Cuba dimostra il coinvolgimento USA nella destabilizzazione

Milagros Pichardo, Internationalist 360°, 14 luglio 2021

Bruno Rodríguez Parrilla, dell’Ufficio Politico del Partito Comunista di Cuba e Ministro degli Affari Esteri, accusava il governo degli Stati Uniti di essere coinvolto direttamente e di avere gravi responsabilità negli incidenti avvenuti nel nostro paese l’11 luglio.

Durante una conferenza stampa il Ministro degli Esteri cubano presentava le prove di questa dichiarazione e avvertiva la nazione del nord che sarà responsabile delle conseguenze se persiste nella politica di strangolamento contro il nostro paese e che la sua condotta irresponsabile avrà gravi conseguenze che ledono gli interessi di entrambi i paesi.

Rodríguez Parrilla denunciava che il controverso hashtag #SOSCuba non è apparo nelle Grandi Antille, ma fu lanciato a giugno, a New York, per cercare di ostacolare il pronunciamento dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite contro il blocco. Precisava che tale operazione utilizza milioni di dollari in risorse, laboratori e piattaforme tecnologiche con fondi del governo degli Stati Uniti. Notava che all’inizio la portata di tale hashtag era insignificante, “la campagna fu disarticolata quando schiacciata dal clamore internazionale, dal predominio nelle reti del mondo della volontà di proclamare la revoca del blocco”. Spiegava che l’appello alla protesta alle Nazioni Unite e il lancio della campagna sono opera della società statunitense ProActivo Miami Incorporations, che per coincidenza riceveva il certificato di validità per ricevere fondi statali dal dipartimento di Stato della Florida il 15 giugno 2021. Perciò, il capo della diplomazia cubana accusava il governo repubblicano della Florida di finanziare tale destabilizzazione e presentava ai giornalisti una copia di tale certificazione. Aggiunse che questa società strumentale opera in coordinamento con un gruppo di società, ad alta tecnologia che mobilita, finanzia e sostiene tecnologicamente un gruppo limitato ma influente in Florida e nel mondo virtuale, nonché una manciata di media che controlla i dati sempre con sfumature manipolative.

Rodriguez Parrilla spiegava che avviene attraverso numerose illegalità, violando i codici delle stesse piattaforme statunitensi che li ospitano e gestendo la narrazione per ingannare gli ingenui che non hanno la capacità di convalidare tali informazioni. “Sfruttano l’ingenuità e la giovinezza, l’empatia emotiva con cui le persone accedono alle reti”, osservava. Affermava che tale gruppetto di media, articolato in modo significativo durante la campagna di Donald Trump in Florida, riceve fondi federali e statali e gestisce le reti digitali contro il nostro Paese, incoraggia violenze, disordine e sovversione. Osservava che tra i principali operatori di tale campagna c’è adn Cuba, ideato dal governo degli Stati Uniti e finanziato dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) per la guerra della comunicazione contro Cuba. “La stessa società Proactive Miami Incorporation, annovera tra i suoi partner Yaima Pardo, responsabile dell’informazione di adn Cuba, e Norge Rodriguez, agente politico di tali media”, aggiungendo che nessuno rappresenta il nostro popolo, ma parteciparono alle violenze contro la nostra ambasciata alle Nazioni Unite e a Washington, e furono tra gli agitatori contro la squadra di baseball durante le pre-olimpiadi in Florida. “Il legame tra fondi ed operazioni del governo degli Stati Uniti e tali operatori è innegabile”, affermava il nostro ministro degli Esteri.

Tattiche per viralizzare l’hastag #SOSCUBA

Secondo le informazioni fornite da Rodriguez Parrilla, dal 5 giugno quel laboratorio mediatico lanciò una campagna su Twitter chiamata Intervento umanitario a Cuba e Canale umanitario Cuba. “Chi lo chiede va avvertito che non solo viola le leggi, ma che chiedere l’intervento umanitario a Cuba è chiedere l’intervento militare statunitense”, chiariva il ministro. Evidenziava che man mano che tali tag persero spazio, il 9 giugno fu ripreso #SOSCuba perché è un tag ampiamente utilizzato durante la pandemia di COVID-19 per scopi umanitari e di solidarietà, ma che ora viene utilizzato per manipolare, utilizzandolo come Striscione della Croce Rossa, quando in realtà è un tag belluino contro Cuba. Denunciava che tale etichetta fu spostata da una dozzina di account, ma ad alta capacità tecnologica, automatizzata, inorganica, robotica e computerizzata. Rodríguez Parrilla mostrava alla stampa i principali account che spostavano tale tag, a cui si aggiunsero #SOSMatanzas e #CubaDuele. E denunciato che gli operatori utilizzavano troll farm, utenti che coordinano una serie di account falsi e che diffondono messaggi automatici su twitter, il che comporta che tale gran numero di account falsi ltweetta tramite bot a una velocità che può avvenire solo su un base automatica. “Alcuni di tali bot usati nella campagna sono all’avanguardia, sono costosi e non rilevabili, a meno che non si esplori coscienziosamente i sistemi di auditing delle piattaforme che regolano l’ambiente sulle reti”, chiariva. “È un’operazione politica. È un’aggressione del governo degli Stati Uniti, che oggi non ha bisogno di missili e marines, e che ha un’enorme capacità di azioni belliche non convenzionali”, sottolineava.

#SOSCUBA viola le regole di twitter

Rodríguez Parrilla mostrava una misurazione effettuata l’8 e il 9 luglio che rivelava che gli utenti più prolifici degli hashtag #CanalHumanitarioCuba, #SOSCuba e #SOSMatanzas utilizzavano i tre tag ed erano coordinati dai direttori di ProActivo Miami. Spiegava che il 9 luglio attuarono azioni coordinate per aumentare in modo fraudolento il volume di #SOSCuba motliplicando per 16 volte il tag #SOSCuba, cosa che non avviene nelle reti digitali, a meno che non ci siano operazioni deliberate e progettate ad alta tecnologia. Sottolineava il fatto che questo tag posizionato nelle reti fosse il risultato di un’azione inorganica dal territorio degli Stati Uniti col supporto di troll, media digitali, attivisti e sistemi automatizzati per un messaggio dalla tendenza globale, una violazione delle regole aziendali di twitter. Tale piattaforma sanziona, sospende e interrompe gli account legittimi degli utenti cubani applicando un’interpretazione capricciosa di tale regolamento; tuttavia, quando avvenne la realizzazione dei tweet con #SOSCuba, non intervenne, affermava il ministro degli Esteri dell’isola. Specificava che un unico account, situato in Spagna e gestito dagli Stati Uniti, pubblicava più di mille tweet il 10 e l’11 luglio, al ritmo di cinque retweet al secondo. Aggiunse che anche organizzò le molestie agli influencer, tattica denunciata dagli utenti cubani su twitter. Riferiva che, allo stesso tempo, di utenti che svolgevano tale attività lo facevano senza sapere di essere stati manipolati da società nordamericana che partecipavano alla guerra dell’informazione contro Cuba. Spiegava che a questi dieci utenti fu chiesto di modificare nei profili dei loro account la geolocalizzazione, come se agissero da Cuba, per creare la fantasia che ci fosse stata un’esplosione sociale a Cuba quando in realtà avveniva solo suo server di società statunitensi che proteggono, per fini politici, tali operazioni digitali. Affermava che twitter non ha mai bloccato i suoi sistemi anti-spam, nonostante i reclami ricevuti, né ha bloccato uno di tali account finora. Affermava categoricamente che gli utenti che partecipavano a tale campagna si trovavano negli Stati Uniti e invitava twitter a smentire o confermare ciò. Chiese alla piattaforma di agire per impedirlo, nel rispetto della propria policy. “Gli strumenti di geolocalizzazione di twitter furono manipolati per segnalare falsamente che il 60% degli utenti si trovava a Cuba”, precisava nella denuncia il Ministro degli Esteri delle Grandi Antille. “La tolleranza del governo degli Stati Uniti e di tali aziende nei confronti della campagna anti-Cuba è inammissibile e li esorto a prendere misure per fermarla”, affermava. Allo stesso modo, denunciava la manipolazione delle immagini, non solo nei social network, ma anche in alcune emittenti televisive che utilizzavano immagini dall’Egitto e dall’Argentina, durante l’arrivo della squadra nazionale di calcio, o dall’aeroporto di Caracas, come se avvenissero a Cuba l’11 luglio, creando le cosiddette Fake News.

A Cuba non c’è stata esplosione sociale

Rodríguez Parrilla affermava che a Cuba non c’è stata esplosione sociale, che l’11 luglio ci furonoi disordini molto limitati, approfittando delle condizioni attuali, ma che quei disturbi furono generati da un’operazione politico-comunicativa anche a prezzo di violenze. “Questi fatti vanno condannati e respinti da tutto il nostro popolo”, espose. Aggiunse che il disordine fu causato dalla presenza di criminali, e che cercarono di manipolare le persone spacciandole per dei pseudo-movimenti, con lo scopo di formare un’opposizione politica. Sottolineava che tali eventi furono il risultato della validità di diversi elementi, tra cui l’effetto della pandemia di COVID-19 sulla vita dei cubani, le carenze causate dalle difficoltà economiche e i problemi economici affrontati dalla nostra nazione dall’inasprimento del blocco, che ha ripercussioni sul sistema sanitario, servizio elettrico, e carenze e prezzi di cibo e medicinali. “Gli Stati Uniti dedicano centinaia di milioni di dollari per aggredire Cuba, a costo di generare disordine e instabilità per fratturare l’ordine sociale e la tranquillità dei cittadini. Utilizza strumenti sofisticati per cercare di sfruttare le condizioni sociali che la pandemia ha generato sul pianeta. È un piano con finalità politiche che l’imperialismo sviluppa da tempo”, ribadiva il componente dell’Ufficio politico del Partito. Ricordava che durante la presentazione della risoluzione contro il blocco all’ONU, il 23 giugno, fu avvertito dell’uso e stesura di menzogne da parte degli Stati Uniti. In quel discorso si faceva notare che alcuni sognano caos sociale, violenze e morte a Cuba, come già in diversi Paesi. Aggiunse che da quel giorno furono registrati appelli alla violenza e all’assassinio del Presidente della Repubblica Miguel Díaz-Canel Bermúdez. Rodríguez Parrilla affermava che oggi discutiamo del diritto sovrano di un popolo all’autodeterminazione senza interferenze straniere, l’alternativa tra garantire pace e tranquillità, stabilità e sicurezza contro l’usurpatore, potenza che tenta di arraffare i nostri destini. “La pace internazionale di tutti gli Stati del pianeta è minacciata e l’ordine costituzionale del nostro Paese è compromesso”, denunciava.

Ipocrisia degli USA

Nel suo intervento, spiegava che i portavoce statunitensi rilasciarono dichiarazioni distorte nei confronti del nostro Paese, tra cui il presidente degli Stati Uniti Joseph Biden, che dovrebbe ascoltare i propri cittadini contrari a blocco e imposizione a non viaggiare a Cuba. “Ci vuole molto cinismo per chiedere allo Stato cubano di ascoltare il proprio popolo, quando le politiche contro l’isola si intensificano e l’economia cubana viene strangolata da politiche unilaterali”, notava. Sottolineò che se Biden avesse qualche interesse e volesse, in qualche modo, alleviare le difficoltà del popolo cubano, poteva intraprendere un’azione esecutiva, e con una sua firma modificare, senza voto legislativo, aspetti fondamentali del blocco. Poteva sollecitare il Congresso a revocare il blocco, sospendere l’applicazione del titolo III della legge Helms-Burton, prendere misure in relazione alle difficoltà imposte a Cuba nell’acquisire forniture mediche per combattere il COVID-19. “Tuttavia, ciò che si verificava è l’aumento dell’aggressione politica e mediatica, delle operazioni di disinformazione finanziate da fondi federali e segreti. La condotta degli Stati Uniti è in violazione del diritto internazionale e costituisce una minaccia ai diritti umani”, rimarcava.

Applicare le nostre leggi e il diritto internazionale

Il Ministro degli Esteri cubano riconosceva che il nostro popolo, nell’esercizio della sovranità, insieme al governo, si avvarrà dell’applicazione delle nostre leggi e del diritto internazionale. Certo, ci sono difficoltà nel nostro Paese, notava, e gli Stati Uniti hanno opportunisticamente approfittato della pandemia per l’aggressione. “La nostra Rivoluzione, nell’ambito del diritto internazionale e della Costituzione, eserciterà il diritto a difendere l’ordinamento giuridico dato con un referendum liberi”, affermava. Ribadiva che abbiamo vissuto tempi peggiori e che sapremo affrontare quello attuale. “Siamo impegnati a risolvere i problemi della nostra economia, abbiamo il sostegno internazionale”, dichiarava. Inoltre, aggiunse che lavoriamo per affrontare le difficoltà: la pandemia di COVID-19 e il blocco, che soffocano e uccidono. “Continueremo a lavorare nella nostra resistenza vittoriosa. Difenderemo il nostro diritto all’autodeterminazione libera e sovrana; e non ci fermeremo fin quando non usciremo dalla situazione della pandemia e dagli impatti aggravati sulla nostra economia”, insisteva. E notava che difenderemo al massimo il nostro diritto alla pace e il nostro consenso nazionale. Difenderemo la Rivoluzione e il nostro popolo. Con assoluta fedeltà alla memoria di Fidel difenderemo la verità, il nostro popolo e la Rivoluzione. “Contiamo sul consenso schiacciante del nostro popolo”, chiariva.

Scambio con la stampa

Nello scambio del Ministro degli Esteri con la stampa, la prima domanda era volta a sapere se esiste un pacchetto di soluzioni alle insoddisfazioni popolari. Gli fu anche chiesto se l’interruzione delle informazioni sia una misura difensiva. Rodríguez Parrilla spiegava che la situazione economica è complessa e nonostante ciò il governo cubano lavora duramente. Il Paese ha distribuito equamente il peso delle difficoltà che attraversa. Aggiunse che Cuba non rinuncerà mai a difendersi da qualsiasi aggressione di qualsiasi livello, ma risponderà adeguatamente, sulla base del consenso. Agiremo sempre secondo le nostre leggi, la verità e in consultazione col nostro popolo, e nei prossimi giorni intensificheremo gli scambi coi nostri cittadini. Un’altra domanda della stampa si riferiva al fatto che il governo cubano avesse avuto comunicazione coll’amministrazione Biden di quanto accaduto nell’isola. Si era parlato del movimento sui social network di una campagna sulle barche che arrivano a Cuba. Rodríguez Parrilla rispose che c’è una comunicazione. Le ambasciate lavorano in condizioni difficili e c’è comunicazione a livello diplomatico. Sulla seconda domanda rivelava: “Spero che il governo degli Stati Uniti sia rispettoso del diritto internazionale e non ripeta le tragiche esperienze del passato”. Aggiunse che Cuba è uno Stato sovrano e il nostro popolo agirà con determinazione. “Ci aspettiamo che gli Stati Uniti adottino le misure necessarie. Sarebbe sorprendente se gli Stati Uniti, nella loro impunità, incoraggiassero l’emigrazione irregolare e discriminatoria”, affermava. Alla domanda se il governo cubano preveda ritorsioni diplomatiche contro il governo degli Stati Uniti, il componente del Politburo osservò che la condotta di Cuba è totalmente in linea col diritto internazionale. “Siamo interessati a relazioni rispettose basate sulle norme internazionali e nell’interesse di entrambi i Paesi. Pertanto da parte cubana c’è sempre rispetto e disposizione costruttiva al dialogo”, affermava. Se nell’attuale governo degli Stati Uniti è rimasta qualche preoccupazione su Cuba, allora ci sono ragioni molto potenti per cambiare la politica che danneggia i cubani e gli interessi nordamericani. Alla domanda se verranno violati i diritti dei cubani, secondo le immagini che circolano sul controllo dei disordini, il Cancelliere rispose di aver visto scene di violenza della polizia in Europa, in condizioni ben diverse. Ricordava le aggressioni vissute dalla stampa negli Stati Uniti durante le manifestazioni di Washington. È vero che si sono verificati violenze, ma non è a Cuba che c’è una repressione come quella in certi Paesi europei, aveva detto, e sottolineava, ancora una volta, che “applicheremo le nostre leggi secondo quanto richiesto”. A una domanda sulle differenze tra le amministrazioni repubblicana e democratica, il Cancelliere ha risposto che c’è una grande differenza nella piattaforma che portò Biden al trionfo elettorale. “Esiste l’inerzia della politica”, chiariva.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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