Golpe e contro-golpe sul tema della benzina in Venezuela

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Vari media hanno informato che Petróleos de Venezuela (PDVSA) ha riavviato la produzione di benzina nella raffineria Cardón, che fa parte del Complesso di Raffinazione di Paraguaná (Falcón), con la capacità di produrre 310000 barili al giorno (bpd).

Il recupero si deve al fatto che la sua unità di cracking catalitico era già operativa alla fine della scorsa settimana, dopo un preoccupante incendio, secondo quanto indicato da fonti vicine all’azienda.

Progressi con vento contrario

 

Il cracking catalitico è un processo cruciale per la produzione di benzina e la suddetta unità ha interrotto la sua attività, la scorsa settimana, dopo un incendio nell’impianto che è stato rapidamente contenuto dalla squadra di controllo danni.

Questa squadra ha agito immediatamente all’inizio del sinistro e sono stati segnalati solo danni materiali nell’area di produzione e raffinazione del greggio per la produzione di benzina, preservando lo stato dell’infrastruttura.

Cardón, una delle raffinerie che attualmente produce benzina in Venezuela, ha una rete di raffinazione di 1,3 milioni di bpd ed è ampiamente paralizzata dopo anni di sabotaggi e sanzioni USA contro PDVSA che anche affogano le importazioni di benzina.

Alcune fonti sostengono che la compagnia petrolifera nazionale stia attualmente inviando 60000 bpd di benzina alle stazioni di servizio in tutto il paese, rispetto ai 30000 bpd durante la crisi del carburante, in maggio.

Le misure coercitive hanno comportato che, mentre il resto del mondo lotta con un massiccio eccesso di offerta di idrocarburi che ha influito sui prezzi dell’energia, il Venezuela veda colpita la sua sicurezza energetica e le sue esportazioni per mancanza di carburanti.

Recuperando cifre dopo la crisi di maggio

 

Il costituente David Paravisini ha assicurato, lo scorso 11 luglio, a Últimas Noticias che il Venezuela “sta producendo benzina a El Palito e Paraguaná” con petrolio proveniente da Monagas ed Anzoátegui grazie “alla combinazione di azioni politiche” iniziate il 20 febbraio, con la firma da parte del presidente Maduro di due decreti che hanno creato la Commissione Alí Rodríguez Araque e lo Stato Maggiore dei Consigli Produttivi dei Lavoratori (CPT).

Paravisini ha aggiunto che “600 mila barili al giorno vengono prodotti per soddisfare le esportazioni ed il consumo interno” e che “Esiste un processo di produzione di gas propano e butano per bombole e, recentemente, a El Palito, è iniziata la produzione di 4 milioni di tonnellate di gas per bombole”.

Con queste azioni, il governo intende contrastare le code per la benzina.

Attraverso la riattivazione descritta dall’anche esperto di petrolio, è possibile rifornire il mercato interno dei carburanti con la produzione nazionale e viene favorito un rialzo della produzione di gas nazionale, ciò che riduce l’instabilità sociale che generano gli effetti delle misure coercitive unilaterali applicate dal governo USA, richieste e sostenute da settori dell’anti-chavismo.

I suddetti decreti consentono ai lavoratori di affrontare i problemi interni dell’industria con maggiore autonomia, l’organizzazione include la partecipazione della Forza Armata Nazionale Bolivariana attraverso la Milizia Nazionale Bolivariana ed altre espressioni della classe lavoratrice organizzata.

Più cooperazione di fronte a più minacce

 

Anche se la produzione di PDVSA “è stata limitata dalle sanzioni che gli USA applicano alle società del mondo” il Venezuela “conta su paesi come India, Cina, Spagna, Italia e società USA con cui mantiene relazioni commerciali”, ha aggiunto Paravisini.

Oltre ai 1,53 milioni di barili di benzina e alchilato (componente di miscelazione utilizzato per produrre benzina) spediti lo scorso maggio, la Repubblica Islamica dell’Iran ha inviato lavoratori esperti, tecnici dei trasporti, pezzi di ricambio ed attrezzature per la raffinazione di petrolio.

Entrambi i paesi sotto sanzione hanno intensificato la cooperazione binazionale contro il blocco USA mediante la cooperazione in progetti energetici, agricoli e finanziari, nonché nella pandemia di COVID-19.

L’amministrazione Trump ha cercato di fermare le spedizioni con intimidazioni, ma ha scelto di non intercettare le navi iraniane di fronte alla risposta di Teheran di effettuare rappresaglie.

Tuttavia, lo scorso 2 luglio, i procuratori federali USA hanno intentato una causa presso la corte federale del Distretto di Columbia, con l’obiettivo di facilitare il sequestro delle navi iraniane Bella, Bering, Pandi e Luna che trasportavano carburante al Venezuela.

A seguito della causa, il paese del nord ha emesso un ordine illegale di sequestro delle navi, usando come argomento il loro presunto rapporto con la Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran, braccio delle forze armate del paese persiano che gli USA hanno designato come “organizzazione terrorista”.

Queste azioni non hanno ottenuto successo e l’Iran ha intensificato la sua cooperazione con il Venezuela, non solo con un seconda tornata di spedizioni di carburante, ma anche portando alimenti ed altri beni di base.

Le autorità di Iran e Venezuela hanno più volte assicurato che continueranno a rafforzare la cooperazione in vari settori come il petrolifero ed il sanitario; avvertendo Washington di non intervenire in questioni di reciproco interesse tra i due paesi.

Il settore energetico, in particolare il settore petrolifero, costituisce il nucleo della disputa geopolitica in cui è inserita l’operazione di cambio di regime promossa da Washington in Venezuela, resta da vedere le reazioni dei suoi operatori, ancor più quando Trump ha avvertito che “qualcosa succederà con il Venezuela” e che, nello scenario citato, gli USA saranno “molto coinvolti”.


Golpe y contragolpe en el tema de la gasolina en Venezuela

Distintos medios han informado que Petróleos de Venezuela (PDVSA) ha reiniciado la producción de gasolina en la refinería Cardón, que forma parte del Complejo Refinación de Paraguaná (Falcón), con capacidad para producir 310 mil barriles por día (bpd).

La recuperación se debe a que ya su unidad de craqueo catalítico estaba funcionando a fines de la semana pasada, luego de un incendio preocupante, según indicaron fuentes cercanas a la empresa.

Avances con viento en contra

El craqueo catalítico es un proceso crucial para la producción de gasolina y la mencionada unidad había detenido su actividad la semana pasada tras un incendio en la planta que fue rápidamente contenido por el equipo de control de daños.

Este equipo actuó con inmediatez al inicio del siniestro y solo se reportaron daños materiales en el área de producción y refinación de crudo para la producción de gasolina, preservando el estado de la infraestructura.

Cardón, una de las refinerías que actualmente produce gasolina en Venezuela, posee una red de refinación de 1,3 millones de bpd y está mayormente paralizada tras años de sabotaje y sanciones estadounidenses a PDVSA que también ahogan las importaciones de gasolina.

Algunas fuentes aseguran que la petrolera nacional está enviando actualmente 60 mil bpd de gasolina a las estaciones de servicio en todo el país en comparación con los 30 mil bpd durante la crisis de combustible en mayo.

Las medidas coercitivas han hecho que, mientras el resto del mundo lidia con un exceso de oferta masiva de hidrocarburos que ha afectado los precios de la energía, Venezuela vea afectada su seguridad energética y exportaciones por falta de combustibles.

Recuperando cifras luego de la crisis de mayo

El constituyente David Paravisini aseguró el pasado 11 de julio a Últimas Noticias que Venezuela “está produciendo gasolina en El Palito y Paraguaná” con petróleo de Monagas y Anzoátegui gracias “a la combinación de acciones políticas” que iniciaron el 20 de febrero, con la firma por parte del presidente Maduro de dos decretos que crearon la Comisión Alí Rodríguez Araque y el Estado Mayor de los Consejos Productivos de los Trabajadores (CPT).

Agregó Paravisini que “Se están produciendo de 600 mil barriles diarios para cumplir con las exportaciones y el consumo interno” y que “Hay un proceso de producción de gas propano y butano para bombonas y recientemente en El Palito comenzó la producción de 4 millones de toneladas de gas para bombonas”.

Con estas acciones el gobierno pretende contrarrestar las colas por gasolina.

Mediante la reactivación descrita por el también experto petrolero es posible abastecer el mercado interno de combustible con producción nacional y se favorece un repunte en la producción de gas doméstico, lo que reduce la inestabilidad social que generan los efectos de las medidas coercitivas unilaterales aplicadas por el gobierno de Estados Unidos, solicitadas y apoyadas por sectores del antichavismo.

Los decretos referidos permiten que los trabajadores aborden problemas internos de la industria con mayor autonomía, la organización incluye la participación de la Fuerza Armada Nacional Bolivariana mediante la Milicia Nacional Bolivariana y otras expresiones de la clase trabajadora organizada.

Más cooperación ante más amenazas

Aun cuando la producción de Pdvsa “se ha visto restringida por las sanciones que Estados Unidos aplica a empresas del mundo”, Venezuela “cuenta con países como India, China, España, Italia y empresas estadounidenses con las que mantiene relaciones comerciales” agregó Paravisini.

Además de los 1,53 millones de barriles de gasolina y alquilato (componente de mezcla utilizados para producir gasolina) enviados en mayo pasado, la República Islámica de Irán envió trabajadores con experiencia, técnicos de transporte, piezas de repuesto y equipos para la refinación de petróleo.

Ambos países bajo sanciones han intensificado la cooperación binacional contra el bloqueo estadounidense mediante la cooperación en proyectos energéticos, agrícolas y financieros, así como en la pandemia de COVID-19.

La administración Trump trató de detener los envíos con intimidaciones, pero optó por no interceptar a los barcos iraníes ante la respuesta de Teherán de tomar represalias.

Sin embargo, el pasado 2 de julio fiscales federales de Estados Unidos interpusieron una demanda ante la corte federal del Distrito de Columbia, con el objetivo de facilitar la incautación de los buques iraníes Bella, Bering, Pandi y Luna que transportaban combustible a Venezuela.

A raíz de la demanda, el país del norte emitió una orden ilegal de incautación de los buques, utilizando como argumento su supuesta relación con la Guardia Revolucionaria Islámica de Irán, brazo de las fuerzas armadas del país persa que Estados Unidos ha designado como “organización terrorista”.

Estas acciones no han logrado su cometido e Irán ha intensificado su cooperación con Venezuela, ya no solo con una segunda tanda de envío de combustible, sino también trayendo alimentos y otros bienes básicos.

Las autoridades de Irán y Venezuela han asegurado una y otra vez que seguirán reforzando cooperaciones en varios sectores como el petrolero y el sanitario; advirtiendo a Washington que no intervenga en los asuntos de interés mutuo de los dos países.

El sector energético, especialmente el petrolero, constituye el núcleo de la disputa geopolítica en la que se inserta la operación de cambio de régimen que promueve Washington en Venezuela, queda por ver las reacciones de sus operadores, mucho más cuando Trump ha advertido que “algo va a pasar con Venezuela” y que, en el panorama mencionado, Estados Unidos estará “muy involucrado”.

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