Baia dei Porci: la prima sconfitta dell’imperialismo in America Latina

Francisco Javier Viamontes Correa, Internationalist 360°,

In meno di 72 ore, il popolo cubano non solo dimostrò al mondo che una piccola nazione sovrana poteva difendersi dalla prima potenza militare del mondo. Ma che poteva farlo mentre si dichiarava rivoluzione socialista. L’invasione della Baia dei Porci, Playa Girón, o Girón Beach in inglese, come la chiamano i cubani, fu la prima volta che l’imperialismo USA fu sconfitto.

Ecco perché gli eventi che circondano Playa Girón hanno un significato storico nella storia di Cuba e nella lotta degli oppressi in tutta l’America Latina e nel mondo. Dopo l’eroica vittoria della Rivoluzione Cubana sotto la guida di Fidel Castro nel 1959, Cuba combatté contro il costante terrorismo sponsorizzato dagli Stati Uniti dei controrivoluzionari che cercavano di rovesciare la Rivoluzione Cubana liberatasi del dittatore sostenuto dagli Stati Uniti Fulgencio Batista. Uno degli attacchi più famigerati avvenne il 4 marzo 1960, quando la CIA orchestrò il bombardamento del mercantile belga La Coubre nel porto dell’Avana, uccidendo oltre 100 persone e ferendone altre centinaia. Come se tali continui atti di terrorismo non bastassero, gli Stati Uniti addestrarono mercenari e pianificarono l’invasione da Guatemala e Nicaragua e diversi stati degli Stati Uniti come Florida ed Alabama. La campagna, che aveva l’obiettivo di rovesciare il governo rivoluzionario di Cuba, iniziò il 15 aprile 1961, due giorni prima dell’invasione di Playa Girón. Quel giorno, diversi aerei statunitensi dipinti in modo da sembrare cubani decollarono dal Nicaragua e bombardarono tre aeroporti a Cuba coll’obiettivo di neutralizzare l’aviazione cubana. L’attacco uccise diversi civili, ma spinse migliaia di cubani a scendere in piazza il 16 aprile per rendere omaggio alle vite perse il giorno prima. All’angolo tra 23esima Avenue e 12 Street nel centro dell’Avana, vicino al cimitero di Colon, dopo la sepoltura delle persone uccise il giorno prima e tra l’enorme folla di rivoluzionari armati, Fidel proclamò la rivoluzione cubana rivoluzione socialista. Collegò i grandi risultati della riforma agraria, dei programmi educativi e sanitari appena avviati, alla lotta contro l’imperialismo e li legò insieme al bisogno del socialismo. Analizzando il momento, correttamente disse: “Quello che non possono perdonare è che abbiamo fatto una rivoluzione socialista proprio sotto il naso degli Stati Uniti!” Quella dichiarazione fu salutata da migliaia di donne e uomini presenti che alzarono i fucili in segno di approvazione per la direzione della Rivoluzione e l’intero Paese si mobilitò con le Forze Armate Rivoluzionarie per proteggere la rivoluzione socialista appena dichiarata dall’invasione imperialista. L’intero Paese era in allerta; nessuno sapeva dove sarebbe avvenuta l’invasione.

Gli imperialisti statunitensi puntarono sui loro bombardamenti per impedire a Cuba di reagire, perché il loro piano andava ben oltre il mero sbarco di 1500 mercenari cubani. La loro idea era che una volta che gli invasori avessero stabilito una testa di ponte, i marines nordamericani sarebbero sbarcati per aiutare il cosiddetto “governo provvisorio”. Diverse navi da guerra statunitensi aspettavano al largo. Le truppe controrivoluzionarie della brigata mercenaria 2506 sbarcarono il 17 aprile 1961. L’operazione fu accolta da una ostica resistenza cubana ben coordinata da milizie ed esercito, al cui comando diretto c’era Fidel, che si trovava sempre sulla prima linea contro i controrivoluzionari invasori. Utilizzando tutte i mezzi e gli armamenti a disposizione e dopo intensi combattimenti che portarono ad oltre 150 rivoluzionari caduti, le forze armate repressero l’invasione. Con esso, schiacciarono le speranze dell’imperialismo statunitense di controllare ancora una volta le risorse e il destino di una nazione socialista a sole 90 miglia dalle loro coste. La verità è che il governo degli Stati Uniti non riuscì. e ancora non riesce, a vedere che la rivoluzione aveva un sostegno così massiccio che alcuna potenza militare avrebbe avuto successo. Sono passati sessant’anni e Cuba continua il suo cammino socialista nonostante le crescenti sanzioni economiche e commerciali imposte dagli Stati Uniti per uccidere il popolo cubano con fame e malattia. Oggi il popolo cubano è più unito che mai col Partito Comunista di Cuba, oltre a celebrare l’8° Congresso del Partito, rendendo omaggio a chi morì nella lotta.

I pilastri principali della rivoluzione sono intatti, il che significa che la nostra battaglia quotidiana per la trasformazione economica e sociale, per il progresso e lo sviluppo sostenibile, la lotta al COVID-19 con la produzione di cinque vaccini (l’unico Paese del Terzo Mondo a farlo) nonostante il blocco economico e finanziario degli Stati Uniti e la nostra disponibilità a condividere e aiutare altri Paesi amici. Il Partito Comunista di Cuba non è un partito elettorale; non supporta i candidati alle elezioni nazionali, provinciali e municipali che si svolgono a Cuba. I suoi membri, tuttavia, lavorano nelle organizzazioni di massa, come la Federazione delle donne cubane e i Comitati per la difesa della rivoluzione, presenti in tutte le strade e i quartieri cubani. Ciò fece sì che il Partito Comunista mantenga il ruolo guida nella società, senza affidarsi al successo elettorale, cosa su cui riflettere per chi si illude sulla strada parlamentare al socialismo. L’istruzione e la salute sono garantite gratuitamente a tutti i cittadini. Cuba spende per l’istruzione più del suo PIL (prodotto interno lordo) di qualsiasi altro Paese al mondo. È anche leader mondiale nelle cure mediche, coll’accento sulla medicina preventiva, fornita da medici che vivono tra il popolo che servono. Invia anche molte brigate mediche per aiutare altri Paesi e salvare vite umane in America Latina, Africa e Asia, ecc. Vedasi il Contingente Medico Henry Reeve.

Le donne costituiscono tra i parlamentari la seconda percentuale più alta al mondo. Oltre il 60 per cento degli studenti universitari sono donne, così come la maggior parte dei professionisti. Ciò è assistito dall’aborto e dai servizi per l’infanzia sovvenzionati dallo Stato, nonché da programmi educativi che fanno condividere agli uomini i doveri domestici, come pulire, cucinare e prendersi cura dei bambini, cosa che ha permesso anche ai cubani di liberarsi dagli effetti negativi del ruoli tradizionali. Questi risultati realizzano standard di vita cubani molto attraenti per chi vive nel sud del mondo. Viaggiando per Cuba, non si troveranno persone che vivono in barrios sovraffollati, gestiti da bande armate che vendono droga e prostituzione, infatti droghe di ogni tipo sono illegali; si troveranno invece persone contente di socializzare nelle loro comunità, con bambini che giocano anche fino a tarda sera nei vicoli dell’Avana, liberi da preoccupazioni. Questo è in netto contrasto con la vita quotidiana di altri nei Caraibi e altrove.

Cuba, piccolo Paese di 11 milioni di persone, ha sempre steso la mano dell’amicizia ad altri popoli del Terzo Mondo. I volontari internazionalisti cubani furono determinanti nell’impedire all’apartheid in Sud Africa e occidente di sconfiggere i movimenti di liberazione nazionale in Angola e Namibia, con la vittoria militare a guida cubana nella battaglia di Cuito Cuanavale che rappresentò una svolta nel conflitto e contribuì alla caduta dell’apartheid. I volontari medici cubani mantengono questa tradizione, siano chi partecipò all’Operazione Miracolo in Venezuela o chi curò le vittime dell’Ebola in Africa. Questi risultati, impressionanti in qualsiasi contesto, hanno fatto sì che Cuba sia un obiettivo primario dell’imperialismo statunitense, che ha mantenuto un blocco illegale sul Paese dalla Rivoluzione. Il blocco differisce dall’embargo, in quanto impedisce a Paesi terzi di commerciare con Cuba, il che significa che l’importazione di materiali diversi come petrolio e matite è estremamente costosa o, in alcuni casi, impossibile. Il costo del blocco è di centinaia di miliardi di dollari, e impedisce a Cuba di ottenere ancora più successo, per non parlare di privare il mondo della competenza cubana nel campo della salute e dell’istruzione. Il fulcro della trasformazione della rivoluzione cubana da rivoluzione democratica a esplicitamente socialista furono le esperienze del popolo nella lotta democratica stessa, col ruolo degli Stati Uniti nel sostenere Batista che diventava sempre più ovvio, così come il ruolo della criminale borghesia cubana dipendente dal capitale straniero.

La Riforma Agraria, una delle prime grandi politiche della rivoluzione, si rivelò molto più di una semplice riforma o armeggiare del sistema. Eliminò i grandi possedimenti terrieri e quindi, per citare un articolo del Granma, quotidiano del Partito Comunista, “portò a maggiori trasformazioni nella Rivoluzione e, per alcuni studiosi, stabilì il carattere agrario, antimperialista, democratico-popolare sin dall’assegnazione della terra a chi la lavorava, interessando on solo i latifondisti cubani [grandi proprietari terrieri] ma anche proprietari stranieri di enormi tenute, soprattutto degli Stati Uniti”. Questa fu la richiesta della trasformazione, che indicava dove si trovavano i cubani per coscienza politica, ma gli consentì di rafforzare la loro posizione nella società e dargli la fiducia necessaria per sfidare il sistema nei suoi punti strategici deboli. Ciò permise alla rivoluzione di combinare le richieste politico-economiche con una posizione patriottica. Fu l’attività incompiuta della guerra d’indipendenza cubana, terminata nel 1898, e in linea con la vita di José Martí. Furono i ribelli provenienti da questa lotta che sopportarono il “Periodo Speciale” (gli effetti disastrosi della fine del socialismo nell’URSS e nell’Europa orientale nel 1989-91) e oggi continuano a costruire un socialismo che, orgogliosi del passato e guardando al futuro. Le rivoluzioni vincenti non finiscono mai e la Rivoluzione Cubana non prevede di moderarsi presto.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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