Aracelio Iglesias: una vita per l’emancipazione dei lavoratori

Aracelio Iglesias Díaz, il leggendario leader dei lavoratori portuali e figura emblematica del movimento sindacale cubano, era nato 120 anni fa; ma a 47 anni, assassini al servizio del governo di Carlos Prío Socarrás gli hanno tolto la vita.

Nemico frontale della discriminazione per razza, origine e pensiero (lui stesso era nero, povero e comunista), a 15 anni era già un bracero (scaricatore) nel porto dell’Avana.

Attivo nelle organizzazioni proletarie del commercio, il suo temperamento ribelle si scontrò subito con la realtà sociale, così decise di entrare nel Partito Comunista.

Durante lo sciopero del porto, associato allo sciopero generale che avrebbe deciso nell’agosto 1933 il rovesciamento della dittatura di Gerardo Machado, fu un leader attivo dei lavoratori.

Per la sua attività sindacale, il suo prestigio, la sua responsabilità e la sua autorità morale, all’età di 37 anni era segretario generale del sindacato degli scaricatori di porto e dei lavoratori a giornata, e a 38 anni era membro del comitato esecutivo della Confederazione dei lavoratori cubani (CTC).

Con la sua instancabile lotta sindacale e l’appoggio dei suoi membri, ottenne importanti vittorie dai padroni, tra cui l’aumento dei salari e il riposo pagato.

La sua statura di uomo coraggioso fu elevata quando, nel mezzo di una discussione sugli aumenti salariali con i dirigenti del porto, Carlos Prío Socarrás, allora ministro del lavoro, interrogò Aracelio Iglesias: “Pensi di essere il proprietario dei porti o cosa?”, al che il lavoratore rispose con rabbia: “E tu pensi di essere il proprietario di Cuba, o che diavolo?”.

Quando, il 10 ottobre 1948, si insediò come presidente della Repubblica, Prío Socarrás annunciò demagogicamente che i suoi ministri avrebbero collaborato con i lavoratori, ma per le compagnie di navigazione e il governo era necessario disorganizzare, corrompere e distruggere l’unità del sindacato dei portuali e rompere i loro conquiste.

Appena sette giorni dopo quell’investitura, mentre un gruppo di lavoratori stava discutendo con Aracelio una lista di richieste al governo, diversi uomini armati irruppero violentemente nei locali, aprirono il fuoco e gli spararono quattro volte. Fu portato all’ospedale e morì il giorno seguente durante un intervento chirurgico.

Fonte: Granma

Traduzione: italiacuba.it

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