Venezuela: fallisce seconda incursione mercenaria in 48 ore

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Nelle ore mattutine del 4 maggio, nella città costiera di Chuao (stato di Aragua), un gruppo di otto mercenari a bordo di una imbarcazione è stato catturato in uno sforzo congiunto tra pescatori locali, polizia regionale e la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB).

Sono stati catturati l’ex capitano Antonio Sequea Torres; suo fratello, ex maggiore generale Juvenal Sequea Torres; Adolfo Baduel, figlio dell’ex generale Raúl Isaías Baduel; oltre a due statunitensi legati alla società Silvercorp.

Questo raid, fallito, forma parte della cosiddetta “Operazione Gedeon”, gestita dall’appaltatrice militare USA Silvercorp, il cui proprietario è Jordan Goudreau, che ha tentato, senza successo, uno sbarco armato a Macuto (stato di La Guaira), il giorno prima nelle prime ore del mattino.

Ieri, Antonio Sequea Torres ha pubblicato un video accompagnato da mercenari pesantemente armati in cui affermava essere il comandante di questa operazione.

Il suo coinvolgimento è stato confermato anche da sua moglie, Verónica Noya, in un’intervista a TVV Noticias. Noya ha affermato che l’ex capitano faceva parte di questo movimento armato e che era in clandestinità dopo il fallito colpo di stato del 30 aprile 2019, a cui ha anche partecipato.

Da parte sua, l’ex maggiore generale Juvenal Sequea Torres ha dichiarato in un’intervista per il media VPI, trasmessa poco prima della cattura a Chuao, che l’operazione in termini generali aveva il sostegno della Colombia e degli USA, benché ha evitato di offrire dettagli. Antonio Sequea faceva parte di una sorta di prima avanzata ed ha assicurato che sarebbero venute altre azioni più forti.

Ha sottolineato che l’impulso alle azioni è venuto, in larga misura, dalla falsa accusa di narcoterrorismo fatta dal Dipartimento di Giustizia contro i dirigenti venezuelani che hanno elevate responsabilità statali:

“Sono stati gli USA ad emanare questo decreto, per noi l’azione era politica, ma sulla base di ciò che gli USA hanno fatto nei confronti di Maduro, stiamo già parlando di un’azione di polizia. In altre parole, prendiamo in considerazione le direttrici USA e, prodotto di ciò, è anche il nostro agire”, ha risposto Juvenal quando gli è stato chiesto, dalla giornalista di VPI, se avevano contatti diretti con funzionari USA.

Il vice presidente del PSUV, Diosdado Cabello, ha pubblicato i video della cattura dei mercenari, indicando che Antonio Sequea era il “leader dell’operazione terroristica”. Ha anche pubblicato le dichiarazioni di Adolfo Baduel, secondo il quale i due detenuti USA lavorano con il team di sicurezza del presidente Trump.

Col passare delle ore, le tracce degli USA nella preparazione e nel dispiegamento dell’operazione mercenaria contro il Venezuela diventano sempre più visibili. Il protagonismo assoluto che la mediocrazia ha voluto conferire a Jordan Goudreau, nel tentativo di svincolare Washington, va perdendo efficacia.

Di fronte a questo quadro di aggressione militare, la FANB ha attivato l’allerta del Sistema Difensivo Territoriale per neutralizzare i nuovi tentativi di destabilizzazione, aumentando la prontezza ed il coordinamento delle unità militari, di polizia e civili.

È un massiccio dispiegamento militare per reprimere i movimenti mercenari che potrebbero prepararsi sul campo.

“Tutto il Sistema Difensivo Territoriale, con il sostegno degli organismi di sicurezza, svolgono operazioni di pattugliamento ed esplorazione, specialmente nella regione costiera, con l’obiettivo di localizzare altri possibili coinvolti e determinare i loro collegamenti, per cui non sono esclusi ulteriori arresti”, ha indicato il corpo militare venezuelano attraverso un comunicato firmato dal generale e ministro della Difesa Vladimir Padrino López.

Via via che l’operazione perde slancio, Guaidó ha deciso di correre ai ripari negando il suo legame con Jordan Goudreau, nonostante il fatto che la sua firma figuri in un contratto con Silvercorp di 212.900.000 di dollari per eseguire un intervento armato contro il paese.

Tuttavia, ha dato una svolta di 180 gradi. In una recente dichiarazione, il governo fake di Guaidó ha legittimato “Operazione Gedeon”, accettando che non si tratta di alcuna montatura, chiedendo il rispetto dei “diritti umani” per i mercenari. È evidente che è direttamente collegato.

Il governo colombiano ha anche tentato di dissociarsi e Washington nega qualsiasi tipo di connessione con gli eventi delle ultime ore. A causa del fallimento dell’incursione di Macuto, i media ed i politici anti-chavisti hanno presentato una vecchia narrazione di controllo per presentare questo fatto come una sorta di montatura governativa, sebbene Guaidó abbia fatto fallire questi sforzi.

Le incursioni fallite di Macuto (La Guaira) e Chuao (Aragua) danno conto dell’impostazione geografica all’operazione e della distribuzione di ruoli e capacità.

Mentre l’ex capitano Robert Colina, alias “Pantera” (ucciso a Macuto), si sarebbe incaricato di consolidare una cellula a La Guaira, al fine di proiettarsi verso Caracas, sulle coste dello stato di Aragua, Antonio Sequea avrebbe dato forma ad una specie di testa di ponte per lo sbarco di armi, risorse logistiche e del plotone mercenario che ha esibito nel suo esaltato video per le reti sociali.

Entrambi i movimenti hanno fallito nel loro calcolo originale: alias “Pantera” riteneva che un raid notturno non avrebbe attirato l’attenzione delle forze di sicurezza, mentre Antonio Sequea scommetteva su uno sbarco silenzioso in una popolazione di pescatori e produttori di cacao che non sarebbe stato, in teoria, preparato a rilevare il tuo arrivo.

Dopo il fallimento del tentativo guidato da Clíver Alcalá attraverso il confine colombiano, a marzo, (dove ha partecipato anche l’alias “Pantera”), i pianificatori USA hanno deciso di cambiare l’approccio verso un’invasione costiera.

Hanno optato per Macuto, approfittando del ripiegamento sociale per la pandemia di Covid-19, per abbreviare le distanze e avere una via diretta di arrivo al centro del potere politico in Venezuela: la città di Caracas ed il suo Palazzo Miraflores.

In base a questa logica, e mentre si consolidava la cellula di alias “Pantera” a La Guaira, Sequea avrebbe approfittato dei vantaggi in Chuao: una città collegata alla cordigliera montuosa del Parco Nazionale Henri Pittier, da dove è possibile raggiungere, camminando, le aree di Puerto Maya e Puerto Cruz, ma anche la Colonia Tovar e El Junquito, era uno spazio virtualmente sicuro per il trasporto di armi e risorse senza utilizzare le tradizionali rotte terrestri, evitando la presenza di personale di polizia e militare.

Chuao offriva anche una rotta diretta per le città araguensi di Turmero e Maracay, dove si trova la potente 4a Divisione Blindata dell’Esercito venezuelano ed il suo quartier generale.

In questa unità militare strategica che comprende la regione centrale del paese e parte degli llanos (pianure), si trova uno dei principali parchi di armi del paese e la parte più sensibile e strategica della sua artiglieria.

Probabilmente l’incursione per Chuao cercava di inibire questo importante asse di gravità del potere militare venezuelano, poiché l’ex capitano Robert Colina avrebbe approfittato di quel vantaggio momentaneo in funzione del definitivo golpe a Miraflores.

Al momento, non si può dare per scontato che l'”Operazione Gedeon” sia stata completamente smantellata, poiché la FANB mantiene ancora lo stato di allerta, tenendo conto del fatto che ci sarebbero altre cellule mercenarie-terroristiche dispiegate in diverse aree del paese.

Nelle due incursioni fallite, nelle ultime 48 ore, la chiave è stata l’organizzazione del popolo e delle sue reti di intelligence.


Segunda incursión mercenaria contra Venezuela en 48 horas fracasa en Chuao

 

En horas de la mañana del 4 de mayo, en el pueblo costero de Chuao (estado Aragua) un grupo de ocho mercenarios a bordo de un bote fue capturado en un trabajo conjunto entre pescadores locales, la policía regional y la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB).

Resultaron detenidos el ex capitán Antonio Sequea Torres; su hermano, el ex mayor general Juvenal Sequea Torres; Adolfo Baduel, hijo del ex general Raúl Isaías Baduel; además de dos estadounidenses vinculados a la empresa Silvercorp.

Esta fallida incursión forma parte de la denominada “Operación Gedeón”, a cargo de la contratista militar estadounidense Silvercorp, cuyo propietario es Jordan Goudreau, que intentó sin éxito un desembarco armado en Macuto (estado La Guaira) un día antes en horas de la madrugada.

El día de ayer, Antonio Sequea Torres publicó un video acompañado de mercenarios fuertemente armados donde afirmaba ser comandante de esta operación.

Su involucramiento también lo confirmó su esposa, Verónica Noya, en una entrevista al medio TVV Noticias. Noya aseveró que el ex capitán formaba parte de este movimiento armado y que se encontraba en la clandestinidad luego del fallido golpe de estado del 30 de abril de 2019, donde también participó.

Por su parte, el ex mayor general Juvenal Sequea Torres afirmó en una entrevista para el medio VPI, transmitida poco antes de la captura en Chuao, que la operación en términos generales contaba con el apoyo de Colombia y de Estados Unidos, aunque evitó ofrecer detalles. Antonio Sequea formaba parte de una especie de primera avanzada y aseguró que vendrían más acciones contundentes.

Recalcó que el impulso de las acciones vino, en buena medida, de la falsa acusación de narcoterrorismo realizada por el Departamento de Justicia contra los líderes venezolanos que ocupan altas responsabilidades de Estado: “Fue Estados Unidos quien sacó ese decreto, para nosotros la acción era política, pero basándonos en esto que hizo Estados Unidos con respecto a Maduro, ya estamos hablando de una acción policial. Es decir, sí tomamos en cuenta las directrices de Estados Unidos y, producto de esto, es nuestro accionar también”, respondió Juvenal frente a la pregunta de la periodista de VPI sobre si tenían contacto directo con oficiales estadounidenses.

El vicepresidente del PSUV, Diosdado Cabello, publicó los videos de la captura de los mercenarios, indicando que Antonio Sequea era el “líder de la operación terrorista”. También publicó las declaraciones de Adolfo Baduel, quien afirmó que los dos estadounidenses detenidos trabajan con el equipo de seguridad del presidente Trump.

A medida que pasan las horas, las trazas de Estados Unidos en la confección y despliegue de la operación mercenaria contra Venezuela se hacen cada vez más visibles. El protagonismo absoluto que la mediocracia le ha querido conferir a Jordan Goudreau, en un intento por desvincular a Washington, va perdiendo efectividad.

Frente a este cuadro de agresión militar, la FANB ha activado la alerta del Sistema Defensivo Territorial para neutralizar nuevos intentos de desestabilización elevando el apresto y coordinación de las unidades militares, policiales y civiles.

Se trata de un despliegue militar masivo para sofocar movimientos mercenarios que pudieran estarse preparando en tierra.

“Todo el Sistema Defensivo Territorial, con el apoyo de los organismos de seguridad, ejecutan operaciones de patrullaje y escudriñamiento, especialmente en la región costera, con el objeto de localizar otros posibles involucrados y determinar sus conexiones, por lo que no se descartan detenciones adicionales”, indicó el cuerpo castrense venezolano a través de un comunicado firmado por el general y ministro de Defensa Vladimir Padrino López.

A medida que la operación pierde impulso, Guaidó ha decidido correr hacia adelante negando su vinculación con Jordan Goudreau, pese a que su firma figura en un contrato con Silvercorp por 212 millones 900 mil dólares para ejecutar una intervención armada contra el país.

Sin embargo, ha dado un giro de 180 grados. En un comunicado reciente, el gobierno fake de Guaidó ha legitimado la “Operación Gedeón”, aceptando que no se trata de ningún montaje, pidiendo el respeto de los “derechos humanos” de los mercenarios. Es evidente que se ha vinculado directamente.

El gobierno de Colombia también se ha intentado desvincular y Washington niega cualquier tipo de nexos con los eventos de las últimas horas. Debido al fracaso de la incursión por Macuto, los medios y políticos del antichavismo han cartelizado una narrativa de control de años para presentar este hecho como una especie de montaje gubernamental, aunque Guaidó ha tirado al piso estos esfuerzos.

Las incursiones fallidas por Macuto (La Guaira) y Chuao (Aragua) dan cuenta del planteamiento geográfico de la operación y de la distribución de roles y capacidades.

Mientras el ex capitán Robert Colina, alias “Pantera” (abatido en Macuto), se encargaría de consolidar una célula en La Guaira, con miras a proyectarse hacia Caracas, en las costas del estado Aragua Antonio Sequea le daría forma a una especie de cabeza de playa para el desembarco de armas, recursos logísticos y del pelotón mercenario que exhibió en su exaltado video para las redes sociales.

Ambos movimientos fallaron en su cálculo original: alias “Pantera” consideraba que una incursión nocturna no llamaría la atención de las fuerzas de seguridad, mientras que Antonio Sequea apostó a un desembarcó silencioso en una población de pescadores y productores de cacao que no estaría, en teoría, preparada para detectar su llegada.

Luego del fracaso de la intentona comandada por Clíver Alcalá vía frontera colombiana en marzo (donde también participó alias “Pantera”), los planificadores estadounidenses decidieron cambiar el enfoque hacia una invasión por las costas.

Apostaron por Macuto, aprovechando el repliegue social por la pandemia de Covid-19, para acortar distancias y tener una vía directa de llegada al centro del poder político en Venezuela: la cotizada Caracas y su Palacio de Miraflores.

Bajo esa lógica, y mientras se consolidaba la célula de alias “Pantera” en La Guaira, Sequea aprovecharía las ventajas de Chuao: un poblado conectado a la cordillera montañosa del Parque Nacional Henri Pittier, por donde se puede llegar, caminando, a las zonas de Puerto Maya y Puerto Cruz, pero también a la Colonia Tovar y a El Junquito, era una espacio virtualmente seguro para el transporte de armas y recursos sin emplear las vías terrestres tradicionales, sorteando la presencia de efectivos policiales y militares.

Chuao también ofrecía una ruta directa hacia las ciudades aragüeñas de Turmero y Maracay, donde se encuentra la poderosa 4° División Blindada del Ejército venezolano y su cuartel general.

En esta unidad militar estratégica que abarca la región central del país y parte de los llanos, reposa uno de los principales parques de armas del país y lo más sensible y estratégico de su artillería.

Probablemente la incursión por Chuao buscaba inhibir este importante eje de gravedad del poder militar venezolano, toda vez que el ex capitán Robert Colina aprovecharía esa ventaja momentánea en función del deseado golpe definitivo en Miraflores.

A esta hora no se puede dar por sentado que la “Operación Gedeón” haya sido desmantelada por completo, pues la FANB sostiene todavía el estado de alerta tomando en cuenta que habría otras células mercenarias-terroristas desplegadas en distintas zonas del país.

En las dos incursiones fallidas en las últimas 48 horas la clave ha sido la organización del pueblo y sus redes propias de inteligencia.

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