Cuba-USA: revisione conti pendenti

di José Luis Rodríguez*

latuff_cubaAlla luce del nuovo scenario che si comincia a profilare nelle relazioni tra Cuba e USA, uno dei temi che è ha cominciato ad avere più evidenza nei mezzi di stampa internazionali è quello della compensazione per le nazionalizzazioni di proprietà USA effettuate a Cuba agli inizi degli anni ’60 dello scorso secolo.

Nel modo di trattare la notizia – come c’era d’aspettarsi – il tema è stato presentato come un conto pendente da pagare da parte di Cuba ai proprietari nordamericani, apparentemente vittime di processi arbitrari, dove pare che fosse stata assente la volontà di rispettare le leggi da parte del Governo cubano per quanto stabilito allora in questo tipo di processi.

D’altra parte, nel trattamento attuale del tema non si prendono in considerazione altri reclami che legittimamente Cuba ha posto per oltre 50 anni.

Risulta così molto utile rivedere, almeno per sommi capi, la storia degli avvenimenti che hanno portato da una parte alla nascita della proprietà statale a Cuba a partire dai diversi processi di nazionalizzazione che – in diverse circostanze – sono state effettuate nel secolo scorso.

La prima misura che ha colpito gli interessi di proprietari nordamericani a Cuba è stata la Legge di Riforma Agraria del maggio 1959, dato che loro erano i maggiori proprietari dei latifondi che si erigevano come l’ostacolo fondamentale per lo sviluppo agro-zootecnico dal paese, motivo per il quale sono stati espropriati a partire dalla politica di consegnare la terra a chi la lavorava realmente.

In questo modo, sono stati espropriati i proprietari terrieri di diverse nazionalità con oltre 400 ettari (30 caballerías), benché in via eccezionale sono state rispettate le proprietà fino a 100 caballerías quando i loro rendimenti produttivi superavano la media nazionale.

D’altra parte, la legge stabilì che l’espropriazione fosse compensata con Buoni Sovrani della Repubblica sul valore della terra nei libri di contabilità, considerando un 4.5% di interesse all’anno, pagabili durante 20 anni.

Vari proprietari nordamericani di terra – come è stato il caso della United Fruit Company – hanno negoziato per quasi un anno questa compensazione, ma la posizione ostile del Governo nordamericano impedì di concretizzare la stessa, poiché questo esigeva il pagamento sul valore dichiarato – non su quello registrato nei libri di contabilità – in modo immediato e in contanti, fatto che risultava illegale e impossibile da eseguire.

A partire da questo momento, le ostilità andarono crescendo in modo accelerato fino a quando nel luglio 1960 il Governo del Presidente Eisenhower sospese la quota cubana di zucchero nel mercato nordamericano, che raggiungeva 700.000 tonnellate, il che aveva una grave implicazione economica per Cuba. Di fronte a questa decisione venne stabilita l’espropriazione forzosa di proprietà nordamericane mediante la Legge 851 del 6 luglio 1960.

Per mezzo della Risoluzione nº 1 di quella Legge del 6 agosto 1960, furono nazionalizzate le compagnie dei telefoni e dell’elettricità, le raffinerie di petrolio e 36 centrali dello zucchero. Successivamente, mediante la Risoluzione nº 2 del 17 settembre 1960, furono nazionalizzate le banche The First National City Bank, The First National Bank of Boston e The Chase Manhattan Bank.

Infine, la Risoluzione nº 3 della Legge datata 24 ottobre 1960 decretò la nazionalizzazione di altre 164 aziende nordamericane in tutti i settori dell’economia. Il valore totale stimato – secondo fonti cubane – delle proprietà nordamericane nazionalizzate, si aggirava intorno a 1.000 milioni di dollari -secondo dati del 1958 – e in 1.500 milioni, secondo fonti nordamericane.

Allo stesso modo, la Legge 851 stabilì la possibilità di compensare le proprietà nordamericane mediante Buoni della Repubblica, che avrebbero riscosso un interesse non inferiore al 2% al’anno per 30 anni. Il fondo per il pagamento di questi buoni sarebbe stato ottenuto da una parte delle vendite di zucchero sul mercato nordamericano, fatto che presupponeva di ridare la possibilità di quelle vendite, cosa che il Governo degli USA non approvò, impedendo in tal modo la compensazione.

Attualmente è stato indicato che il valore dei reclami del Governo nordamericano a titolo delle nazionalizzazioni e delle espropriazioni effettuate a Cuba – secondo dati dell’OFAC (Office of Foreign Assets Control) della Segreteria del Tesoro degli Stati Uniti – ammonta a circa 7 000 milioni di dollari e riguarda circa 5.900 reclami.

Rispetto a una possibile soluzione a questi reclami, la Legge nº 80 della Riaffermazione della Dignità e della Sovranità Cubane del 1996 fissò che queste indennità avrebbero dovuto essere negoziate considerando i reclami per danni del Governo cubano, che sono stati stimati in 121.000 milioni di dollari mediante l’Istanza del Popolo Cubano contro il Governo USA per i Danni Economici Causati a Cuba, approvata dai tribunali cubani nel gennaio 2000.

A questo andrebbe aggiunto quanto contenuto nell’Istanza del Popolo di Cuba al Governo degli Stati Uniti per Danni Umani del maggio 1999, mediante la quale si richiedono 181.000 milioni di dollari.

Occorrerebbe anche procedere a un aggiornamento di quanto successo nell’ambito dei danni causati a Cuba dagli USA negli ultimi 16 anni, prendendo in considerazione che solamente l’impatto del blocco – che fino al 1999 era calcolato in 67.000 milioni di dollari – attualmente registra una somma superiore ai 116.880 milioni.

Non è impossibile una soluzione alle controversie che si avvicinano, ma è una lunga strada da percorrere.

In esse dovrà sempre prevalere la giustizia e l’attaccamento alla verità storica, che situano Cuba in una posizione legittima nella richiesta di compensazioni per i danni materiali dovuti a una politica di aggressioni e di blocco economico che è durata oltre 50 anni.

* Consulente del Centro di Ricerche dell’Economia Mondiale (CIEM)
(Preso da Cubadebate)

Traduzione:  El Moncada
http://www.rhc.cu

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