Cuba: siamo sulla strada giusta?

Indubbiamente, questo è il momento storico più complesso che la rivoluzione cubana abbia mai attraversato. L’escalation di aggressione USA contro Cuba, rappresentata nel mantenimento delle misure economiche e politiche stabilite dal governo di Donald Trump, aggiunte alle nuove iniziative dell’attuale amministrazione Biden, è riuscita a danneggiare e a colpire gravemente la sopravvivenza della nostra popolazione, circostanza di cui approfitta la CIA e i suoi compari esterni e interni per cercare di rovesciare il governo cubano.

Non escludiamo affatto i nostri errori. In qualche modo hanno contribuito a questi sforzi, perché da alcuni anni, come era stato analizzato negli ultimi congressi del Partito, erano indispensabili riforme urgenti per salvare e ripulire l’economia, aumentare il livello di vita della popolazione e affrontare l’aggressione politica e ideologica che il nemico, attraverso i suoi molteplici mezzi, soprattutto le reti sociali, stava portando avanti in una enorme campagna.

La battaglia si è generalizzata, le azioni nemiche sono aumentate, e attraverso i loro agenti interni, forse confusi dai disordini esistenti a causa delle carenze e delle penurie di ogni genere che soffre il nostro popolo, hanno ritenuto che fosse giunto il momento del colpo finale per distruggere l’opera rivoluzionaria.

Si sbagliavano. Il popolo rivoluzionario ha risposto nell’unità di Marti a coloro che cercavano di spegnere il fuoco che, come una torcia olimpica, ha guidato il cammino dei cubani per più di sei decenni ed è servito da esempio al continente e a molti altri popoli del mondo.

La lotta contro la pandemia, il successo dell’acquisto di cinque candidati vaccini contro di essa, con i quali la nostra popolazione è ormai inoculata, le misure sanitarie in corso, insieme ad altre azioni in campo economico che stanno progressivamente liberando le forze produttive, sono la prova di un cambiamento, lento, è vero, ma, come tutti gli sforzi contro vecchi vizi e barriere burocratiche, hanno aperto un cammino di luce e speranza.

Brigate di operatori sociali, composte da studenti di scienze sociali e di diritto, hanno iniziato attività per conoscere in prima persona le necessità e le sofferenze dei quartieri emarginati, dove le misure socio-economiche e rivoluzionarie sono state limitate o insufficienti. L’iniziativa è vitale, perché non solo permette di identificare le difficoltà e le carenze, ma anche di correggere gli errori e prendere misure, di distribuire meglio e, soprattutto, di spiegare e diffondere le nostre idee, il progetto rivoluzionario, l’ideologia fidelista.

L’investimento estero ha aperto le sue porte in un esercizio rivoluzionario agli stranieri e ai cubani non residenti nel paese. Sono state prese decisioni importanti nella liberalizzazione dei prezzi dei mercati agricoli, il che comporta dei rischi, ma anche dei risultati. Non possiamo aggrapparci a vecchi concetti e mettere in pratica l’eredità di Fidel quando ci disse di “cambiare tutto ciò che deve essere cambiato”.

Le organizzazioni di massa, in particolare i Comitati di Difesa della Rivoluzione, hanno due compiti fondamentali: la lotta contro la pandemia e la conoscenza dei problemi della popolazione nei quartieri e nelle comunità, non solo per comprenderli ma anche per cercare, insieme alle autorità locali, le soluzioni necessarie.

La stampa diffonde e indaga, e ha iniziato un sano esercizio di critica e informazione sui problemi e conflitti sociali ed economici, togliendo l’iniziativa al nemico in questo importante campo, anche se c’è ancora un tocco di trionfalismo in alcuni dei suoi reportage, fiduciosi che la burocrazia non cercherà di ostacolare e frustrare lo sforzo.

Ogni giorno osserviamo attraverso i media, i nostri dirigenti, guidati dal presidente Miguel Díaz Canel nella lotta, sia nel volontariato, nelle riunioni che esigono risultati dagli organi dell’amministrazione statale, nella lotta contro la pandemia o nella ricerca di soluzioni per liberare le forze produttive.

I nostri medici e il personale sanitario, insieme agli studenti delle più svariate discipline, partecipano alla lotta contro il Covid 19, proiettando uno straordinario paradigma di virtù, altruismo e solidarietà, che può essere un esempio per altri popoli.

Nell’arena internazionale, il discorso vitale del presidente messicano Manuel López Obrador che sollecita l’aiuto al popolo cubano e la sua iniziativa di inviare donazioni all’isola hanno completato il prezioso aiuto del popolo russo e del suo presidente Vladimir Putin. La Bolivia e il Nicaragua sandinista si sono uniti in solidarietà con questo sforzo per aiutare con “il poco che hanno”, mentre la manovra politica degli Stati Uniti di usare l’OSA per condannare Cuba per una presunta e non provata repressione è fallita, nonostante l’aggiunta del lacchè europeo. Le recenti parole del presidente argentino Alberto Fernández che condanna il blocco contro Cuba e Venezuela e l’OSA come uno strumento inutile, diventa una campana a morto per questa mostruosità, che Cuba ha descritto qualche tempo fa come un “ministero delle colonie”.

Nel calore della battaglia di idee a cui Fidel ci ha convocato una volta, voglio fare alcune riflessioni personali, con il margine di errore che possono comportare, ma con l’onestà di un militante rivoluzionario veterano.

La strada da percorrere nelle circostanze attuali è complessa e accidentata. È diventato evidente che è necessario che gli organi dell’amministrazione centrale e le organizzazioni sociali e di massa siano più proattivi, che cerchino e propongano soluzioni nuove e audaci, che permettano di avanzare e approfondire ulteriormente, in questa direzione: “di tutto ciò che deve essere cambiato”.

È necessario approfondire la critica degli errori commessi, analizzarne le cause e le conseguenze, pubblicamente, senza paura o dubbi, perché il nostro popolo è saggio e ci capirà. Non farlo implica un grave errore e permette al nemico di usarli per ingannare e manipolare settori della popolazione con i loro slogan e bugie che diffondono all’infinito attraverso le reti sociali.

Il partito deve analizzare i suoi concetti organizzativi. Considera che la militanza non deve concentrarsi nella sovrastruttura, solo in quelle istituzioni o organismi in cui, per la loro importanza economica, scientifica o sociale, è necessaria, e abbassa il resto della sua militanza alla base, alla comunità, perché è lì dove il comunista vive e dove deve essere un esempio e deve lottare, spiegare, persuadere, sapere cosa pensa la popolazione e, se necessario, cercare soluzioni alle difficoltà e problemi esistenti.

Il lavoro politico ideologico è il risultato diretto del confronto di idee, concetti, criteri e non precisamente della partecipazione a circoli di studio o della lettura di documenti e discorsi, anche se aiutano. Le organizzazioni di base, i militanti, devono e dovranno difendere le idee rivoluzionarie ovunque se ne presenti l’opportunità e ognuno lo farà nella misura delle sue possibilità, che si arricchiranno progressivamente nei dibattiti e negli scambi di idee.

E nella parte finale. Ascoltando su NTV il presidente Díaz Canel che parla e si congratula con i nostri atleti olimpici, riflettendo sulle sue parole di incoraggiamento ed evocando l’atteggiamento del pugile Julio César la Cruz quando trionfò nel suo combattimento e proclamò dal ring della boxe: “Patria o Muerte Venceremos”, sono di nuovo convinto che questo popolo e questa Rivoluzione sono un popolo e una rivoluzione, che questo popolo e questa Rivoluzione sono indistruttibili, non ci resta che agire, lottare per le nostre idee, per il Socialismo, in difesa del lavoro rivoluzionario di più di 60 anni, in onore dei martiri della Patria, delle vittorie vinte contro l’Impero più potente e crudele del Mondo e per ripetere ancora una volta, ricordando Fidel: Qui nessuno si arrende. L’ordine di combattere è stato dato. Patria o morte. Vinceremo!

link II parte

Autore: Fabián Escalante: Maggiore generale (r), ex capo dei servizi segreti di Cuba. Autore di diversi libri sui servizi segreti statunitensi contro Cuba e ha studiato l’assassinio di John F. Kennedy dalla prospettiva cubana.

Fonte: www.cubaenresumen.org

Traduzione: Associazione nazionale di Amicizia Italia-Cuba

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