Gli USA ingannano deliberatamente quando attaccano la cooperazione medica internazionale di Cuba
Johana Tablada www.cubadebate.cu
* A proposito del documento diffuso dal Dipartimento di Stato USA per fare pressione sui paesi con brigate mediche di Cuba o accordi di collaborazione.
Il nuovo opuscolo del Dipartimento di Stato, obbrobiosamente intitolato “La verità sulle missioni mediche di Cuba”, è pieno di menzogne.
La verità è che il suo obiettivo consiste nel cercare di nascondere che è fallita la campagna di pressione, iniziata più di un anno fa, dal governo USA per far cessare la cooperazione internazionale di Cuba in qualsiasi paese, fare l’impossibile per distorcere la natura della stessa e presentarla come ciò che non è.
È avvenuto il contrario.
Lo spregevole materiale pretende anche distogliere l’attenzione dalla critica universale della gestione da parte del governo USA della pandemia a livello nazionale e multilaterale, che lascia molto a desiderare.
Un anno fa, John Bolton ha promesso che avrebbero posto fine ai “miti” della Rivoluzione cubana, come quello della salute, e ad indurire il blocco. Ha anche parlato di porre fine a ciò che di romantico poteva avere la Rivoluzione cubana e di interrompere i viaggi e le entrate per la nostra economia. Sicuramente molti ricordano la piena applicazione della Legge Helms-Burton; l’eliminazione dei viaggi in crociera e le già limitate categorie di scambio popolo a popolo; la riduzione dei voli e dei viaggiatori degli USA e la persecuzione del combustibile che Cuba acquisisce nel mercato internazionale, tra molte altre.
Hanno già realizzato, con rilevanza, ciò che dipende solo da loro. Solo nel 2019 sono state applicate 86 nuove misure di blocco, che ci fanno molto danno ed ostacolano persino la nostra capacità di rispondere al COVID-19 come potremmo in altre condizioni. Anche così, stiamo facendo bene.
Ma quello di porre fine al mito della Salute e della cooperazione di Cuba gli è risultato impossibile. Sono decenni di sforzi e risultati. Le loro calunnie -incorporate in campagne ben finanziate- confondono ancora molti, ma rendono più intenso lo splendore del contributo del personale sanitario e la vera natura e portata del sistema Sanitario Pubblico di Cuba.
La sua campagna per cercare di giustificare agli occhi di tutti la politica di blocco, che non ha alcun supporto legale o morale, è stata un clamoroso fallimento.
La verità è che tale cooperazione è oggi ancora più ampia e gode del riconoscimento mondiale per la sua qualità professionale ed umanistica. Potrebbe essere maggiore se la priorità di Cuba non fosse, logicamente, quella di garantire protezione e assistenza medica alla sua popolazione, attaccata anch’essa dalla pandemia. Sono di più le richieste che quelle a cui, oggi, possiamo rispondere; ed il paese ha molti più medici ed infermieri disposti a partecipare a missioni di cooperazione.
Oggi sono molti di più i paesi che, grazie all’esperienza positiva ed ai risultati raggiunti, richiedono i servizi medici cubani nelle loro diverse modalità.
Nessuna può essere considerata o qualificata, neppure remotamente, come Traffico di persone o Traffico di schiavi come, in modo malintenzionato, pretendono divulgare gli USA, per scopi ben distanti da quelli proclamati dal Dipartimento di Stato. Con ciò dimostrano la poca serietà che danno alla lotta contro il crimine internazionale, lotta in cui Cuba accumula una prestazione esemplare.
Il Dipartimento di Stato lo sa molto bene dopo cinque round di scambi bilaterali per cooperare nella lotta contro tale flagello nel recente passato. La consegna della politica verso Cuba alle figure più reazionarie della lobby anticubana, da parte di Trump, ha posto fine anche a questi spazi.
I funzionari ONU incaricati di combattere la tratta non hanno mai affermato cosa uguale. È un’offesa contro tutti i cubani che, alla fine, danneggia maggiormente la credibilità di chi la maneggia.
Sì, sono state accumulate dichiarazioni di tributo e lode, premi, distinzioni, riconoscimenti e persino candidature al premio Nobel per le brigate mediche cubane.
Nonostante il fatto che le pressioni USA siano riuscite a forzare la cessazione dei servizi medici forniti da Cuba a popoli come quelli di Bolivia e Brasile, paesi in cui hanno orchestrato colpi di stato, la grande maggioranza dei paesi hanno respinto le minacce e talvolta persino gli incentivi della ottusa diplomazia imposta dalla squadra di demolizione che controlla la politica verso Cuba alla Casa Bianca USA. Questa procedura mette in imbarazzo molti diplomatici USA che conoscono anche, attraverso l’esperienza diretta nei paesi in cui lavorano, il positivo contributo ed il prestigio delle missioni mediche di Cuba. Mai prima è stato più in basso la morale della diplomazia USA dedicato alla priorità di perseguire e cercare di minare la cooperazione che dovrebbe promuovere.
La vita continua e s’incarica di dimostrare, dolorosamente, che quei dottori che sono stati chiamati in qualsiasi modo, da spie sino ad attivisti politici elettorali, erano veri e propri medici, hanno realizzato milioni di visite e salvato molte vite. Pochi dubitano, oggi, che gli USA hanno diretto, politicizzato e manipolato la campagna di vessazioni ed incitamento alla violenza che ha portato alla partenza della brigata medica cubana in Bolivia* e alla deplorevole perdita di preziosi servizi che fornivano quotidianamente alle comunità, che sono rimaste, per lo più, ad oggi senza protezione sanitaria.
I nostri dottori sono stati doppiamente offesi all’accusarli e al mettere a rischio la loro integrità fisica. Le calunnie hanno incluso la volgare accusa di non essere realmente andati a curare la popolazione ma ad intervenire nella politica del paese. Molto più grave è stata l’azione, senza precedenti, del Dipartimento di Stato di dirigere, presenziando, l’operativo di sequestro di medici, perquisizioni e detenzioni illegali e l’invasione delle case dei collaboratori, documentata nei video e fotografie scattate nei luoghi della sopraffazione e opportunamente denunciate da Cuba.
Quella stessa grossolana campagna riedita oggi dagli USA e dalle oligarchie in alcuni paesi che hanno richiesto la presenza di medici cubani per sostenere la lotta contro il COVID-19.
Dall’inizio della pandemia, 24 brigate mediche cubane si sono recate in altre terre; sempre rispondendo alla richiesta di aiuto di tali paesi. Inoltre, brigate mediche cubane stavano già lavorando in 59 paesi prima di questa emergenza sanitaria, con oltre 28000 collaboratori.
Medici, infermieri e consulenti sanitari sono partiti in queste settimane per più di 20 paesi che ci hanno chiesto aiuto: Italia, Andorra, Nicaragua, Venezuela, Suriname, Giamaica, Saint Vincent e Grenadine, Granada, Antigua e Barbuda, Belize, Santa Lucia, Dominica, Saint Kitts e Nevis, Haiti, Barbados, Qatar, Angola, Sudafrica, Honduras, tra altri.
Per quanto riguarda la permanente e vergognosa calunnia che Cuba sfrutta i suoi medici, va detto che in tutti i casi, il governo cubano paga integralmente lo stipendio dei dottori a Cuba mentre prestano servizio in altri paesi, verso i quali viaggiano sulla base di accordi. individuali, con totale volontarietà.
Inoltre, ricevono una remunerazione nel paese dove collaborano.
Personalmente li ho visti lavorare molto e bene in Belize e Portogallo e sento un orgoglio immenso per questo. In entrambi i paesi, i medici erano liberi di spostarsi ed in molti luoghi erano per tutto o quasi tutto il tempo soli, lontano dai loro colleghi e da casa. Molte volte erano l’unico medico in una comunità, senza la vigilanza di capi o funzionari cubani, in popolazioni a cui altri medici nazionali non potevano giungere o non esisteva sufficiente personale per lavorare. In tutti i casi, i cubani hanno offerto un servizio apprezzato e rispettato dalla popolazione e dalle squadre, istituzioni e servizi medici del paese ospitante, in cui si inseriscono con rispetto e naturalezza, in una unica squadra sanitaria; apprendendo anche, ogni giorno, da loro e viceversa.
Cuba non è un paese ricco, abbiamo risorse limitate e soffriamo un atroce blocco che danneggia tutta la nostra popolazione senza neppure distinguere il settore pubblico statale, cooperativo o privato. L’obiettivo è soffocare l’intera economia e provocare il cambio di governo per uno che risponde all’interesse USA.
È noto che esistono paesi con maggiori risorse economiche rispetto a Cuba e che pagano per questi servizi. In alcuni casi, a causa di catastrofi o grande necessità, senza risorse finanziarie, dal paese ospitante solo si coprono le spese del personale medico cubano nel suo territorio, senza pagare nulla alle controparti ed alle entità mediche o di servizi medici di Cuba con le quali l’accordo è stabilito. Così è stato in America Centrale dopo l’uragano Mitch, e anche in Italia adesso, dove l’urgenza e l’emergenza sono state enormi. Ci sono altri esempi di offerta disinteressata come l’assistenza della Brigata Henry Reeve dopo i terremoti in Pakistan, Haiti, Cile e Perù, l’offerta agli USA dopo l’uragano Katrina, l’Operazione Miracolo e molti altri.
In quei paesi dove sì si ricevono ingressi per mutuo accordo, poiché il paese richiedente ha le risorse e manca di personale, c’è una parte che contribuisce al bilancio di Cuba. Dal contratto individuale con ciascun medico, è noto ed è chiaro quale sia il loro reddito personale e che una parte importante sia destinata al contributo per aiutare a sostenere il sistema di sanità pubblica gratuito ed universale di Cuba, di cui anche godono. A cuba avviene lo stesso in altri settori che generano valuta convertibile per la spesa sociale di tutti. Che peccato che agli USA infastidisca molto di più un paese bloccato in cui a tutti è garantito l’accesso a servizi e diritti, rispetto ad altri in cui sono solo esclusivi di una minoranza che può pagarli. Non dicono che l’educazione, compresi gli studi universitari e di medicina, sono gratis a Cuba come oggi milioni rivendicano nel mondo.
Gli USA, che bloccano la salute pubblica di Cuba e vogliono strangolare l’economia e gli introiti di qualsiasi tipo del nostro popolo -compresi quelli provenienti dalle esportazioni farmaceutiche e biotecnologiche o dai servizi medici- non gli interessa la natura dei programmi di cooperazione di Cuba ed è un supremo atto di ipocrisia accampare preoccupazione per i salari di coloro che disprezza ed attacca, ogni giorno, con qualsiasi tipo di insulti e sanzioni.
Con quella parte delle entrate fornite dai servizi medici di Cuba, legittimi in qualsiasi schema di cooperazione sud-sud delle Nazioni Unite su cui sono retti, vengono acquistate costose forniture per l’intera popolazione, inclusi test diagnostici, forniture per l’industria farmaceutica e biotecnologia di Cuba, trattamenti contro il cancro, ecc. Sono risorse a cui anche i medici assunti all’estero e le loro famiglie hanno accesso gratuito.
Viviamo in un paese in cui la maggior parte di noi lavora insieme per migliorare la vita di tutti e non di pochi. Quindi avviene in tutte le sfere; e non è un segreto che i salari cubani siano bassi, come neppure è un segreto che a Cuba sono gratis altri costosi servizi che, insieme alla salute, occupano oltre l’80% della spesa di qualsiasi famiglia nel mondo.
Nessuno è costretto a vivere a Cuba, l’emigrazione è un diritto riconosciuto ed una minoranza non può pretendere di imporre alla maggioranza di vivere in un altro tipo di società, o viceversa, tanto meno un governo straniero dando voce e fondi ai loro cubani favoriti per armare, artificialmente, un simulacro d’ “opposizione” consegnata e disciplinata davanti agli ordini di Washington, che il nostro popolo non rispetta per rappresentare gli interessi di dominio ed abuso del paese che li punisce. Poche cose caratterizzano la storia di Cuba più della lotta per liberarci dal giogo di un paese straniero.
In cambio di visti e promesse, tante volte non dopo non mantenute, il governo USA è riuscito a convincere una minoranza di medici a dichiararsi contro il programma in cui permane la grande maggioranza, decine di migliaia volontariamente, con dedizione a tutta prova. Alcuni di questi sono andati al Congresso a visitare Marco Rubio e soci e farsi scattare la foto per dare contenuto alla sceneggiatura ed alla calunnia.
Per ricatto si sono sommati un gruppo di medici che i programmi, come Medical Parole, hanno incoraggiato ad abbandonare le loro missioni in cambio di determinati benefici ed a scapito delle popolazioni che servivano e del paese che li ha formati e li ha preparati per adempiere alle stesse. Alcuni sono giunti a dire cose che solo stanno nella torbida testa dei funzionari che ora li proteggono. Resta solo da dire che i medici cubani mangiano i bambini.
Molti diplomatici cubani sono consapevoli dell’altruismo e della sensibilità delle donne e degli uomini che compongono le brigate mediche di Cuba.
Conosco anche molti medici cubani che hanno scelto, legalmente, di vivere fuori Cuba dopo aver completato le loro missioni, attratti da migliori salari e condizioni per una vita migliore per se stessi e le loro famiglie nelle società sviluppate. Altri sono usciti per amore. La grande grande maggioranza sono medici che mai alzeranno la mano per chiedere che si aumenti il blocco o attaccare il sistema sanitario pubblico di Cuba o il paese che li ha formati e li ha preparati per lavorare all’estero; paese, inoltre, dove ancora vivono i suoi colleghi esercitando la medicina per il popolo con blocco. Oggi ci sono anche medici cubani che combattono contro il COVID-19. I loro parenti vivono qui, ricevono cure mediche gratuite e soffrono le avversità di vivere in un paese a cui non è stato dato, dal suo vicino più stretto, l’opportunità di respirare e dedicarsi a migliorare il suo progetto senza misure abusive o pressioni, né interventi né campagne di. demonizzazione come questa.
Gli USA mentono e attentano contro la cooperazione nel qualificare questa lavoro di sfruttamento e tratta.
Gli USA spendono più denaro di qualsiasi altro paese al mondo per un sistema sanitario paralizzato e dominato dall’affare privato degli assicuratori, che non può fornire servizi decenti a 28 milioni di persone non assicurate e gli altri 50 milioni con servizi incompleti. o difettosi programmi di assicurazione sanitaria basati sul profitto.
La salute non deve essere un affare. L’accesso all’assistenza medica è un diritto umano. Gli USA fuorviano deliberatamente il pubblico attaccando la legittima cooperazione medica internazionale.
La nostra esperienza si basa sulla nozione che l’accesso all’assistenza sanitaria per tutti è un diritto umano e che garantire tale accesso è un obbligo di tutti gli Stati con un minimo senso di giustizia sociale. Nel nostro caso, tale obbligo è scritto nella Costituzione. Solo con un impegno onesto e una ferma volontà politica del Governo può , un paese relativamente piccolo, con risorse naturali e ricchezza limitate e che soffre un brutale blocco economico, raggiungere i notevoli indicatori di salute che il mondo celebra oggi a Cuba. In questo modo siamo stati in grado di garantire a tutta la nostra popolazione indicatori di benessere e salute paragonabili alle società avanzate del mondo e sappiamo cosa potremmo ottenere se non esistesse un blocco così brutale che toglie ossigeno all’economia e costituisce il principale ostacolo allo sviluppo di Cuba e del suo popolo, al di là dei nostri proprie e note insufficienze.
Cuba ha circa 100000 medici attivi. Lungo 60 anni quasi 380000 si sono laureati in medicina; e 35600 medici e professionisti della salute, di 138 paesi, sono stati gratuitamente formati a Cuba. Ci sono i laureati con borse di studio della Scuola Latinoamericana di Medicina in molti paesi dando il loro contributo per salvare vite.
Il governo USA non può coprire il Sole con un dito, ma è imbarazzante che ciò e non la cooperazione sia la sua priorità.
Abbiamo accordi, scambi, rispetto per le nostre comunità medica e scientifica pronte a collaborare per il bene dei nostri popoli e della comunità internazionale.
* https: //www.voanoticias.com/a/pompeo-aplaude-expulsion-de-personal-cubano-de-bolivia/5171779.html
Estados Unidos engaña deliberadamente cuando ataca la cooperación médica internacional de Cuba
Por: Johana Tablada
*A propósito del documento que circula el Departamento de Estado de Estados Unidos para presionar a los países con brigadas médicas de Cuba o acuerdos de colaboración.
El nuevo panfleto del Departamento de Estado, oprobiosamente titulado “La verdad sobre las misiones médicas de Cuba”, está lleno de mentiras.
La verdad es que su objetivo consiste en tratar de ocultar que ha fracasado la campaña de presiones iniciada hace más de un año por el gobierno de Estados Unidos para poder cesar la cooperación internacional de Cuba en cualquier país, hacer lo imposible por desvirtuar la naturaleza de la misma y presentarla como lo que no es.
Ha ocurrido lo contrario.
El despreciable material también pretende desviar la atención del cuestionamiento universal al manejo del gobierno de Estados Unidos de la pandemia a nivel nacional y multilateral, que deja mucho que desear.
Hace un año, John Bolton prometió que iban a terminar con los “mitos” de la Revolución Cubana, como el de la salud, y a endurecer el bloqueo. También habló de poner fin a lo que de romántico podía tener la Revolución de Cuba y detener los viajes e ingresos a nuestra economía. Seguro muchos recuerdan la aplicación total de la Ley Helms-Burton; la eliminación de los viajes de cruceros y las categorías, ya limitadas, de intercambio pueblo a pueblo; la reducción de los vuelos y viajeros de Estados Unidos, y la persecución del combustible que Cuba adquiere en el mercado internacional, entre muchas más.
Ya cumplieron con sobresaliente lo que de ellos solo depende. Sólo en 2019 se aplicaron 86 nuevas medidas de bloqueo, que mucho daño nos hacen, y dificultan incluso hasta nuestra capacidad de responder a la COVID-19 como podríamos en otras condiciones. Aún así, lo estamos haciendo bien.
Mas, lo de acabar con el mito de la Salud y la cooperación de Cuba les ha resultado imposible. Son décadas de esfuerzo y resultados. Sus calumnias —insertadas en muy bien financiadas campañas— aún confunden a muchos, pero hacen más intenso el brillo de la contribución del personal de la Salud y la verdadera naturaleza y alcance del sistema de Salud Pública de Cuba.
Ha sido un fracaso rotundo su campaña para tratar de justificar a los ojos de todos, la política de bloqueo que no tiene sustento legal ni moral.
Lo cierto es que esa cooperación es hoy aún más amplia y goza del reconocimiento mundial por su calidad profesional y humanista. Podría ser mayor si la prioridad de Cuba no fuese, lógicamente, garantizar la protección y atención médica a su población, también atacada por la pandemia. Son más las solicitudes que las que hoy podemos responder; y el país cuenta con muchos más médicos y enfermeras dispuestos a participar en misiones de cooperación.
Hoy en día son muchos más los países que, por la experiencia positiva y los resultados alcanzados, solicitan los servicios médicos cubanos en sus diferentes modalidades.
Ninguna puede considerarse o califica ni remotamente como Trata de personas o Trata de esclavos, como de manera malintencionada pretende divulgar Estados Unidos, con propósitos muy lejos de los proclamados por el Departamento de Estado. Con ello demuestran la poca seriedad que otorgan a la lucha contra el crimen internacional, combate en el que Cuba acumula un desempeño ejemplar.
El Departamento de Estado lo sabe muy bien tras cinco rondas de intercambio bilateral para cooperar en el combate contra este flagelo en el pasado reciente. La entrega de la política hacia Cuba a las figuras más reaccionarias del lobby anticubano, por parte de Trump, puso fin también a estos espacios.
Los funcionarios de Naciones Unidas a cargo del combate a la trata jamás han afirmado cosa igual. Es una ofensa a cubanas y cubanos que afecta al final mucho más la credibilidad de quien la esgrime.
Sí se han acumulado declaraciones de homenaje y elogios, premios, distinciones, reconocimientos y hasta nominaciones al premio Nobel para las brigadas médicas de Cuba.
A pesar de que las presiones de EstadosUnidos lograron forzar el cese de los servicios médicos prestados por Cuba a pueblos como los de Bolivia y Brasil, países donde orquestaron golpes de Estado, la gran mayoría de los países rechazó las amenazas y en ocasiones hasta los incentivos de la diplomacia bruta impuesta por el equipo de demolición que controla la política hacia Cuba en la Casa Blanca de los Estados Unidos. Ese proceder abochorna a muchos diplomáticos estadounidenses que también conocen, por la experiencia directa en países donde trabajan, la positiva contribución y el prestigio de las misiones médicas de Cuba. Nunca antes estuvo más baja la moral de la diplomacia estadounidense dedicada a la prioridad de perseguir y tratar de dinamitar la cooperación que debería fomentar.
La vida continúa y se encarga de demostrar, dolorosamente, que aquellos médicos a los que se les llamó cualquier cosa, desde espías hasta activistas políticos electorales, eran médicos de verdad y buenos, brindaron millones de consultas y salvaron muchas vidas. Pocos dudan hoy que Estados Unidos dirigió, politizó y manipuló la campaña de acoso e incitación a la violencia que condujo a la salida de la brigada médica de Cuba en Bolivia* y la pérdida lamentable de servicios valiosos que a diario prestaban a las comunidades, que quedaron en su mayoría desprotegidas hasta el día de hoy.
A nuestros médicos se les ofendió doblemente al acusarles y al poner en riesgo su integridad física. Las calumnias incluyeron la vulgar acusación de que en realidad no fueron a curar a la población sino a intervenir en la política del país. Mucho más grave fue la acción sin precedentes del Departamento de Estado de dirigir presencialmente el operativo de secuestro de médicos, registros y detenciones ilegales, e invasión a las viviendas de colaboradores, documentada en los videos y fotografías tomadas en los lugares del atropello y oportunamente denunciado por Cuba.
Esa misma campaña burda se reedita hoy por Estados Unidos y las oligarquías en algunos países que solicitaron la presencia de médicos cubanos para apoyar el combate a la COVID-19.
Desde que comenzó la pandemia, han viajado a otras tierras 24 brigadas médicas cubanas; siempre respondiendo a la solicitud de ayuda de esos países. Además, ya trabajaban en 59 países brigadas médicas cubanas antes de esta emergencia sanitaria, con más de 28 000 colaboradores.
Médicos, enfermeras y asesores de salud han partido en estas semanas a más de 20 países que nos solicitaron ayuda: Italia, Andorra, Nicaragua, Venezuela, Surinam, Jamaica, San Vicente y las Granadinas, Granada, Antigua y Barbuda, Belice, Santa Lucía, Dominica, Saint Kitts y Nevis, Haití, Barbados, Catar, Angola, Sudáfrica, Honduras, entre otros.
Sobre la calumnia permanente y bochornosa de que Cuba explota a sus médicos, debe decirse que en todos los casos el gobierno de Cuba paga íntegramente el salario de los médicos en Cuba mientras prestan servicio en otros países, a los cuales viajan sobre la base de acuerdos individuales, con total voluntariedad.
Adicionalmente reciben una remuneración en el país donde colaboran.
Personalmente los vi trabajar mucho y bien en Belice y Portugal y siento un orgullo inmenso por eso. En ambos países, los médicos eran libres de moverse y en muchos lugares estaban todo o casi todo el tiempo solos, lejos de sus compañeros y de casa. Muchas veces eran el único médico en una comunidad, sin la vigilancia de jefes ni funcionarios cubanos, en poblaciones a las que otros médicos nacionales no podían llegar o no existían suficiente personal para trabajar. En todos los casos, los cubanos ofrecían un servicio apreciado y respetado por la población y por los equipos, instituciones y servicios médicos del país sede, a los que se insertan con respeto y naturalidad, en un solo equipo de Salud; aprendiendo también a diario de ellos y ellos de nosotros.
Cuba no es un país rico, tenemos recursos limitados y sufrimos un bloqueo atroz que afecta a toda nuestra población sin distinguir siquiera el sector público estatal, cooperativo o privado. La meta es asfixiar toda la economía y provocar el cambio de gobierno por uno que responda al interés de Estados Unidos.
Es conocido que hay países con mayores recursos económicos que Cuba y pagan por esos servicios. En algunos casos, debido a las catástrofes o gran necesidad, sin recursos económicos, solo se cubren por el país sede los gastos del personal médico cubano en su territorio, sin pagar nada a las contrapartes y entidades médicas o de servicios médicos de Cuba con las que se establece el acuerdo. Asi fue en Centroamérica tras el huracán Mitch, y también en Italia ahora, donde la urgencia y emergencia fue tremenda. Hay otros ejemplos de entrega desinteresada como la asistencia de la Brigada Henry Reeve tras terremotos en Pakistán, Haití, Chile y Perú, el ofrecimiento a Estados Unidos tras el huracán Katrina, la Operación Milagro y muchos más.
En aquellos países donde sí se reciben ingresos por acuerdo mutuo, pues el país que solicita tiene los recursos y carece de personal, hay una parte que se aporta al presupuesto de Cuba. Desde el contrato individual con cada médico, se conoce y queda claro cuál es su ingreso personal y que una parte importante se destina al aporte para ayudar sostener al sistema de salud pública gratuita y universal de Cuba, del que también disfrutan. Ocurre en Cuba lo mismo en otros sectores que generan moneda convertible para el gasto social de todos. Qué pena que a Estados Unidos le moleste mucho más un país bloqueado donde todos tienen garantizado el acceso a servicios y derechos, que otros donde son solo exclusivos de una minoría que los puede pagar. No dicen tampoco que la educación, incluyendo los estudios de universidad y medicina, son gratis en Cuba como hoy reclaman millones en el mundo.
A Estados Unidos, que bloquea la salud pública de Cuba y quiere estrangular la economía y los ingresos de cualquier tipo de nuestro pueblo —incluyendo los de las exportaciones farmaceúticas y biotecnológica o los servicios médicos—, no le incumbe la naturaleza de los esquemas de cooperación de Cuba y es un acto supremo de hipocresía aparentar preocupación por el salario de quienes menosprecia y ataca cada día con cualquier tipo de insultos y sanciones.
Con esa parte de los ingresos que aportan los servicios médicos de Cuba, legítimos en cualquier esquema de cooperación Sur-Sur de Naciones Unidas por los que se rigen, se adquieren costosos insumos para toda la población incluyendo pruebas diagnósticos, insumos para la industria farmacéutica y biotecnológica de Cuba, tratamientos para el cáncer, etc. Son recursos a los que los médicos contratados en el exterior y sus familiares también tienen acceso gratuito.
Vivimos en un país en el que la mayoría trabajamos entre todos para mejorar la vida de todos y no de unos pocos. Así ocurre en todas las esferas; y no es secreto que son bajos los salarios cubanos como tampoco es secreto que en Cuba son gratis otros costosos servicios que, junto a la salud, ocupan más del 80 por ciento del gasto de cualquier familia en el mundo.
A nadie se le obliga a vivir en Cuba, la emigración es un derecho reconocido y una minoría no puede pretender imponer a la mayoría vivir en otro tipo de sociedad, o viceversa, mucho menos un gobierno extranjero dando voz y fondos a sus cubanos favoritos para armar, artificialmente, un simulacro de “oposición” entregada y disciplinada ante las órdenes de Washington, que nuestro pueblo no respeta por representar los intereses de dominación y abuso del país que lo castiga. Pocas cosas caracterizan más la historia de Cuba que la lucha por librarnos del yugo de un país extranjero.
A cambio de visados y promesas, tantas veces no cumplidas después, el gobierno de Estados Unidos ha logrado que una minoría de médicos se pronuncien contra el programa en el que permanece la gran mayoría, decenas de miles voluntariamente, con dedicación a toda prueba. Algunos de esos fueron al Congreso a visitar a Marco Rubio y compañía y hacerse la foto para dotar de contenido al guion y la calumnia.
Por chantaje se han sumado un manojo de médicos a los que los programas como el Medical Parole incentivaron a abandonar sus misiones a cambio de determinados beneficios y en detrimento de las poblaciones a las que servían y del país que los formó y los preparó para cumplir las mismas. Algunos han llegado a decir cosas que solo caben en la cabeza turbia de los funcionarios que ahora los tutelan. Solo falta decir que los médicos cubanos comen niños.
Muchos diplomáticos cubanos conocemos del altruismo y sensiblidad de las mujeres y hombres que forman las brigadas médicas de Cuba.
Conozco tambien muchos médicos cubanos que optaron legalmente por vivir fuera de Cuba después de culminar sus misiones, atraídos por mejores salarios y condiciones para una vida mejor para ellos y sus familiares en sociedades desarrolladas. Otros han salido por amor. La gran mayoría son médicos que jamás levantarán la mano para pedir que se arrecie el bloqueo o atacar el sistema de salud pública de Cuba o el país que los formó y preparó para trabajar en el exterior; país por demás donde aún viven sus colegas ejerciendo la medicina para el pueblo con bloqueo. Hoy también son médicos cubanos luchando contra la COVID-19. Aquí viven sus familiares, reciben tratamiento médico gratuito y sufren la adversidad de vivir en un país al que no se le ha dado por su vecino más cercano la oportunidad de respirar y dedicarse a mejorar su proyecto sin medidas abusivas ni presiones, ni intervención ni campañas de demonización como esta.
Estados Unidos miente y atenta contra la cooperación al calificar esta labor de explotación y trata.
Estados Unidos gasta más dinero que cualquier otro país del mundo para un sistema de atención médica paralizado y dominado por el negocio privado de las aseguradoras, que no puede proporcionar servicios decentes para 28 millones de personas sin seguro, y los otros 50 millones con servicios incompletos o defectuosos programas de seguro médico basado en la ganancia.
La salud no debe ser un negocio. El acceso a la atención médica es un derecho humano. Estados Unidos engaña deliberadamente al público cuando ataca la cooperación médica internacional legítima.
Nuestra experiencia se basa en la noción de que el acceso a la atención de salud para todos es un derecho humano, y que garantizar dicho acceso es una obligación de todos los Estados con un sentido mínimo de justicia social. En nuestro caso, esa obligación está escrita en la Constitución. Solo con un compromiso honesto y una firme voluntad política del Gobierno puede un país relativamente pequeño, con recursos naturales y riqueza limitados, y que sufre un un brutal bloqueo económico, alcanzar los notables indicadores de salud que el mundo celebra hoy en Cuba. Es así como hemos podido garantizar a toda nuestra población indicadores de bienestar y salud comparables con las sociedades avanzadas del mundo y sabemos lo que podríamos alcanzar si no existiera un bloqueo tan brutal que quita oxígeno a la economía y constituye el principal obstáculo para el desarrollo de Cuba y su pueblo, más allá de nuestras propias y conocidas insuficiencias.
Cuba tiene alrededor de 100 000 médicos en activo. A lo largo de 60 años casi 380 000 se graduaron de medicina; y se han entrenado en Cuba sin lucro 35 600 doctores y profesionales de la salud de 138 países. Están los graduados de las becas de la Escuela Latinoamericana de Medicina en muchos países dando su aporte por salvar vidas.
El gobierno de Estados Unidos no puede tapar el Sol con un dedo, pero resulta bochornoso que esta y no la cooperación sea su prioridad.
Tenemos acuerdos, intercambios, respeto de nuestras comunidades médica y científica dispuestas a colaborar en bien de nuestros pueblos y de la comunidad internacional.
*https://www.voanoticias.com/a/pompeo-aplaude-expulsion-de-personal-cubano-de-bolivia/5171779.html