Cuba vs terrorismo mediatico

Carlos Fazio www.cubadebate.cu

L’11 luglio scorso Cuba è stata il bersaglio di una rinnovata e sofisticata operazione di guerra cibernetica, che, insieme alla campagna di intossicazione (dis)informativa dei mass media cartellizzati, di notizie false (fake news) di utilizzo di  account “influenzatori” e di ONG come strumenti di infiltrazione nella società, è volta a destabilizzare in modo caotico e violento l’isola, e il cui obiettivo principale è giustificare l’ingerenza militare USA sotto lo schermo di un “intervento umanitario”.

Le azioni segrete dell’amministrazione Biden si sono iscritte nel quadro della Guerra Non Convenzionale (GNC) del Pentagono; una guerra irregolare, asimmetrica e di logoramento, che ha come asse una “strategia a tutto campo” comprendente una politica in cui il militare (comprese le operazioni psicologiche di intelligence, guerra ibrida, cyberguerra, terrorismo, sabotaggio), quello economico, commerciale e finanziario (il blocco e le sanzioni e leggi di portata extraterritoriale come la Torricelli e la Helms-Burton) e quello culturale (l’uso dello slogan “Patria e Vita” contrapposto alla simbolica frase di Fidel, “Patria o morte”), hanno obiettivi comuni e complementari.

Le guerre di quarta generazione richiedono il controllo e la conversione strumentale dei media (radio, TV, stampa scritta) in armi di guerra psicosociale, in combinazione con le reti informatiche (fibra ottica, cavi, computer e dispositivi elettronici per il traffico e la generazione di informazioni) utilizzate come strumenti per la diffusione delle matrici di opinione elaborate nei sotterranei del Pentagono e della CIA.

La dimensione umana è l’essenza stessa  della guerra irregolare. Comprendere la cultura (identità, valori, credenze, percezioni), nonché i fattori politici, economici e religiosi sono fondamentali per le attività di sovversione e spionaggio.

Dal 2007, la CIA ha considerato prioritario garantire l’accesso ad Internet di Cuba senza il controllo del governo, e nel 2011 ha generato una rete sociale clandestina, simile a Twitter, chiamata ZunZuneo, promossa da messaggi di testo per incitare i giovani a manifestare contro il governo come nella “primavera araba”.

Nel 2018 è stata creata una Internet Task Force per Cuba, subordinata al Political Action Group che fa parte del Center for Special Activities, una divisione della CIA che effettua analisi basate su big data ed elabora profili di soggetti di interesse. Questo gruppo operativo ingaggia netcenter, criminali informatici e haters (odiatori) che realizzano campagne di discredito civico o sulla reputazione delle persone mediante campagne di insinuazioni e notizie false e la manipolazione di materiali digitali, foto, conversazioni registrate, e-mail e furto di password per falsificare identità.

Ascritti al “capitalismo di sorveglianza” (Shoshana Zuboff) ed alla “grande ripartenza” del World Economic Forum, gli attacchi informatici contro siti web cubani cercavano di congestionare, bloccare e/o danneggiare i canali di comunicazione; ottenere preziose informazioni e prendere il controllo dei server, e far collassare la visibilità e la credibilità del governo di Miguel Díaz-Canel e la sua capacità di diffondere informazioni attraverso i media ufficiali riguardo la reale situazione a Cuba.

Indotti da agenti provocatori (guarimberos -rivoltosi- che si sono resi protagonisti di disordini di strada e prese violente di strutture per indurre la polizia a compiere azioni repressive che generassero la percezione di violazioni dei diritti umani), nelle manifestazioni hanno partecipato settori popolari che soffrono gli effetti della crisi della pandemia, il blocco e le sanzioni USA ed alcuni rivoluzionari insoddisfatti e confusi dalla manipolazione delle emozioni nelle reti digitali.

Attivate dall’agenda politica della controrivoluzione, le manifestazioni facevano parte di un’operazione politica e di intelligence che includeva appelli all’odio e commettere linciaggi e omicidi, ma sono state precedute da una pianificata opera di indebolimento simbolico, che ha cercato di erodere le basi dei legami di quartiere e comunità, il buon senso e la morale e la comprensione collettiva, bombardati dai mass media da trasmissione di dati ed immagini.

Propria del terrorismo mediatico ed affine ai manuali delle “rivoluzioni colorate” (golpe morbidi), l’immagine che, in modo intenzionale, ha usato l’ONG Article 19 per colpire il governo cubano, facendo passare una marcia in Egitto come se fosse sul lungomare dell’Avana, si è sommata alle menzogne e manipolazioni di para-giornalisti e all’uso intensivo di robot, algoritmi e account di nuova creazione, in cui è stato coinvolto il governo USA attraverso una campagna su Twitter, che ha contato su risorse multi milionarie e sofisticate piattaforme tecnologiche sofisticate installate negli USA – in particolare a Miami, sede dell’industria della controrivoluzione – e il sostegno dei senatori Marco Rubio, Ted Cruz e Lindsey Graham, repubblicani, e Robert Menéndez, democratico del New Jersey.

Per incitare al “cambio di regime”, la guerra culturale ha incluso i rapper, l’industria della musica hip hop e settori dell’intrattenimento cubano finanziati dall’USAID e dalla National Foundation for Democracy – entrambi facciate della CIA – e fondazioni come la Open Society (Soros) e la Red Atlas.

L’hashtag #SOSCuba e #CorredorHumanitario è stato utilizzato dai mercenari cibernetici insieme alla canzone Patria y Vida (in lingua orwelliana Annessione ed Odio), catapultata dagli arti-attivisti del Movimento San Isidro come inno dei manifestanti “spontanei” che sventolavano bandiere USA.

La sovranità e l’autodeterminazione di Cuba devono essere risolte dai cubani. La storia dimostra che la guerra ibrida viene sconfitta solo con un popolo cosciente mobilitato.

Chi di noi ha seguito il processo cubano dall’impresa di Granma, la guerra di liberazione nazionale di Fidel e dei barbudos della Sierra Maestra e il lavoro clandestino del Movimento 26 Luglio, sappiamo che la Rivoluzione va difesa senza esitazione, confusione né condizionamento alcuno.

Per la sua storia, per la costruzione di un socialismo di stampo cubano e per la sua opera internazionalista, Cuba è degna di sostegno e solidarietà. Nessuno dubiti che, come diceva Martí, “a Cuba sono più montagne che gli abissi: più coloro che amano che quelli che odiano”. Nel mondo anche.


Cuba vs. terrorismo mediático

Por: Carlos Fazio

El pasado 11 de julio Cuba fue el blanco de una renovada y sofisticada operación de guerra cibernética, que a la par de la campaña de intoxicación (des)informativa de los medios masivos cartelizados, de las noticias falsas (fake news), del uso de cuentas “influenciadoras” y de ONG como herramientas de infiltración en la sociedad, está dirigida a desestabilizar de manera caótica y violenta a la isla, y cuyo objetivo principal es justificar la injerencia militar de Estados Unidos bajo la pantalla de una “intervención humanitaria”.

Las acciones encubiertas de la administración Biden se inscribieron en el marco de la Guerra No Convencional (GNC) del Pentágono; una guerra irregular, asimétrica y de desgaste, que con eje en una “estrategia de espectro completo” abarca una política donde lo militar (incluidas operaciones sicológicas de inteligencia, guerra híbrida, ciberguerra, terrorismo, sabotajes), lo económico, comercial y financiero (el bloqueo y las sanciones y leyes de alcance extraterritorial como la Torricelli y la Helms-Burton) y lo cultural (el uso de la consigna “Patria y Vida” en contraposición a la simbólica frase de Fidel, “Patria o Muerte”), tienen objetivos comunes y complementarios.

Las guerras de cuarta generación requieren del control y la conversión instrumental de los medios (radio, TV, prensa escrita) en armas de la guerra sicosocial, en combinación con las redes informáticas (fibra óptica, cables, computadoras y dispositivos electrónicos para el tráfico y generación de información) utilizadas como herramientas para la difusión de matrices de opinión elaboradas en los sótanos del Pentágono y la Agencia Central de Inteligencia.

La dimensión humana es la esencia misma de la guerra irregular. Entender la cultura (identidad, valores, creencias, percepciones), así como los factores políticos, económicos y religiosos son cruciales para las actividades de subversión y espionaje.

Desde 2007 la CIA consideró prioritario garantizar el acceso a Internet en Cuba sin el control del gobierno, y en 2011 engendró una red social clandestina similar a Twitter llamada ZunZuneo, impulsada por mensajes de texto para incitar a los jóvenes a manifestarse contra el gobierno como en la “Primavera Árabe”.

En 2018 se creó una Fuerza de Tarea de Internet para Cuba, subordinado al Grupo de Acción Política que forma parte del Centro de Actividades Especiales, una división de la CIA que realiza análisis basados en el big data y procesa perfiles de sujetos de interés. Ese grupo operativo contrata netcenters, cibersicarios y haters (hostigadores) que realizan campañas de descrédito cívico o de la reputación de personas mediante campañas de rumores y noticias falsas, y de la manipulación de materiales digitales, fotos, conversaciones grabadas, correos electrónicos y el robo de contraseñas para suplantar identidad.

Adscritos al “capitalismo de vigilancia” (Shoshana Zuboff) y al “gran reinicio” del Foro Económico Mundial, los ciberataques contra sitios web cubanos buscaban congestionar, bloquear y/o dañar los canales de comunicación; obtener información de valor y tomar el control de los servidores, y hacer colapsar la visibilidad y credibilidad del gobierno de Miguel Díaz-Canel y su capacidad para difundir información a través de medios oficiales respecto a la situación real en Cuba.

Inducidos por agentes provocadores (guarimberos que protagonizaron disturbios callejeros y tomas violentas de instalaciones para inducir a la policía a tomar acciones represivas que generaran la percepción de violaciones de derechos humanos), en las manifestaciones participaron sectores populares que sufren los efectos de la crisis de la pandemia, el bloqueo y las sanciones estadounidenses, y algunos revolucionarios inconformes y confundidos por la manipulación de las emociones en las redes digitales.

Activadas por la agenda política de la contrarrevolución, las manifestaciones fueron parte de una operación política y de inteligencia que incluyó llamados de odio y a cometer linchamientos y asesinatos, pero fueron precedidas por un planificado trabajo de socavamiento simbólico, que buscó erosionar las bases de los vínculos barriales y comunitarios, el sentido común y la moral y el entendimiento colectivos, bombardeados desde los medios masivos de transmisión de datos e imágenes.

Propia del terrorismo mediático y afín a los manuales de las “revoluciones de colores” (golpes suaves), la imagen que de manera intencional utilizó la ONG Artículo 19 para golpear al gobierno cubano, haciendo pasar una marcha en Egipto como si fuera en el malecón de La Habana, se sumó a las mentiras y manipulaciones de paraperiodistas y al uso intensivo de robots, algoritmos y cuentas recién creadas, en las que estuvo implicado el gobierno de EE.UU. a través de una campaña en Twitter, que contó con recursos multimillonarios y sofisticadas plataformas tecnológicas instaladas en territorio estadunidense −en particular en Miami, asiento de la industria de la contrarrevolución− y el apoyo de los senadores Marco Rubio, Ted Cruz y Lindsey Graham, republicanos, y Robert Menéndez, demócrata por Nueva Jersey.

Para incitar al “cambio de régimen”, la guerra cultural incluyó raperos, la industria de la música hip hop y sectores de la farándula cubana financiados por la Usaid y la Fundación Nacional para la Democracia −ambas tapaderas de la CIA− y fundaciones como la Open Society (Soros) y la Red Atlas.

La etiqueta #SOSCuba y #CorredorHumanitario fue usada por mercenarios cibernéticos junto con la canción Patria y Vida (en lenguaje orwelliano Anexión y Odio), catapultada por artivistas del Movimiento San Isidro como himno de manifestantes “espontáneos” que enarbolaban banderas de Estados Unidos.

La soberanía y la autodeterminación de Cuba deben ser resueltas por los cubanos. La historia demuestra que la guerra híbrida sólo se derrota con pueblo consciente movilizado.

Quienes seguimos al proceso cubano desde la gesta del Granma, la guerra de liberación nacional de Fidel y los barbudos en la Sierra Maestra y el trabajo clandestino del Movimiento 26 de Julio, sabemos que hay que defender a la Revolución sin vacilación, confusión ni condicionamiento alguno.

Por su historia, por la construcción de un socialismo a la cubana y por su labor internacionalista, Cuba es merecedora de apoyo y solidaridad. Nadie dude, que, como dijo Martí, “en Cuba son más los montes que los abismos: más los que aman que los que odian”. En el mundo también.

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