Le risposte di Marx

Per Marx, il progresso scientifico e quello storico-culturale erano dialetticamente e indissolubilmente vincolati. Non stupisce allora che i suoi eroi favoriti fossero Spartaco, lo schiavo che alzò la mano contro i suoi padroni e  Kepler, l’astronomo che  formulò le leggi che governano il movimento dei pianeti attorno al sole

Michel E. Torres Corona

In occasioni e come parte di uno dei giochi da salotto tipici dell’epoca, le figlie di Karl Marx gli fecero diverse domande. A modo di «confessioni», le interrogazioni servivano per il divertimento frivolo, ma le risposte di quel genio sono una sorta di testamento della sua integrità e brillantezza.

Quando gli chiesero qual era la qualità che apprezzava di più, lui rispose: la semplicità.

Sposato con Jenny von Westphalen, di famiglia aristocratica, i due rinunciarono ad ogni lusso e vissero con mille sacrifici, dedicati alla lotta politica e alla creazione intellettuale.

Jenny era l’unica persona che sapeva decifrare la pessima calligrafia del marito e fu sempre la sua prima lettrice, il sostegno indispensabile di fronte a tutto quello che impone la vita di un rivoluzionario.

Però, la lotta era la sua idea di felicità opposta a quest’altra realtà, la sottomissione, che nella sua mente era la peggior sventura.

La precarietà fu un prezzo che seppe pagare per non arrendersi mai di fronte alle poderose forze che sfidò. Non sorprende allora che quando le figlie lo interrogarono sul difetto che gli provocava la maggior ripulsa, rispose : «il servilismo».

Senza dubbio sapeva perdonare quelli che davano la loro fiducia senza riflettere.

Vincere l’ignoranza, vedere al di là dei miti che sostengono il culto al denaro e al possesso materiale, svelare gli intrighi della vita in società e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo : questo fu l’indiscutibile retta del Moro.

Questa prodezza accademica, questa colossale investigazione che lo portò a scrivere la sua opera principale /Il Capitale/ e un numero enorme di articoli e saggi sulla politica, l’economia e la storia, sono la base fondamentale del pensiero marxista contemporaneo.

Così come accettare la sua parola come dogma è dannoso per qualsiasi tentativo d’emancipare i popoli soggiogati del mondo, pretendere di dimenticare il suo legato è un errore irrimediabile.

L’occupazione favorita?, domandarono le figlie: «Frequentare biblioteche», rispose. E non stupisce ovviamente. E  sono possibili elucubrazioni su quello che avrebbe potuto fare Marx nel mondo moderno, con tutta la conoscenza  universale nella palma della sua mano, grazie a questo prodigio tecnico che si  conosce come internet.

Per Marx, il progresso scientifico e quello storico-culturale erano dialetticamente e indissolubilmente vincolati. Non stupisce allora che i suoi eroi favoriti fossero Spartaco, lo schiavo che alzò la mano contro i suoi padroni e  Kepler, l’astronomo che  formulò le leggi che governano il movimento dei pianeti attorno al sole.

Ed è che nel fondo del suo pensiero c’è un imperativo etico. «Nulla umano mi è estraneo», come dice un adagio in latino, che il padre confessò che era il suo favorito. Oggi il genio di Treviri compie 203 anni e questi imperativi etici continuano ad essere una bussola morale.

 

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