessi dalla bandiera USA e che sono, dopo la Rivoluzione francese, i colori associati al repubblicanesimo.

Alla fine, come simbolo, la bandiera fu ri-significata. Agramonte ed altri indipendentisti difesero la sua formalizzazione a Guáimaro, nel 1869, come bandiera della Repubblica in Armi, perché il sangue dei cubani era già stato versato sotto quella insegna.

Ciò che intendiamo oggi come nazione cubana, come cubanità, ha imprescindibili radici in quei momenti storici. La lettura fredda ed obiettiva di questi eventi, la comprensione della nazionalità come processo politico e storico, potrebbe portare qualcuno a ridurre la portata delle sue dimensioni alla bandiera (o alla nozione stessa di Patria). Alcuni, a cui piacciono le boutade, per impressionare, potrebbero dire che la bandiera non è altro che un pezzo di tela … E da un certo punto di vista avrebbero ragione.

Ma la bandiera non è solo quello. La bandiera è un simbolo per il quale morirono migliaia di persone in questa terra (e al di fuori di essa). Per desiderio d’irriverenza, non si può ignorare la storia di una nazione e di un popolo.

Un’offesa a quel simbolo è un’offesa a tutti noi che ci sentiamo parte di questa comunità storica che abbiamo chiamato Cuba. Questo è il motivo per cui un marine yankee si è appollaiato sulla statua di Martí per oltraggiarla, o che due antisociali si invischiassero nel redditizio affare del vandalismo dipingendo, con sangue animale, i busti dell’eroe.

È anche un’offesa pretendere sovvertire una canzone che fa già parte del patrimonio collettivo, o provare a delegittimare un movimento che rappresentò il massimo dell’estetica e dell’arte rivoluzionaria. Speriamo ed il Movimento della Nueva Trova possano servire da esempio.

Bisognerebbe sempre opporsi a questa particolare ri-significazione.

Pertanto, non esiste una “licenza poetica universale” né altro eufemismo che operi come carta bianca, se lo scopo o il risultato di un atto (persino un atto che si presume “artistico”) è l’ingiuria e l’oltraggio. Per questo abbiamo leggi, non solo quelle penali ma anche la recente Legge sui Simboli Nazionali. Non è futile ricordare che, anche nell’ordine legale internazionale, si riconoscono come limiti alla creazione e all’espressione artistica l’ordine pubblico e la morale.

Naturalmente, ogni nemico della Rivoluzione cubana farà di queste provocazioni la sua agenda principale. Nell’idea di nazione, nel progetto di dignità e sovranità di questo paese, la Rivoluzione trova uno dei suoi principali bastioni. Se gli pseudo-marxisti ed i loro dogmi pretesero abiurare completamente la nazionalità, il socialismo cubano ha fatto della Patria una componente fondamentale del discorso e dell’impegno politico.

Sì, quella Patria che è, in definitiva, una creazione umana, una costruzione politica. Quella Patria e quella bandiera potrebbero scomparire solo se non ci fossero frontiere o divisioni tra la nostra specie, e la civilizzazione umana si rifondi sotto un’unica bandiera.

Patria è umanità, disse Martí. Ma inoltre disse che il patriottismo era il miglior lievito di tutte le virtù umane. Lo continua ad essere, non pretendiamo di negarlo ancora. Anche quando non avessimo bisogno né di bandiera, né di scudo né di inno perché abbiamo raggiunto un altro ideale di sviluppo universale, si continuerà ad offrire ai simboli, che abbiamo difeso, un solenne rispetto.

La società futura e più giusta che vogliamo costruire non deve, non può erigersi sull’oblio.


Bandera nuestra

Por: Michel E Torres Corona

El Estado-nación no es un fenómeno natural, no existió siempre. Es una creación humana, una construcción de carácter político. Y, como tal, algún día desaparecerá.

El estudio de la historia demuestra que la nación no es más que una de muchas otras formas en las que los seres humanos hemos ido organizando nuestras sociedades. Las comunidades que antes se agrupaban en polis o ciudades, o en feudos, fueron fundiéndose bajo una única simbología, que sirvió de plataforma ideológica al Estado moderno.

La misma idea de Cuba es una construcción de carácter político. La noción de Patria que hoy defendemos es fruto de arduas luchas y de un proceso gradual -pero siempre intenso- de formación de una identidad, alrededor de una historia y de principios o valores. Cuba y sus símbolos nacionales fueron en su momento el proyecto de personas que pensaban que lo mejor para el pueblo era la independencia.

Ese proceso no ha estado exento de contradicciones. La Bandera de la Estrella Solitaria fue enarbolada por primera vez por Narciso López, en el contexto de una expedición con carácter anexionista. De ahí sus colores, idénticos a los que refleja la bandera estadounidense y que son, después de la Revolución Francesa, los colores asociados al republicanismo.

Como símbolo al fin, la bandera fue resignificada. Agramonte y otros independentistas defendieron su formalización en Guáimaro, en el año 1869, como bandera de la República en Armas, porque ya había sido derramada la sangre de cubanos bajo esa insignia.

Lo que hoy entendemos como nación cubana, como cubanidad, tiene imprescindibles raíces en esos momentos históricos. La lectura fría y objetiva de estos sucesos, la comprensión de la nacionalidad como un proceso político e histórico podría llevar a alguien a restarle el alcance de sus dimensiones a la bandera (o a la propia noción de Patria). Algunos, de esos que gustan del boutade para impresionar, podrían decir que la bandera no es más que un pedazo de tela… Y desde alguna mirada tendrían razón.

Pero la bandera no es solo eso. La bandera es un símbolo por el cual murieron miles de personas en esta tierra (y fuera de ella). Por afán de irreverencia, no se puede desconocer la historia de una nación y de un pueblo.

Una ofensa a ese símbolo es una ofensa a todos los que nos sentimos parte de esta comunidad histórica que hemos dado en llamar Cuba. Por ello lo fue que un marine yanqui se encaramara en la estatua de Martí para ultrajarla, o que dos antisociales se mezclaran en el lucrativo negocio del vandalismo pintando con sangre animal los bustos del héroe.

También es una ofensa pretender subvertir una canción que ya forma parte del patrimonio colectivo, o intentar deslegitimar un movimiento que representó lo más alto de la estética y el arte revolucionarios. Ojalá y el Movimiento de la Nueva Trova pueden servir de ejemplos.

Habría que oponerse siempre a esa particular resignificación.

No hay entonces una “licencia poética universal” ni otro eufemismo que opere como patente de corso, si la finalidad o el resultado de un acto (incluso de un acto que se pretende “artístico”) es la injuria y el ultraje. Para ello tenemos leyes, no solo las penales sino también la reciente Ley de Símbolos Nacionales. No es fútil recordar que, incluso en el ordenamiento jurídico internacional, se reconocen como límites a la creación y expresión artística al orden público y a la moral.

Por supuesto, todo enemigo de la Revolución cubana hará de estas provocaciones su agenda principal. En la idea de nación, en el proyecto de dignidad y soberanía de este país, la Revolución halla uno de sus baluartes principales. Si los seudomarxistas y sus dogmas pretendieron abjurar por completo de la nacionalidad, el socialismo cubano ha hecho de la Patria un componente fundamental del discurso y del quehacer político.

Sí, esa Patria que es, en definitiva, una creación humana, una construcción política. Esa Patria y esa bandera podrían desaparecer solo si no existieran fronteras ni divisiones entre nuestra especie, y la civilización humana se refunda bajo una sola bandera.

Patria es humanidad, dijo Martí. Pero además dijo que el patriotismo era la mejor levadura de todas las virtudes humanas. Lo sigue siendo, no pretendamos negarlo aún. Incluso cuando no necesitáramos ni bandera ni escudo ni himno porque hemos llegado a otro ideal de desarrollo universal, se le seguiría brindando a los símbolos que hemos defendido un solemne respeto.

La sociedad futura y más justa que queremos construir no debe, no puede erigirse sobre la desmemoria.

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