Il potere delle nuove forze di occupazione

Raul Antonio Capote

L’industria culturale USA gioca un ruolo sostanziale nella riproduzione simbolica del capitalismo e quindi nella sua sostenibilità come sistema, garantendo il trionfo degli stereotipi come forme superiori di ideologia

La grande fabbrica dello “spettacolo”, la frivola industria dello spettacolo, che riproduce star e celebrità senza essenza e senza anima, è la matrice del presunto schiavo che brulica nelle città sovrappopolate e sempre più violente del capitalismo.

Il prodotto culturale USA e i suoi sostituti scientificamente elaborati ci fanno piacere, ci divertono e scompongono i processi di pensiero e di analisi della realtà.

I prodotti televisivi creati in laboratorio, il gossip show, il talk show psicologico, invadono le nostre case, lo spazio familiare, e quegli esseri irreali, sciocchi e frivoli condividono le nostre vite.

La distanza diventa sempre più breve. I televisori diventano sempre più grandi e occupano sempre più spazio, conquistano ogni stanza, ogni muro e da loro ci parlano, ci dicono, ci intrattengono.

È la “famiglia” sorridente che sostituisce il vicino, il gioco da tavolo, l’ampio tavolo familiare, nutrito con caffè, tè e le esperienze della giornata.

Un esercito glamour, amichevole e banale si impossessa di menti, comportamenti ed emozioni, da televisori, computer e smart phone, artefatti che si fondono sempre più.

La tua volontà viene presa in mano da nuove e invisibili forze di occupazione senza che tu sospetti nulla. I proiettili di questa guerra non sono più puntati sul tuo corpo, ma sulle tue emozioni, contraddizioni e vulnerabilità.

La saturazione delle informazioni spazzatura prodotte nei laboratori dei gruppi e delle task force dei centri di guerra culturale e psicologica, agisce sulla mente degli individui oggetto di questo bombardamento, sovraccaricandoli di immagini e idee preconcette, capaci di creare concetti banali sulla politica e sulla vita quotidiana.

Menzogne, manipolazioni e inganni mobilitano i colonizzatori culturali, la cui più grande ambizione è quella di vivere nei grandi centri consumistici dell’impero, quello che nega la sua bandiera e la sua storia, abile nel fingere e nell’imitare.

Il capitalismo del XXI secolo è caratterizzato da un’assoluta indifferenza alla verità; l’uomo postmoderno si è trasformato in un uomo distaccato da quasi tutto ciò che lo circonda, tranne il suo Smartphone e una dozzina di prodotti che consuma voracemente.

Immerso nella sua bolla, schiavo dei gadget, circondato da sensori e software che sanno più della sua vita che della sua famiglia. In altre parole, un individuo ridotto allo stato di oggetto.

Vive solo per se stesso, pensando al piacere senza limiti. È un enciclopedista del sapere inutile, che vive in mezzo a una valanga che lo disinforma.

Si tratta di annientare tutto ciò che contraddice, che sfida, che è scomodo, che è scomodo, che è difficile, che è profondo e sociale.

Di fronte a questo scenario, non c’è altra alternativa se non quella di difendere i valori essenziali dell’umanità, i valori del socialismo, della solidarietà, di opporsi a quell’uomo tormentato e banale, l’uomo nuovo che il Che ha sognato e rappresentato.

Dobbiamo superare la fede nell’essere umano, la fede nel futuro, la fede assoluta nella possibilità di un mondo migliore, alla cultura autodistruttiva dello scarto neoliberale.

Si tratta di difendere la cultura rivoluzionaria, di cedere il passo all'”illuminismo socialista”, e al dibattito universale di idee che ci salveranno dal nulla, dalla caduta nel vuoto che il capitalismo ci offre.

Fonte: www.granma.cu

Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA

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