Tutti

È pertinente rinforzare il richiamo d’attenzione,  così come i controlli che possono fare con l’insieme delle disposizioni legali applicabili in questi tempi gli organi di polizia, le organizzazioni dei quartieri e i cittadini , ossia tutti.

Víctor Fowler

Alcuni giorni fa ci siamo svegliati con la notizia che una festa a Bauta, un villaggio in provincia d’Artemisa aveva provocato l’infezione di una decina di persone della COVID-19.

Oltre a questo la quantità di coloro che in poche ore hanno preso il virus e i possibili percorsi che hanno fatto lasciando il luogo della festa, hanno apportato come conseguenza che le autorità della provincia hanno deciso che era necessario isolare tutto; ossia in termini matematici circa 28000 abitanti dovevano essere confinati nelle loro case grazie alla decisione  (di partecipare alla festa) che avevano preso in pochi.

Dato che si tratta di una malattia che possiamo prendere sia in maniera diretta ( ricevendo invisibili gocce di saliva di qualcuno che starnuta, tossisce o che ci respira troppo vicino), sia in forma indiretta, toccando con le mani oggetti che hanno ricevuto questa saliva e poi portando le mani ai nostri occhi, naso e bocca;  sino al presente le sole tre forme  per impedire la trasmissione sono: l’uso della mascherina, il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone o la disinfezione con ipoclorito e il rispetto permanente d’una adeguata distanza fisica tra le persone.

È chiaro che una festa non è il tipo d’ambiente in cui si applicano queste norme, perché la festa è occasione di contatto fisico, abbracci, strette di mano, baci sulle guance e forse… la trasmissione.
Rendere omaggio o divertirsi in gruppo sono desideri legittimi oltre che reazioni naturali di fronte ai mesi di raccoglimento e vigilanza che siamo stati obbligati a vivere, ma quello che è successo si scontra con la sgradevole e dura realtà di quello che è una pandemia: un tipo di malattia che cresce esattamente per l’alta capacità di contagio, e che ricorda molto bene che sino ad oggi – ripeto – non esiste una vaccinazione che ci aiuti a prevenirla.

Se la maniera in cui si era riusciti a ridurre nelle province di Artemisa e L’Avana il numero quotidiano di nuove infezioni, era un indice che permetteva di avanzare verso una nuova tappa nel rilassamento delle misure di protezione /contenzione verso la tappa denominata «nuova normalità», il focolaio a Bauta e un altro a la Lisa (quest’ultimo appena informato),  ci aprono gli occhi su quello che accade quando la ricerca di divertimento super la percezione di rischio ed è più forte della responsabilità personale e cittadina.

Dico questo perché il peggio di tutto è vedere nei reportage televisivi le immagini delle strade e dei luoghi vuoti; conoscere ancora una volta il tremendo sforzo dello Stato cubano per curare i malato e fare prove, localizzare coloro che potrebbero essere contagiati,  coloro che potrebbero continuare a  trasmettere il virus in tutti i posti dove sono andati, ma anche immaginare la realtà di un territorio che ora per vari giorni dovrà restare come sospeso, con un conseguente danno dell’economia e delle interazioni sociali di migliaia di abitanti.

In questo senso c’è una lezione che va imparata: capire che la responsabilità cittadina è un concetto che va in coppia con i danni alla popolazione.

Detto in un altro modo, quando ci sono situazioni di pandemia, la mancanza di rispetto di fronte alle norme emesse dalle autorità di Governo e di Salute si traduce in un danno esteso a familiari, amici , vicini, compagni di lavoro o in generale, la popolazione.

Si tratta allora di rinforzare il richiamo d’attenzione, così come i controlli che possono fare con l’insieme delle disposizioni legali applicabili in questi tempi, gli organi di polizia, le organizzazioni dei quartieri e i cittadini , ossia tutti.

 

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.