Il 6 dicembre (6D) si firma l’atto di decesso del G4

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Negli ultimi tempi, l’ecosistema dei partiti di opposizione ha sofferto cambiamenti e trasformazioni aggressive. I permanenti fallimenti politici del cosiddetto G4 (Voluntad Popular, Primero Justicia, Acción Democrática y Un Nuevo Tiempo), organismo che ha coordinato i destini dell’antichavismo per diversi anni, ha aperto crepe irreparabili nella sua capacità di dirigenza e conduzione.

Il G4 ha storicamente costituito il nucleo principale del golpismo in Venezuela. Il governo USA ha puntato su questa coalizione come strumento per il “cambio di regime”, il che gli ha permesso di affermarsi come il principale fattore di unità dello spettro dell’opposizione venezuelana.

Questi partiti di portata nazionale hanno assunto un ruolo centrale nella definizione delle strategie, sia a livello politico, insurrezionale che istituzionale.

Il sostegno dei media, le sue reti di contatti con politici USA ed europei di alto profilo e l’ingente finanziamento ricevuto per puntellare la sua posizione di dirigenza, ha costruito l’immagine artificiale di una rappresentazione organica di un ampio settore dell’opposizione che si è fidato delle sue linee guida.

Questa immagine è stata contestata negli ultimi anni dopo ogni fallimento politico sul terreno. I partiti del G4 hanno camminato con un’agenda unificata basata sugli interessi USA, ma nel tempo sono andati perdendo credibilità nell’antichavismo, a cui si devono aggiungere importanti episodi di crisi interna e fratture inconciliabili tra le sue principali dirigenze.

La capacità di unificare giudizi e sostenere la fiducia politica nel tempo è stata erosa dopo i fallimenti dell’ultimo ciclo politico iniziato nel 2014.

Le promesse di “golpe rapido” per rimuovere il chavismo dal potere, la sopravvalutazione che la spinta internazionale sarebbe sufficiente, o la falsa convinzione che un misto di “sanzioni”, operazioni terroristiche e tentativi di golpe avrebbero raggiunto gli obiettivi prospettati, si sono scontrati con la realtà generando uno sbandamento nella militanza del G4, processo che è stato accompagnato dalla nascita di alternative moderate ed elettoralistiche nell’antichavismo, derivando logicamente nella frammentazione dell’ecosistema dei partiti: tre grandi settori con interessi diversi si vedono l’un l’altro come minacce esistenziali.

PIETRE MILIARI DI UN FALLITO DIVENIRE

Il percorso di fallimenti ed errori politici che ha portato all’attuale quadro di frammentazione e profonde divisioni risale a tempo fa, rendendo necessario ricostruire alcune delle sue tappe più importanti.

Il colpo morbido del 2014, la guerra economica del 2015 e 2016 e la minaccia di applicazione della Carta Democratica dell’OSA, sono state le principali offerte politiche del G4 per convincere l’antichavismo che questa fosse la strada giusta per sconfiggere il chavismo. Tutte queste strategie sono fallite, generando una sensazione di vuoto e mancanza di credibilità che avrebbero aperto le prime crepe.

Nel 2017, una nuova operazione di golpe blando è stata posizionata come percorso finale. Anche questa opzione fallisce dopo l’installazione di un’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), ed il clima di discredito aumenta di fronte ad un nuovo fallimento.

Nello stesso anno sono state indette le elezioni dei governatori, un evento a cui hanno partecipato attori dell’opposizione del G4, in particolare del partito di Azione Democratica. Cinque di loro vincono le elezioni e prestano giuramento davanti all’ANC, spezzando l’unità attorno ai partiti golpisti.

Nelle elezioni presidenziali del 2018, attori periferici dell’opposizione del G4, visibilmente infastiditi per essere stati esclusi dai loro principali spazi decisionali e vedendosi emarginati dalla definizione delle strategie, hanno deciso di partecipare alle elezioni per accumulare capitale politico ed elettorale e sfidare la coalizione tradizionale. La frattura si approfondisce ed il G4 perde centralità come unico attore di potere dell’antichavismo.

All’inizio del 2020, deputati di Primero Justicia sfidano il tentativo di Juan Guaidó di rinnovare la sua carica di presidente del Parlamento e collocano un nuovo capo nella Giunta Direttiva. Questo episodio approfondisce la crisi nel G4 a livelli senza precedenti, aprendo la strada ad uno sbandamento di militanti di tutte le organizzazioni che si concluderà, a metà anno, nei processi giudiziari richiesti dagli stessi militanti per rimpiazzare il ceto dirigente dei principali partiti del G4.

La strategia astensionista dei resti del G4 di fronte alle elezioni parlamentari del 6D 2020 ha consolidato il posizionamento delle alternative moderate che hanno deciso di partecipare. Il costo politico di partecipare ad un’elezione gestita da un CNE che ha ricevuto attacchi alla sua credibilità per anni rappresenta il principale effetto boomerang che deve affrontare il debilitato G4.

In questo quadro, i partiti periferici e gli attori storicamente esclusi dalla dittatura del G4 cercano conquistare lo spazio vuoto lasciato da Guaidó per raggiungere posizioni di potere ed influenza sociale ed istituzionale che soppiantino definitivamente i partiti tradizionali del golpismo.

Questi partiti esclusi, approfittando della crisi del G4, cercano di affermarsi come una nuova dirigenza politica antichavista.

Le prossime elezioni parlamentari del 6D 2020 aprono l’opportunità affinché quei settori partecipino senza restrizioni di strategie straniere nella scena politica venezuelana.

CONSEGUENZE DEL 6D NEL G4

Il 6D verrà siglato l’atto di decesso del cosiddetto G4, élite che ha minato la sovranità nazionale e destabilizzato completamente la vita sociale e politica della Repubblica.

Allo stesso modo, le elezioni parlamentari rappresentano l’episodio finale della guerra interna tra partiti antichavisti iniziata nel 2017 con l’insediamento dell’ANC.

In altre parole, dalle elezioni del 6D nascerà un nuovo ecosistema di partiti politici in Venezuela, nuove istanze di rappresentanza sociale ed elettorale, dove troveranno voce e sostegno migliaia di persone che si impegnano per opzioni coerenti e pacifiche nel quadro costituzionale della Repubblica.

E la strategia antichavista, invece, si è convertita in una violenta campagna di attacco e scontro contro l’autorità elettorale venezuelana, che si è conclusa con un effetto boomerang: i partiti golpisti non possono misurarsi elettoralmente perché hanno convinto i loro seguaci della presunta inutilità dei processi elettorali. Si sono sparati nei piedi.

La legittimità delle istituzioni politiche venezuelane, cioè dei loro rappresentanti in Parlamento ed in altri spazi di direzione dello stato, deriva dal voto popolare, non dal finanziamento della Casa Bianca o dalla rete di contatti con politici e poteri economici stranieri.

In questo senso, le elezioni parlamentari del 6D rappresentano un’opportunità per recuperare la democrazia, nella sua accezione più originale: il dibattito di idee e proposte in un quadro di regole del gioco basilari e rispettate.

Ma rappresentano anche un’opportunità per togliere dal gioco, con i voti, tutte le franchigie politiche che hanno fatto della guerra, dell’inutile scontro e del blocco la propria principale offerta politica.

Si può concludere che il Parlamento nazionale è la casa delle deliberazioni e produzione delle leggi del popolo. Pertanto, non c’è spazio possibile di rappresentanza per coloro che attentano contro la sua stessa natura.


EL 6D SE FIRMA EL ACTA DE DEFUNCIÓN DEL G4

 

En el último tiempo, el ecosistema de partidos opositores ha sufrido cambios y transformaciones agresivas. Los fracasos políticos permanentes del denominado G4 (Voluntad Popular, Primero Justicia, Acción Democrática y Un Nuevo Tiempo), instancia que ha coordinado los destinos del antichavismo desde hace varios años, ha abierto fisuras irreparables en su capacidad de liderazgo y conducción.

El G4 ha constituido históricamente el núcleo principal del golpismo en Venezuela. El gobierno de Estados Unidos apostó por esta coalición como un instrumento para el “cambio de régimen”, lo que le permitió erigirse como el principal factor de unidad del espectro opositor venezolano.

Estos partidos de alcance nacional asumieron un rol central en la definición de estrategias, tanto a nivel político, insurreccional como institucional.

El apoyo de los medios de comunicación, sus redes de contactos con políticos estadounidenses y europeos de alto perfil y el ingente financiamiento recibido para apuntalar su posición de liderazgo, construyó la imagen artificial de una representación orgánica de un amplio sector opositor que confió en sus directrices.

Esta imagen se ha visto cuestionada en los últimos años tras cada fracaso político en el terreno. Los partidos del G4 caminaron en una agenda unificada en función de los intereses estadounidenses, pero al paso del tiempo han ido perdiendo credibilidad en el antichavismo, a lo que debe sumarse grandes episodios de crisis internas y fracturas irreconciliables entre sus principales liderazgos.

La capacidad de unificar criterios y de sostener la confianza política en el tiempo se ha visto erosionada luego de los fracasos del último ciclo político que inició en el año 2014.

Las promesas de “golpe rápido” para sacar al chavismo del poder, la sobreestimación de que el empuje internacional sería suficiente, o la falsa creencia de que una mezcla de “sanciones”, operaciones terroristas e intentos de golpes de Estado alcanzarían para alcanzar los objetivos planteados, han chocado contra la realidad generando una desbandada en la militancia del G4, proceso que se ha visto acompañado por el nacimiento de alternativas moderadas y electoralistas en el antichavismo, derivando lógicamente en la fragmentación del ecosistema de partidos: tres grandes sectores con apuestas diferentes se ven mutuamente como amenazas existenciales.

HITOS DE UN FRACASADO DEVENIR

El camino de fracasos y errores políticos que ha derivado en el cuadro actual de fragmentación y divisiones profundas viene de tiempo atrás, lo que hace necesario reconstruir algunos de sus hitos más importantes.

El golpe blando de 2014, la guerra económica de 2015 y 2016 y la amenaza de aplicación de la Carta Democrática de la OEA, fueron las principales ofertas políticas del G4 para convencer al antichavismo de que esta era la ruta correcta para vencer al chavismo. Todas estas estrategias fracasaron, generando una sensación de vacío y falta de credibilidad que abrirían las primeras fisuras.

En el año 2017, una nueva operación de golpe blando se posicionó como la ruta final. Esta opción también fracasa tras la instalación de una Asamblea Nacional Constituyente (ANC), y el clima de descrédito aumenta ante un nuevo fracaso.

Ese mismo año se convocan a elecciones de gobernadores, evento en que participan actores opositores del G4, específicamente del partido Acción Democrática. Cinco de ellos ganan las elecciones y se juramentan frente a la ANC, fracturando la unidad en torno a los partidos golpistas.

En las elecciones presidenciales de 2018, actores opositores periféricos del G4, visiblemente molestos por ser excluidos de sus principales espacios de decisión y viéndose marginados de la definición de estrategias, deciden participar en los comicios para acumular capital político y electoral y desafiar a la coalición tradicional. La fractura se profundiza y el G4 pierde centralidad como el único actor de poder del antichavismo.

A principios de 2020, diputados de Primero Justicia desafían el intento de Juan Guaidó de renovar su posición como presidente del Parlamento y colocan a un nuevo jefe en la Junta Directiva. Este episodio profundiza la crisis en el G4 a niveles inéditos, abriendo paso a una desbandada de militantes de todas las organizaciones que concluirá, a mediados de año, en procesos judiciales exigidos por esos propios militantes para desplazar a la capa dirigente de los principales partidos del G4.

La estrategia abstencionista de los restos del G4 frente a las elecciones parlamentarias del 6 de diciembre de 2020 ha consolidado el posicionamiento de las alternativas moderadas que han decidido participar. El costo político de participar en unas elecciones gestionadas por un CNE que ha recibido ataques a su credibilidad durante años representa el principal efecto búmeran al que se enfrenta el debilitado G4.

En ese marco, los partidos periféricos y actores históricamente excluidos por la dictadura del G4 buscan conquistar el espacio vacío dejado por Guaidó para alcanzar posiciones de poder e influencia social e institucional que desplacen definitivamente a los partidos tradicionales del golpismo.

Estos partidos excluidos, aprovechando la crisis del G4, buscan erigirse como una nueva conducción política del antichavismo.

Las próximas elecciones parlamentarias del 6 de diciembre de 2020 abren la oportunidad para que aquéllos sectores participen sin cortapisas de estrategias foráneas en la escena política venezolana.

CONSECUENCIAS DEL 6D EN EL G4

El 6 de diciembre quedará sellada el acta de defunción del denominado G4, élite que ha socavado la soberanía nacional y desestabilizado integralmente la vida social y política de la República.

Asimismo, las elecciones parlamentarias representan el episodio final de la guerra intestina entre partidos antichavistas que inició en el año 2017 con la instalación de la ANC.

Es decir, que de las elecciones del 6 de diciembre nacerá un nuevo ecosistema de partidos políticos de Venezuela, nuevas instancias de representación social y electoral, donde encontrarán voz y acompañamiento miles de personas que apuestan por opciones coherentes y pacíficas en el marco constitucional de la República.

Y la estrategia antichavista, por otra parte, se convirtió en una violenta campaña de ataque y confrontación contra la autoridad electoral venezolana, que ha terminado en un efecto búmeran: los partidos golpistas no pueden medirse electoralmente porque convencieron a sus seguidores de la supuesta inutilidad de los procesos electorales. Un tiro al pie.

La legitimidad de las instituciones políticas venezolanas, es decir, de sus representantes en el Parlamento y otros espacios de dirección del Estado, proviene de la votación popular, no del financiamiento de la Casa Blanca o de la red de contactos con políticos y poderes económicos extranjeros.

En ese sentido, las elecciones parlamentarias del 6 de diciembre representan una oportunidad para recuperar la democracia, en su sentido más original: el debate de ideas y propuestas en un marco con reglas de juego básicas y respetadas.

Pero también representan una oportunidad para sacar del juego, con votos, a todas las franquicias políticas que han hecho de la guerra, la confrontación inútil y el bloqueo su principal oferta política.

Cabe concluir que el Parlamento nacional es la casa de deliberación y producción de leyes del pueblo. Por ende, no hay espacio posible de representación para quienes atentan contra su propia naturaleza.

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