Venezuela. Radio Miraflores, la comunicazione al tempo del coronavirus

di Geraldina Colotti

Anaís Pérez è giornalista di Prensa Presidencial Venezuela, un volto noto della televisione nazionale. Attualmente conduce “Perspectivas”, un programma radiofonico trasmesso da Radio Miraflores 95.9 FM che affronta le questioni internazionali del momento e la loro incidenza sulla scena nazionale.

Le abbiamo chiesto di raccontarci com’è la comunicazione al tempo del coronavirus in un paese come il Venezuela che, a differenza di quanto accade in Europa, ha scelto di anteporre gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici a quelli del mercato.

Come si svolge il tuo lavoro adesso con la pandemia?

Il mio compito è quello di coprire, da un punto di vista giornalistico, l’informazione ufficiale della Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela: le dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Nicolás Maduro e dei portavoce designati dal capo dello stato. Tra questi, il vicepresidente settoriale per la comunicazione, la cultura e il turismo, Jorge Rodríguez, e la vicepresidente esecutiva, Delcy Rodríguez, che comunicano quel che accade nel nostro paese a seguito del COVID-19 giorno per giorno e spiegando passo a passo ogni decisione. In questo modo, dal punto di vista giornalistico, abbiamo modo di contrastare alcune campagne mediatiche che cercano di occultare le varie azioni compiute dal governo venezuelano per combattere la pandemia. Un impegno che è stato anche applaudito e lodato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), attraverso il suo segretario generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nonché da medici ed esperti della Repubblica popolare cinese che hanno svolto un ruolo fondamentale nella cura della malattia e sono venuti nel nostro paese per supportare i meccanismi che il Venezuela utilizza per contenere il virus. Questi esperti, infatti, hanno potuto constatare come nel nostro paese venga utilizzata una metodologia che consente allo Stato venezuelano di rilevare un possibile caso di COVID -19 attraverso una piattaforma che si chiama Sistema Patria, un sondaggio sulla salute a cui i venezuelani rispondono. I dati vengono immediatamente visionati e analizzati e consentono di effettuare visite casa per casa alle persone che presentano sintomi relativi a una comune influenza o tipici del COVID -19. In altre parole, come giornalista e venezuelana, sono testimone di quanto il paese sia stato all’avanguardia nella lotta contro la pandemia. Pertanto, è molto importante per me essere in grado di trasmettere adeguatamente queste informazioni al mondo e mostrare come il mio paese sia un riferimento, e anche un esempio, e venga considerato il paese latinoamericano che ha gestito meglio l’emergenza da Coronavirus. Un risultato in gran parte dovuto alla metodologia che il presidente Maduro ha adottato fin da subito, in sinergia con il sistema sanitario pubblico venezuelano e con i rappresentanti della sanità del settore privato che hanno scelto di difendere prima di tutto la vita delle persone. Un accordo che, come ha dichiarato il presidente, ha ben funzionato.

Come reagiscono i venezuelani, quali sono le domande degli ascoltatori?

Nel nostro paese, i venezuelani hanno risposto nel modo più disciplinato e consapevole possibile fin dall’inizio di marzo, quando il presidente Maduro ha decretato la quarantena sociale e collettiva, dapprima solo in alcuni stati della capitale, e pochi giorni dopo la quarantena totale in tutto il territorio venezuelano. Le strade, i viali e le autostrade del paese riflettono questa consapevolezza e disciplina. I nostri compatrioti sanno che stare a casa è per il loro bene. Inoltre, hanno già l’esperienza di nazioni come la Spagna, la Francia e l’Italia, che certamente a causa di alcune misure che non sono state prese in tempo, hanno provocato un dramma che avrebbe potuto essere evitato. Ora tocca a noi imparare da queste realtà e prenderci cura gli uni degli altri, prenderci cura dei nostri parenti, essere consapevoli.

Come viene percepito ciò che sta accadendo in Europa?

Ciò che sta accadendo in questo momento in Europa è piuttosto deplorevole, perché, come ho detto prima, una certa “inazione” o “azione tardiva” da parte dei governi li ha portati a dover registrare oggi un impressionante numero di morti e di contagiati. Un duro colpo, che influenza le economie e obbliga queste nazioni a ripensarsi e a ripensare il panorama post-pandemia. Credo che questo dovrebbe essere uno dei temi su cui riflettere e su cui dobbiamo lavorare tutti ora, senza dimenticare le risposte rapide che occorre dare alla situazione che il virus ha determinato in ogni nazione. Occorre immaginare un nuovo ordine mondiale, partire dalla consapevolezza che le cose non saranno più le stesse di prima.

La pandemia da Coronavirus presenta un dramma nel dramma, la violenza di genere, perché le misure di prevenzione obbligano le donne delle classi popolari a una maggior prossimità con gli uomini violenti. Cosa pensi di questo?

Sì, è così. Gli organismi internazionali hanno sottolineato che con il confinamento la violenza di genere ha avuto un picco. Il portale France24, il 7 aprile 2020 ha scritto un articolo intitolato “ONU: La violenza machista durante il confinamento ha avuto una ripresa orribile”. L’articolo rileva che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto a tutti i paesi di attuare misure per prevenire questo picco di violenza di genere durante la quarantena per contenere il coronavirus. “La casa non è un luogo sicuro per molte donne – ha detto Guterres-. La violenza domestica trasforma le case in cui metà dell’umanità è confinata dalla pandemia di coronavirus in una trappola in cui la loro vita, l’integrità fisica o psicologica possono essere a rischio”. Ciò è confermato dalle cifre che emergono da tutti i paesi che stanno applicando misure di confinamento o di quarantena per cercare di fermare l’avanzata di Covid-19. In Francia, per esempio, le denunce di violenza domestica sono aumentate del 30% durante l’isolamento e le autorità hanno dovuto istituire hotel per accogliere le vittime. Le cifre della violenza di genere aumentano anche in America Latina. Dove la pandemia sta già iniziando a farsi sentire e ha messo diversi paesi in isolamento obbligatorio, la situazione non è molto diversa. Secondo la Rete nazionale dei rifugiati, il Messico ha registrato un aumento del 60% delle denunce per violenza di genere e le richieste di asilo sono aumentate del 30. Inoltre, l’ufficio del procuratore generale messicano ha registrato un aumento del 7,2% di detenuti per violenza domestica. Secondo l’Osservatorio delle donne colombiane, in Colombia, in quarantena obbligatoria per circa due settimane, si verifica qualcosa di simile: la linea 155, che serve a guidare e consigliare le donne vittime di qualsiasi tipo di violenza maschile, ha ricevuto il 91% di chiamate in più rispetto a un anno fa.
Sulla base di questa realtà, i governi dovranno sicuramente agire in modo tale che il dramma determinato dal COVID-19 non ne induca altri che violano direttamente i diritti umani.

La destra golpista, appoggiata dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, continua a chiedere l’invasione del Venezuela, e l’autoproclamato “presidente a interim” Juan Guaidó offre ai medici 100 euro. Qual è il peso e il pericolo di questo personaggio?

C’è una pericolosa incoscienza da parte della destra venezuelana che chiede l’intervento esterno e l’invasione, tradendo così il proprio paese. La parte dell’opposizione più recalcitrante al dialogo preferisce vedere il paese affondato e nelle mani dell’impero nordamericano che contribuire, in unità, al bene del paese, persino in questi momenti in cui sarebbe così necessario. Tuttavia, i venezuelani sanno che questa destra apatrida ha a cuore solo il proprio egoismo e l’interesse personale. Che Juan Guaidó sia mosso dai suoi interessi personali è pubblico e notorio, le sue attività illegali sono già emerse in altri momenti cruciali del paese. Per quanto riguarda il pericolo, ritengo che i nostri concittadini siano totalmente consapevoli e sappiano bene da che parte della barricata debbano schierarsi. Sanno che il presidente Nicolás Maduro sta facendo di tutto per il Paese e che le sue politiche sono corrette, all’altezza di ogni realtà difficile che abbiamo dovuto affrontare.

È vero che ci sono state rivolte nelle carceri? Secondo la stampa italiana vi sarebbero stati molti morti.

È totalmente falso. Di fronte all’emergenza da Covid -19, il Ministero degli Affari Penitenziari del Venezuela, diretto dalla Ministra Iris Varela, ha implementato misure di prevenzione a tutela dei detenuti per contenere ed evitare qualsiasi contagio.

Questa pandemia mostra il fallimento del modello capitalista. Come immagini il futuro?

Oggi vediamo un disperato Donald Trump che presta maggiore attenzione all’economia che al popolo, in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il 3 novembre. Oggi gli Stati Uniti sono in cima alla lista dei paesi che registrano il maggior numero di infetti da COVID-19. Dati che illustrano il fallimento del modello capitalista. Oggi, il modello socialista e di cooperazione come quello che il nostro Paese sta portando avanti insieme a nazioni come Cina, Cuba e Russia, è quello vincente, mostra che è possibile darci la mano e credere nell’unità e nella complementarità. Persino l’Europa è stata aiutata in questi tempi dalla Cina, da Cuba, mentre potremmo chiederci: dov’è l’Unione europea? Immagino, almeno in Venezuela, un futuro prospero. Il presidente Maduro ha già delineato scenari post-pandemici per esempio per quanto riguarda il settore petrolifero. Ha affermato che “una ripresa economica dopo che il mondo avrà superato la pandemia da coronavirus dipenderà da un accordo del gruppo OPEC + che garantirà prezzi giusti per il petrolio”. La ripresa economica e finanziaria post-pandemia – ha detto ancora il presidente – dipenderà dall’accordo OPEC + che darà stabilità al mercato, darà stabilità ai prezzi giusti e consentirà la pianificazione dei mercati azionari, del mercato e dell’economia reale”.

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