Haiti: timori intervento USA dopo l’assassinio del dittatore

CJ Atkins, Orinoco Tribune 8 luglio 2021

AGGIORNAMENTO: La sera del 9 luglio, i funzionari del governo haitiano annunciavano di aver richiesto agli Stati Uniti di inviare forze militari nel Paese, apparentemente per proteggere porti, aeroporti, riserve di benzina e altre strutture. La Casa Bianca affermava che l’amministrazione Biden invierà immediatamente funzionari dell’FBI e del dipartimento della Sicurezza interna ad Haiti; né dipartimento di Stato né dipartimento della Difesa confermavano quali forze saranno schierate.


Nelle prime ore dell’alba del 7 luglio, il presidente divenuto dittatore di Haiti, Jovenel Moïse, fua casa da assassini. Due uomini ora duellano per essere primo ministro e quindi capo del governo. Molti osservatori ad Haiti avvertono che sarebbe stata preparata la scena affinché gli Stati Uniti riprendano la loro lunga storia di interventi negli affari interni del Paese. Tutto aggiunge caos e sofferenza al popolo di Haiti, il cui destino fu per generazioni soggetto ai capricci delle potenze imperialiste e delle élite compradore locali. Moïse, figlio di un esportatore di banane, si candidò per la prima volta alla presidenza nel 2015 e presumibilmente vinse, ma i risultati furono respinti dopo le accuse di brogli. Infine divenne presidente nel febbraio 2017 a seguito di nuove elezioni, che vide presentarsi solo il 21% degli elettori. Era il candidato del partito Tèt Kale di centrodestra e successore scelto dall’ex-presidente sostenuto dagli Stati Uniti Michel “Sweet Micky” Martelly. Impegnandosi a combattere la corruzione endemica della politica haitiana, Moïse alla fine ne divenne il simbolo. Un rapporto del 2019 dell’ufficio dell’ispettore generale di Haiti accusò Moïse di aver sostanzialmente rubato milioni di dollari dai risparmi generati dal petrolio a basso costo e dai bassi tassi di interesse del programma di assistenza PetroCaribe del Venezuela. I revisori scoprirono che il presidente era coinvolto in “collusione, favoritismi e appropriazione indebita”. Quando due società di proprietà di Moïse chiesero al governo di costruire la stessa strada prima di entrare in carica, fu affermato che lui e Martelly previdero di deviare fondi governativi per la campagna elettorale di Moïse con contratti sospetti e doppia fatturazione.

Non ha mai avuto il sostegno popolare

In un Paese in cui il 60% della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, il COVID-19 dilaga e la distruzione causata dal terremoto più di dieci anni fa e l’uragano Matthew del 2016 non è ancora stata riparata, il governo di Moïse non ha mai goduto di popolarità. Come se i blackout elettrici e i servizi pubblici inaffidabili non rendessero la vita quotidiana abbastanza difficile, tuttavia, la quasi cessione delle strade di Haiti a bande violente, tra cui alcune forse legate allo stesso presidente, portava gli haitiani poveri e della classe operaia ad essere contro Moïse ancora di più. Quasi dal momento in cui entrò in carica, la sua amministrazione fu assalita dalle proteste. Le elezioni legislative previste per la fine del 2019 non si svolsero mai e nel gennaio 2020 Moïse licenziò il parlamento, annunciando che avrebbe governato per decreto. In tutto tranne che nel nome, si è autoproclamato dittatore di Haiti. Quando il suo mandato doveva scadere nel febbraio di quest’anno, Moïse rifiutò di dimettersi, usando la pandemia come scusa per rinviare le elezioni a data da destinarsi. Nel frattempo, promosse emendamenti costituzionali che gli avrebbero permesso di rimanere in carica ancora più a lungo, istituì una nuova forza di polizia politica e designò ufficialmente chiunque protestasse contro il governo come “terrorista”. Il suo assassinio lasciò gli haitiani conflittuali e inquieti su ciò che accadrà dopo. Pochi avevano simpatia per Moïse, ma l’incertezza su ciò che accadrà genera paura. Jean Numa Goudou, capo di un giornale haitiano a Montreal, disse alla CBC: “Non è che Jovenel Moïse fosse l’unico problema e che una volta che se ne sarà andato tutti i problemi saranno risolti”. Disse che “alcuni pensavano che ci sarebbero state persone per strada, felici, tristi o arrabbiate, ma non c’è nulla di tutto questo”. Nessuno sa nemmeno chi ha legittimo diritto al potere ora. La costituzione dice che il presidente della Corte Suprema assumerà la presidenza nel caso in cui diventi vacante, ma morì di coronavirus pochi giorni prima. Il primo ministro Claude Joseph rivendicò il potere e dichiarò lo “stato d’assedio”. In un’ulteriore svolta, tuttavia, Moïse già decise che Joseph sarebbe stato rimosso l’8 luglio, il giorno dopo l’assassinio, e sostituito da un altro politico, Ariel Henry, che si autoproclamava primo ministro.

Permesso di abusare del potere

Il clima politico ad Haiti che permse a Moïse di accumulare ed abusare del suo potere, secondo il professore di politica caraibica Kevin Edmonds dell’Università di Toronto, fu creato “da una serie di interventi politici dannosi da Stati Uniti e Canada”. Jean Saint-Vil, attivista haitiano, fu più diretto, dicendo al Toronto Star che Moïse era un “burattino imposto dagli stranieri” e “non un presidente haitiano eletto e riconosciuto”. Saint-Vil è uno dei tanti preoccupati che il vuoto di potere lasciato dall’uccisione di Moïse apra la porta a un nuovo intervento di Stati Uniti ed altre potenze imperialiste. La storia fornisce molte ragioni per presumere che ciò possa accadere. Da quando fu istituita come prima repubblica nera libera in seguito alla rivolta degli schiavi del 1791 contro il colonialismo francese, Haiti è un obiettivo dell’intervento imperialista di Stati Uniti ed altre potenze. Nel 20° secolo, questo si tradusse in occupazione militare degli Stati Uniti per 20 anni e per conto delle banche nordamericane a cui era dovuto denaro dal governo haitiano, in numerosi colpi di Stato sostenuti dagli Stati Uniti e nel sostegno a dittatori sanguinari come François “Papa Doc” Duvalier e suo figlio, Jean-Claude “Baby Doc” Duvalier. Gli haitiani elessero alla presidenza il prete della teologia della liberazione Jean-Bertrand Aristide, che si impegnò a combattere la povertà e il sottosviluppo, alla presidenza nel 1990. Fu rovesciato dai militari un anno dopo, ma tornò al potere dal 1994 al 1996, all’epoca col supporto dell’amministrazione Clinton degli Stati Uniti. In carica, Aristide avviò un programma di alfabetizzazione di massa e spodestò i funzionari regionali corrotti. Fu eletto di nuovo nel 2000 promettendo di ottenere riparazioni dalla Francia per gli oneri coloniali, ma fu rapito dalle forze statunitensi nel 2004 per ordine del dipartimento di Stato del presidente George W. Bush e costretto all’esilio. Una serie di presidenti negli anni che seguirono alla fine portò all’ascesa al potere di Moïse. Sebbene Moïse godesse del sostegno di Donald Trump quando quest’ultimo occupò lo Studio Ovale, rifugiati e migranti haitiani non potevano contare su tale favore, poiché erano frequenti obiettivi dell’assalto anti-immigrazione di Trump. L’amministrazione del presidente Joe Biden fu meno diretta su cosa pensasse della svolta dittatoriale di Moïse, anche se ci fu maggiore opposizione al Congresso al sostegno degli Stati Uniti al governo haitiano.

Possibile un nuovo intervento degli Stati Uniti

La reazione iniziale di Washington all’omicidio di Moïse indica che si posa considerazione un intervento aggressivo. La prima dichiarazione ufficiale della Casa Bianca semplicemente promise che gli Stati Uniti “sono pronti ad assistere” Haiti; il dipartimento di Stato affermava di essere pronta “a ricevere ulteriori richieste dalle autorità haitiane”. Mentre la situazione ad Haiti è caotica, basandosi sulla storia passata, pochi credono che l’interferenza degli Stati Uniti possa produrre risultati positivi per la popolazione del Oaese. I prossimi giorni e settimane saranno pericolosi. A 24 ore dall’assassinio, il primo ministro Claude Joseph annunciava che quattro assassini sarebbero stati uccisi dalla polizia e altri due arrestati. Le informazioni su chi fossero, quali fossero i loro motivi o per quali forze operassero rimangono sconosciute. Secondo quanto riferito, gli assassini arrivarono a casa di Moïse travestiti da agenti dell’Agenzia antidroga degli Stati Uniti e parlavano sia spagnolo che inglese. Le speculazioni dilagavano sul fatto che bande di strada, interessi commerciali corrotti, avversari interni di Moïse o gli attori stranieri siano dietro il colpo. Tuttavia, data l’abilità degli assassini e le costose armi e attrezzature usate, nessuno pensa che questa fosse un’operazione amatoriale. Ogni volta che si tengono le elezioni ad Haiti, se lo sono, il professor Edmonds afferma che i principali Stati capitalisti devono rimanere fuori e consentire al popolo haitiano di decidere il proprio futuro, “anche se è in conflitto cogli interessi di… e industrie del gas”. Affinché ciò accada, gli attivisti negli Stati Uniti dovranno unirsi alla richiesta che il proprio Paese non intervenga, né militarmente né dietro le quinte.

CJ Atkins è il caporedattore di People’s World. Ha conseguito un dottorato di ricerca. in scienze politiche presso la York University di Toronto e ha fatto ricerca e insegnamento in economia politica e politica e idee della sinistra nordamericana. Oltre al suo lavoro presso People’s World, CJ è attualmente vicedirettore esecutivo di ProudPolitics.

Traduzione di Alessandro Lattanzio


L’assassinio di Jovenel Moïse

Yves Engler, Orinoco Tribune 9 luglio 2021

Jovenel Moïse era un tiranno violento e corrotto. Anche se la sua scomparsa potrebbe non suscitare molta simpatia, non andrebbe celebrata. Sostenuto da Washington e Ottawa, Moïse sembra sia stato ucciso da elementi del suo violento partito politico PHTK. L’operazione ben organizzata fu probabilmente finanziata dagli oligarchi dalla pelle chiara del Paese e quasi certamente condotta col sostegno dal governo. La polizia controllava la strada per casa sua, ma un video mostrava un convoglio di uomini armati muoversi metodicamente su per la collina verso la residenza del presidente. I presunti assassini annunciarono di far parte di un’operazione della Drug Enforcement Agency statunitense. Incredibilmente, il presidente e la moglie furono gli unici colpiti nell’operazione. Nessuno della sicurezza diretta di Moïse fu colpito. Né c’erano poliziotti. Secondo quanto riferito, una dozzina di proiettili ne crivellò il corpo. Moïse era estremamente impopolare. Poco conosciuto prima che l’ex-presidente Michel Martelly lo consacrasse candidato presidenziale del PHTK, importanti segmenti dell’oligarchia si ribellarono a Moïse. Così fece la maggior parte della dirigenza politica haitiano di destra. Durante il suo mandato Moïse nominò sette diversi primi ministri, incluso l’ultimo. Il precedente primo ministro ad interim, Claude Joseph, ora afferma di essere responsabile del governo, contestato dal primo ministro neonominato (anche se non insediato) Ariel Henry. Il giorno dopo l’assassinio Joseph incontrò il “Core Group”, ambasciatori stranieri (di USA, Canada, Spagna, Francia, Germania, Brasile, ONU e OAS) che esercita un immenso potere ad Haiti. Successivamente l’inviata speciale delle Nazioni Unite per Haiti, Helen La Lime, ex-funzionaria del dipartimento di Stato nordamericano, disse che Joseph guiderà il Paese fino alle elezioni previste per settembre. Mentre gran parte della dirigenza si era rivoltato contro Moïse, pochi tra la massa impoverita l’avevano mai sostenuto. Da quando nel luglio 2018 iniziarono le massicce proteste contro la corruzione, la netta maggioranza di haitiani volle che Moïse se ne andasse. I manifestanti erano infuriati per lo scandalo sulla corruzione Petrocaribe in cui le amministrazioni Moïse e Martelly derubarono centinaia di milioni di dollari. Tra la metà del 2018 e la fine del 2019 Moïse affrontò diversi scioperi generali, incluso quello che chiuse Port-au-Prince per un mese.

Per un anno e mezzo Moïse governò per decreto e la sua già limitata legittimità costituzionale decadde il 7 febbraio. In risposta iniziò una nuova ondata di proteste di massa. Durante il mandato ci fu una serie di orribili massacri sostenuti dallo Stato. A fine aprile l’International Human Rights Clinic di Harvard e L’Observatoire Haïtien des crimes contre l’humanité pubblicarono un rapporto intitolato “Uccidere con impunità: massacri sanzionati dallo Stato ad Haiti”. Documentava tre “attacchi brutali” da bande sostenute dal governo che causarono 240 morti in quartieri noti per la resistenza a Moïse. La portata di violenze ed illegalità peggiorò nelle ultime settimane. La violenza delle bande travolse interi quartieri di Port-au-Prince, sfollando migliaia di donne e bambini. Il 29 giugno il giornalista Diego Charles, l’attivista Antoinette Duclair e altre 13 persone furono uccise da un violento attacco. È improbabile che il Canada abbia avuto un ruolo diretto nell’assassinio di Moïse. In effetti, i funzionari canadesi erano probabilmente scontenti dell’omicidio. Ma questo non significa che mani canadesi non siano sulla scena del crimine. Ottawa rafforzò gli elementi più regressivi e omicidi della società haitiana. Nel 2004 il governo canadese sabotò le elezioni più democratiche della storia di Haiti. 7000 funzionari eletti furono rovesciati quando Stati Uniti, Francia e Canada destabilizzarono e poi estromisero il presidente eletto. Dopo aver sostenuto un governo golpista per 26 mesi che uccise migliaia di persone, Stati Uniti e Canada cercarono di impedire al candidato socialdemocratico René Préval di diventare presidente. Fallirono. Ma sconfissero Préval quando tentò di aumentare il salario minimo e aderì al programma petrolifero sovvenzionato venezuelano di Petrocaribe. Dopo il terribile terremoto del 2010 approfittarono della debolezza del governo per mettere da parte Préval e imporre il PHTK in una “elezione” affrettata.

A febbraio scrissi del ruolo del Canada nel favorire corruzione e violenze haitiane dopo che si seppe che il senatore del PHTK Rony Célestin nascose 5 milioni di dollari nelle proprietà di Montreal. La storia citava l’autore haitiano-canadese Jean “Jafrikayiti” Saint-Vil che spiegava: “Il regime PHTK guidato da Michel Martelly e il suo autodefinitosi ‘bandi legal’ (banditi legali), salì al potere grazie ai brogli elettorali organizzati, finanziati e controllate dalle forze di occupazioni straniere imposte ad Haiti dal colpo di Stato del febbraio 2004. L’incontro per la pianificazione del colpo di Stato e la messa sotto amministrazione fiduciaria di Haiti fu organizzato dal ministro canadese per la Francofonia Denis Paradis. L’Iniziativa di Ottawa per Haiti [31 gennaio-1 febbraio 2003] rovesciò il legittimo presidente e 7000 funzionari eletti dal Paese più povero della regione. I funzionari eletti furono sostituiti da banditi come il “senatore” Rony Célestin”. Offrendo un modo ancora più chiaro di comprendere il rapporto del Canada con le violenze ad Haiti Saint-Vil chieste: “Riuscite ad immaginare [il capi degli Hells Angels] Maurice ‘Mom’ Boucher e [la serial killer] Carla Homolka nominati senatori in Canada con elezioni fraudolente guidate da una coalizione di diplomatici haitiani, giamaicani ed etiopi ad Ottawa?” Pochi canadesi sarebbero contenti di un tale risultato, ma è una descrizione preoccupantemente appropriata della politica statunitense, canadese e francese ad Haiti.

Potrebbe risultare che la CIA o un altro braccio del governo degli Stati Uniti abbia avuto un ruolo nell’assassinio di Moïse. Ma è probabile che Moïse sia stato ucciso in una lotta interna al PHTK per il potere politico, la droga, il saccheggio delle risorse statali, ecc. O forse ci fu una disputa su qualche alleanza tra bande o violenze. Un assassinio presidenziale nel cuore della notte col probabile coinvolgimento di altri elementi del governo riflette deterioramento e natura criminale dello Stato haitiano. Di conseguenza Stati Uniti e Canada danno potere agli attori più corrotti e violenti di Haiti. Washington e Ottawa sostengono gli elementi più retrogradi della società haitiana in gran parte per paura dell’alternativa: un governo riformista, a favore dei poveri, che cerca accordi regionali alternativi. I funzionari canadesi “sostengono consapevolmente i trafficanti di droga, i riciclatori di denaro e gli assassini ad Haiti”, twittava Madame Boukman a febbraio. “Questo è l’unico modo in cui gli avvoltoi minerari canadesi possono depredare le enormi riserve auree di Haiti”. Può essere difficile crederlo, ma questa descrizione non è sbagliata.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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