Intervista al presidente dell’Inces, Wuikelman Angel Paredes

A proposito di formazione professionale per un nuovo modello produttivo del Venezuela, abbiamo conversato con Wuikelman Angel Paredes, direttore dell’Istituto nazionale di capacitazione e educazione socialista (Inces).

Quali sono le linee del tuo lavoro all’istituto?

L’Inces è una istituzione che esiste da 62 anni, fondata dal maestro Luis Beltrán Prieto Figueroa. Si occupa della formazione della classe lavoratrice, del mondo produttivo. Pensando alla condizione di classe dei lavoratori e lavoratrici, forniamo le competenze necessarie per svolgere una determinata attività produttiva, sia di carattere tradizionale – relativa a un lavoro dipendente nella grande industria – sia nella produzione collettiva, come le imprese di produzione sociale o comunali. L’obiettivo dello Stato è quello di fornire una formazione tecnico-professionale, intesa come diritto, e in una visione collettiva ed emancipatrice. A differenza dei paesi capitalisti, dove la formazione è una merce, in Venezuela lo Stato assume la responsabilità di fronte al popolo ponendo al centro, nonostante il criminale bloqueo dell’imperialismo, la garanzia e la difesa dei suoi diritti: al lavoro, all’alimentazione, alla vita, alla salute, all’educazione. È importante costruire un modello produttivo diversificato, com’è stabilito nel nostro piano strategico nazionale, il Plan de la Patria. È la nostra proposta, mentre la destra che non ne ha alcuna. La rivoluzione bolivariana è una rivoluzione sociale concepita dalla base e per la base, sostenuta da un sistema di Missioni e Grandi Missioni, nel quale la produzione è vista come una risposta della classe lavoratrice cosciente del proprio ruolo emancipatore, tesa a soddisfare la domanda di beni e servizi necessaria al collettivo nazionale. Una logica opposta a quella del capitale concepita per il beneficio dei pochi mentre a produrre la ricchezza sono i lavoratori sfruttati, che hanno sapere, conoscenza tecnica e capacità di organizzarsi come classe.

Noi, qui in Venezuela, dobbiamo superare la cultura della rendita petrolifera, dovuta all’abbondanza di petrolio e al ruolo assegnato dai paesi cosiddetti sviluppati al Venezuela, considerato come mero fornitore di materia prima che non si trasformava nel paese e il cui prodotto finito ci veniva poi rivenduto 50 volte più caro. Per questo è necessaria una formazione e una autoformazione permanente, e questo è il compito dell’Inces. Quello che non hanno perdonato al comandante Chavez è la legge degli idrocarburi del 2001, e per questo gli hanno organizzato il colpo di stato del 2002. Né a Chavez né a Maduro perdonano il sistema di Missioni e Grandi missioni e il fatto che la rivoluzione abbia messo al centro la continuità dei diritti consacrati nella costituzione bolivariana considerandoli nella loro dimensione di classe: perché non basta stabilire dei diritti, occorre anche intervenire sulla condizione di classe, perché siano davvero per tutti. L’Inces è iscritto in questa prospettiva di educazione robinsoniana trasformatrice di rafforzamento della classe lavoratrice, che si propone di risvegliare la creatività produttiva. In questo momento così importante per il paese stiamo facendo una proposta.

Quale?

Occorre ricordare che la formazione professionale non è una educazione che fornisce titoli, ma che certifica, consente che una persona possa assolvere adeguatamente al proprio compito lavorativo. Seguendo l’insegnamento di Simon Rodriguez, per cui s’impara facendo, stiamo proponendo un sistema di formazione che ordini, organizzi, dia priorità ai settori che necessitano più attenzione nell’ambito dei 16 motori produttivi proposti dal presidente Maduro. Formare producendo e produrre facendo, questo è lo slogan dell’Inces. Abbiamo parchi industriali paralizzati, molta terra improduttiva, tutto il Mar dei Caraibi e una ricca costa per pescare e processare il pesce… Dobbiamo sviluppare formazione nell’agro-industria, nel turismo, nel digitale. In un recente incontro con il presidente, la gioventù ha sollecitato che l’Inces venga affiancato al sistema educativo nazionale fin dalle scuole secondarie. Abbiamo bisogno di una legge che incorpori con più forza la formazione tecnico-professionale dei giovani. Una legge organica che aggreghi a quella dell’educazione e del lavoro qualcosa di più specifico della premessa sulla formazione già esistente in entrambe e che intersechi tutti gli istituti che si occupano di formazione: dalla scuola tecnica, alle Missioni Robinson e Sucre nel loro ambito produttivo, all’Università politecnica territoriale. Chi non conosce il Venezuela non immagina il livello di organizzazione popolare che abbiamo sviluppato, che ci ha consentito di resistere agli effetti delle misure coercitive unilaterali illegali e di rafforzare la coscienza del popolo e che ci consentiranno, quando il sistema di “sanzioni” verrà smontato, di avere un’economia produttiva non più basata sugli idrocarburi, di cui senz’altro avremo bisogno ancora per molto tempo, ma sullo sviluppo innovativo di altri settori. Mezzo mondo ha costruito la propria ricchezza sullo sfruttamento delle nostre materie prime. Ora è il momento di servircene per il nostro proprio sviluppo, rafforzando la nostra sovranità e indipendenza.

Qual è l’impegno del Partito Socialista Unito del Venezuela in questo progetto?

Il Psuv e la gioventù, la Jpsuv, sono impegnati su vari piani: prima di tutto nell’accompagnare la riflessione e l’analisi su questo cambio di fase, sul superamento del sistema della rendita, sullo sviluppo delle nuove forme di economia come quella comunale, sull’analisi differenziata delle necessità di un territorio così diverso da oriente a occidente com’è il nostro, sul coordinamento dei 40 settori sociali che abbiamo visto riuniti nel Congresso bicentenario dei popoli del Mondo: dalla classe operaia, alle donne, agli afro-discendenti… Nel Congresso Bicentenario ho avuto il compito di Segretario della commissione per la creazione della scuola di formazione.

L’Inces ha anche una prospettiva internazionalista?

La solidarietà è la tenerezza dei popoli, l’internazionalismo è un elemento fondamentale. Se non fossimo capaci di sostenere l’autodeterminazione dei popoli, guardare dietro la retorica dei diritti umani usata come arma contro che non si inginocchia all’imperialismo, verremmo vinti dalla menzogna. In Colombia, un governo assassino cerca di nascondere la sua lunga scia di sangue accusando il Venezuela di violare i diritti umani. Il nostro compito è far conoscere in altre parti del mondo che qui c’è un processo di liberazione, che si sta costruendo un modello diverso dal capitalismo, e non c’è una dittatura come vorrebbe far credere l’imperialismo. I popoli del mondo devono avvicinarsi alla verità con mezzi propri, per questo promuoviamo l’interscambio di saperi ed esperienze. Organizziamo brigate di conoscenza. Chiunque venga qui può constatare che, grazie alla fermezza del presidente Nicolas Maduro, e nonostante il feroce bloqueo, stiamo vivendo in pace, e con giustizia sociale. E per questo il Venezuela è un faro nel mondo.

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