Le tracce dell’odio nella storia cubana

Ricardo Ronquillo Bello  www.juventudrebelde.cu

Si può sentire il pungente scoppio d’odio nella storia cubana dalla tragica scena degli otto studenti di Medicina fucilati nel fiore della loro ingenuità e dei loro sogni, il 27 novembre 1871.

Il film ‘Inocencia’ ci ha restituito, con tutta l’acutezza poetica del cinema, il dolore immarcescibile di quel giorno, che non possiamo ricordare come un semplice rito commemorativo di tutti gli anni.

Le ragioni che obbligarono a quel crimine hanno molto da dirci in questo momento, quando, insieme al tentativo di ridurre la sofferenza e le morti dal paese, sottoposto ad una gravissima tragedia della civilizzazione, altri demoni ci perseguitano dal fondo della nostra storia.

È molto triste sentire lo stesso urlo frenetico e recalcitrante di quei volontari che assediarono gli studenti di medicina nella Cuba del XXI secolo, ora amplificato dalle emergenti campagne politiche su Internet e diretto contro chiunque cerchi di difendere la dignità e la giustizia in Cuba.

Nello straordinario corridoio della storia cubana sono emerse chiaramente due strade, tra le quali sembra, sempre, dobbiamo scegliere: quella dell’egoismo, dell’ignoranza, della confusione, della brutalità, della sottomissione, dell’ingiustizia e persino del crimine, mentre per dall’altra si ergono la generosità, l’onore, la decenza, l’onestà, l’emancipazione, la nobiltà e la virtù.

Indipendentemente da mescolanze o sfumature, che a volte neppure mancarono, i riferimenti di entrambi i percorsi sono facili da scoprire nelle tracce dei nostri eroi e nella saga dei loro opposti patriottici e morali.

Così rimase delimitato, ad esempio, dall’orrenda sorte di molti prigionieri nell’assalto che risvegliò il sogno dell’Apostolo nell’anno del suo Centenario. Questi furono torturati e massacrati con ineguagliabile ferocia dagli sbirri che convertirono tale agire nella natura di quella dittatura.

Eventi come questi, è necessario ribadirlo, devono allertarci come popolo del destino che ci riserva l’imposizione del peggio dell’anima cubana.

Non furono pochi, in secoli di formazione della nostra nazionalità, coloro che si lasciarono tentare da quella ferocia, nutrita, e non di rado mercenarizzata, da interessi così antichi e meschini come quelli di quei volontari del colonialismo. Questo deve essere necessario demarcarlo tra la manipolazione, cecità e costose lacune o attuali distanziamenti da parte nostra.

Coloro che, per mancanza di maturità o giudizio, aspirano persino ad un bagno di sangue per la propria patria, o a spazzar via i sedimenti di giustizia di secoli di lotta, si convertono in eredi di assassini senza un minimo di compassione, come coloro che hanno fatto saltare in aria un aereo della Cubana con 73 persone e poi hanno proclamato: «mettemmo la bomba … e allora?

La seconda stagione di ‘LCB: La otra guerra’, tanto importante per l’arte televisiva quanto per la memoria nazionale, ci ha ricordato, allo stesso modo, la palude di malvagità in cui possiamo sprofondare se ci lasciamo trascinare dall’intolleranza in nome di qualsiasi causa.

Niente di bello e rigenerante possiamo aspettarci da quei sentimenti, che provocano in questa terra -dove fiorì, tenera e maggioritaria, la semente del bene e della nobiltà-, dei nostri peggiori o più sconvolgenti eventi sociali di dolore. Alcuni degli errori più costosi della Rivoluzione possiamo sommarli a questo racconto.

Nei tempi che ci ricordano la saga della lotta contro i banditi, mentre centinaia di giovani riempivano i campi di Cuba con il sogno di alfabetizzazione, altri cercarono di lasciarlo orribilmente appeso con fili spinati sui corpi del maestro volontario Manuel Ascunce Domenech e del contadino Pedro Lantigua.

Forse non si rendono conto, come ho sottolineato in altro momento, che mentre la Rivoluzione si popolava di umili eroi ed eroine, il loro percorso si è coperto di assassini o traditori dell’ideale di José Martí, in compiacenti e collaboratori dei deliri del nord turbolento e brutale, i cui desideri siamo chiamati ad impedire.

Causano vergogna coloro che proclamano, spudoratamente, che i loro fondi provengono da agenzie USA che non sono altro che una copertura della CIA e di altre agenzie per l’esercizio della sua egemonia mondiale. Anche coloro che lo negano sostenendo i propri sforzi con le casse della malvagità che da sempre ci avvelenò e frammentò.

Il risultato di quell’altra “serie storica”, per nulla fiction e meno edificante, è stato magistralmente descritto nel testo ‘La CIA e la guerra fredda culturale’, della giornalista britannica Frances Stonor Saunders. Nel libro, come ho ricordato in un recente dialogo con la rivista Temas, si mette a nudo la campagna segreta in cui alcuni dei difensori più entusiasti della libertà di pensiero in Occidente e celebri intellettuali degli ex paesi socialisti sono finiti per convertirsi, coscientemente o incoscientemente, in volgari strumenti dei servizi segreti USA.

Deplorevole finale quello di terminare dalla parte dell’odio, del travisamento e della distruzione, in sceneggiatori moderni di un altro capitolo di ‘Inocencia’. Solo che, con la formula dell’amore trionfante, qui non torneranno a suonare i ripugnanti spari di un altro 27 novembre.


Los rastros del odio en la historia cubana

 

Puede sentirse el punzante estampido del odio en la historia cubana desde la trágica escena de los ocho estudiantes de Medicina baleados en la flor de su candidez y de sus sueños, un 27 de noviembre de 1871.

El filme Inocencia nos devolvió, con toda la agudeza poética del cine, el dolor inmarchitable de aquel día, que no podemos rememorar como un simple rito conmemorativo de todos los años.

Los motivos que compulsaron aquel crimen tienen mucho que decirnos ahora mismo, cuando, junto a intentar restarle sufrimientos y muertes al país, sometido a una gravísima tragedia de la civilización, nos acechan otros demonios que vienen desde el fondo de nuestra historia.

Es muy triste escuchar el mismo aullido frenético y recalcitrante de aquellos voluntarios que asediaron a los estudiantes de Medicina en la Cuba del siglo XXI, ahora amplificado por las emergentes campañas políticas en internet y dirigido contra todo el que intente defender la dignidad y la justicia en Cuba.

En el corredor extraordinario de la historia cubana se levantaron claramente dos caminos, entre los que siempre, parece, debemos elegir: el del egoísmo, la ignorancia, la confusión, la brutalidad, la sumisión, la injusticia y hasta el crimen, mientras por el otro se yerguen la generosidad, la honorabilidad, la decencia, la honradez, la emancipación, la nobleza y la virtud.

Con independencia de mezclas o matices, que tampoco faltaron por momentos, los referentes de uno y otro sendero son fáciles de descubrir en el rastro de nuestros héroes y en la saga de sus antónimos patrióticos y morales.

Así quedó delimitado, por ejemplo, en la horrenda suerte de numerosos prisioneros del asalto que hizo despertar el sueño del Apóstol en el año de su Centenario. Estos fueron torturados y masacrados con salvajismo inigualable por los esbirros que convirtieron ese actuar en la naturaleza de aquella dictadura.

Acontecimientos como esos, se precisa advertir nuevamente, deben alertarnos como pueblo de la suerte que nos depara la imposición de lo peor del alma cubana.

No fueron pocos, en siglos de formación de nuestra nacionalidad, quienes se dejaron tentar por esa ferocidad, alimentada, y no pocas veces mercenarizada, por intereses tan vetustos y mezquinos como los de aquellos voluntarios del colonialismo. Esto es preciso deslindarlo entre la manipulación, la ceguera y costosos vacíos o distanciamientos actuales de nuestra parte.

Quienes por falta de madurez, o juicio, aspiran incluso a un baño de sangre para su patria, o barrer con los sedimentos justicieros de siglos de lucha, se convierten en herederos de asesinos sin mínimos de compasión, como aquellos que volaron por los aires un avión de Cubana con 73 personas y luego proclamaron: «pusimos la bomba… ¿y qué?

La segunda temporada de LCB: La otra guerra, tan importante para el arte televisivo como para la memoria nacional, nos recordó igualmente la ciénaga de maldad en los que podemos hundirnos si nos dejamos arrastrar por la intolerancia en nombre de cualquier causa.

Nada hermoso y regenerativo podemos esperar de esos sentimientos, causantes en esta tierra —donde floreció tierna y mayoritaria la semilla del bien y la nobleza—, de nuestros peores o más estremecedores sucesos sociales de dolor. Algunos de los errores más costosos de la Revolución podemos sumarlos a esa cuenta.

En los tiempos que nos recuerda la saga de la lucha contra bandidos, mientras cientos de jóvenes llenaban los campos de Cuba del sueño alfabetizador, otros intentaron dejarlo espantosamente colgado con alambres de púa en los cuerpos del maestro voluntario Manuel Ascunce Domenech y del campesino Pedro Lantigua.

Tal vez no se percatan, como apunté en otro momento, que mientras la Revolución se poblaba de héroes y heroínas humildes, su camino se cubrió de asesinos o traidores al ideal de José Martí, en apañadores y sostenes de los desvaríos del norte revuelto y brutal, cuyas apetencias estamos convocados a impedir.

Avergüenzan quienes proclaman sin pudor que sus fondos vienen de agencias de Estados Unidos que no son más que tapaderas de la CIA y otras agencias para el ejercicio de su hegemonía mundial. También los que lo niegan mientras sustentan sus empeños con las arcas de la maldad que tanto nos emponzoñó y fragmentó siempre.

El resultado de esa otra «serie histórica», para nada de ficción y menos edificante, fue magistralmente descrito en el texto La CIA y la guerra fría cultural, de la periodista británica Frances Stonor Saunders. En el libro, como recordé en diálogo reciente con la revista Temas, se desnuda la campaña secreta en la que algunos de los defensores más entusiastas de la libertad de pensamiento en Occidente e intelectuales renombrados de los antiguos países socialistas terminaron por convertirse, consciente o inconscientemente, en vulgares instrumentos del servicio secreto norteamericano.

Deplorable final el de terminar en el bando del odio, la tergiversación y la destrucción, en guionistas modernos de otro capítulo de Inocencia. Solo que, con la fórmula del amor triunfante, aquí no volverán a sonar los repugnantes disparos otro 27 de noviembre.

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