VII Vertice delle Americhe, non c’è tempo per cerimonie

Norelys Morales Aguilera http://islamiacu.blogspot.it

VII cumbre-panama-.maduro-obamaEra il 18 aprile 2009 a Puerto España, Trinidad e Tobago, durante il V Vertice delle Americhe. Il presidente Hugo Chavez era seduto ad un capo del tavolo, a forma di U, che presiedeva Barack Obama, con i leader dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR). Prima dell’incontro Chavez si dirige al nordamericano e gli regala il libro “Le vene aperte dell’America Latina” dell’uruguaiano Eduardo Galeano. Obama gli strinse la mano. Dopo salutarlo con un “come stai?”, lo ringraziò, mostrò il libro davanti alle telecamere e lo lasciò sul tavolo.

La destra internazionale suonò l’allarme per il “pericoloso libro” ed il saluto con stretta di mano. I media che la assecondano, con fedele obbedienza, banalizzarono graziosamente il gesto: aumentarono le vendite del testo di Galeano.

Tuttavia, se qualche speranza rimaneva di un nuovo inizio degli USA con i latinoamericani e i caraibici, svanì. I paesi dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli d’America fissarono le loro posizioni. Il presidente del Nicaragua disse tutto ciò che doveva essere detto e la prontezza ipocrita e sorridente di Obama, intervenne per abbassare la tensione: “Ringrazio il presidente Ortega che non mi ha incolpato di cose che sono successe quando io avevo tre mesi”, provocando le risate dell’auditorio.

Fidel Castro illustrò l’incontro con un titolo demolitore: “Il vertice e la menzogna” [2]. Rimanevano aperte le vene aperte dell’America Latina, anche se precipitava il cambiamento d’epoca.

Continuità della politica USA. E i Vertici

Cumbre-de-las-Américas-300x205Il processo dei cosiddetti Vertici delle Americhe non è sorto su richiesta dei paesi della regione, ma degli USA che hanno convertito le riunioni dei capi di stato in rampe di lancio per le loro strategie in campo politico ed economico, a breve o lungo termine, in base ai loro interessi geopolitici, come si può vedere in ciò che è successo dai loro antecedenti e nel corso degli ultimi due decenni.

Nel luglio 1956 gli USA convocarono 19 governanti a Panama City, sotto gli auspici dell’OSA, sperando d’imporre la propria leadership nello sviluppo economico e sociale delle Americhe, ciò che è considerato il precursore degli attuali Vertici. La riunione approvò la Dichiarazione di Panama e le basi per la creazione della Banca Interamericana di Sviluppo.

Durante quello che sarebbe stato il Secondo, nel 1967, l’obiettivo dichiarato era quello di rafforzare l’Alleanza per il Progresso, una iniziativa del Presidente J.F. Kennedy e dei suoi consiglieri per promuovere lo sviluppo e le relazioni pacifiche nelle Americhe.

Secondo il sito web della OSA, questo processo, dei Vertici delle Americhe, è vitale per stabilire e raggiungere mete nell’Emisfero, ed è in questa forma che l’OSA riceve la maggior parte dei suoi mandati. [1]

Bill Clinton lo convocò nel dicembre 1994, il I Vertice a Miami, sotto l’ombrello del Consenso di Washington che avrebbe unito la sub regione con i principi della Casa Bianca, con il lancio dell’ALCA (Trattato Continentale di Libero Commercio), mentre il neoliberismo dilagava senza regole.

anicumbre1Sembrava che gli USA avessero raggiunto i loro scopi, ma George Bush lasciò l’Argentina sconfitto, poiché, nel IV Vertice, tenutosi nel novembre 2005 a Mar del Plata, gli USA non poterono imporre l’ALCA davanti al rifiuto del MERCOSUR e del Venezuela.

Il V Vertice, in Trinidad e Tobago, nel 2009, quando iniziava la presidenza di Obama terminò con l’essere il momento in cui l’America Latina e i Caraibi cominciarono a stabilire, in modo più chiaro, le loro posizioni. Il gesto di Chavez verso Obama, con il libro di Galeano, acquista nel corso degli anni una connotazione molto simbolico. Obama non si poteva slegare dalla pesante eredità dell’Impero che dirige, a prescindere che egli è un uomo di colore: il principale lanciere delle élite imperiale.

Per il VI Vertice dei presidenti a Cartagena delle Indie, nel 2012, la regione era diversa: apparve unanime contro l’esclusione di Cuba, contro la guerra alla droga e per la decolonizzazione delle isole Malvinas. Di conseguenza iniziò l’isolamento USA, con pochi alleati, che non fanno la differenza.

Sono cambiamenti epocali, che a volte li rivela un aneddoto, indipendentemente dai pettegolezzi mediatici. Impensabile: Dilma Rousseff interruppe il discorso di Barack Obama. Il Presidente USA perorava sui progressi dei vari paesi dell’America latina dicendo che ora esiste “una prospera classe media” che è una opportunità di business per le aziende nel suo paese. “Improvvisamente sono interessati ad acquistare iPads, interessati ad acquistare aerei Boeing”. “O Embraer” (aerei brasiliani), tagliò Dilma raccogliendo applausi.

Verso il VII Vertice di Panama

fidel VII cumbre panamaIl primo tratto distintivo di questo incontro sarà la presenza di Cuba e la fretta di Obama per presentarsi a Panama con ambasciate aperte, all’Avana e a Washington, ma le elementari domande di Cuba, di escluderla dai paesi che sponsorizzano il terrorismo e la possibilità di assistenza bancaria per la sua rappresentanza, non sono stati risolti; per non addentrarci nelle leggi che sostengono il blocco.

Se questa era una buona mossa per l’Amministrazione di “potere intelligente”, le minacce contro il Venezuela e il pieno sostegno della regione, compreso nello scenario dell’OSA, lo vanno a porre su un terreno minato.

Altri importanti paesi della regione, come il Brasile e l’Argentina, andranno a presentare un ordine del giorno molto attendibile ad Obama, che dovrà uscire con la sua oratoria messianica e coinvolgente, che probabilmente non avrà effetto. È il pronostico.

Washington avrà bisogno, come sino ad oggi, di usare il Vertice come un trampolino di lancio per le sue strategie. Quello che stiamo vedendo è un dispiegamento della destra della regione ben allineata al “Nord violento e brutale che ci disprezza”.

Già gli analisti lo stanno anticipando. Questo potrebbe essere il Vertice dal fallimento per gli USA e l’OSA. Risulta che sotto lo slogan del conclave: “Prosperità con equità: La sfida della cooperazione nelle Americhe”, l’offerta degli USA sia stata continuare ad aprire le vene dell’America Latina e dei Caraibi nelle sue risorse e indipendenza.

Nonostante qualche lacchè di turno, questo non sarà la prospettiva che gli permette la regione, in particolare quando i movimenti sociali non sono disposti a farsi rubare il futuro, a prescindere dai trucchi che vengano utilizzati con qualsiasi dei Forum Alternativi, alcuni pensati per imporre i disegni di Washington.

Si presume che non sarà un Vertice tranquillo come avevano immaginato gli strateghi imperiali. E’ tempo di altro; MERCOSUR, UNASUR, ALBA e CELAC che ha dichiarato la regione una zona di pace.

No è tempo per cerimonie e Barack Obama dovrebbe già saperlo.

Note

[1] http://www.oas.org/es/temas/cumbres.asp
[2] http://www.4shared.com/office/GA1LPtJOba/La_cumbre_y_la_mentira.html

Hacia la VII Cumbre de Las Américas, sin tiempo para ceremonias
 
 Norelys Morales Aguilera
 
 Era el 18 de abril de 2009 en Puerto España, Trinidad y Tobago durante la V Cumbre de las Américas. El presidente Hugo Chávez se encontraba sentado en un extremo de la mesa en forma de U que presidía Barack Obama, con los líderes de la Unión de Naciones Sudamericanas (UNASUR). Antes de comenzar la reunión Chávez se dirige al norteamericano y le regala el libro “Las venas abiertas de América Latina” del uruguayo Eduardo Galeano. Obama le estrechó la mano. Luego de saludarle con un “¿cómo estás?”, le agradeció, mostró el libro ante las cámaras y lo dejó sobre la mesa.
 
 La derecha internacional tocó las alarmas por lo “peligroso del libro” y el saludo con apretón de manos. Los medios que la secundan con fiel obediencia, banalizaron graciosamente el gesto: subieron las ventas del texto de Galeano.
 
 Sin embargo, si alguna esperanza quedaba de un nuevo comienzo de Estados Unidos con los latinoamericanos y caribeños, se desvaneció. Los países de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de América fijaron su posición. El mandatario nicaragüense dijo todo lo que debía decirse y la prontitud hipócrita y sonriente de Obama, salió al paso para bajar la tensión: “Le agradezco al presidente Ortega que no me haya culpado de cosas que pasaron cuando yo tenía tres meses”, provocando las risas del auditorio.
 
 Fidel Castro reseñó el encuentro con un título demoledor: “La Cumbre y la Mentira” [2]. Continuaban abiertas las venas de América Latina aunque se precipitaba el cambio de época.
 
 CONTINUIDAD DE LA POLÍTICA DE EE.UU. Y LAS CUMBRES
 
 El proceso de las llamadas Cumbres de Las Américas no ha surgido a instancias de los países de la región, sino de Estados Unidos que han convertido a las reuniones de jefes de estado en rampas de lanzamiento para sus estrategias en lo político y económico, a corto o largo plazo, de acuerdo con sus intereses geopolíticos, como permite apreciar en lo sucedido desde sus antecedentes y durante las dos últimas décadas.
 
 En julio de 1956, Estados Unidos convocó a 19 gobernantes en la Ciudad de Panamá con el auspicio de la OEA, esperando imponer su liderazgo en el desarrollo económico y social de las Américas, lo que se considera el antecedente de las actuales Cumbres. La reunión aprobó la Declaración de Panamá, y las bases para la creación del Banco Interamericano de Desarrollo.
 
 Durante lo que sería la Segunda, en 1967, el objetivo declarado fue fortalecer la Alianza para el Progreso, una iniciativa del Presidente J.F. Kennedy y sus asesores para promover el desarrollo y las relaciones pacíficas en las Américas.
 
 Según la web de la EOA, este proceso, de las Cumbres de las Américas, es vital para establecer y alcanzar metas en el Hemisferio, y es de esa forma como la OEA recibe la mayoría de sus mandatos. [1]
 
 Bill Clinton convocó en diciembre de 1994, la I Cumbre en Miami, bajo la sombrilla del Consenso de Washington que uniría a la sub región con los postulados de la Casa Blanca, con el lanzamiento del ALCA (Tratado de Libre Comercio Continental), mientras el neoliberalismo campeaba por su respeto.
 
 Parecía que Estados Unidos lograría sus propósitos, pero George Bush salió de Argentina fracasado, pues, en IV Cumbre realizada en noviembre de 2005, en Mar del Plata, Estados Unidos ya no pudo imponer el ALCA ante la negativa del Mercosur y Venezuela.
 
 La V Cumbre realizada en Trinidad y Tobago, en 2009, cuando comenzaba la presidencia de Obama terminó siendo el momento en que América Latina y el Caribe comenzaron a fijar más claramente sus posiciones. El gesto de Chávez hacia Obama con el libro de Galeano, adquiere al paso de los años una connotación muy simbólica. Obama no se podría desligar de la pesada herencia del Imperio que dirige, sin consideración de que él sea un hombre negro: es el principal alabardero de la élite imperial.
 
 Para VI Cumbre de presidentes en Cartagena de Indias en 2012 la región era otra: apareció unánime contra la exclusión de Cuba, contra la guerra de las drogas y a favor de la descolonización de las islas Malvinas. Como resultado comenzó el aislamiento de Estados Unidos, con apenas unos pocos aliados que no hacen la diferencia.
 
 Son cambios epocales, que a veces los revela una anécdota, al margen de los chismes mediáticos. Impensado: Dilma Rousseff interrumpió el discurso de Barack Obama. El presidente de los Estados Unidos peroraba sobre los avances de varios países de América Latina diciendo que ahora existe “una próspera clase media” que es una oportunidad de negocios para empresas de su país. “De repente están interesados en comprar iPads, interesados en comprar aviones de la Boeing”. “O Embraer” (aviones brasileños), cortó Dilma cosechando aplausos.
 
 HACIA LA VII CUMBRE DE PANAMA
 
 El primer rasgo distintivo para este encuentro será la presencia de Cuba y la prisa de Obama por presentarse en Panamá con embajadas abiertas en La Habana y Washington, pero las elementales demandas de Cuba, excluirla de los países patrocinadores del terrorismo y la posibilidad de asistencia bancaria a su representación, no han sido resueltas, por no adentrarnos en las leyes que sustentan el bloqueo.
 
 Si esto era una buena jugada para la Administración de “poder inteligente”, las amenazas contra Venezuela y el total apoyo de la región, incluido el escenario de la OEA, lo van a poner en terreno minado.
 
 Otros países importantes en la región como Brasil y Argentina le van a presentar una agenda muy atendible a Obama, que deberá salir con su oratoria mesiánica y envolvente, que probablemente no le resulte. Es el pronóstico.
 
 Washington, necesitará como hasta hoy emplear la Cumbre como una rampa de lanzamiento para sus estrategias. Lo que estamos viendo es un despliegue de la derecha de la región bien alineada al “Norte revuelto y brutal que nos desprecia”.
 
 Ya los analistas lo están adelantado. Esta podría ser la cumbre del fracaso para Estados Unidos y la OEA. Resulta que bajo el lema del cónclave: “Prosperidad con equidad: El desafío de cooperación de las Américas” la oferta de Estados Unidos ha sido continuar abriendo las venas de América Latina y el Caribe en sus recursos e independencia.
 
 A pesar de cualquier lacayo de turno, esa no será la perspectiva que permita la región, máxime cuando los movimientos sociales no están dispuestos a dejar escamotearse el futuro, sin importar las tretas que se empleen con cualquiera de los Foros Alternativos, algunos pensados para imponer los designios de Washington.
 
 Luce que no será una Cumbre sosegada como habían imaginado los estrategas imperiales. Es tiempo de otro MERCOSUR, UNASUR, ALBA y CELAC que ha declarado la región como zona de paz.
 
 No es tiempo de ceremonias y Barack Obama debiera saberlo ya.
 
 Notas
 
[1] http://www.oas.org/es/temas/cumbres.asp
[2] http://www.4shared.com/office/GA1LPtJOba/La_cumbre_y_la_mentira.html

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