Nicolas Maduro: “Il 6 dicembre ci giochiamo tutto”

di Geraldina Colotti

“Alegria a veces, tristeza a veces… equilibrio”. Durante la video conferenza del presidente venezuelano Nicolas Maduro con la Direzione nazionale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), con l’organizzazione giovanile (JPSUV) e con i governatori, per interpretare i sentimenti collettivi il vicepresidente per gli affari internazionali, Adan Chavez, ha usato i versi del cantautore Ali Primera. Versi che esprimono la dura necessità di trovare un equilibrio per andare avanti, tra una notizia triste e una che dà gioia.

La notizia triste, che ha lasciato un vuoto immenso nella militanza rivoluzionaria, è stata quella della morte per coronavirus del dirigente Dario Vivas. Una perdita seguita a quella di un altro militante storico, El Chino Khan, scomparso a seguito di una malattia, a cui pure ha fatto riferimento Adan Chavez. “Il miglior omaggio è quello di continuare la lotta permanente per costruire il socialismo, qualunque cosa faccia l’impero nordamericano”, ha detto il fratello maggiore del Comandante, sottolineando l’importanza della solidarietà internazionale, che continua a manifestarsi dall’Europa all’America Latina e anche negli Stati Uniti. In Gran Bretagna, si è svolta una manifestazione contro il blocco dell’oro venezuelano nelle banche inglesi, preparato dall’azione piratesca di Trump via Guaidó.

Maduro ha ricordato la lunga militanza condivisa con Dario Vivas, fin dall’uscita di Chavez dal carcere di Yare, nel 1994. “Dario Vivas mi ha insegnato a far politica a partire dal popolo, con il popolo e per il popolo”, ha detto. Una cifra che connota quella “forma bolivariana di far politica rivoluzionaria” stabilita da Chavez come modalità di azione, riflessione e consultazione permanente della propria base sociale.

Anche la “prima combattente” Cilia Flores, avvocata e dirigente politica di lungo corso, deputata all’Assemblea Nazionale Costituente, ha ricordato il “lavoro infaticabile di Dario”, l’impegno comune nella redazione delle tante leggi del potere popolare. “Nel 2005 – ha ricordato -, quando l’opposizione si è ritirata dalla competizione elettorale, il popolo si è riversato nel Parlamento. Dario ha allestito tutti gli scenari della partecipazione popolare, ha creato il metodo del parlamentarismo sociale, della strada. Il suo esempio ci spinge a essere creativi anche durante questa campagna e a riscattare l’Assemblea Nazionale nonostante la pandemia”.

Data la sua lunga esperienza di piazza e di governo, a Dario era stato proposto di presentarsi come candidato nelle elezioni del 6 dicembre. E adesso – ha annunciato il presidente – in suo onore, il motore organizzativo che porterà il PSUV alle parlamentari si chiamerà Comando di campagna unitario Dario Vivas.  Un motore che cercherà di moltiplicare la forza e il messaggio del dirigente scomparso, che a lungo ha avuto il compito di organizzare gli eventi e le mobilitazioni del partito.

Nel passare la parola al presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Diosdado Cabello, tornato in trincea dopo aver vinto la battaglia contro il covid, Maduro ha poi dato al paese un’altra notizia: con il nuovo Parlamento, ha detto, a dicembre termina anche il lavoro dell’Assemblea Nazionale Costituente, al cui bilancio e proposte di legge sta lavorando Diosdado Cabello. Quindi, il presidente ha ironizzato sulla campagna della destra che dapprima aveva dato per morto il capitano, e poi aveva sostenuto che la voce con la quale era tornato a salutare il partito nei primi giorni di guarigione, non era la sua: “Do la parola al doppio di Diosdado”, ha scherzato il presidente.

“Alegria a veces, tristeza a veces… equilibrio”. La notizia allegra è stata indubbiamente quella della guarigione di Diosdado, che presto riprenderà la sua seguitissima trasmissione Con el Mazo dando, e che ha messo in guardia gli imprudenti dagli effetti devastanti che lascia il virus anche su chi riesce a sopravvivere. Secondo una recente inchiesta, in Venezuela tra l’11 e il 16% nega l’esistenza del virus.

Questo significa che 3 o 4 milioni di persone girano senza mascherine, senza proteggersi e proteggere gli altri. Per questo, il PSUV ha attivato oltre 72.000 Brigate Popolari della Salute, che effettuano visite casa per casa, individuano chi ha attraversato illegalmente la frontiera per effettuargli il tampone e curarlo adeguatamente in caso di infezione.

Nonostante le enormi difficoltà economiche, dovute al blocco degli Stati Uniti, nonostante il sabotaggio interno e internazionale, il Venezuela ha uno dei tassi di mortalità più bassi (meno di 300 decessi) proprio grazie alla medicina di prossimità e all’apporto dei medici cubani, che hanno mandato un nuovo contingente nel paese.

Dati che smentiscono la campagna sporca portata avanti con ogni mezzo dalla destra interna e colombiana, ma che vengono veicolati dai grandi conglomerati mediatici desiderosi di dimostrare il fallimento di un modello alternativo al capitalismo, che resiste da vent’anni.

A questo riguardo, spicca un’intervista all’ex presidente colombiano Andrés Pastrana a Ntn24, nella quale si inanella una catena di informazioni false a proposito del coronavirus in Venezuela. In Colombia, al 20 agosto, le vittime da coronavirus sono 15.979. Seguendo la ricetta neoliberista, il governo Duque, ora finito sotto inchiesta per presunti finanziamenti illeciti alla sua campagna da parte dell’oligarchia venezuelana dei Cisneros, privilegia la spesa militare e non certo quella sanitaria.

Malgrado la propaganda internazionale e i fiumi di denaro intascati per occuparsi della cosiddetta “emergenza umanitaria” dei migranti venezuelani, i suddetti migranti sono stati sfrattati e repressi anche in piena pandemia, tant’è che tornano a migliaia nel proprio paese dove l’assistenza è gratuita.

Per questo, la sfacciataggine di Pastrana getta fango sulla gestione sanitaria venezuelana e rinnova il ritornello secondo il quale il chavismo sarebbe un “pericolo” per tutta la regione. Pastrana è stato uno degli ex presidenti neoliberisti presenti alle elezioni parlamentari del 2015 in Venezuela.

In quell’occasione, i falchi al servizio degli Stati Uniti avevano pronto un doppio scenario. In caso di vittoria chavista, non avrebbero riconosciuto le elezioni, scatenando una nuova ondata di violenza. In
caso di vittoria della destra, il copione era quello che hanno imposto in questi anni per ordine di Washington, facendo dell’Assemblea Nazionale un luogo di permanente destabilizzazione.

Dall’isolamento preventivo in cui si trova dopo essere risultato positivo al coronavirus, il ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, ne ha ricordato le tappe. Una lunga scia di ingerenza neocoloniale che, fra tentativi di golpe e attentati al presidente, cerca di soffocare il popolo nella morsa delle “sanzioni” per spingerlo a rivoltarsi contro il governo.

Dall’asse Washington-Bogotà arrivano ora nuove minacce che potrebbero concretizzarsi alla vigilia delle elezioni nordamericane e a fronte degli scandali che stanno travolgendo i governanti colombiani e che hanno spinto Alvaro Uribe a dimettersi da senatore. L’assessore per la sicurezza nazionale statunitense, Robert O’Brien, insieme all’ammiraglio Craig Faller (capo del Comando Sur) e all’assessore speciale di Trump per l’Emisfero Occidentale (nonché candidato a dirigere la Banca Interamericana di Sviluppo), Mauricio Claver-Carone, si sono riuniti a Bogotà con Ivan Duque e con l’ambasciatore USA, Philip Goldberg.

In una precedente occasione, Faller ha annunciato la formazione di una Task Force Congiunta Interistituzionale del Comando Sur, composta da 22 paesi e basata a Cayo Hueso, un’isola della Florida a 140 km da Cuba. Il pretesto è, come sempre, quello della lotta al narcotraffico nel quale, secondo gli USA e a dispetto delle cifre, sarebbe coinvolto il Venezuela.

Contro il paese bolivariano, si rinnova l’alleanza tra il più grande produttore di cocaina (la Colombia) e il più grande consumatore, gli Stati Uniti. Secondo la denuncia dell’ambasciatore venezuelano all’ONU, Samuel Moncada, l’amministrazione nordamericana sta cercando pretesti per accusare di “terrorismo” il governo Maduro e ha messo in marcia “piani di invasione”.

Intanto, a esercitare il terrorismo economico contro il Venezuela sono gli Stati Uniti e i loro alleati, come ha dimostrato anche Craig Faller nella videoconferenza dell’Atlantic Council, uno dei think tank della Nato, composto da politici, intellettuali e accademici che formano l’apparato ideologico del complesso militare-industriale nordamericano. “La chiave – ha detto Faller – è aumentare la pressione a livello finanziario e impedire il flusso di denaro”. Per questo, ha aggiunto, è necessario “sanzionare anche gli asiatici” che consentono al Venezuela di eludere le misure coercitive degli USA.

Un piano criminale che, ha denunciato Maduro, implica un’operazione di boicottaggio mondiale delle istituzioni bolivariane e delle elezioni parlamentari. E così, mentre i falchi del Pentagono promettono di eliminare Maduro entro dicembre, l’Unione Europea, il Gruppo di Lima e l’OSA dichiarano che non “riconosceranno” le elezioni. Al Segretario Generale dell’OSA, Luis Almagro, piacerebbe ripetere il colpaccio che gli è riuscito in Bolivia, quando Morales ha accettato di ricontare i voti a seguito di denunce di presunti brogli, e l’OSA ha fornito il pretesto al golpe. Ha perciò recentemente affermato che in Venezuela non esistono i “cinque elementi basici di una democrazia rappresentativa, stabiliti dalla Carta Democratica Interamericana” e che i risultati devono essere “validati” appunto dall’OSA e dagli Stati Uniti, noti campioni di democrazia.

Invece, hanno puntualizzato i dirigenti chavisti, queste saranno le parlamentari che più offrono garanzie democratiche a tutto l’arco delle forze che vi partecipano: i partiti politici sono 107, il numero dei e delle parlamentari è stato portato a 277, ai quali si affiancheranno altri 277 supplenti,  i candidati dei popoli originari verranno eletti secondo il proprio funzionamento ancestrale. L’accordo con gli alleati del Gran Polo Patriottico è arrivato quasi al 95% e si cerca di raggiungere il 100%.

Ma come spiegare al mondo cosa davvero sta accadendo in Venezuela? Come mettere in comune conquiste e sfide che costituiscono un patrimonio di resistenza al modello capitalista? Il presidente ha invitato a una “unione profonda, spirituale, ideologica, politica e programmatica in difesa del Venezuela contro l’imperialismo”, e ha sollecitato “i creativi” del PSUV a illustrare la strategia comunicativa, dentro e fuori il paese.

Alla Commissione Agitazione Propaganda Comunicazione del partito, diretta da Tania Diaz, è affidato il compito di costruire una narrativa comprensibile e vincente. Tania, che è anche vicepresidente dell’ANC, ha dato conto delle proposte arrivate da tutte le istanze del PSUV per raccontare una Venezuela che guardi al futuro, che proponga un piano di unità nazionale, ma che indichi anche chiaramente qual è la linea di demarcazione fra i programmi, quale sia il nemico da battere con il voto.

“Per la campagna elettorale, abbiamo analizzato tre parole chiave – ha detto il costituente Francisco Ameliach – cambiamento, sofferenza e felicità: cambiamento di questa Assemblea Nazionale che, dal 2015, ha avuto come obiettivo quello di infliggere sofferenza al popolo, di asfissiarlo per costringerlo a ribellarsi contro il governo, mentre il nostro obiettivo è quello di raggiungere la maggior felicità possibile”.

Ma come condurre con successo una campagna elettorale in piena pandemia per un partito che ha sempre fidato sulla mobilitazione permanente della sua base? La gioventù, spiega Robetxa Poleo, ha svolto un’inchiesta sulla preparazione o lo svolgimento delle elezioni durante la pandemia in altre parti del mondo, compreso negli Stati Uniti, dove si sono svolte le primarie dei democratici in vista delle presidenziali del 3 novembre, e dov’è previsto il voto per corrispondenza. Fondamentale, sarà la capillare organizzazione territoriale di cui dispone il PSUV.

Il profilo dei candidati e delle candidate rappresenta tutti i soggetti che il chavismo ha unificato e reso coscienti, a partire dalla classe operaia. Il ministro del Lavoro, Eduardo Piñate, ha sintetizzato i principali temi del programma che mira “ad aumentare il protagonismo operaio nella gestione diretta e democratica del processo sociale del lavoro e per lo sviluppo delle forze produttive”.

Negli oltre 2.790 Consigli Produttivi delle lavoratrici e dei lavoratori occorre trovare soluzioni per aumentare le entrate e il salario nonostante il blocco economico-finanziario dell’imperialismo, riflettere sulle nuove forme di lavoro prodotte dalla pandemia affinché non si trasformino in precarietà e flessibilità come avviene nei paesi capitalisti. L’unità cosciente e organizzata della classe operaia, ha detto Piñate, è fondamentale sia per garantire la vittoria elettorale, sia per mantenere la direttrice di marcia del processo bolivariano.

Dall’elezione del 6 di dicembre, dal suo risultato e dalla sua vittoria – ha detto Maduro – dipende il futuro della pace in Venezuela, il futuro della nostra indipendenza e sovranità, il futuro della rivoluzione. Il 6 di dicembre ci giochiamo tutto”.

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