1º Maggio: Non è la piazza, ma lo spirito di Cuba vibra
In questi giorni difficili i medici cubani salvano esponendosi al contagio della COVID-19. Ogni sera alle ventuno il popolo ringrazia questo gesto con applausi e con evviva, da ogni finestra. Cuba ha un popolo grato
4.5.20 – Questo è stato un 1º maggio differente. Non si sono sentiti gli altoparlanti di Piazza della Rivoluzione a L’Avana, le strade non si sono riempite di milioni di persone, come accade abitualmente in questa data dall’alba. Calle Paseo nel centrale quartiere Vedado, non ha visto sfilare le decine di blocchi di lavoratori in rappresentanza di tutti i mestieri e le professioni del paese, tutti pieni di giubilo.
Però la tradizione di festeggiare il Giorno Internazionale dei Lavoratori come pochi paesi possono fare, sì che si è mantenuta: con orgoglio.
Il popolo ha portato nelle case la marcia che Cuba realizza un anno dopo l’altro, generazione dopo generazione, dal 1980.
Le reti sociali si sono inondate d’immagini. Sembrava che le macchine fotografiche di ogni fotoreporter avessero fotografato volti a caso tra le folla della Piazza di un 1º Maggio di qualsiasi altro anno.
Un padre con la sua bambina sulle spalle, una bandiera cubana come sfondo, i due sorridenti. Due nonni col berretto e un cartello tra le mani “La mia casa è la piazza”. Un bambino vestito da pioniere.
Altre fotografie però indicano che Cuba vive una situazione molto differente agli altri anni. Nel caso dell’immagine del dottor Francisco Durán, all’uscita del Centro della Stampa Internazionale a L’Avana con il logo del 1º maggio sulla maglietta dopo la sua abituale conferenza stampa che informa sulla lotta contro la COVID-19 nel paese.
E anche l’immagine di una madre assieme al figlio medico che ora è in missione internazionalista a Torino, in Italia, o quella di un edificio multifamiliare, con tutti i vicini sui balconi cantando l’Inno Nazionale e pochi minuti più tardi l’Internazionale.
Commuove inoltre la foto diffusa dai diplomatici dell’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti, tutti uniti con il pugno sinistro alzato, che stringono una bandiera cubana. È stata scattata nell’entrata dell’edificio che è stato bersaglio di un’azione di terrorismo nella notte di mercoledì 29 aprile.
Queste foto sono state scattate con telefoni personali e messe nelle reti in forma spontanea. Questo è il bello di vivere in quest’Isola in tempi di pandemia.
In altri luoghi del mondo le persone hanno invaso le strade per esigere i loro diritti nonostante laltrischio di contagio. Hanno fatto di Facebook e Twitter un palcoscenico di denuncia.
Mentre i giovani e gli anziani dell’Isola raccontano al mondo che non c’è un altro posto al mondo tanto sicuro come Cuba.
In questi giorni difficili i medici cubani salvano esponendosi al contagio della COVID-19. Ogni sera alle ventuno il popolo ringrazia questo gesto con applausi e con evviva, da ogni finestra. Cuba ha un popolo grato.
Anche se sono diverse settimane d’isolamento nelle quali si mantengono in funzione i centri di lavoro imprescindibili, il lavoro e il salario di tutti sono garantiti.
Il Segretario Generale de la CTC, Ulises Guilarte de Nacimiento, che stavolta non ha parlato dal podio di Piazza della Rivoluzione, ma da uno studio della televisione, lo ha garantito.
Poi ha ricordato al mondo che l’Isola commemora il Giorno Internazionale dei Lavoratori in condizioni differenti, anche se con lo stesso entusiasmo che niente e nessuno potrà cambiare i cubani. Oggi la marcia è stata dalla casa e per la vita.