Il mondo dello spettacolo di Miami

A differenza di altri mondi dello spettacolo, ce n’è uno radicato a Miami che è un tributario di una tradizione golpista coltivata all’ombra dei peggiori interessi, delle peggiori mafie che la storia yankee ha ospitato e sponsorizzato.

Fernando Buen Abad www.granma.cu

Ciò che conta meno è come si chiamano (o si fanno chiamare) mentre svolgono il loro servile ruolo di essere burattini di un progetto in cui gli ego più mediocri servono a raccogliere potere e denaro oligarchico. Sono un esercito di individualismi gravemente danneggiati dall’ideologia della classe dominante, che li ha portati sull’Everest delle più infami concupiscenze antidemocratiche ed alienanti. E si credono “talenti”.

A differenza di altri mondi dello spettacolo, ce n’è uno radicato  a Miami che è tributario di una tradizione golpista coltivata all’ombra dei peggiori interessi, delle peggiori mafie che la storia yankee ha ospitato e sponsorizzato. La sua Alma Mater monetaria sostiene matrimoni ideologici con la morale borghese dell’ipocrisia, della doppia morale, del tradimento, del crimine organizzato, della prostituzione e di tutto ciò che il capitalismo è in grado di infettare nella sua demenziale corsa ad accumulare ricchezza ed umiliare la maggior parte degli esseri umani. E si esibiscono senza vergogna nei media che la borghesia gli presta.

Non pochi dei ragazzi e delle ragazze incubati nel mondo dello spettacolo di Miami, benché in possesso di certificati di nascita diversi, sono collaboratori e contribuiscono, con la gioia del “rating”, le loro decime per finanziare operazioni golpiste. La sua fama e qualità istrioniche non bastano a nascondere la sua mentalità sottomessa e reazionaria.

La logica dell’affare ha, da sempre, una spiegazione molto chiara: “L’industria dell’intrattenimento più grande al mondo è, ovviamente, negli USA e secondo cifre di PricewaterhouseCoopers, genererà un profitto di circa 726 miliardi di $ quest’anno”. E più le “celebrità” di Miami si avvicinano a tale cifra, più potere accumulano per metterlo ai piedi dell’impero che fornisce loro casa, nazionalità e identità nel regno degli imbonitori. Per avvicinarsi. il più possibile alle cifre più grandi, sono capaci di vendere la loro stessa progenie se qualcuno promettesse loro applausi nelle fogne della stupidità. E con quella morale da servi, come non collaborare al finanziamento di colpi di stato, campagne di calunnia, scherni, offese e quant’altro sia necessario per conquistare tutti i mercati possibili?

Questo è un modo per spiegare perché, prima o poi, dal vivo o da remoto, finiscono tutti a Miami, con le stesse case discografiche, televisive, radiofoniche e editoriali. Ciò spiega perché tutti partecipano allo stesso tipo di spettacoli (ripetitivi sino alla nausea), lo stesso tipo di musica, canzoni, temi e marketing. Ciò spiega perché tutti distribuiscono lo stesso, pensano allo stesso modo, si vestono allo stesso modo e condividono la stessa millimetrica mediocrità servile. Si sono convertiti in una crosta tossica dell’industria culturale di massa, afflitta da parassiti che urlano, dalla loro uniformità mercantile, che sono ognuno originali, diversi ed unici esseri toccati dalla mano di Dio. E ricattano i popoli in mille modi.

Non importa quali siano i loro nomi, come si vestono né quali trucchi inventino … anche il loro lato migliore umano è intossicato dalla moralità degli imbonitori, inclusa la missione pubblicitaria di fare l’elemosina, fingersi brave persone o accarezzare bambini orfani. Ed evadere le tasse. A Miami ha sede il mondo dello spettacolo più degradante che è un’antologia dell’orrore borghese e che è diventato ogni giorno più cinico mentre si esibisce in nome dell’arte, della cultura e dello “spettacolo”. Una vera aberrazione che nei suoi confini delinquenziali riempie anche lunghe pagine, le pagine più scandalistiche, per continuare a fatturare a destra ed a sinistra.

Come siamo arrivati ​​a questo horror del mondo dello spettacolo? Siamo arrivati ​​trascinati dal degrado del capitalismo che fabbrica, senza sosta, militanti servili dell’inganno, del miraggio e del furto, sempre più specializzati nel commerciare con i gusti, i sentimenti, le gioie e le pene della classe lavoratrice. Siamo arrivati ​​sin qui non per stare con le braccia incrociate. E questo include tutti quei pochi che, ancora ingenui, sono costretti a lasciarsi estorcere ed abbindolare nella mecca del circo mediatico golpista. È tempo di dare, di approfondire, la battaglia economica socialista, la battaglia politica per organizzarci e mobilitarci dalle basi e la battaglia delle idee.


La farándula de Miami

A diferencia de otras farándulas, hay una radicada en Miami que es tributaria de una tradición golpista cultivada a la sombra de los peores intereses, de las peores mafias que la historia yanqui ha hospedado y prohijado

Autor: Fernando Buen Abad

Lo que menos importa es cómo se llaman (o se hacen llamar) mientras cumplan su servil cometido de ser títeres de un proyecto en el que los egos más mediocres sirven para recaudar poder y dinero oligarca. Son un ejército de individualismos dañados severamente, por la ideología de la clase dominante, que los ha llevado al Everest de las más infames lujurias antidemocráticas y alienantes. Y se creen «talentosos».

A diferencia de otras farándulas, hay una radicada en Miami que es tributaria de una tradición golpista cultivada a la sombra de los peores intereses, de las peores mafias que la historia yanqui ha hospedado y prohijado. Su Alma Mater monetaria sostiene maridajes ideológicos con la moral burguesa de la hipocresía, de la doble moral, de la traición, del crimen organizado, de la prostitución, y de todo lo que el capitalismo es capaz de infectar en su carrera demencial por acumular riquezas, y humillar a la mayoría de los seres humanos. Y se exhiben sin pudor en los medios que la burguesía les presta.

No pocos de los muchachos y muchachas incubados en la farándula de Miami, aunque tengan actas de nacimiento variopintas, son colaboradores y aportan, con alegría de «raiting», sus diezmos para financiar operaciones golpistas. Su fama y cualidades histriónicas no alcanzan para ocultar su mentalidad sumisa y reaccionaria.

La lógica del negocio tiene, siempre la tiene, una explicación muy clara: «La industria del entretenimiento más grande del mundo está, cómo no, en EE. UU., y según cifras de PricewaterhouseCoopers, generará un beneficio de unos 726 000 millones de dólares este año». Y cuanto más se acerquen a esa cifra los «famosos» de Miami, más poder acumulan para ponerlo a los pies del imperio que les provee casa, nacionalidad e identidad en el reino de los mercachifles. Para acercarse, lo más que puedan a las cifras mayores, son capaces de vender a su mismísima progenie si alguien les prometiera aplausos en las cloacas de la estulticia. Y con esa moral de siervos, ¿cómo no van a colaborar para financiar golpes de Estado, campañas de calumnias, burlas, ofensas y todo lo que sea necesario para adueñarse de todos los mercados posibles?

Esta es una forma de explicar por qué, tarde o temprano, en vivo o a distancia, todos van a parar a Miami, con las mismas empresas disqueras, televisivas, radiofónicas y editoriales. Eso explica por qué todos están montados en el mismo tipo de espectáculos (repetitivos hasta la náusea), el mismo tipo de música, canciones, temas y mercadotecnia. Eso explica por qué todos distribuyen igual, piensan igual, se visten igual y comparten la misma milimétrica mediocridad servil. Se han convertido en una costra tóxica de la industria cultural de masas, plagada por parásitos que gritan, desde su uniformidad mercantil, que son cada uno originales, distintos y únicos seres tocados por la mano de Dios. Y chantajean a los pueblos de mil maneras.

No importa cómo se llamen, cómo se disfracen ni qué argucias inventen… hasta su mejor faceta humana está intoxicada por la moral de mercachifles, incluida la misión publicitaria de dar limosnas, hacerse pasar por buenas personas o acariciar a los niños huérfanos. Y evadir impuestos. En Miami tiene asiento la farándula más denigrante que es antología del horror burgués y que se ha vuelto, cada día, más cínica mientras se exhibe en nombre del arte, la cultura y el «entretenimiento». Una verdadera aberración que en sus ribetes delincuenciales, también llena páginas largas, de las páginas más amarillistas, para seguir facturando a diestra y siniestra.

¿Cómo llegamos a este horror farandulero? Llegamos arrastrados por la degradación del capitalismo que fabrica, sin descanso, militantes serviles del engaño, del espejismo y del hurto, cada vez más especializados en comerciar con los gustos, los sentimientos, las alegrías y las tristezas de la clase trabajadora. Llegamos hasta aquí no para quedarnos con los brazos cruzados. Y eso incluye a todos los pocos que, aun ingenuos, son forzados a dejarse extorsionar y manosear en la meca del circo mediático golpista. Es hora de dar, de profundizar, la batalla económica socialista, la batalla política para organizarnos y movilizarnos desde las bases y la batalla de las ideas.

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