Smantellare, con dati, il muro della disinformazione

Pascual Serrano www.mundoobrero.es

Difendere Cuba, attaccare Cuba. Sembra che questa sia la dicotomia che affronta la Rivoluzione. Supponiamo di non accettare questo dilemma e di voler semplicemente dedicarci alla ricerca della verità. Non so se si sono fermati a pensare che la battaglia tra difensori e aggressori della Rivoluzione sia, fondamentalmente, tra verità e menzogna. Perciò, un’opera intitolata “Cuba: verità e menzogne” è la più necessaria per iniziare a discutere di Cuba.

Quando qualcuno dice “a Cuba ci sono prigionieri politici, non si tengono libere elezioni, gli omosessuali e la Chiesa sono perseguitati, i cubani/e non possono lasciare il loro paese”, sta dicendo in due frasi cinque cose che oggi sono menzogna. Il grave è che non lo dice “qualcuno in un certo momento”, è che, da decenni, le van ripetendo in tutti i paesi, in tribune politiche, nei giornali, in televisione, nei parlamenti, nei dibattiti …

Si possono avere differenze al momento d’interpretare o posizionarsi sulla Rivoluzione cubana. Si può essere d’accordo o in disaccordo con il suo sistema politico, difenderlo o criticarlo, ma bisogna sempre partire dalla verità. Come diceva Joan Manuel Serrat, “la verità non è mai triste, ciò che non ha è il rimedio”. Nel caso di Cuba, e dopo aver letto questo libro, si vedrà che, in effetti, la verità non è triste, non è che tutto sia perfetto su quell’isola, ma triste non è, tra  altre ragioni perché niente è triste nei cubani/e. Ma, contrariamente a quanto afferma Serrat, ciò che sì può avere la verità su Cuba è un rimedio alternativo, un’opposizione: la menzogna. Illecita, ma esistente come alternativa alla verità.

E la menzogna su Cuba è così grande e numerosa che poche cose e temi hanno bisogno continuamente di difendersi e  brandirsi come le verità su Cuba. I disonesti attaccanti della Rivoluzione cubana (possiamo presumere che alcuni non siano disonesti) cercano di applicare il principio goebbeliano secondo cui una menzogna ripetuta mille volte si converte in verità. Ecco perché è necessario ripetere mille volte la verità, affinché la menzogna rimanga una menzogna e la verità continui ad essere verità.

Già diceva Noam Chomsky che, quando il messaggio da trasmettere consiste semplicemente nel ripetere la menzogna generalizzata, non ci vuole molto spazio o tempo o argomentazioni perché, mettiamola così, piove sul bagnato. È come dipingere di nuovo di nero una porta che avevamo già dipinto di nero la scorsa settimana. Chomsky raccontava che convincere che gli USA vogliono portare la democrazia nel resto del mondo, che le sue elezioni sono pulite, o che Cuba è una dittatura è facile perché la cittadinanza USA le ascolta da più di cinquant’anni.

Invece, fagli vedere che tutti i presidenti USA, dai processi di Norimberga, meriterebbero essere impiccati per crimini contro l’umanità, che l’unico posto a Cuba dove viene praticata la tortura è quello sotto la giurisdizione USA (Guantánamo), che a causa del suo sistema ingiusto ed economicamente corrotto, le elezioni USA sono una frode e che non è vero che Cuba sia una dittatura, richiede più riflessione e argomentazioni, perché sono affermazioni che raramente si possono ascoltare. E’ che smantellare una menzogna richiede più tempo e più spazio. Ad esempio, lo spazio che occupa il testo di questo libro e il tempo necessario per leggerlo.

Qualcuno ha già detto che è più difficile convincere una persona di essere stata ingannata che ingannarla. Perciò questo libro è una buona notizia. Perché deve servire alla cosa più difficile: convincere alcuni di essere stati ingannati con tante menzogne su Cuba. Perché una cosa sono le critiche ed un’altra sono le falsità. Siamo di fronte a un lavoro collettivo di uomini e donne che, come Prometeo che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini, cercano di togliere i microfoni, i set e le pagine dei giornali ai potenti per metterli al servizio della verità su Cuba. Sono andati smantellando tutti i mattoni con cui si è costruito l’edificio del falso contro la Rivoluzione cubana ed hanno costruito pagine di verità, dati e ragioni. In questo modo, il libro è un invito a che il lettore abbandoni il mondo di pregiudizi ed inganni in cui può star vivendo riguardo a ciò che sta accadendo a Cuba e conosca la realtà, un invito nello stile delle parole di Antonio Machado:

La tua verità? No, la Verità

e vieni con me a cercarla.

La tua, conservala.

Una volta chiarito il valore del contenuto di questa opera e la sua necessità, perché ci porta le autenticità su Cuba che tanto sono taciute e smantella le menzogne, va detto che leggerlo non basta. Questo non è solo un libro affinché conosciamo o apprendiamo. È un libro per combattere. Questo libro è un’arma, e chi in una guerra giusta e difensiva ha un’arma e non la usa, oltre ad essere un codardo, è un complice del crimine dello schieramento aggressore. Dobbiamo leggere questo libro e far sì che lo leggano e, dopo, non potranno più dire che non conoscono la verità, che non conoscono l’aggressione contro Cuba, che l’ingiustizia contro quella rivoluzione è loro indifferente. Quando questo libro sia stato letto, uno smetterà di essere innocente, l’innocenza dell’ignorante e la decenza e l’onestà li costringeranno a raccontare la verità, la verità di questo libro, la verità di Cuba. O non sarà diverso dai criminali che mentono.

(Pubblicato originariamente in Mundo Obrero)


Desmontar con datos el muro de la desinformación

 Por: Pascual Serrano

 Defender a Cuba, atacar a Cuba. Parece que esa es la dicotomía a la que se enfrenta la Revolución. Supongamos que no aceptamos esa disyuntiva y simplemente queremos dedicarnos a buscar la verdad. No sé si se han parado a pensar que la batalla entre defensores y agresores a la Revolución es básicamente entre verdad y mentira. Por ello, un trabajo que se titule ‘Cuba: verdades y mentiras’ es lo más necesario para empezar a discutir sobre Cuba. 

Cuando alguien dice “en Cuba hay presos políticos, no se celebran elecciones libres, son perseguidos los homosexuales y la Iglesia, y los cubanos y cubanas no pueden salir de su país”, está diciendo en dos frases cinco cosas que hoy son mentira. Lo grave es que no lo dice “alguien en algún momento”, es que llevan décadas repitiéndolas en todos los países, en tribunas políticas, en periódicos, en televisiones, en parlamentos, en debates… 

Se pueden tener diferencias a la hora de interpretar o posicionarse sobre la Revolución cubana. Se puede estar de acuerdo o en desacuerdo con su sistema político, defenderlo o criticarlo, pero siempre hay que partir de la verdad. Como decía Joan Manuel Serrat, “nunca es triste la verdad, lo que no tiene es remedio”. En el caso de Cuba, y después de leer este libro, se verá que, efectivamente, la verdad no es triste, no es que sea todo perfecto en esa isla, pero triste no es, entre otras razones porque nada es triste en los cubanos y cubanas. Pero, en contra de la afirmación de Serrat, lo que sí puede tener la verdad sobre Cuba es un remedio alternativo, una oposición: la mentira. Ilícita, pero existente como alternativa a la verdad. 

Y es tan grande y numerosa la mentira sobre Cuba que pocas cosas y temas necesitan estar continuamente defendiéndose y esgrimiéndose como las verdades sobre Cuba. Los deshonestos atacantes de la Revolución cubana (podemos suponer que algunos no son deshonestos) intentan aplicar el principio goebbeliano de que una mentira repetida mil veces se convierte en verdad. Por eso es necesario repetir mil veces la verdad, para que la mentira siga siendo mentira y la verdad siga siendo verdad. 

Ya decía Noam Chomsky que, cuando el mensaje a transmitir consiste simplemente en repetir la mentira generalizada, no hace falta mucho espacio ni tiempo ni argumentación, porque, digámoslo así, llueve sobre mojado. Es como pintar de nuevo de negro una puerta que la semana pasada ya la habíamos pintado de negro. Chomsky contaba que convencer de que Estados Unidos quiere llevar la democracia al resto del mundo, que sus elecciones son limpias o que Cuba es una dictadura es fácil porque la ciudadanía estadounidense lleva escuchándolo más de cincuenta años. 

En cambio, hacerles ver que todos los presidentes norteamericanos, desde los juicios de Nuremberg, merecerían ser ahorcados por crímenes contra la humanidad, que el único lugar de Cuba donde se tortura es el que está bajo jurisdicción estadounidense (Guantánamo), que por su sistema injusto y económicamente corrupto las elecciones estadounidenses son un fraude y que no es verdad que Cuba sea una dictadura, requiere más reflexión y argumentos, porque son afirmaciones que raramente se han podido escuchar. Y es que desmontar una mentira requiere más tiempo y más espacio. Por ejemplo, el espacio que ocupa el texto de este libro y el tiempo necesario para leerlo. 

Ya dijo alguien que es más difícil convencer a una persona de que la han engañado que engañarla. Por eso este libro es una buena noticia. Porque ha de servir para lo más difícil: para convencer a algunos de que los han engañado con tantos embustes sobre Cuba. Porque una cosa son las críticas y otra muy diferente son las falsedades. Estamos ante un trabajo colectivo, de hombres y mujeres que, como Prometeo que robó el fuego a los dioses para dárselo a los hombres, intentan quitar los micrófonos, los platós y las páginas de los periódicos a los poderosos para ponerlos al servicio de la verdad sobre Cuba. Han ido desmontando todos los ladrillos con los que se ha construido el edificio del infundio contra la Revolución cubana y construyendo páginas de verdades, datos y razones. De este modo, el libro es una invitación a que el lector abandone el mundo de prejuicios y engaños en el que puede estar viviendo respecto a lo que sucede en Cuba y conozca la realidad, una invitación al estilo de las palabras de Antonio Machado: 

¿Tu verdad? No, la Verdad,

y ven conmigo a buscarla.

La tuya, guárdatela. 

Una vez dejado claro el valor del contenido de este trabajo y su necesidad, porque nos trae las autenticidades sobre Cuba que tanto se silencian y desmonta las mentiras, hay que decir que no basta con leerlo. Este no es solo un libro para que conozcamos o aprendamos. Es un libro para combatir. Este libro es un arma, y quien en una guerra justa y defensiva tiene un arma y no la usa, además de un cobarde, es cómplice del crimen del bando agresor. Este libro debemos leerlo y hacer que lo lean y, después, ya no podrán decir que no saben la verdad, que no conocen la agresión contra Cuba, que la injusticia contra esa revolución les es indiferente. Cuando se haya leído este libro, uno dejará de ser inocente, la inocencia del ignorante, y la decencia y la honestidad le obligarán a contar la verdad, la verdad de este libro, la verdad de Cuba. O no será diferente de los criminales que mienten. 

(Publicado originalmente en Mundo Obrero)

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