Cuba. Biden non ha fatto nulla per allentare il bloqueo

Intervista a Leyla Carrillo Ramírez.

Da 60 anni gli USA cercano di strangolare economicamente Cuba, attraverso l’imposizione di restrizioni economiche, commerciali e finanziarie che ostacolano lo sviluppo dell’isola e pregiudicano i suoi rapporti sia con Washington, che con paesi terzi. In proposito, FarodiRoma ha intervistato Leyla Carrillo Ramírez, del Centro di ricerca di politica internazionale (Cipi) dell’Avana.

La professoressa Carrillo fa parte dell’Unione nazionale dei giuristi cubani e della Società cubana di scienze politiche, è autrice di vari studi pubblicati sia in patria che all’estero, tra cui The Metamorphosis of Intervention.

Professoressa Carrillo, qual è l’impatto del blocco Usa sull’economia e la società di Cuba?

Il blocco condiziona tutte le sfere della vita economica e sociale di Cuba. Più del 70% della popolazione dell’isola è nata e cresciuta sotto sanzioni che violano i diritti umani fondamentali, come quello all’alimentazione, all’istruzione, alla salute, per citare solo le questioni principali. Nel 2019, inoltre, il blocco è stato inasprito con l’introduzione di 243 nuove misure coercitive contro persone, organizzazioni e istituzioni di vario genere. Questi provvedimenti prendono di mira le navi cargo e le petroliere (ciò che diminuisce la disponibilità di energia nel paese), introducono restrizioni per limitare la possibilità di ricorrere a crediti e prestiti e di importare prodotti e attrezzature di prima necessità, proibiscono l’acquisto di medicine e strumenti sanitari da Usa e Unione Europea, vietando inoltre di vendere all’isola prodotti che abbiano più del 10% di componenti statunitensi.

Questi dati possono sembrare astratti, ma hanno un impatto durissimo sulla vita quotidiana dei cubani, producendo penuria di medicine e prodotti essenziali, complicazione nei trasporti, ecc. Basti pensare che, tra l’aprile del 2019 e il marzo del 2020, le perdite dovute al blocco hanno superato i cinque mila milioni di dollari.

Il blocco non è solo una questione bilaterale, poiché condiziona anche le relazioni tra Cuba e i paesi terzi. Quali sono i meccanismi usati da Washington per frustrare il commercio tra l’Avana e altri paesi?

A partire dal 1992, con la legge Torricelli e poi con la legge Helms Burton, del 1996, gli Usa hanno preso di mira non solo gli enti cubani, ma anche quelli di paesi terzi che commerciano con Cuba. Tra le altre restrizioni, possiamo ricordare le seguenti:

  • Divieto per le navi che attraccano in porti cubani di accedere a quelli statunitensi, per un periodo di 6 mesi;
  • Divieto di esportare a Cuba merci composte per più del 10% da componenti made in Usa;
  • Divieto per gli istituti di credito che abbiano sedi o filiali negli Usa di compiere transazioni con l’isola;
  • Congelamento dei fondi e dei beni delle imprese che abbiano sedi a Cuba.

A livello quotidiano ciò significa sforzo, sacrificio e spirito d’iniziativa, che si esplicano in vari modi, dalla riparazione dei macchinari vecchi, di cui non possiamo importare i pezzi di ricambio, fino alla ricerca di mercati in tutte le aree del mondo, anche quelle lontanissime geograficamente. Ma soprattutto, cerchiamo di formare studenti, tecnici, quadri ed esperti che siano disposti a dare il loro contributo quotidiano a Cuba o in altre parti del mondo per produrre vaccini o apparati sanitari che non è possibile importare. Si tratta di un impegno quotidiano che si esprime anche in atteggiamenti semplici: condividere ciò che si ha, inventare nuove ricette, riparare per l’ennesima volta un macchinario vecchio. Tutto ciò concretizza la massima dell’eroe nazionale Jose Marti: “un principio, anche dal fondo di una caverna, è più potente di un esercito”.

Crede che il nuovo presidente degli Usa, Biden, possa promuovere dei cambi nella politica di Washington verso Cuba?

Durante la campagna elettorale Biden ha proposto varie riforme, tra cui modificare la legislazione sull’emigrazione, mentre vari circoli hanno ipotizzato di alleggerire le misure contro Cuba, anche perché a farne le spese sono perfino le imprese statunitensi, a cominciare da quelle agricole, che vedrebbero con favore la possibilità di esportare nell’isola. Anche i cittadini statunitensi di origine cubana ne risentono negativamente, visto che rendono più difficile per loro mantenere i rapporti con i loro famigliari.

A cinque mesi dall’entrata in carica di Biden, però, non c’è stato nessun cambiamento concreto e la legislazione anti-cubana dell’era Trump rimane in vigore. Per migliorare la situazione, basterebbe revocare gli ordini esecutivi approvati dall’amministrazione Trump, cosa che è nelle prerogative del presidente. La riforma delle altre leggi sul blocco, invece, compete al Congresso.

FarodiRoma è una testata in rapida crescita con redazioni in più lingue. Quale messaggio desidera inviare ai nostri lettori?

Innanzitutto voglio ringraziarvi per l’opera di solidarietà nei confronti di Cuba. Il nostro popolo è riconoscente con tutti coloro che si adoperano per contrastare, attenuare o rimuovere un blocco genocida e feroce che dura da varie decadi. Quest’opera si avvale anche dell’apporto di quegli imprenditori, commercianti o anche semplicemente turisti che visitano l’isola, e che contraccambiano la solidarietà mostrata da Cuba. L’Avana non ha mai esitato ad aiutare coloro che ne hanno bisogno, come dimostra l’invio di personale medico a Crema, per far fronte all’epidemia di Covid.

In secondo luogo, vorrei fare un appello agli uomini e alle donne di buona volontà, perché si adoperino per ideare nuove forme di lotta contro un blocco che, ufficialmente, è decretato contro il governo cubano, colpevole di seguire linee guida viste con disgusto dalle elite dei paesi ricchi, ma che in realtà prende di mira l’insieme della popolazione cubana, provocando carenze e sacrifici inimmaginabili. La comunità internazionale si è più volte espressa contro il blocco economico, finanziario e commerciale, come mostrano le risoluzioni di condanna dell’Assemblea generale dell’ONU. Tuttavia, ancora ai nostri giorni, il governo USA è restio ad adeguarsi alle richieste della comunità interazionale.

Giordano Merlicco

Fonte: FarodiRoma

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