Per più socialismo contro il golpe blando

La farsa di San Isidro, di pessima fattura, è stata un tentativo USA per effettuare  un golpe blando in Cuba.

Non lo si può vedere in altra maniera.

Karima Oliva Bello

Non sono giovani con il progetto di una società migliore in mente, battuti da soli per portarlo avanti.

Non hanno un nord politico degno di nessun tipo e sono solo strumenti dell’agenda con cui gli USA vogliono distruggere la Rivoluzione.

Non hanno fatto nemmeno uno sciopero della fame vero, non era necessario per lo show politico.  Cos’è successo lì allora?

La farsa di San Isidro, di pessima fattura, è stata un tentativo USA per effettuare  un colpo bando in Cuba. Non si può vedere in altra maniera.

So che non tutti coloro che stanno chiedendo un dialogo dopo i fatti avvenuti, non sono pagati dagli USA. A questa altezza ci sono domande di diversa indole mescolate tra loro.  È chiaro che a Cuba non tutti pensiamo nello stesso modo, e credo realmente che l istituzioni e le organizzazioni si devono rivitalizzare come spazi per il dialogo e la partecipazione politica effettiva e non è la prima volta che lo dico.

Si deve accogliere il dibattito sistematico sulla realtà cubana contemporanea – che è difficile – con un senso critico E vedremo come si capitalizzano i vuoti e i formalismi. Dobbiamo deliberare, sì, comunicare di più e meglio.

Questo non può portarci ad appoggiare indiscriminatamente un colpo di Stato contro la Rivoluzione. Dobbiamo farlo in un’altra cornice, in altre condizioni. Questa sceneggiatura attuale non la dobbiamo assecondare per quanto le nostre intenzioni siano buone..
Se vogliamo un orizzonte migliore per il nostro paese non è sommandoci ad appoggiare questa azione in San Isidro che l’otterremo.

Non aspettiamoci dalla destabilizzazione che il gruppo di San Isidro voleva provocare, un paese più prospero, equo, democratico e giusto.

La storia dimostra che l’unico obiettivo d’azioni di questo tipo è implantare un regime in accordo agli interessi del capitalismo statunitense, e gli interessi del capitalismo statunitense sono quelli dello sfruttamento e lo spoglio.

Se scalasse il conflitto e poi un’agenda golpista trionfasse, le conquiste sociali garantite che abbiamo oggi sarebbero cancellate per privilegiare la privatizzazione. senza riparo, di tutto quello che si può privatizzare, includendo l’educazione e la salute, e le condizioni di lavoro per la maggioranza sarebbero di una penosa precarietà.

Il narcotraffico, e tutto quello che offre possibilità di lucro alle cupole economiche che s’impongono al potere, si spiegheranno rapidamente e scompariranno le condizioni di sicurezza in cui viviamo oggi.

Un settore della popolazione aumenterà le su entrate e migliorerà le condizioni di vita se questo passerà, ma a spese della povertà della stragrande maggioranza.

La maggioranza dei piccoli affari privato scomparirà per via delle grandi imprese multinazionali e i gruppi che oggi sono in condizioni sfavorevoli  vedranno  indurite all’estremo queste condizioni rapide di vulnerabilità.

Possiamo dire questo perché è quel che è avvenuto dopo il crollo del campo Socialista dell’Europa dell’Est, anche se tutta la propaganda occidentale si era impegnata ad omettere questi «dettagli».

Possiamo dirlo perché è la qualità del capitalismo in tutta la regione, anche se la propaganda s’impegna solo a vendere l’idea che il capitalismo è una commedia di Hollywood.

Il discorso di maggior democrazia, dialogo, società più aperta, senza  l’impegno esplicito con la difesa della continuità del socialismo. anche se ci costa crederlo, vende un’idea di progresso e benessere totalmente incompatibile con il capitalismo servile che forma parte del cambio di regime che stanno fabbricando.

Quelli che si sono sommati ad appoggiare il movimento di San Isidro, si stanno sommando intenzionalmente o no, volendolo o no, alla fabbricazione di un’esplosione sociale contro il Governo Socialista di Cuba.

È per questo che è importante saper discernere quello che realmente si desidera e discernere: non tutte le voci si stanno alzando per la stessa cosa. C’è chi desidera un dialogo, ma non necessariamente la caduta del sistema, se non c’è identificazione con l’auto nominato movimento, è importante legittimarlo e marcare la differenza perché la sua protesta non sia capitalizzata da coloro che vogliono far legna con tutto e con la palma, in un momento tanto sensibile come quello che stiamo vivendo.

Un gruppo di media digitali nati alla luce del Governo di  Obama, che aveva investito nella costruzione d’una contro rivoluzione di nuovo tipo, creando matrici d’opinione per distruggere la Rivoluzione e fabbricare le condizioni soggettive per il cambio del sistema politico nell’Isola.

È falso che il capitalismo garantirà migliori condizioni di democrazia e d’equità del socialismo. È un’illusione, ed è sufficiente guardare il mondo per rendersi conto.

Il nostro socialismo ha questioni importanti da risolvere in condizioni molto avverse per via del blocco imposto dai veri capi del gruppuscolo di San Isidro: il sostegno economico e nello stesso tempo vincere la battaglia delle disuguaglianze sociali, apprendendo l’equità e migliorando le condizioni di vita dei gruppi più vulnerabili e di tutti i cubani.

Avanzare in questo senso però, all’unisono, nelle due direzioni, è impensabile nel capitalismo.

Dobbiamo costruire un socialismo migliore tra di noi, non abbandonare il cammino della sua costruzione. Non possiamo consegnarci a chi, nella forma più disonesta possibile, ha venduto il futuro della nazione.

È vero che il blocco è un fardello troppo ostile, che stanca e potremmo anche stancarci di citarlo, ma la sua esistenza è estremamente ingiusta ed è una prova di quanto siamo stati vicini alla costruzione di un alternativa a questo mondo disuguale e ultra egemonico nel quale la maggior parte della popolazione muore senza aver goduto i diritti che tutti noi abbiamo ottenuto per il semplice fatto d’essere nati in un sistema socialista.

Non consideriamoli ovvii questi diritti perché sono stati una conquista della Rivoluzione.

La Rivoluzione cubana ha posto al centro del sistema politico della nazione la dignità della vita e questo è quello che oggi è in gioco. Dobbiamo rifondare il patto collettivo per la difesa del socialismo.

E quelli che vogliono un cambio a un sistema che rappresenterebbe la  precarietà più brutale in materia di diritti e condizioni di vita per la maggioranza dei cubani, non importa quanto bene a forte  parlano di democrazia e libertà, li dobbiamo prendere per quello che non sono.

Pensiamo che è lo stesso discorso con il quale quelli che lo finanziano hanno invaso il mondo intero rendendolo un luogo miserabile solo per fini di lucro.

Le bombe non sono cadute in nome dell’oppressione ma giustamente in nome della democrazia e della libertà.

È falso!

Pensiamo se rappresentano veramente i nostri interessi.

Credo che non ci sia niente di più legittimo del desiderio che la società cambi in meglio, ma senza sacrificare le conquiste effettive già garantite dal socialismo.

E abbiamo il diritto di difendere questo desiderio tutti quelli che vogliamo difenderlo di fronte alle minacce che sorgono nel cammino.
Non ignoriamo la storia. Questa è l’ora delle definizioni. Che non ci strappino questa Rivoluzione. Non consegniamo questa Rivoluzione posta nelle nostre mani da donne e uomini con tanta altezza morale di fronte alla sceneggiatura corrotta e già molto provata di un colpo di Stato blando.

Alcuni molto cari si sbaglieranno e appoggeranno il chiamato movimento di San Isidro pensando che è il cammino legittimo per il dialogo.

Noi non ci possiamo sbagliare. Il dialogo è necessario, il camino è sbagliato. Non negoziamo il socialismo: la consegna della Rivoluzione non la negoziamo o staremmo entrando in una delle pagine più tristi della nostra storia per quello che avviene a continuazione.

Né zitti, né in letargo, né confusi, né chiusi al dialogo tra di noi, senza mercenarismo nel mezzo!

Non vogliamo un colpo di stato blando in Cuba né una dottrina da shock per noi!. Non vogliamo essere nuovamente il cortile posteriore degli USA.

Dignità! Sovranità! Socialismo! È arrivata l’ora di riprendere il corso della storia nelle nostre stesse mani!

 

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