Come funziona il criminale blocco USA contro il Venezuela?

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Approcciarsi al tema Venezuela, soprattutto quanto concerne le difficoltà economiche del paese, senza tener conto delle criminali sanzioni e blocchi imposti dagli USA a Caracas è quantomeno tacciabile di parzialità. Il risultato sono analisi monche e prive di credibilità alcuna, il cui unico scopo è quello di alimentare la propaganda martellante volta a gettare discredito contro il paese guidato da Nicolas Maduro.

Per questo risulta fondamentale capire come l’economia venezuelana viene strangolata dal blocco statunitense. A tal proposito ci viene in soccorso una puntale analisi di Mision Verdad.

“La configurazione petrolifera e basata sulle entrate delle commodities dell’economia venezuelana ha segnato il suo modello operativo negli ultimi 100 anni. L’aspetto più visibile di questa configurazione storica è la dipendenza dalle importazioni di un’ampia gamma di beni e servizi sia per i consumi finali che per le materie prime per uso industriale, finanziati in gran parte con denaro derivato dalle esportazioni di petrolio: i ‘petroldollari’.

Questa relazione di dipendenza ha creato un quadro di vulnerabilità storica che ha ostacolato le possibilità di uno sviluppo economico endogeno e genuino in Venezuela. L’economia venezuelana, proprio a causa della condizione di importazione imposta dalle compagnie petrolifere americane e anglo-olandesi all’inizio del XX secolo, è particolarmente esposta alle turbolenze economiche globali e al calo dei prezzi nel mercato petrolifero internazionale.

Storicamente, il Venezuela è stato segnato da questi alti e bassi. I forti cali del reddito petrolifero in altri tempi dovuti al calo dei prezzi internazionali del petrolio hanno portato a crisi economiche, impedendo che il tasso di importazione fosse mantenuto alto per rifornire il mercato interno”.

Quali sono i prodotti per cui il Venezuela è maggiormente dipendente dalle importazioni?

“Le principali importazioni venezuelane si dividono in: petrolio, cibo e medicinali, materie prime e input industriali.

In alcune linee la dipendenza supera il 70%, come nel caso di alcuni input chimici per medicinali e materie prime alimentari o per consumi finali (riso, grano, mais, ecc.).

Direttamente o indirettamente, lo Stato venezuelano ha assunto la stragrande maggioranza delle importazioni controllando il flusso di petrodollari.

In sintesi, il livello di consumo della popolazione dipende fortemente dai prodotti importati e dalla valuta estera del petrolio ottenuta dallo Stato venezuelano. Pertanto, un calo del reddito petrolifero influisce direttamente sulla quantità di beni importati, facendoli aumentare di prezzo e, in ultima analisi, riducendo il potere d’acquisto della popolazione”.

Quindi risulta abbastanza semplice capire che per bloccare l’economia venezuelana e mettere in grave difficoltà il paese basta impedirgli di accedere alle importazioni, visto che storicamente Caracas ha esportato petrolio e importato con il ricavato della vendita tutti o quasi i prodotti di consumo. Approfittando di questa storica vulnerabilità il governo statunitense ha avuto gioco facile nell’implementare un severo blocco delle importazioni venezuelane, al fine di deteriorare il consumo di cibo, medicine e altri beni di prima necessità della popolazione.

Come? Lo spiega in maniera precisa e puntuale Mision Verdad:

“Blocco dei conti bancari venezuelani e delle istituzioni nelle banche internazionali da cui vengono effettuati i pagamenti delle importazioni. Nel 2016-2017, a seguito del decreto Obama (2015) e dell’Assemblea nazionale dominata dall’opposizione, sono stati chiusi i conti venezuelani dello Stato venezuelano in banche come Citibank, Commerzbank, tra le altre istituzioni, impedendo le importazioni utilizzando il sistema finanziario internazionale.

Applicazione di severe restrizioni contro PDVSA e Citgo nel 2017, 2018 e 2019 che hanno chiuso il mercato statunitense alle esportazioni di petrolio venezuelano, loro principale destinazione. Ciò ha prodotto un forte calo delle entrate percepite dallo Stato venezuelano, limitando la sua capacità di effettuare importazioni di base. La banca Torino Capital, in un rapporto pubblicato nel 2019 sugli impatti delle “sanzioni” petrolifere, afferma che, tra il 2017 e il 2019, le misure d’assedio di Washington contro PDVSA hanno causato un calo della produzione di 797mila barili al giorno, che ciò rappresenterebbe una perdita di circa 16,9 miliardi di dollari.

Furto, sequestro e confisca per mano di istituzioni finanziarie internazionali di fondi pubblici venezuelani, compresi beni petroliferi, moneta liquida e oro, nell’ordine di 30 miliardi di dollari, che rappresenta un altro ostacolo strategico all’importazione. Questa manovra di saccheggio globale è stata giustificata dalla presidenza fake del deputato Juan Guaidó e dalla sua presunta campagna per ‘proteggere i beni venezuelani’”.

Questa strategia ha avuto un impatto devastante sull’economia venezuelana e risvolti drammatici.

“Secondo i dati del citato rapporto di Torino Capital, nel 2013 le importazioni pubbliche dirette e indirette sono state dell’ordine di 45 miliardi di dollari, mentre quelle di cibo sono state di 11 miliardi. Negli anni successivi si registra un calo critico fino al 2018, quando le importazioni regolari hanno raggiunto solo i 9 miliardi di dollari e quelle di cibo 2,3 miliardi di dollari”.

Fino ad arrivare al 2020 quando “con l’intensificarsi del blocco globale contro l’economia venezuelana da parte del governo statunitense e sostenuto dal settore radicale dei partiti anti-chavisti, il calo delle importazioni ha segnato un nuovo allarmante traguardo. Nel marzo di quest’anno, il presidente della Camera degli industriali e delle dogane dello Stato di La Guaira, Rusvel Gutiérrez, ha sottolineato che il calo delle importazioni private era diminuito del 98%, aggravando la crisi indotta nelle importazioni pubbliche”.

Una situazione ben rappresentata dal presidente Maduro: “Tra il 2014 e il 2019, il Venezuela ha registrato il calo più netto del reddito esterno nella sua storia, forse è la prima volta che mi riferisco a questi numeri in un pubblico: in sei anni abbiamo perso il 99% del volume del reddito in valuta estera”.

Come afferma Mision Verdad: “Si può dire che il blocco degli Stati Uniti contro il Venezuela ha esacerbato la crisi dell’economia reddituale venezuelana, approfittando delle sue vulnerabilità storiche”.

In questa situazione un ruolo cruciale lo hanno giocato il golpista Juan Guaidò e i suoi alleati, “complici e artefici della caduta delle importazioni venezuelane: nel 2017 Julio Borges ha inviato decine di lettere alle banche internazionali chiedendo loro di chiudere i conti venezuelani e sollecitato sanzioni per bloccare la principale fonte di reddito del Paese: PDVSA”.

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