Il 6 settembre scorso il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha annunciato la creazione dell’Istituto Simón Bolívar per la pace e la solidarietà tra i popoli. L’Istituto opererà presso il Ministero degli Esteri venezuelano e il suo obiettivo sarà quello di coordinare la solidarietà verso tutte le lotte sociali.
Alba TV ha parlato con Carlos Ron, Presidente dell’Istituto e Viceministro venezuelano per il Nord America. Di seguito, l’intervista realizzata per il lancio dell’Istituto Simón Bolívar nel mondo.
– Qual’è l’obiettivo principale e improrogabile della creazione dell’Istituto Simón Bolívar per la pace e la solidarietà? Perché proprio in questo periodo di pandemia e forte assedio?
Il modello di produzione capitalista sta attraversando una profonda crisi che possiede ripercussioni economiche, sociali, ambientali e anche politiche. La pandemia prodotta dal COVID-19 ha chiarito che questo modello ha raggiunto i suoi limiti e non è in grado di garantire la vita delle persone o del pianeta. C’è bisogno di un nuovo modello. Un modello che smetta di mettere a rischio la vita umana, che smetta di mettere a rischio la vita del pianeta. Occorre un modello costruito sul valore della solidarietà, che è la base per l’organizzazione dei popoli e per la creazione di nuovi modelli di società.
Crediamo che questo sia possibile, innalzando le bandiere del pensiero e dell’azione di Simón Bolívar, punto di riferimento storico della Nostra America per la lotta per l’emancipazione, l’unità e la democrazia popolare. Il modello sa che è in crisi, che è condannato a morire, ma cerca di non perdere la sua egemonia e, per questo, diventa più aggressivo contro ogni alternativa che nasce. Diventa più violento cercando di assicurarsi tutte le risorse economiche. Per questi due motivi, si stanno scagliando contro il Venezuela e, nell’ultimo anno, hanno lanciato una campagna di “massima pressione” che tenta di imporre, come hanno affermato loro stessi, una Dottrina Monroe 2.0.
Noi abbiamo la nostra dottrina liberatrice, il pensiero di Simón Bolívar per il XXI secolo, che rappresenta la lotta contro l’imperialismo e contro il colonialismo che questa crisi esacerba. È la lotta emancipatrice che parte dai popoli, dalla solidarietà, per costruire la pace e l’equilibrio nell’universo.
– Quali cause sosterrà l’Istituto?
Lo scopo dell’Istituto è quello di articolare la solidarietà con il Venezuela in tutto il mondo. Il Venezuela ha molti amici, molte persone che sostengono la sua lotta, il diritto all’autodeterminazione, che respingono le aggressioni contro il paese: noi saremo lì insieme a loro come veicolo di comunicazione costante, migliorando anche la comunicazione tra di loro e tra le forze popolari del Venezuela che accompagnano anche le grandi cause dell’umanità.
La solidarietà è reciproca e spesso si sente parlare solo della solidarietà del mondo con il Venezuela. Ma in Venezuela esiste anche una solidarietà con altri popoli in lotta: con il popolo della Palestina, che ogni giorno vede minacciata la sua esistenza, con i popoli illegalmente bloccati dagli Stati Uniti, come il popolo di Cuba o il popolo dell’Iran, con il popolo degli Stati Uniti che soffre di razzismo istituzionale, con il popolo di Porto Rico che vive di crisi in crisi a seguito di una colonizzazione anacronistica, con il popolo cinese contro il qualie gli Stati Uniti intendono creare una nuova Guerra Fredda, con la lotta delle donne di tutto il mondo per porre fine alle strutture del patriarcato, con la lotta per la sovranità alimentare e per la difesa del pianeta; insomma, la solidarietà del popolo di Bolívar sarà presente con tutte le lotte popolari e contro ogni ingiustizia.
– Un istituto creato dallo Stato: come si articolerà con i movimenti sociali latinoamericani e venezuelani?
L’Istituto rappresenta uno spazio di incontro e condivisione. C’è spazio per lo Stato rivoluzionario che è stato rifondato nel 1999, c’è spazio per i partiti che combattono per il socialismo bolivariano, c’è spazio per l’esplosione del Potere popolare che si è costruito negli ultimi anni e c’è spazio per organizzazioni che combattono per l’unità della Nostra America. È uno spazio per condividere, dialogare, lavorare insieme.
– Quando si parla di solidarietà internazionalista, qual è il messaggio che si vuole trasmettere e chi viene convocato?
L’internazionalismo fa parte della prospettiva sulle relazioni internazionali contenuta all’articolo 152 della nostra Costituzione, che richiama alla solidarietà tra i popoli. In questo senso, il messaggio che vogliamo trasmettere è che in Venezuela la solidarietà tra i popoli del mondo è viva e che tutte le lotte per l’emancipazione sono anche nostre.
Vengono convocati molti dei popoli che da anni difendono il Venezuela, che credono nelle bandiere antimperialiste che alziamo da qui. Tra questi, vi sono personalità, docenti, intellettuali, istituti come il Tricontinental for Social Research o spazi di conoscenza come la Global University for Sustainability; e ancora, organizzazioni che lottano per la pace e che esprimono la loro voce all’interno dei diversi congressi multilaterali come l’ONU, come il World Council of Pace; partiti politici come il Partito della Sinistra Europea o il Partito per il Socialismo e la Liberazione negli Stati Uniti, movimenti sociali nella nostra regione e in tutto il mondo che si sono uniti alle diverse cause, la Marcia Mondiale delle Donne, la Via Campesina, i Movimenti ALBA, l’ Assemblea Internazionale dei Popoli, insomma, l’appello è molto ampio perché ci sono tante lotte, tante cause e anche tanta solidarietà.
– Considerato l’aumento della violenza e dei femminicidi nella regione, che sono stati chiamati come l’altra pandemia, tra le cause che l’Istituto accompagna rientrano anche le lotte delle donne contro la violenza e il patriarcato?
È un tema che intendiamo affrontare all’interno dei nostri spazi. Le donne venezuelane sono una delle principali vittime del blocco degli Stati Uniti e sappiamo molto bene l’importanza e la necessità di lottare contro il patriarcato e la violenza, tanto più in tempi di pandemia dove le donne sono diventate le principali vittime, dato l’incapacità del modello dominante di garantire i loro diritti. È necessario un invito all’azione per riconoscere questa realtà e affrontarla. Quest’anno, ad esempio, accompagneremo la Marcia Mondiale delle Donne il prossimo ottobre con 24 ore di solidarietà femminista.
– Considerato che azioni determinate, organizzate e articolate possono produrre risultati migliori, qual è la pace che l’Istituto vuole promuovere? Qual è la prospettiva?
Quel grande bolivariano che era il comandante Hugo Chávez ci ha spiegato molto chiaramente che “il futuro di un mondo multipolare e in pace risiede in noi, nell’unione della maggioranza dei popoli del pianeta, per difenderci dal nuovo colonialismo e raggiungere l’equilibrio dell’universo che neutralizza l’imperialismo e l’arroganza”.
Questa è la Pace che l’Istituto promuove, una pace costruita a partire dalla solidarietà tra i popoli. Una pace che rispetti il diritto internazionale, che rispetti i diritti fondamentali e che rispetti la vita non può essere invocata da un solo popolo, da una sola organizzazione, da una sola voce. La sua forza risiede nel fatto che la pace è un patrimonio comune e che possiamo imparare ad agire insieme per promuoverla e difenderla . L’America Latina e i Caraibi sono una Zona di Pace, come decretato dalla Celac e tutto questo all’epoca è stato fatto sommando la volontà di tutte le nazioni. Ora i popoli devono difendere quella pace.
– Il Venezuela è un paese sotto assedio: qual è la nostra opinione sulla pace e la solidarietà?
Il blocco e l’assedio contro il Venezuela è unilaterale e illegale. Di fronte all’arbitrio dell’unilateralismo e della violenza, rispondiamo con l’internazionalismo e la solidarietà. Nel mezzo di questa pandemia, il Governo criminale degli Stati Uniti blocca l’accesso ai beni necessari per combatterla, ma la solidarietà di altri paesi come Cuba, che è stata presente con i suoi medici, come la Cina, che ci ha inviato i suoi esperti, come Russia, Iran, Turchia, e come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci hanno offerto la possibilità di portare nel paese ciò di cui avevamo bisogno. La solidarietà con il Venezuela è essenziale in questo momento, soprattutto per mantenere la pace di fronte alla violenza di un modello in crisi.
– Come si può lottare davvero contro il dominio e la discriminazione? Come possiamo liberarci dal colonialismo?
È un lavoro costante che parte anche dalla formazione, dalla conoscenza, dalla comprensione della nostra realtà, da dove nascono il dominio e la discriminazione. In Venezuela, in modo molto particolare, possiamo liberarci dal colonialismo tagliando i nostri legami di dipendenza, costruendo un modello comunitario.
– Può esserci pace finché esistono colonialismo, violenza, dominio, sfruttamento, razzismo, machismo, xenofobia, disuguaglianza e saccheggi nella nostra regione e in Venezuela?
La pace è costantemente minacciata da tutte queste aggressioni. La nostra sfida è lavorare sulla costruzione e sulla difesa della pace. Non c’è riposo in questo compito e dobbiamo essere molto creativi per avere successo.
Alba TV