Cubainformacion: frode mediatica contro Evo

La frode di una frode elettorale: chiarire la menzogna, ripulire un colpo di stato

Qualche giorno fa, il New York Times pubblicava una nuova indagine che si conclude nello stesso modo delle quattro precedenti: che non c’è alcuna prova che, lo scorso ottobre, esistesse frode nelle elezioni boliviane.

Allora, la Missione di Osservazione Elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani ha denunciato un “sospetto cambio di tendenza” al termine del riconteggio dei voti.

È stato un trucco evidente perché, in Bolivia, l’ultimo tratto del conteggio corrisponde ai feudi rurali più fedeli ad Evo Morales, vincitore delle elezioni.

La denuncia dell’OSA ha scatenato atti di violenza dell’opposizione, un pronunciamento militare, l’esilio del presidente e l’installazione di un governo de facto pro USA.

I grandi media -come il New York Times stesso- si sono uniti al discorso della “frode”, coartato argomento che ha annegato tutti i conati di indignazione nell’opinione pubblica internazionale.

Ora, mesi dopo, senza marcia indietro, quegli stessi media ci assicurano che ciò che ci hanno detto non era vero.

Un caso simile a quello vissuto nel febbraio 2019 in Venezuela, quando bruciavano camion con presunti “aiuti umanitari”. Un editoriale sul giornale “El País” denunciava, allora, il “volto più miserabile” del “regime” di Maduro, per aver bruciato “medicine e cibo”. Sette mesi dopo, il giornale riconosceva che l’incendio era stato provocato da un oppositore anti-chavista. E così…fino alla prossima bugia.


El fraude de un fraude electoral: aclarar la mentira, blanquear un golpe

Hace unos días, The New York Times publicaba una nueva investigación que concluye lo mismo que cuatro anteriores: que no hay prueba alguna de que, en octubre pasado, existiera fraude en las elecciones de Bolivia.

Entonces, la Misión de Observación Electoral de la Organización de Estados Americanos denunció un “sospechoso cambio de tendencia” en el final del recuento de votos.

Fue una treta evidente porque, en Bolivia, el último tramo de conteo corresponde a los feudos rurales más fieles a Evo Morales, ganador de los comicios.

La denuncia de la OEA desató actos de violencia opositora, un pronunciamiento militar, el exilio del presidente y la instalación de un gobierno de facto afín a EEUU.

Grandes medios –como el propio The New York Times- se unieron al discurso del “fraude”, coartada argumental que ahogó todo conato de indignación en la opinión pública internacional.

Ahora, meses después, ya sin marcha atrás, esos mismos medios nos aseguran que lo que nos contaron no fue verdad.

Un caso similar al vivido en febrero de 2019, cuando ardían, en Venezuela, camiones con una supuesta “ayuda humanitaria”. Un editorial del diario “El País” denunciaba entonces la “cara más miserable” del “régimen” de Maduro, por quemar “medicinas y alimentos”. Siete meses, el diario reconocía que el incendio fue provocado por un opositor antichavista.Y así… hasta la próxima mentira.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.