Della critica, ipercritica e calunnia

nella società cubana di oggi e del futuro

José R. Oro  www.cubadebate.cu

Scrivo a causa del livello di intensità degli attacchi, “silenzi” e omissioni mediatiche di cui è oggetto il mio paese, qualcosa di realmente esacerbato, esagerato e frequentemente grottesco negli ultimi tempi. L’obiettivo della campagna senza scrupoli è scoraggiare il popolo cubano e mettere a tacere tutte le azioni positive dentro e fuori l’isola, in parallelo con l’intensificazione del blocco, creatore di infinito dolore, e nel mezzo di una pandemia che è diventata un disastro incalcolabile per il mondo.

La critica è estremamente necessaria per lo sviluppo della società, sia a Cuba che in qualsiasi parte del mondo. Mai era stata così alta, come oggi, la capacità di arrivare ad ogni persona attraverso i mass media e le reti sociali, ciò che è buono e cattivo allo stesso tempo, a seconda delle intenzioni e dei metodi, delle piattaforme politiche e convinzioni etiche.

Viviamo in una società mondiale che mostra una tendenza al deterioramento della capacità di convivenza tra esseri umani (e di questi con la natura), e potremmo benissimo attribuire questo deterioramento alla perdita o al degrado, in un certo numero di persone, di valori che potremmo chiama “tradizionali”. Nel caso di Cuba, di molti di quei valori che hanno forgiato la nostra nazionalità e la nostra cultura: il lavoro, la vita sia in famiglia che in comunità, l’onestà ed il rispetto per la proprietà, la sincerità, l’educazione, l’amore per libertà, il patriottismo e l’internazionalismo, l’impegno con la storia patria ed il rispetto degli altri.

Credo che il problema non risieda sempre, o non solo, nei valori che non vengono assunti, ma anche negli anti-valori praticati troppo. Tra questi, l’egoismo, il cercare di eliminare la disuguaglianza usando un anodino “accoppiamento” e la mascolinità patriarcale. L’etica della società e dell’economia (compresa la concettualizzazione del mercato) sono fondamentali, tutto ciò che avviene a livello individuale, ma anche a livello sociale. In tale contesto, la critica è desiderabile e necessaria all’estremo. Inoltre, è completamente legale: la Costituzione, discussa e approvata in modo ampio e massiccio dalla stragrande maggioranza del popolo cubano, sostiene e promuove la libertà di espressione e uno dei suoi elementi fondamentali, la critica.

Ma la critica deve essere, in ogni caso, basata sulla verità, nell’attuale contesto sociale, con l’intenzione e la buona fede di migliorare, perfezionare qualcosa o sradicare errori e deformazioni, dando, quando possibile, un’idea di come polacco i difetti criticati. Quando ciò non si realizza, cessa di essere critica; può diventare ipercritica contemplativa ed, in molti casi, giungere a creare complete calunnie malintenzionate, offensive e perverse.

Quando dico che mi piacerebbe che Cuba ci fossero luoghi per bere il guarapo (bevanda derivata dalla canna ndt), posti per caffè e frittelle o crocchette dappertutto e che fu un errore che sparissero, secondo me, è corretto. Penso che sia una critica o osservazione reale. Ma concludere che “il socialismo è economicamente irrealizzabile” sarebbe una menzogna, una calunniosa e sfrenata iperbole. Ed è ciò che fanno i nemici della Rivoluzione: prendere eventi o circostanze reali (benché anche inventate, fabbricate o distorte), porle fuori dal contesto e trasformarle in aggressioni mediatiche contro il paese.

L’ipercritica e la calunnia/spazzatura vanno dalla controrivoluzione subdola, cercando o fingendo di mantenere un certo grado di “obiettività”, sino a quelle prodotte ai livelli più bassi del letamaio.

Il tema delle calunnie anticubane è stato ampiamente dibattuto. Vorrei discutere alcune delle modalità:

-Pseudo criticismo. È uno delle forme più frequenti, mostrare qualcosa di brutto, che merita critica, ma solo gli aspetti negativi o problematici senza commentare, in nessun caso, gli aspetti positivi o il contesto e senza una virgola di intenzione costruttiva. Bisogna chiamarlo con il suo nome, è un atto di doppia morale.

Legate al punto precedente e ampiamente utilizzate dagli autodenominati centristi o commentatori “apolitici”, tanto reali come i leoni vegetariani, sono i confronti assurdi e falsi: dicono che “Svezia o Finlandia sì sono esempi di società socialiste di successo” con la sola intenzione di dire che Cuba non lo è. Una loro caratteristica è che, curiosamente, non menzionano mai il blocco. Non esiste. Notevole quantità di ipocrisia in alcuni di loro, candore in altri che conoscono uno di quei paesi ricchi da una settimana e non vedono la polvere sotto il tappeto.

–Ipercritica diretta o per derivazione. È usata frequentemente. Se si produce un fatto tragico e deplorevole, come la morte di due cittadini a Mayarí a causa della rabbia, è la “fine dei tempi”.

“Questo era quello che ci mancava”, gridò disperata una forista di Cubadebate. Un’evidente esagerazione di un evento deplorevole e probabilmente evitabile, ma non eccezionale in un mondo in cui 60000 persone muoiono, ogni anno, di rabbia.

– Calunnie dirette. Molte volte falsificazioni dalla testa ai piedi, come “la donna uccisa su un marciapiede a La Lisa (L’Avana) perché non è stata curata in un ospedale”, “agenti cubani pagano manifestanti violenti” (durante le proteste per il brutale omicidio di George Floyd) e molte altre tardive espressioni della letteratura gotica di Miami.

In particolare, sulla “repressione e le violazioni dei diritti umani”: ci sono casi di salariati “dissidenti” e criminali di ogni tipo, anche quando prove chiare e documentate, inclusi video, smascherano le loro montature che trovano rapidamente -o già lo avevano prenotato in precedenza- visualizzazione informativa in alcuni media.

Eccezionali per la loro meschinità e viltà, nel mezzo della crisi COVID-19, sono le sistematiche aggressioni contro i servizi medici cubani da parte del governo di Donald Trump e dei suoi burattini. A loro non importa, e apparentemente non supportano, che questi dottori vadano a salvare vite e ricevano il riconoscimento ed il ringraziamento di altri popoli.

–Omissione e/o falsificazione della prolungata lotta cubana contro il terrorismo, nonché aggressioni terroristiche dirette, come il recente mitragliamento dell’ambasciata cubana a Washington, che sono “scomparsi dalla mappa”, con scarsa o nessuna copertura mediatica. Questo aspetto ha come massima espressione, a livello delirante, l’inclusione di Cuba nella lista dei “paesi che non collaborano nella lotta contro il terrorismo”.

Sono solo esempi che ritengo rilevanti. Esistono molti altri modi, con la particolarità che molti di essi sono apertamente degenerati ed offensivi, contrari alla decenza umana. Zero condanne, piuttosto omissioni e persino elogi a chi, alcuni mesi fa, ha imbrattato di sangue di maiale le statue ed i busti di José Martí, o a coloro che hanno presentato i simboli nazionali in imperdonabili oscenità.

Francamente, anche alcuni rivoluzionari usano la critica “selettivamente”, censurano molto verso l’esterno e poco verso l’interno. All’interno di Cuba criticano i lavoratori autonomi che hanno fatto qualcosa di riprovevole e lo estendono ingiustamente in modo generico a tutti gli altri in modo aperto o inferito e ad altri violatori dell’ordine economico, senza menzionare, a volte, carenze indotte dalla negligenza o dall’egoismo e forme burocratiche che sono una parte significativa del problema.

Non mentono, ma neppure dicono tutto. Tuttavia, e chiaramente, quest’ultimi superano di anni luce per statura morale i nemici di Cuba e del socialismo, che van di farsa in farsa mediatica. C’è chi rifiuta di vedere (e cercano di nascondere agli altri) che sì ci sono società socialiste di successo, e sostengono che non dovremmo “imitare” nessuno, quando ovviamente non si tratta di “imitare” ma piuttosto di assimilare quelle esperienze pratiche che possono essere utili per Cuba.

Vorrei sottolineare il caso di quelle persone che si suppongono di “centro” e così lo dicono o lo insinuano senza dirlo. Non esiste un “centro” tra il bene ed il male, benché ci sono molte cose da cambiare per preservare e perfezionare il bene. In realtà, questi ipercriticismi, “selettività” o omissioni scoraggiano e danneggiano notevolmente la critica oggettive, dal momento che qualsiasi commento critico ed equo che viene fatto è attaccato dagli ipercritici, selettivi o omissivi, pronti a dilaniare e mettere sale sulle ferite, ma a non risolvere nulla.

Cuba è oggi sulla strada di riportare sotto controllo la crisi generata, non solo nel paese, ma in ciascuna delle nazioni del mondo, dal COVID-19. Questo straordinario successo è stato raggiunto in un momento di massima esacerbazione del blocco anti-cubano che non consente all’isola neppure di acquistare parti di ventilatori meccanici o componenti di medicinali. Come possiamo continuare, come possiamo ottenere che la società cubana elimini le sue carenze e possa disporre di ciò che è necessario per il suo corretto funzionamento, in un contesto così spinoso e pieno di ostacoli?

Gli economisti del capitalismo credono di essere i padroni assoluti della razionalità e del pragmatismo. Mostrano come prova ciò che è il risultato dei loro calcoli di utilità apparentemente razionali; vale a dire una derivazione tautologica tanto inutile ed insulsa come dire che “un triangolo ha tre lati”.

Il perfezionamento della società socialista cubana non implica, in alcun modo, smantellare il socialismo ed il ritorno alla società cubana pre-rivoluzionaria o il capitalismo con pochi milionari, un milione di ceto medio e dieci milioni di poveri e mendicanti. Non vale la pena discuterne, è semplicemente assurdo. Ma è ciò che offrono, con espressioni zuccherate, al popolo cubano e non l’otterranno mai.

Per distinguere la critica preziosa e costruttiva che rappresenta progresso e perfezionamento della società cubana, credo che ci siano “tre pietre angolari” che separano l’onesto e civile dal banale o dal sabotaggio occulto o aperto:

–Cuba è e sarà una società socialista, proprio come la Costituzione proclama e garantisce.

–Il PCC ed il governo di Cuba rappresentano il popolo e sono l’avanguardia della società cubana.

–Nella sfera economica, l’economia statale socialista deve essere efficiente e sarà la protagonista della vita economica del paese, in un rapporto sincero, giusto ed equilibrato con un ampio settore economico non statale, sia esso cooperativo, di piccole e medie imprese o lavoratori autonomi. Se società straniere investono a Cuba, anche i cubani che vivono sull’isola o all’estero (purché riconoscano questi tre punti) possono avere questa opportunità.

Per tutto quanto sopra, credo che per la ripresa post-pandemia e oltre, sia necessario riconoscere i profondi e veri valori dell’attuale società cubana e l’impatto che hanno sulle relazioni umane. Dobbiamo denunciare incessantemente i brutali attacchi a cui Cuba è stata soggetta, in crescendo, nel mezzo di questa tremenda sfida che è la pandemia. Coloro che amano sinceramente Cuba non possono mettersi nel “centro”, vergognosamente, a guardare ciò che sta accadendo e criticare solo senza guardare o ignorare -persino manipolando- i contesti.

Abbiamo bisogno di una nuova razionalità, sia economica che di coesistenza, che riaffermi i postulati del socialismo. Abbiamo bisogno di un impegno chiaramente e visibilmente espresso, non “implicito o timido”, con il socialismo. Abbiamo anche bisogno di un’economia migliorata che consenta la costruzione del socialismo prospero, sostenibile e umano che desideriamo e aneliamo sempre, ancora di più in questi tempi di pandemia, cambio climatico e minacce fasciste contro l’esistenza dell’umanità.

C’è troppa aggressione che viene mascherata da critica, e si deve separare l’ipocrita don motivi oscuri, e ancora più calunnia/spazzatura, dal contributo trasparente ed intelligente, sincero, al necessario perfezionamento della società cubana. I nemici del socialismo e gli esegeti del capitalismo sono gli antagonisti più giurati del popolo cubano, coloro che difendono il criminale blocco il cui unico obiettivo è stato, per decenni, farci sprofondare nella fame, impoverire e dividere.

Che Cuba sia terreno fertile per la riaffermazione di valori ancora più elevati, come quelli della reale uguaglianza tra i cittadini, la solidarietà umana, la giustizia ed il rafforzamento della democrazia reale che privilegia l’isola, l’ascesa della scienza, i valori di una futura economia efficiente che già oggi è solidale, di collaborazione internazionale e non di crudeli, fascisti ed illegali blocchi!


De la crítica, la hipercrítica y la calumnia en la sociedad cubana de la actualidad y el futuro

Por: José R. Oro

Escribo por el nivel de intensidad de los ataques, “silencios” y omisiones mediáticas a que mi país está siendo objeto, algo realmente exacerbado, exagerado y frecuentemente grotesco en tiempos recientes. El objetivo de la inescrupulosa campaña es desanimar al pueblo cubano y silenciar todas las acciones positivas dentro y fuera de la isla, paralelamente al recrudecimiento del bloqueo, creador de infinito dolor, y en medio de una pandemia que ha devenido desastre incalculable para el mundo.

La crítica es extremadamente necesaria para el desarrollo de la sociedad, tanto en Cuba como en cualquier lugar del mundo. Nunca había sido tan alta como hoy la capacidad de llegar a cada persona por los medios masivos de comunicación y los medios sociales, lo que es bueno y malo a la vez, en dependencia de las intenciones y los métodos, de plataformas políticas y convicciones éticas.

Vivimos en una sociedad mundial que muestra una tendencia al deterioro en la capacidad de convivencia entre los seres humanos (y de estos con la naturaleza), y bien podríamos achacar este deterioro a la pérdida o degradación en una cierta cantidad de personas de valores que pudiéramos llamar “tradicionales”. En el caso de Cuba, de muchos de aquellos valores que han forjado nuestra nacionalidad y nuestra cultura: el trabajo, la vida tanto en familia como en comunidad, la honradez y el respeto a la propiedad, la sinceridad, la educación, el amor por la libertad, el patriotismo e internacionalismo, el compromiso con la historia patria y el respeto a los demás.

Creo que el problema no reside siempre, o no solamente, en los valores que no se asumen, sino también en los antivalores que se practican en demasía. Entre ellos, el egoísmo, el pretender eliminar la desigualdad usando un anodino “emparejamiento” y la masculinidad patriarcal. Es fundamental la ética de la sociedad y la economía (incluyendo la conceptualización del mercado), todo lo cual sucede a nivel individual, pero también social. En ese contexto, la crítica es deseable y necesaria al extremo. Además, es completamente legal: la Constitución discutida y aprobada de forma amplia y masiva por la inmensa mayoría del pueblo cubano, refrenda y promueve la libertad de expresión y uno de sus elementos fundamentales, la crítica.

Pero la crítica debe estar, en todos los casos, basada en la verdad, en el contexto social actual, con la intención y buena fe de mejorar, perfeccionar algo o erradicar errores y deformaciones, dando, siempre que sea posible, una idea de cómo pulir los defectos criticados. Cuando esto no se cumple, deja de ser crítica; se puede convertir en hipercrítica contemplativa y, en muchos casos, llegar a conformar completas calumnias malintencionadas, insultantes y perversas.

Cuando digo que me gustaría que en Cuba hubiera guaraperas, puestos de café y de fritas o croquetas por doquier y que fue erróneo que desaparecieran, eso es correcto, a mi juicio. Creo que es una crítica u observación real. Pero sacar como conclusión que “el socialismo es económicamente inviable” sería una falsedad, una calumniosa y desmandada hipérbole. Y eso es lo que hacen los enemigos de la Revolución: tomar eventos o circunstancias reales (aunque también inventados, fabricados o distorsionados), ponerlos fuera de contexto y convertirlos en agresiones mediáticas contra el país.

La hipercrítica y la calumnia/bazofia van desde la contrarrevolución solapada, tratando o aparentando mantener cierto grado de “objetividad”, hasta las producidas en los niveles inferiores del estercolero.

El tema de las calumnias anticubanas ha sido ampliamente debatido. Quisiera presentar a debate algunas de las modalidades:

–Seudocriticismo. Es una de las formas más frecuentes, mostrar algo malo, que sí merece crítica, pero solo los aspectos negativos o problemáticos sin comentar, en ninguna circunstancia, los aspectos positivos o el contexto y sin un ápice de intención constructiva. Hay que llamarlo por su nombre, es un acto de doble moral.

Vinculadas al punto anterior y muy usadas por los autollamados centristas o comentaristas “apolíticos”, tan reales como los leones vegetarianos, son las comparaciones absurdas y falsas: dicen que “Suecia o Finlandia sí son ejemplos de sociedades socialistas triunfantes” con la única intención de decir que Cuba no lo es. Una característica de ellos es que, curiosamente, jamás mencionan el bloqueo. No existe. Considerable cuota de hipocresía en algunos de ellos, candidez en otros que conocen a uno de esos prósperos países por una semana y no pudieron ver el polvo debajo de la alfombra.

–Hipercrítica directa o por derivación. Se usa frecuentemente. Si se produce un hecho trágico y lamentable, como el fallecimiento de dos ciudadanos en Mayarí a causa de la rabia, es el “fin de los tiempos”.

“Ya esto era lo que nos faltaba”, clamó desesperada una forista de Cubadebate. Una exageración a todas luces de un hecho lamentable y probablemente evitable, pero no excepcional en un mundo donde 60 000 personas mueren anualmente de rabia.

–Calumnias directas. Muchas veces falsificaciones de punta a cabo, como “la mujer muerta en una acera de La Lisa (La Habana) porque no la atendieron en un hospital”, “agentes cubanos pagan a los manifestantes violentos” (durante las protestas por el brutal asesinato de George Floyd) y otras muchas tardías expresiones de la literatura gótica de Miami.

Muy destacadamente, acerca de “la represión y violaciones de los derechos humanos”: se presentan casos de asalariados “disidentes” y gamberros de todo pelaje, aun cuando pruebas claras y documentadas, incluso videos, desenmascaran sus montajes que enseguida hallan –o ya lo tenían reservado con antelación– despliegue informativo en ciertos medios.

Destacan por su mezquindad y vileza, en plena crisis de la COVID-19, las agresiones sistemáticas contra los servicios médicos cubanos por parte del Gobierno de Donald Trump y sus títeres. No les importa, y al parecer no soportan, que esos médicos vayan a salvar vidas y reciban el reconocimiento y el agradecimiento de otros pueblos.

–Omisión y/o falsificación de la prolongada lucha cubana contra el terrorismo, así como de agresiones terroristas directas, como el reciente ametrallamiento de la embajada de Cuba en Washington, que son “desaparecidas del mapa”, con muy poca o ninguna cobertura mediática. Esta vertiente tiene como máxima expresión, a un nivel delirante, la inclusión de Cuba en la lista de “países que no colaboran con la lucha antiterrorista”.

Son solo ejemplos que creo relevantes. Hay muchas más formas, con la peculiaridad de que muchas de ellas son planamente degeneradas e insultantes, contrarias a la decencia humana. Cero condenas, más bien omisiones e incluso elogios a quienes embadurnaron las estatuas y bustos de José Martí con sangre de cerdo hace unos meses, o a quienes han presentado los símbolos patrios en obscenidades imperdonables.

Con toda franqueza, algunos revolucionarios también usan la crítica de manera “selectiva”, censuran mucho hacia afuera y poco hacia dentro. Dentro de Cuba critican a cuentapropistas que han hecho algo censurable y lo extienden injustamente de manera genérica a todos los demás de forma abierta o inferida y a otros violadores del orden económico, sin mencionar en ocasiones carencias inducidas por la negligencia o el egoísmo y formas burocráticas que son parte significativa del problema.

No mienten, pero tampoco lo dicen todo. Sin embargo, y claramente, estos últimos superan por años luz en estatura moral a los enemigos de Cuba y el socialismo que van de farsa en farsa mediática. Hay quienes se niegan a ver (y tratan de ocultar a los demás) que sí hay sociedades socialistas exitosas, y alegan que no debemos “imitar” a nadie, cuando obviamente no se trata de “imitar” sino de asimilar aquellas experiencias prácticas que puedan ser útiles para Cuba.

Quisiera hacer énfasis en el caso de aquellas personas que se suponen en el “centro” y así lo dicen o lo insinúan sin decirlo. No hay un “centro” entre el bien y el mal, aunque haya muchas cosas que cambiar para preservar y perfeccionar el bien. De hecho, esos hipercriticismos, “selectividades” u omisiones desestimulan y perjudican grandemente la crítica objetiva, ya que cualquier comentario crítico y justo que se haga es atacado por los hipercríticos, selectivos u omisores, prestos a despedazar y echar sal en las heridas, pero no a solucionar nada.

Cuba está hoy en el camino de poner bajo control la crisis generada, no solo en el país sino en cada una de las naciones del mundo, por la COVID-19. Este éxito extraordinario se ha logrado en un momento de exacerbación máxima del bloqueo anticubano que no permite a la isla siquiera comprar partes para ventiladores mecánicos o componentes de medicinas. ¿Cómo continuar, cómo lograr que la sociedad cubana elimine sus carencias y pueda disponer de lo que se requiere para su correcto funcionamiento, en un contexto tan espinoso y lleno de obstáculos?

Los economistas del capitalismo creen ser los dueños absolutos de la racionalidad y el pragmatismo. Muestran como prueba lo que es el resultado de sus propios cálculos de utilidad pretendidamente racionales; es decir, una derivación tautológica tan inútil e insulsa como decir que “un triángulo tiene tres lados”.

El perfeccionamiento de la sociedad socialista cubana no implica, de ninguna manera, desmantelar el socialismo y regresar a la sociedad cubana prerrevolucionaria o ir al capitalismo con unos cuantos millonarios, un millón de clase media y diez millones de pobres y mendigos. No vale la pena discutirlo, simplemente es un absurdo. Pero es lo que con expresiones edulcoradas le ofrecen al pueblo cubano, y no lo lograrán jamás.

Para distinguir la crítica valiosa, constructiva y que represente progreso y perfeccionamiento de la sociedad cubana, creo que hay “tres piedras de toque” que separan lo honesto y cívico de lo banal o del sabotaje solapado o abierto:

–Cuba es y será una sociedad socialista, tal y como la Constitución proclama y garantiza.

–El PCC y el Gobierno de Cuba representan al pueblo y son la vanguardia de la sociedad cubana.

–En el plano económico, la economía estatal socialista tiene que ser eficiente y será la protagonista de la vida económica del país, en una relación sincera, justa y equilibrada con un amplio sector económico no estatal, sea este cooperativo, de pequeñas y medianas empresas o de trabajadores por cuenta propia. Si empresas extranjeras invierten en Cuba, los cubanos que viven en la isla o en el exterior (siempre que se reconozcan estos tres puntos) pueden tener también esa oportunidad.

Por todo lo anterior, creo que para la recuperación pospandemia y más allá, es necesario reconocer los profundos y verdaderos valores de la sociedad cubana actual y el impacto que estos tienen en las relaciones humanas. Hay que denunciar incesantemente los brutales ataques a que Cuba ha sido sometida in crescendo en medio de este tremendo reto que es la pandemia. Quienes amen sinceramente a Cuba no pueden ponerse en el “centro” de manera vergonzante a mirar lo que pasa y solo criticar sin mirar o ignorando –incluso manipulando– los contextos.

Necesitamos una nueva racionalidad, tanto económica como de la convivencia, que reafirme los postulados del socialismo. Necesitamos compromiso claro y visiblemente expresado, no “implícito o timorato”, con el socialismo. Precisamos también de una mejorada economía que permita la construcción del socialismo próspero, sostenible y humano que anhelamos y necesitamos siempre, más aun en estos tiempos de pandemia, cambio climático y amenazas fascistas contra la existencia de la humanidad.

Hay demasiada agresión que llega disfrazada de crítica, y hay que separar la hipercrítica de oscuros motivos, y aún más la calumnia/bazofia, del aporte transparente e inteligente, sincero, al necesario perfeccionamiento de la sociedad cubana. Los enemigos del socialismo y exegetas del capitalismo son los antagonistas más jurados del pueblo cubano, los que defienden el criminal bloqueo cuya único objetivo ha sido por décadas sumir en el hambre, empobrecer y dividir.

¡Que Cuba sea suelo fértil para la reafirmación de aún más elevados valores, como aquellos de la igualdad real entre los ciudadanos, la solidaridad humana, la justicia y el fortalecimiento de la democracia real que privilegia a la isla, el auge de la ciencia, los valores de una futura economía eficiente que ya hoy es solidaria, de la colaboración internacional y no de crueles, fascistas e ilegales bloqueos!

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