Venezuela, Maduro accusa Usa e Colombia

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Una Baia dei porci alla venezuelana: è l’operazione Gideon, un tentato assalto a Caracas da parte di mercenari partiti via mare dalla Colombia. E respinti da pescatori e soldati bolivariani. Tra gli assalitori due statunitensi, che ammettono l’esistenza di un contratto con Guaidó: in cambio avrebbero avuto 100mila dollari. Maduro accusa Trump e Pompeo, e anche il presidente colombiano Duque, ma Washington nega ogni coinvolgimento. Dura la reazione di Cina e Russia. Nel frattempo un nuovo blackout in Venezuela

La Baia dei porci venezuelana

Una Baia dei porci alla venezuelana. Si potrebbe rievocare il precedente del 1961, quando un manipolo di esuli anticastristi organizzato dalla CIA sbarcò via mare a Cuba per rovesciare il regime socialista, per raccontare il tentato assalto al Venezuela avvenuto nei giorni scorsi. Fallito, come quello di 59 anni fa a Playa Girón.

Autori dell’operazione, in questo caso, sono stati due gruppi di mercenari partiti dalla Colombia, che hanno raggiunto via mare le coste settentrionali del Venezuela. Armati e addestrati per prendere il palazzo presidenziale, compreso l’inquilino, il presidente Nicolás Maduro.

Ma le forze armate bolivariane, supportate da alcuni pescatori, li hanno arrestati, scoprendo poi che due di loro sono statunitensi.

«Impossibile che Donald Trump non sapesse nulla», accusa Maduro, che afferma di essere stato l’obiettivo numero uno dell’assalto. «Volevano uccidermi», dichiara alla stampa, mostrando i passaporti dei due mercenari nordamericani arrestati: Luke Denman e Airan Berry.

Dura la reazione di Cina e Russia, che hanno condannato esplicitamente «l’incursione armata», aggiungendo che non accetteranno «alcuna invasione statunitense del Venezuela».

Maduro ha anche fatto sapere che porterà la questione alla Corte penale internazionale dell’Aia e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove intende trascinare USA e Colombia, ritenuti responsabili del tentato golpe.

Da Washington, nel frattempo, Trump ha negato qualunque implicazione.

Ma poche ore dopo lo sbarco dei mercenari, in vari Stati del Venezuela è saltata la corrente. Un «attacco premeditato», secondo la vicepresidente venezuelana Delcy Rodriguez, che ha collegato il blackout al «tentativo fallito di incursione terroristica» contro il Paese sudamericano.

L’operazione Gideon e il ruolo dei pescatori

 

Partiti con due imbarcazioni dalla Colombia, dove si addestravano dallo scorso gennaio, almeno 50 uomini hanno raggiunto separatamente il Venezuela.

Il primo gruppo ha puntato l’area costiera di Macuto, a una ventina di chilometri dalla capitale Caracas. Il secondo, il giorno dopo, la città di Chuao, nello Stato di Aragua.

Il piano prevedeva di penetrare nel territorio venezuelano per destabilizzare il Paese e prelevare il presidente, che sarebbe stato poi caricato su un aereo e spedito negli Stati Uniti. Ma, anche grazie all’intervento dei pescatori venezuelani, inquadrati nel ramificato sistema di milizia popolare bolivariana, l’attacco è stato sventato.

A rendere noti i dettagli dell’Operazione Gideon – dal leader israelita che alla guida di 300 uomini sconfisse i madianiti, come narra la Bibbia – sono stati poi gli stessi autori, catturati dai militari venezuelani.

Diciassette gli arrestati, mentre gli altri sono tuttora ricercati dalla polizia e dai militari venezuelani, impegnati nell’operazione Negro Primero.

Dei catturati sono state trasmesse foto e dichiarazioni video, come quelle di Luke Denman, che in inglese ha affermato di essere un mercenario a capo di circa 70 uomini, addestratisi a Riohacha, in Colombia.

Il contratto, la ricompensa e la firma di Guaidó

 

«Pensavo di aiutare i venezuelani a prendere il controllo del loro Paese», ha affermato il contractor (soldato mercenario) Denman, che ha aggiunto di aver agito nella speranza di ottenere tra i 50mila e i 100mila dollari.

All’origine dell’operazione Gideon, un contratto firmato da Jordan Goudreau, proprietario della società statunitense Silvercorp, e Juan Guaidó, come spiega lo stesso Denman.

Secondo le indagini venezuelane, il tutto sarebbe stato organizzato con il sostegno della DEA (Drug Enforcement Administration), l’agenzia antidroga statunitense. Lo scorso 26 marzo, infatti, proprio gli Stati Uniti avevano spiccato un mandato di cattura per Maduro, accusato di «narcoterrorismo», offrendo 15 milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura.

Nei confronti degli arrestati, Maduro ha assicurato che si celebrerà un processo in Venezuela, «con tutti i loro diritti». Per Goudreau sarà chiesta l’estradizione.

Ma il vero artefice del tentato assalto, per il presidente venezuelano, è Mike Pompeo, segretario di Stato Usa. E con lui il presidente della Colombia Iván Duque, che secondo Maduro sapeva dell’invasione marittima.

Otto le vittime registrate nel tentato golpe, tra cui uno dei leader dell’incursione Robert Colina Ibarra.

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