Guaidò convoca una “consultazione popolare” senza alcun tipo di garanzia

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Dall’anti-chavismo sono molte, ma non diverse, le reazioni e dubbi sul nuovo dispositivo che l’amministrazione Trump sta cercando di attuare attraverso il deputato Juan Guaidó. Si tratta della cosiddetta “Consultazione Popolare”, il cui scopo annunciato è quello di indagare se i venezuelani “sostenano tutti i meccanismi di pressione nazionali ed internazionali in modo che, nel quadro della Costituzione, si tengano elezioni presidenziali e legislative libere, giuste e verificabili”.

Allo stesso modo, il presunto atto elettorale domanda sul rigetto delle elezioni legislative, convocate per il prossimo 6 dicembre, per dar attuazione alle disposizioni della Costituzione venezuelana. L’anti-chavismo le ha definite “frode” per non aver rispettato le “condizioni richieste”.

CONSULTAZIONE O PIU’ DELLA STESSA?

 

La frazione che Guaidó controlla, autoproclamatasi anche come Assemblea Nazionale, ha approvato, il 1 ottobre scorso, un accordo per promuovere una consultazione popolare e sollecitare gli organismi internazionali a continuare a sostenerli.

Il suo mandato scade il 5 gennaio 2021, secondo l’articolo 219 della Costituzione.

Secondo Guaidó, la consultazione è anche finalizzata a “consultare i meccanismi e le bandiere della lotta” ed ha invitato tutti i settori ad aderire all’iniziativa “Patto Unitario” ed esprimere il proprio malcontento attraverso proteste e mobilitazioni.

Lo scorso martedì 13 scorso hanno prestato giuramento i membri del Comitato Organizzatore, che Guaidó ha definito “cittadini emblematici nella storia della politica venezuelana”. Il comitato è composto da:

Enrique Colmenares Finol (ex Ministro dell’Ambiente del CAP)

Blanca Rosa Mármol de León (ex magistrato TSJ)

Carolina Jaimes Branger (scrittrice)

Horacio Medina (di Gente del Petroleo)

Rafael Punceres (consulente UCAB)

Estefanía Cervó (consigliera UCV)

Isabel Pereira Pizani (sociologa)

“Potrebbe essere visto come un atto simbolico, sappiamo anche che non è sufficiente, la gestione delle aspettative, la possibilità di mobilitazione in una pandemia, senza benzina, abbiamo soppesato tutto ciò, tutto ciò che è stato soppesato per fare questa proposta al paese ed alla comunità internazionale affinché la sostenga”, ha detto il deputato uscente, sostenuto dal governo USA, lo stesso che blocca la produzione o l’acquisto di benzina e di medicinali per fronteggiare la pandemia.

TEMPO DI DOMANDE SCOMODE

 

Da parte sua, l’economista Francisco Rodríguez, anti-chavista e direttore della Fundación Petróleo por Venezuela, ha pubblicato, via Twitter, una serie di riflessioni in cui afferma che l’appello del “Potere Legislativo” è legittimato a convocare la consultazione e suggerisce di parteciparvi.

Tuttavia, formula osservazioni sulla redazione delle due domande da sottoporre a consultazione, argomentando valide ragioni per votare “No” su una o entrambe. Vediamo.

La domanda n. 1 recita: “Sostiene lei tutti i meccanismi di pressione nazionali ed internazionali affinché nel quadro della Costituzione si realizzino elezioni presidenziali e parlamentari libere, eque e verificabili, si ponga fine al regime usurpatore di Nicolás Maduro Moros, si salvaguardi il popolo del Venezuela dalla crisi umanitaria, migrazione forzata e crimini contro l’umanità e così garantire la pace, il benessere ed il progresso dei venezuelani?”

Al riguardo, Rodríguez sostiene che, all’esprimere il proprio sostegno a “tutti i meccanismi di pressione nazionali e internazionali”, potrebbe essere letto come un mandato dei cittadini a chiedere più misure coercitive economiche che danneggino gli stessi venezuelani.

La domanda nº 2 propone “Rifiuta lei l’evento convocato dalla dittatura di Nicolás Maduro Moros per il 6D, per qualsiasi altra data, mentre non esistano le condizioni per elezioni libere, giuste e verificabili e richieda alla comunità internazionale di disconoscerne i risultati?”.

Riguardo a questa domanda, l’economista sostiene che “un voto affermativo può essere interpretato come un mandato per scartare i negoziati su date e condizioni elettorali, come proposto dall’Unione Europea”.

Questa prima sezione di commenti riflette ciò che, da tempo, è evidente in vari settori dell’opposizione: c’è disagio nell’antipolitico che è risultato il “piano Guaidó”; la sua rinuncia ai diversi meccanismi di dialogo si è aggiunto all’inganno derivante dalle misure coercitive unilaterali, cosiddette “sanzioni”, vendute come un modo per mettere all’angolo la dirigenza chavista.

A livello reale, sia l’antipolitica che le sanzioni hanno colpito i cittadini più degli attori politici convenzionali. Da un lato si è negato, sia ai chavisti che agli anti-chavisti, il diritto alla partecipazione e negoziazione su temi politici a causa di decisioni che eludono la politica come scenario di scontro di interessi istruiti da Washington, incluso quello di non partecipare alla designazione di nuovo rettori nel Consiglio Nazionale Elettorale (CNE).

Inoltre viene negato il diritto all’assistenza sociale con gli effetti che le “sanzioni” hanno avuto su salute, alimentazione, tra altri, che inducono ad un permanente stato di scontro e crisi che viene poi attribuito ai “fallimenti gestionali”.

SUL DIRITTO DI VOTARE “NO” ED ALTRI VUOTI

 

Contando sulla probabilità che ci siano venezuelani interessati a votare “No”, Rodríguez si interroga sui meccanismi che garantiscano i loro diritti ed “il diritto del paese ad uno scrutinio trasparente e giusto”.

Solleva il dubbio se i sostenitori del “No” potranno essere rappresentati da testimoni ai tavoli di scrutinio e nella sala di totalizzazione, o se ci saranno meccanismi per verificare, in tempo reale, i risultati ed impedire qualsiasi tentativo di alterazione.

Aggiunge più domande come l’esistenza di un minimo assoluto di voti che sarà richiesto per considerare valida la consultazione; se entrambe le domande saranno approvate se la maggioranza voterà “Sì” indipendentemente dal livello di partecipazione. Chiede, inoltre, perché nel Comitato Organizzatore, incaricato dello scrutinio, siano rappresentati solo i proponenti favorevoli alla “Consultazione Popolare”.

Più domande:

È evidente che i dubbi espressi nel Twitter fatto da Rodríguez non solo denotano le lacune organizzative che ancora possiede la “Consultazione”, promossa da Guaidó e dal settore che lo sostiene, denota inoltre che non è una convocazione democratica perché non garantisce l’uguaglianza di opportunità per coloro che promuovono il “No”.

Tuttavia, le loro “critiche” al Potere Elettorale sembrano essere di maggiore interesse per loro, motivo per cui hanno giustificato colpi di stato, invasioni, assassini falliti, roghi di chavisti ed altri crimini.

Nel caso della “nuova idea” di Guaidó, non sono previste garanzie di alcun tipo per coloro che non sono d’accordo con la continuazione delle “sanzioni” e degli altri “meccanismi di lotta” con cui hanno sistematicamente fallito.

Il piano USA non comprende il pensiero ed il sentire della popolazione che vive in Venezuela; agendo in modo opposto, attaccandola.

LA VERA MOTIVAZIONE: CONTINUAZIONE DEL “PIANO GUAIDÓ”

 

Analisti dello stesso anti-chavismo interpretano che, più che un atto simbolico, è una strategia incostituzionale di quel settore dell’anti-chavismo per darsi una continuità indefinita davanti alle istituzioni venezuelane, nel quadro di un’organizzazione (miserrima) che cerca di sostituire lo Stato venezuelano e la Costituzione di fatto.

Anche il politologo Dimitri Pantoulas, un assiduo della mediatica globalizzatrice, ha dichiarato che “in realtà si sta chiedendo qualcosa di incostituzionale, che si possa mantenere l’Assemblea Nazionale senza determinare quando termini o fissare una data che non dipenda dal popolo venezuelano”, aggiungendo: “Questo cosa significa? Che la presidenza Guaidó può durare quanto il regime di Nicolás Maduro”.

Secondo Pantoulas, la motivazione della consultazione è più in sintonia con la continuità di Guaidó che con un cambio politico. D’altronde, in Primero Justicia si sono già generate liti, mentre portavoce di settori che si definiscono “resistenza” hanno interpretato la convocazione qualificandola come una “pagliacciata”.

Altri concordano che si tratta di una nuova operazione di captazione fondi provenienti da quanto sottratto, dal governo USA, al patrimonio nazionale.

Non ci sono garanzie che sia un atto democratico, non c’è arbitro a garantire l’imparzialità, non c’è trasparenza nell’uso delle risorse, non si conosce l’origine delle stesse, non si sa se si tratta di chiedere più sanzioni, intervento militare o avallare più atti di corruzione.

Sembrerebbe che metteranno in pratica ciò di cui tanto hanno accusato l’Esecutivo ed altri poteri pubblici. Il naufragio di quel piano è evidente, e quello che non trovano è un modo decente per chiudere il capitolo di un’altra sconfitta.


GUAIDÓ CONVOCA A UNA “CONSULTA POPULAR” SIN NINGÚN TIPO DE GARANTÍAS

Desde el antichavismo son muchas, pero no distintas, las reacciones y dudas en torno al nuevo dispositivo que intenta implementar la Administración Trump a través del diputado Juan Guaidó. Se trata de la llamada “Consulta Popular”, cuyo propósito anunciado es indagar si los venezolanos “apoyan todos los mecanismos de presión nacional e internacional para que, en el marco de la Constitución, se celebren elecciones presidenciales y legislativas libres, justas y verificables”.

Asimismo el supuesto acto electoral pregunta sobre el rechazo a las elecciones legislativas, convocadas para el próximo 6 de diciembre para dar cumplimiento a lo dispuesto por la Constitución venezolana. El antichavismo las ha tildado de “fraude” por no cumplir con las “condiciones exigidas”.

¿CONSULTA O MÁS DE LOS MISMOS?

La fracción que controla Guaidó, autoproclamada también como Asamblea Nacional, aprobó el pasado 1° de octubre un acuerdo para promover una consulta popular y exhortar a instancias internacionales a continuar respaldándoles.

Su período vence el 5 de enero de 2021, según el artículo 219 de la Constitución.

Según Guaidó, la consulta está orientada también a “consultar los mecanismos y banderas de lucha”, e hizo un llamado a todos los sectores a sumarse a la iniciativa del “Pacto Unitario” y expresar su descontento a través de protestas y movilización.

El pasado martes 13 juramentaron a los integrantes del Comité Organizador, a quienes Guaidó calificó de “ciudadanos emblemáticos en la historia de la política venezolana”. El comité quedó conformado por:

Enrique Colmenares Finol (ex ministro del Ambiente de CAP)

Blanca Rosa Mármol de León (ex magistrada del TSJ)

Carolina Jaimes Branger (escritora)

Horacio Medina (de Gente del Petróleo)

Rafael Punceres (consejero UCAB)

Estefanía Cervó (consejera UCV)

Isabel Pereira Pizani (socióloga)

“Pudiera verse como un acto simbólico, también sabemos que no es suficiente, el manejo de la expectativa, la posibilidad de movilización en pandemia, sin gasolina, todo eso lo hemos sopesado, todo eso se ha sopesado para hacer esta propuesta al país y a la comunidad internacional para que la respalde”, dijo el diputado saliente apoyado por el gobierno estadounidense, el mismo que bloquea la producción o compra de gasolina y de medicamentos para enfrentar la pandemia.

TIEMPO DE LAS PREGUNTAS INCÓMODAS

Por su parte el economista Francisco Rodríguez, antichavista y director de la Fundación Petróleo por Venezuela, publicó vía Twitter una serie de reflexiones en las que afirma que el llamado del “Poder Legislativo” está facultado para llamar a la consulta y sugiere participar en ella.

Sin embargo hace observaciones sobre la redacción de las dos preguntas que se someterían a consulta argumentando razones válidas para votar “No” en una o ambas. Veamos.

La pregunta Nº1 reza “¿Apoya usted todos los mecanismos de presión nacional e internacional para que en el marco de la Constitución se realicen elecciones presidenciales y parlamentarias libres, justas y verificables, se ponga fin al régimen usurpador de Nicolás Maduro Moros, se salvaguarde al pueblo de Venezuela de la crisis humanitaria, la migración forzosa y los crímenes de lesa humanidad y así se garanticen la paz, el bienestar y el progreso de los venezolanos?”.

Al respecto Rodríguez argumenta que, al expresar su apoyo a “todos los mecanismos de presión nacional e internacional”, podría leerse como un mandato de los ciudadanos el pedir más medidas coercitivas económicas que nos perjudican a los propios venezolanos.

La pregunta Nº2 plantea “¿Rechaza usted el evento convocado por la dictadura de Nicolás Maduro Moros para el 6D, para cualquier otra fecha, mientras no existan condiciones para elecciones libres, justas y verificables y solicita a la comunidad internacional el desconocimiento de sus resultados?”.

Sobre esta interrogante el economista argumenta que “un voto afirmativo puede ser interpretado como un mandato para descartar negociaciones sobre fecha y condiciones electorales como ha planteado la Unión Europea”.

Este primer tramo de comentarios refleja lo que hace rato se hace evidente en varios sectores de la oposición: existe incomodidad en lo antipolítico que ha resultado el “plan Guaidó”; su renuncia a los distintos mecanismos de diálogo se ha sumado al engaño que han resultado las medidas coercitivas unilaterales, llamadas “sanciones”, vendidas como una manera de arrinconar al liderazgo chavista.

En el plano real, tanto la antipolítica y las sanciones han afectado más a la ciudadanía que a los actores políticos convencionales. Por un lado se le ha negado, tanto a chavistas como a antichavistas el derecho a la participación y a la negociación en temas políticos por decisiones que evaden la política como escenario de confrontación de intereses instruidas por Washington, entre ellas la de no participar en la designación de nuevos rectores en el Consejo Nacional Electoral (CNE).

Además se le niega el derecho al bienestar social con los efectos que las “sanciones” han tenido en la salud, alimentación, entre otros, lo que induce a un permanente estado de confrontación y crisis que luego es atribuida a “fallas de gestión”.

SOBRE EL DERECHO A VOTAR “NO” Y OTROS VACÍOS

Contando con la probabilidad de que hayan venezolanos interesados por votar “No”, Rodríguez se pregunta sobre los mecanismos que garanticen sus derechos y “el derecho del país a un escrutinio transparente y justo”.

Plantea la duda respecto a si los partidarios del “No” podrán estar representados mediante testigos en las mesas de escrutinio y en la sala de totalización, o si existirán mecanismos para auditar en tiempo real los resultados e impedir cualquier intento de alteración.

Agrega más interrogantes como la existencia de un mínimo absoluto de votos que se requerirá para considerar válida la consulta, si se aprobarán ambas preguntas si una mayoría vota “Sí” independientemente del nivel de participación. Además pregunta por qué están representados sólo los proponentes a favor de la “Consulta Popular” en el Comité Organizador a cargo del escrutinio.

Más preguntas:

Es evidente que las dudas expuestas en el hilo de Twitter hecho por Rodríguez no sólo denota los vacíos organizativos que aún posee la “Consulta” que promueven Guaidó y el sector que lo apoya, además denota que no es un llamado democrático porque no garantiza igualdad de oportunidades para quienes promuevan el “No”.

Sin embargo, sus “críticas” al Poder Electoral parecen tener mayor interés para ellos, por las cuales han justificado golpes de Estado, invasiones, magnicidio frustrado, quema de chavistas y demás delitos.

En el caso de la “nueva idea” de Guaidó no se avizoran garantías de ningún tipo para quienes no estén de acuerdo con la continuación de las “sanciones” y los demás “mecanismos de lucha” con los que han venido fracasando sistemáticamente.

El plan estadounidense no entiende el pensamiento y sentir de la población que vive en Venezuela, actuando de manera contraria, atacándola.

LA VERDADERA MOTIVACIÓN: CONTINUACIÓN DEL “PLAN GUAIDÓ”

Analistas del mismo antichavismo interpretan que, más que un acto simbólico, se trata de una estrategia inconstitucional de ese sector del antichavismo para darse continuidad indefinida ante las instituciones venezolanas, en el marco de una organización (misérrima) que pretende reemplazar al Estado venezolano y la Constitución de facto.

Incluso el politólogo Dimitri Pantoulas, asiduo de la mediática globalizadora, declaró que “se está pidiendo algo inconstitucional en realidad, que se puede mantener el periodo de la Asamblea Nacional sin determinar cuándo termina o poniendo una fecha que no depende del pueblo venezolano”, agregando: “¿Esto qué significa? Que la presidencia de Guaidó puede durar lo mismo que el régimen de Nicolás Maduro”.

Según Pantoulas la motivación de la consulta está más en sintonía con la continuidad de Guaidó que con un cambio político. Por otra parte, al parecer ya se han generado rencillas en Primero Justicia mientras voceros de sectores que se autodenominan “resistencia” han interpelado la convocatoria calificándola de “payasada”.

Otros coinciden en que se trata de una nueva operación de captación de dinero proveniente de lo robado por el gobierno estadounidense al patrimonio nacional.

No hay garantías de que sea un acto democrático, no hay un árbitro que garantice imparcialidad, no hay transparencia en el uso de los recursos, se desconoce cuál es el origen de los mismos, no se sabe si se trata de pedir más sanciones, intervención militar o avalar más actos de corrupción.

Pareciera que pondrán en práctica lo que tanto han acusado al Ejecutivo y a otros poderes públicos. El naufragio de ese plan es evidente, y lo que no encuentran es una manera decente de cerrar el capítulo de otra derrota.

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