Saccheggio miliardario di PDVSA

Saccheggio miliardario di PDVSA svela complotto di transnazionali con il falso governo di Guaidó

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Sta per compiersi un mese dalla “rinuncia” dell’avvocato José Ignacio Hernández alla fittizia procura della Repubblica del Venezuela, assegnato da Juan Guaidó nel quadro del tentativo di usurpare le legittime funzioni dello stato venezuelano sotto l’egida strategica di Washington.

In questo lasso di poco più di un anno, sono stati scoperti una serie di casi fraudolenti in cui era implicato José Ignacio Hernández, sempre a favore di società straniere, danneggiando PDVSA, l’industria nazionale ed i venezuelani in generale. Da ciò, alcuni gruppi di opposizione, non estremisti, fanno parte di coloro che accusano Hernández di pratiche corrotte.

L’ultima volta in cui è emerso il nome dell’avvocato di Guaidó è stato durante le accuse di un complotto con il capo della Banca Mondiale, David Malpass, per consegnare Citgo alla società Conoco Phillip; fatta dalla vicepresidentessa Delcy Rodríguez.

Prima di allora, José Ignacio Hernández era servito da testimone in arbitrati separati della società mineraria canadese Crystallex e della società del vetro Owens-Illinois, anch’essi contro il paese che, in seguito, figurava rappresentare.

Allo stesso modo, Hernández è venuto alla luce nella catena di eventi che hanno portato alla sentenza del tribunale di Londra che ha legittimato il saccheggio del Regno Unito di circa 1 miliardo di $ in oro venezuelano congelato nei conti della Banca d’Inghilterra.

Per questa trama di corruzione per svaligiare i beni dello stato venezuelano, il procuratore generale della Repubblica, Tarek William Saab, ha emesso un mandato di arresto nei confronti del suddetto agente delle transnazionali.

Il caso Helsinge Inc.

 

Nell’agosto 2019, ed a proposito di una pubblicazione del PanAm Post che mostrava documenti giudiziari sul fatto, è stata resa pubblica l’intermediazione di José Ignacio Hernández nella difesa di un gruppo di 42 compagnie petrolifere, con al centro la società di consulenza energetica Helsigne Inc., accusata di aver commesso azioni fraudolente con funzionari PDVSA per 10 anni, tra cui la consegna d’informazioni privilegiate e la manipolazione dei processi di contrattazione.

La causa è stata presentata dallo stato venezuelano, nel 2018, per ottenere un risarcimento dei danni, che si stimano tra 5 miliardi e 15 miliardi di $, secondo i dati dei querelanti.

Per conoscere il legame del falso avvocato in questo altro capitolo di corruzione, bisogna tornare un po ‘indietro.

In The Grayzone, la giornalista Anya Parampil ha consultato i documenti della causa ed ha svolto un lavoro investigativo relazionando l’intera trama: “Mentre Hugo Chávez rafforzava il controllo statale sull’industria petrolifera venezuelana, licenziando migliaia di dipendenti PDVSA e CITGO, un crescente numero di ex-apparati dell’industria sono fuggiti all’estero. Nel 2004, due di questi ricusati di PDVSA, Francisco Morillo e Leonardo Baquero, si sono trasferiti da Caracas a Miami, in Florida, dove hanno installato la loro società di consulenza e commercio energetico, Helsigne Inc.”.

Morillo e Baquero hanno stabilito questa società a Panama al fine di convertirla in intermediaria tra le transnazionali dell’energia ed i contatti che avevano con PDVSA, prodotto del loro precedente rapporto di lavoro con la società. Lukoil Petroleum LTD, Glencore Ltd, Vitol SA e Trafigura AG e Colonial Oil Industries sono alcune delle 42 società che commerciano greggio e combustibile che hanno fatto questi illegali accordi commerciali.

Si è tessuta una vasta rete di corruzione in cui sono stati negoziati contratti illegali corrompendo dipendenti statali. Le società hanno anche ottenuto prodotti petroliferi ad un costo inferiore a quelli reali ed, in cambio, hanno venduto a PDVSA servizi e forniture con sovrapprezzo, come solventi di petrolio e prodotti di greggio leggero necessari per la produzione di benzina.

Fondamentalmente l’operazione fraudolenta è stata eseguita in questo modo: le società hanno trasferito il denaro a Helsinge e questa destinava una parte per pagare tangenti a funzionari per ottenere i privilegi che, successivamente, sono stati conferiti alle società.

Ramos Allup ed altri attori coinvolti nella truffa multimilionaria

 

Delle trama corrotta si evidenzia l’accesso che Morillo e Baquero hanno ottenuto ad informazioni riservate di PDVSA che gli ha permesso conoscere in anticipo le offerte che la compagnia petrolifera venezuelana stava facendo e le offerte dei concorrenti. Come le hanno ottenute?

Luis Liendo, alias “El Nerd”, lavoratore informatico presso la società statale, ha clonato i server di PDVSA ed ha “fornito (a Helsigne) l’accesso remoto agli ordini di acquisto, vendita ed offerte che presentava lal vice presidenza di Commercio e Forniture di PDVSA” spiega Parampil dopo aver esaminato i documenti giudiziari.

Un dato per dimensionare i flussi di denaro sottratti al patrimonio venezuelano è che Rene Hecker, gerente della Direzione del Commercio e Forniture fino al 2013, ha ricevuto $ 430.000 in vari pagamenti effettuati da Helsinge nel 2004.

A metà giugno di quest’anno, la vicepresidentessa esecutiva Delcy Rodríguez ha ricordato le ramificazioni di questo caso negli attori politici dell’opposizione venezuelana. La vicepresidentessa ha chiesto al Ministero Pubblico che si aprisse un’indagine su Ricardo Ramos D’Agostino, figlio di Henry Ramos Allup, per essere stato collegato al piano criminale di Helsinge.

Ramos D’Agostino è entrato a lavorare nella società per i legami della sua famiglia con Francisco Morillo e la sua ex moglie, Vanessa Friedman, militante e finanziera del partito Acción Democrática (AD). Secondo la summenzionata pubblicazione PanAm Post, del 2019, Ramos Allup è diventato il “protettore politico” di Morillo mentre Helsinge, che si proiettava come una presunta società di consulenza energetica, ascendeva economicamente per le truffe multimilionarie a PDVSA.

Il media anti-chavista ha mostrato contratti in cui Ramos D’Agostino appare come contatto di Helsinge per sostenere l’accusa contro il leader di AD.

Tornando ad Hernández ed all’azione legale

 

La causa contro lo schema criminale è stata presentata, nel marzo 2018, attraverso PDVSA US litigation Trust presso il Tribunale del Distretto Sud della Florida, USA.

Tale fedecommesso è stato costituito nel 2017 con l’autorizzazione del Ministero del Petrolio venezuelano e la Procura della Repubblica per pagare le spese procedurali, compresa la partecipazione dello studio legale USA Boies Schiller Flexner, riferisce un articolo de La Tabla dell’agosto 2019.

Pochi mesi prima di essere nominato avvocato di Guaidó, Hernández è stato contrattato per offrire la sua testimonianza (a favore della controparte accusata) alla giudice nel caso, Alice Otazo-Reyes. La sua partecipazione è servita affinché il tribunale della Florida decidesse che il reclamo di PDVSA US litigation Trust fosse illegale perché era stato creato con funzionari dello stato venezuelano, in un argomento simile a quello brandito nel caso Crystallex.

Hernández ha incassato 350 $ l’ora per difendere il furto delle risorse del Venezuela da parte delle 42 transnazionali petrolifere.

Alla fine, l’8 marzo 2019, la corte della Florida ha emesso il suo verdetto: “Il giudice Otazo-Reyes, basandosi sulla testimonianza del professor José Ignacio Hernández, ha riscontrato che l’Accordo di Fedecommesso era nullo ai sensi della legge venezuelana”.

Il caso viene esaminato dai media anti-chavisti per sottolineare la partecipazione di funzionari venezuelani corrotti, ma rifiuta coloro che hanno funto da organizzatori del piano di corruzione e dei fili visibili che, evidentemente, portano al piano di spoliazione programmato da Washington contro la Repubblica Bolivariana.

Ancora una volta, acquisisce rilevanza la figura fabbricata del “governo provvisorio” di Guaidó e le prove, negli anni precedenti, dell’Assemblea Nazionale in disprezzo di rimpiazzare le legittime istituzioni dello stato con figure compiacenti verso le élite corporative con interessi in Venezuela.

È la lettura che può essere data alla dichiarazione rilasciata dal parlamento (in disprezzo) nel 2018, accusando di “usurpatore” il (legittimo) procuratore generale della Repubblica, Reinaldo Muñoz, per inabilitare chi veramente poteva difendere gli interessi del paese di fronte agli attacchi giudiziari che quell’anno hanno infuriato dai tribunali USA.


Saqueo milmillonario a PDVSA desvela complot de transnacionales con falso gobierno de Guaidó

Está por cumplirse un mes de la “renuncia” del abogado José Ignacio Hernández a la ficticia procuraduría de la República de Venezuela, asignado por Juan Guaidó en el marco del intento por usurpar las funciones legítimas del estado venezolano bajo la égida estratégica de Washington.

En ese lapso de poco más de un año, se destapó una serie de casos fraudulentos en los que José Ignacio Hernández estuvo implicado, siempre a favor de corporaciones extranjeras, lesionando a PDVSA, a la industria nacional y a los venezolanos en general. De allí que ciertos grupos de oposición no extremista formen parte de los que acusan las prácticas corruptas de Hernández.

El último momento en el que emergió el nombre del abogado de Guaidó fue durante las denuncias de un complot con el jefe del Banco Mundial, David Malpass, para entregar Citgo a la empresa Conoco Phillip, hechas por la vicepresidenta Delcy Rodríguez.

Antes de eso, José Ignacio Hernández había servido de testigo en arbitrajes separados de la minera canadiense Crystallex y la compañía de vidrios Owens-Illinois, también en contra del país al que luego figuraba representar.

Del mismo modo, Hernández salió a relucir en la cadena de acontecimientos que resultaron en la sentencia de un tribunal en Londres que legitimó el saqueo del Reino Unido a unos 1 mil millones de dólares en oro venezolano congelado en cuentas del Banco de Inglaterra.

Por esta trama de corrupción para desvalijar los bienes del estado venezolano, el fiscal general de la República, Tarek William Saab, emitió una orden de aprehensión contra el mencionado agente de transnacionales.

El caso de Helsinge Inc.

En agosto de 2019, y a propósito de una publicación de PanAm Post que mostraba documentos judiciales sobre el hecho, se hizo de conocimiento público la intermediación de José Ignacio Hernández en la defensa de un grupo de 42 empresas petroleras, teniendo como centro a la consultoría energética Helsigne Inc., acusadas de cometer acciones fraudulentas con funcionarios de PDVSA durante 10 años, entre ellas, la entrega de información privilegiada y la manipulación de los procesos de contratación.

La demanda fue realizada por el estado venezolano en 2018 para conseguir un resarcimiento de los daños, que se calculan entre 5 mil y 15 mil millones de dólares, según los datos de los demandantes.

Para conocer el vínculo del falso procurador en este otro capítulo de corrupción, hay que ir un poco hacia atrás.

En The Grayzone, la periodista Anya Parampil consultó los documentos de la demanda y ha realizado un trabajo de investigación relatando toda la trama: “Mientras Hugo Chávez estrechaba el control del estado sobre la industria petrolera de Venezuela, despidiendo a miles de empleados de PDVSA y CITGO, un creciente número de ex-aparatos de la industria huyeron al extranjero. En 2004, dos de estos rechazados de PDVSA, Francisco Morillo y Leonardo Baquero, se trasladaron de Caracas a Miami, Florida, donde instalaron su empresa de asesoramiento y comercio energético, Helsigne Inc.”.

Morillo y Baquero establecieron esta empresa en Panamá con el fin de convertirla en intermediaria entre transnacionales energéticas y los contactos que tenían en PDVSA, producto de su anterior relación de trabajo con la compañía. Lukoil Petroleum LTD, Glencore Ltd, Vitol SA y Trafigura AG y Colonial Oil Industries son algunas de las 42 empresas comercializadoras de crudo y combustible que hicieron estos tratos comerciales ilegales.

Se tejió una amplia red de corrupción en la que se negociaban contratos ilegales mediante el soborno de empleados de la estatal. Las empresas también obtenían productos petroleros inferiores a sus costos reales y, a cambio, le vendían a PDVSA servicios e insumos con sobreprecio, como disolventes de petróleo y productos de crudo ligero requeridos para la producción de gasolina.

Básicamente, la operación fraudulenta se realizaba así: las empresas le transferían el dinero a Helsinge y esta destinaba una parte al pago de sobornos a funcionarios para obtener los privilegios que luego le eran conferidos a las compañías.

Ramos Allup y otros actores implicados en la estafa multimillonaria

De la trama corrupta destaca el acceso que lograron Morillo y Baquero a información confidencial de PDVSA que le permitió conocer de manera anticipada las licitaciones que hacía la petrolera venezolana y las ofertas de los competidores. ¿Cómo lo lograron?

Luis Liendo, alias “El Nerd”, trabajador informático de la estatal, clonó los servidores de PDVSA y le “proporcionó (a Helsigne) acceso remoto a las órdenes de compra, venta y ofertas que presentaba la vicepresidencia de Comercio y Suministros de PDVSA”, explica Parampil luego de haber examinado los documentos judiciales.

Un dato para dimensionar los flujos de dinero sustraídos del patrimonio venezolano es que Rene Hecker, gerente de la Dirección de Comercio y Suministro hasta 2013,recibió 430 mil dólares en varios pagos hechos por Helsinge en 2004.

A mediados de junio de este año, la vicepresidenta ejecutiva Delcy Rodríguez recordó las ramificaciones que tiene este caso en actores políticos venezolanos de la oposición. La vicepresidenta solicitó al Ministerio Público que se le abriera una investigación a Ricardo Ramos D’Agostino, hijo de Henry Ramos Allup, por haberse relacionado a la trama delincuencial de Helsinge.

Ramos D’Agostino entró a trabajar en la empresa por los nexos de su familia con Francisco Morillo y su ex esposa, Vanessa Friedman, militante y financista del partido Acción Democrática (AD). Según la publicación de PanAm Post de 2019 mencionada antes, Ramos Allup se convirtió en “protector político” de Morillo mientras Helsinge, que se proyectaba como una supuesta consultoría energética, ascendía económicamente por las estafas multimillonarias a PDVSA.

El medio antichavista mostró contratos donde aparece Ramos D’Agostino como contacto de Helsinge para sustentar el señalamiento contra el líder de AD.

Volviendo a Hernández y la acción judicial

La demanda contra el esquema criminal fue realizada en marzo de 2018 a través de PDVSA US litigation Trust en el Tribunal de Distrito del Sur de la Florida, Estados Unidos.

Ese fideicomiso fue constituido en 2017 con la autorización del Ministerio de Petróleo venezolano y la Procuraduría de la República para pagar los gastos procesales, incluyendo la participación de la firma de abogados estadounidenses Boies Schiller Flexner, refiere un artículo de La Tabla de agosto de 2019.

Unos meses antes de ser nombrado abogado de Guaidó, Hernández fue contratado para ofrecer su testimonio (a favor de la contraparte acusada) a la juez del caso, Alice Otazo-Reyes. Su participación sirvió para que el tribunal de Florida decidiera que el reclamo de PDVSA US litigation Trust era ilegal porque había sido creado con funcionarios del estado venezolano, en un alegato similar al argumento esgrimido en el caso Crystallex.

Hernández cobró 350 dólares la hora por defender el robo de los recursos de Venezuela por parte de las 42 transnacionales petroleras.

Finalmente, el 8 de marzo de 2019 el tribunal de Florida emitió su veredicto: “El Juez Otazo-Reyes, basándose en el testimonio del Profesor José Ignacio Hernández, encontró que el Contrato de Fideicomiso era nulo bajo la ley venezolana”.

El caso es reseñado por medios antichavistas para subrayar la participación de los funcionarios venezolanos sobornados, pero niega a quienes fungieron como organizadores del esquema de corrupción y los hilos visibles que evidentemente llevan al plan de despojo programado por Washington contra la República Bolivariana.

Nuevamente cobra sentido la figura fabricada del “gobierno interino” de Guaidó y los ensayos en años previos de la Asamblea Nacional en desacato para reemplazar a las instituciones legítimas del estado con figuras complacientes hacia las élites corporativas con intereses en Venezuela.

Es la lectura que se le puede dar a la declaración emitida por el parlamento (en desacato) en 2018, acusando de “usurpador” al procurador general (legítimo) de la República, para “inhabilitar” a quien verdaderamente podía defender los intereses del país ante los ataques judiciales que ese año arreciaron desde cortes estadounidenses.

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