USA: agenda nel “Triangolo del Nord” del Centro America

N. Chaves García, Tamara Lajtman e A. García Fernández, PortalALBA

Le politiche di Biden nei confronti di Guatemala, Honduras ed El Salvador si concentrano su migrazione, lotta alla corruzione e assistenza allo sviluppo, con poche differenze sostanziali rispetto alla precedente amministrazione.

Coll’arrivo di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti (USA), sono pochi i cambiamenti visti dalla politica di Trump nei confronti del cosiddetto “Triangolo del Nord” del Centro America (Guatemala, El Salvador e Honduras).

Le principali politiche statunitensi nei confronti di questa regione possono essere raggruppate in tre aspetti principali: migrazione, lotta alla corruzione e assistenza allo sviluppo. Nella prima metà dell’anno, gli Stati Uniti arrestarono un milione di migranti al confine meridionale. La lotta alla corruzione è uno dei grandi pilastri della strategia del soft power di Biden per l’America Latina e si riflette nella Guida provvisoria alla sicurezza nazionale. Sull’assistenza allo sviluppo, spiccano le modifiche ai finanziamenti, ma soprattutto l’articolazione dell’assistenza cogli obiettivi della lotta alla corruzione.

Combattere la corruzione come strategia unificante

Sia la Guida provvisoria alla sicurezza nazionale di Biden che il Memorandum sull’istituzione della lotta alla corruzione come interesse fondamentale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, menzionano il Paese guidare la lotta alla corruzione, “poteri autoritari” e antidemocratici che cercano di “erodere le regole internazionali esistenti e promuovere modelli alternativi di governo autoritario”. In entrambi i documenti viene menzionata la necessità di lavorare con “alleati internazionali”, quindi al Summit of the Americas una delle priorità chiave è la difesa della democrazia e dei diritti umani, compresa l’eliminazione dei meccanismi di corruzione. L’altro aspetto è l’attenzione alla migrazione. Juan González, consigliere di Biden, affermava che l’obiettivo di Biden è creare una “task force” per il dipartimento della Giustizia per aiutare i procuratori generali centroamericani ad indagare sulle strutture di corruzione e criminalità organizzata. Questo obiettivo è accompagnato da finanziamenti per le organizzazioni della società civile e il settore privato. Inoltre, intendono avvalersi della legge Magnitsky per “accompagnare” il lavoro dei rispettivi procuratori del Triangolo settentrionale dell’America centrale. Questo è uno dei cambiamenti nella corruzione, dato che non intendono più rafforzare le missioni internazionali che funzionavano internamente, come l’ormai defunto CICIG in Guatemala, MACCIH in Honduras o CICIES recentemente sepolto da Bukele nell’El Salvador. Pertanto, la scommessa politica è l’uso delle leggi statunitensi (con potere extraterritoriale) e dell’assistenza allo sviluppo, focalizzata sulle questioni di corruzione per raggiungere il suo obiettivo. Di fronte a tale panorama, diventa particolarmente importante il ruolo di Costa Rica e Panama, entrambi dall’atteggiamento storicamente passivo nei confronti degli Stati Uniti, che potrebbero essere rafforzati come base centroamericana per far fronte alla perdita di spazio nella regione, come accaduto con la visita di Blinken. In tale contesto, colpiscono gli avvenimenti nel Triangolo Nord del Centro America, dove le tensioni tra i governi e i cittadini si attenuano in Paesi dove la lotta alla corruzione continua ad avere sostenitori.

Guatemala: rimozione di Juan Francisco Sandoval

Il 24 luglio, il procuratore generale Consuelo Porras rimosse Juan Francisco Sandoval dalla posizione di procuratore della Procura speciale contro l’impunità (FECI). Il giorno dopo, Sandoval lasciò il Guatemala per paura della sua integrità fisica e si trova in El Salvador. La FECI, già Procura Speciale annessa alla CICIG (UEFAC), fu istituita in virtù dell’Accordo per la creazione della Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG), firmato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e dal Governo del Guatemala il 12 dicembre 2006 a New York City e dall’Accordo di cooperazione bilaterale firmato tra ministero pubblico e Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala il 27 febbraio 2008. Centinaia di guatemaltechi protestarono nel Paese dal 24 luglio nell’ambito dello sciopero nazionale indetto da diverse organizzazioni per chiedere le dimissioni del presidente Alejandro Giammattei e del procuratore Consuelo Porras. Proteste simili si ebbero nel novembre 2020. Gli Stati Uniti espressero sostegno a Sandoval. Il segretario di Stato Antony Blinken espresso sostegno “al popolo del Guatemala e al procuratore Juan Francisco Sandoval”, e ricordò di aver quest’anno conferito personalmente al magistrato il titolo di “campione anticorruzione” del dipartimento di Stato nel febbraio del 2021.
Durante il suo tour in America Centrale all’inizio di giugno, la vicepresidentessa degli Stati Uniti Kamala Harris notò che per la promozione dell’indipendenza giudiziaria degli investimenti e il sostegno alla FECI e all’ormai ex-capo Juan Francisco Sandoval erano necessari. In continuità con la politica statunitense nei confronti del Centroamerica delle ultime tre amministrazioni fu annunciata la creazione di una “forza speciale” per indagare sul traffico di esseri umani ai confini meridionali e settentrionali del Guatemala, nonché inchieste contro la corruzione e sostegno alla lotta al traffico di droga. Tale gruppo speciale sarà composto da agenti del dipartimento del Tesoro, dello Stato e della Giustizia e includerà consulenza ai ministeri pubblici locali e alla polizia guatemalteca.

El Salvador: richiesta di detenzione contro Sánchez Cerén

Il 24 luglio, il procuratore generale di El Salvador ordinava la cattura dell’ex-presidente del Salvador Sánchez Cerén (2014-2019) della seconda amministrazione del Fronte di liberazione nazionale Farabundo Martí (FMLN). Inoltre, furono arrestati ex-ministri ed ex-viceministri (ex-ministri dell’Economia, Carlos Cáceres e della Salute, Violeta Menjívar; ed ex-viceministri del Lavoro, Calixto Mejía, della Tecnologia, Erlinda Handal, e dell’Agricoltura, Hugo Flores), accusati di appropriazione indebita di fondi statali con la riscossione di bonus. Tale azione alza il tono della persecuzione dell’FMLN da parte di Nayib Bukele. Persecuzione chiara fin dall’inizio della sua amministrazione quando il presidente ordinò il licenziamento di funzionari legati all’FMLN. Il Venezuela descrisse la richiesta di arresto di Sánchez Cerén come ”persecuzione giudiziaria”. Il Ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, e il presidente del Paese centroamericano, Nayib Bukele, recitavano un dialogo incrociato sulle reti. Ciò intensificava il conflitto a livello internazionale. Il governo nicaraguense ufficializzò la cittadinanza a Sánchez Cerén, che ne impedirà l’estradizione, poiché le leggi nicaraguensi l’impediscono. Il Segretario Generale dell’FMLN, Óscar Ortiz, denunciò che “l’attuale gruppo di governo, utilizzando strumenti statali, agisce illegalmente per consolidare il meccanismo di persecuzione politica”. Dal 22 marzo gli Stati Uniti nominavano Ricardo Zúñiga “Inviato speciale per i paesi del Triangolo Settentrionale dell’America Centrale”. Fece tre visite in due mesi. I principali temi in agenda tra El Salvador e USA: migrazione e politiche anticorruzione per fermarla, assistenza allo sviluppo e pandemia. Per fare questo, Kamala Harris riferì che si aspetta di consegnare altri 310 milioni per aiutare l’America centrale. Si aggiungono ai 4 miliardi proposti da Biden per sviluppo, sicurezza e migrazione; Per l’anno fiscale 2022 furono richiesti 861 milioni. Il rapporto tra i governi di El Salvador e Stati Uniti fu caratterizzato da tensioni. Questo, sulla base di una serie di affezioni alla democrazia di Bukele, la militarizzazione dell’Assemblea legislativa del 9 febbraio 2020, violazioni dei diritti umani. Nei primi mesi della pandemia, la rimozione dei magistrati dalla Camera Costituzionale e del Procuratore Generale. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti nona commentò arresti e mandati di arresto.

Honduras: la persistenza della violenza

Proseguendo con la politica anticorruzione nel Triangolo Nord del Centroamerica e dopo le prime designazioni sanzionatorie da parte della Lista Engel, il dipartimento di Stato annunciava sanzioni contro l’ex-presidente Porfirio Lobo Sosa e l’ex first lady Rosa Elena Bonilla per presunte tangenti per traffico di droga. L’attuale presidente Juan Orlando Hernández è anche incriminato dai pubblici ministeri di New York per traffico di droga e appropriazione indebita di fondi degli aiuti statunitensi attraverso organizzazioni di beneficenza fasulle. Il 26 luglio, l’ex-deputata all’opposizione all’attuale governo, Carolina Echeverría, fu assassinata a Tegucigalpa. È solo un esempio delle violenze che vive il Paese, visto che da gennaio a maggio ci furono 23 massacri, e una media giornaliera di 10- 11 omicidi in un Paese di circa 10 milioni di abitanti e il 9% della popolazione all’estero. Questo assassinio esaspera la tensione nel Paese in occasione delle elezioni nazionali previste per il 28 novembre. La violenza continua ad essere il mezzo per affrontare le tensioni in Honduras.
Dopo il passaggio degli uragani Eta e Iota, il Paese subiva danni che compromisero lo sviluppo sociale e la crescita economica: si stima 3,5 milioni di persone colpite, mezzo milione di sfollati interni e un impatto di circa il 40% del PIL.

Cambiamenti nella politica sull’immigrazione?

Il 29 luglio, la Casa Bianca presentava la “Strategia USA per affrontare le cause profonde della migrazione in America Centrale” che, secondo alti funzionari, è “la prima strategia globale” per affrontare il problema dell’immigrazione, che si basa su cinque pilastri: 1) affrontare l’insicurezza economica e la disuguaglianza, 2) combattere la corruzione e rafforzare la governance democratica e promuovere lo stato di diritto, 3) promuovere il rispetto dei diritti umani, dei diritti del lavoro e della libertà di stampa, 4) contrastare e prevenire la violenza, l’estorsione e altri crimini perpetrati da bande criminali, reti di trafficanti e altre organizzazioni criminali organizzate e 5) combattere la violenza sessuale, di genere e domestica. Per realizzare tale strategia fu presentata la “Strategia di migrazione collaborativa”. Il suo obiettivo è la cooperazione con altri governi, il settore privato, la società civile e le organizzazioni internazionali. Per farlo, hanno già ricevuto impegni da Messico, Giappone, Corea del Sud e Nazioni Unite. Questa strategia collaborativa stabiliva otto linee guida principali con cui s’intende ampliare l’accesso alla protezione internazionale e nei Paesi di origine, i programmi di migrazione per lavoro, reintegrare i rimpatriati, promuovere la gestione sicura delle frontiere, tra gli altri. Diverse organizzazioni di migranti hanno criticato l’assenza di una riforma globale dell’immigrazione, che continua con alcuni ordini esecutivi di Trump che negano l’ingresso ai migranti a causa della pandemia e mancano ancora le decisioni relative al programma DACA. Nel frattempo, il governatore del Texas propose di arrestare i veicoli che trasportano stranieri, per aver esposto la popolazione all’infezione da COVID-19.
Contrariamente a quanto proposto da Biden in campagna elettorale, e a più di tre mesi dal suo mandato, i cambiamenti politici verso il Centroamerica sono pochi ed esprimono più continuità che rotture. In un contesto ancora segnato da pandemia e processi strutturali storici in Centroamerica, Biden non attacca le migrazioni dal basso e dalle radici. La lotta a corruzione, narcotraffico in chiave militare, assistenza allo sviluppo, uso della diplomazia, sanzioni e revoca dei visti ai funzionari non cercano di modificare le condizioni materiali del Centroamerica. Al contrario, aggravano le contraddizioni politiche ed economiche e aumentato l’instabilità politica. La strategia anticorruzione articola l’assistenza allo sviluppo e il lavoro congiunto con settore privato e diverse procure di Honduras, El Salvador e Guatemala, e vengono esercitate pressioni sui diversi governi nel tentativo di mantenere la presenza permanente del Stati Uniti in una regione chiave.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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