Venezuela: sanzioni USA causano perdite per 102 miliardi di $

Fabrizio Verde  www.lantidiplomatico.it

Per inquadrare nella giusta ottica la situazione in Venezuela bisogna tener ben presente l’impatto devastante delle criminali misure sanzionatorie di blocco economico e finanziario imposte dagli Stati Uniti contro il Venezuela.

Le misure coercitive unilaterali imposte dagli Stati Uniti contro il Venezuela hanno causato al paese sudamericano perdite per 102.000 milioni di dollari. A denunciarlo è la vicepresidente Delcy Rodríguez, durante la presentazione del rendiconto annuale della gestione di governo all’Assemblea Nazionale.

Secondo quanto denunciato da Rodríguez, le sanzioni applicate da Washington contro la società Petróleos de Venezuela (PDVSA), a partire dal 2019, hanno avuto un impatto tremendo sul Paese che chiude il 2020 con una produzione di soli 339.000 barili al giorno.

La vicepresidente ha precisato che la produzione media di petrolio del Paese nel 2015 è stata di 2817000 barili al giorno, ma dopo le sanzioni, “il Venezuela ha avuto una perdita di 2153000 barili di petrolio al giorno. Si tratta di un danno senza precedenti”.

“Nel 2020 sono entrati solo 743 milioni di dollari, contro i 65607 milioni di dollari entrati nel 2008. È il risultato di un’aggressione economica iniziata nel 2013. Tutti i flussi di finanziamento esterno al Venezuela sono stati tagliati”, ha spiegato la vicepresidente.

Delcy Rodríguez ha poi sottolineato che l’asfissia dei guadagni in valuta estera di un paese come il Venezuela, che ha un modello economico fortemente dipendente dalle sue esportazioni di petrolio, “va direttamente contro l’attività economica”.

Questo impatto negativo delle sanzioni è stato evidente anche nella crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) reale, che ha registrato un calo senza precedenti, passando dallo 0% del 2017 al -23% di fine 2020.

La vicepresidente ha anche ricordato che il 2020 “è stato anche l’anno del furto di beni, come Citgo e Monómeros”, da parte degli Stati Uniti e dell’ex deputato dell’opposizione, il ben noto golpista Juan Guaidó, che a gennaio del 2019 si è autoproclamato presunto “presidente ad interim” del Venezuela.

A questo punto dovrebbe cambiare radicalmente la prospettiva da cui si giudica il Venezuela. Ma già sappiamo che questo non accadrà perché il circuito informativo mainstream ha l’obiettivo di accreditare presso l’opinione pubblica l’idea che il Venezuela si trovi in difficoltà a causa della scelleratezza delle politiche di segno socialista implementate dai governi di Chavez e Maduro.

 

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