Promettono abbracci le strade deserte de L’Avana

L’Avana non si abitua a ritirasi. A qualsiasi ora, nelle ore più profonde prima dell’alba, c’è gente che la cammina, che la vive. Solo una malattia come la COVID-19, tanto nascosta e per questo tanto traditrice, che non smette di ammazzare e provocare chiusure in tutto il pianeta, ha potuto calmare la febbre avanera di muoversi di notte come di giorno.

Yeilén Delgado Calvo

Il silenzio, quasi totale, non è abituale. Dietro alle porte si ascolta il suono dei programmi televisivi, una famiglia conversa sul  suo balcone e approfitta della scarsa aria fresca, mentre giungono le nove, l’ora di applaudire. Il cane del quartiere passeggia con cautela nel mezzo della strada e si rende conto di qualcosa di raro. Le strade sono deserte. Una città insonne ha dovuto andare a letto presto.

L’Avana non si abitua a ritirarsi. In qualsiasi momento, nelle ore più profonde prima dell’alba, c’è gente che la cammina, che la vive. Solo una malattia come la COVID-19, tanto nascosta e per questo tanto traditrice, che non smette di ammazzare e provocare chiusure in tutto il pianeta, ha potuto calmare la febbre avanera di muoversi di notte come di giorno.

Per la storia restano le immagini che a partire da questo 21 settembre che immortalano una capitale raccolta nelle sue case, con il malecón solitario, la Rampa addormentata, San Lazaro senza automobili, assenti i vicini che vanno a passeggio …

L’obbligo di restare in casa dalle sette della sera alle cinque di mattina dettato dalle autorità della provincia vuole frenare la mobilità ed evitare il contagio esteso nel territorio a livelli che ogni giorno danno una stretta nel petto.

La perdita di vite umane, la paralisi di buona parte della vita economica culturale e sportiva e l’impossibilità di riannodare il corso scolastico, sono alcune delle dure conseguenze del nuovo focolaio a L’Avana.

«Che tristeza!». «Le strade del mio quartiere non erano mai state così deserte, nemmeno con cicloni». «Forza Avana». «Tutto questo passerà», hanno scritto diversi navigatori nelle reti sociali di fronte alle foto che mostrano una città deserta.

In queste piattaforme è stata espressa anche la singolarità e la bellezza di un momento nel quale curare la vita di ogni cubano diventa una causa collettiva:

«La nostra Avana … un rintocco per la vita». « Dev’essere così per la salute».

«La nostra Avana si solleverà perché è una città magica e preziosa»;

«È indispensabile che i nostri fratelli de L’Avana facciano un sacrificio per poterci liberare da questo fantasma che ci tiene rinchiusi».

È un coprifuoco dell’irresponsabilità, questa che si crede immune e termina per provocare la sofferenza dei più vulnerabili e la propria.
Come deve pesare il cuore di coloro che sanno d’essere i responsabili, per negligenza, d’aver portato a casa il virus e che questo è costato l’esistenza di una persona cara!

L’Avana ha dovuto frenare il suo vertiginoso ritmo notturno. Il rigore s’impone senza discussioni possibili. Ci sono isolamenti che salvano sorrisi, che promettono abbracci. Le strade torneranno a palpitare e coloro che amano tutta l’Isola e il mondo  le percorreranno nuovamente. Oggi l’asfalto è muto per poter poi essere sicuro.

 

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