Perù: da Allende a Béjar

Milcíades Ruiz, Bolivar Infos, 19 agosto 2021

“Il più pericoloso nel nuovo governo era Hector Béjar, per la sua onestà, capacità e autorità”, secondo l’analista Milciades Ruiz, analizzando le circostanze che l’hanno costretto a dimettersi. Ciò che spaventa l’intelligence degli Stati Uniti (CIA) e l’opposizione “era l’importanza di Béjar sulla geopolitica del continente”. Da ministro delle relazioni estere “immaginavano che avrebbe riattivato l’integrazione regionale che tanto gli era costata disattivarla” e organizzarono una famigerata campagna per rovesciarlo. “La verità è che Hector Béjar si oppone al terrorismo da qualunque parte provenga”, spiega Don Milciades, che dice ciò che molti non osano dire: “non esiste al mondo un apparato terroristico peggiore della CIA”.

Vietato passare

L’opposizione propose di distruggere il governo della maggioranza del Paese. Tutto va bene, fino all’infamia come quella usata per rovesciarlo. La rete cerca, emoziona e prepara le condizioni per il gioco sporco. I mandanti intellettuali non compaiono mai. Ecco perché ci sono assassini, mercenari e candidati dal costo zero. La CIA non c’è dietro? Vediamo e confrontiamo i fatti per capire l’intreccio di quanto accaduto. Ma qui non è dove tutto finisce.

“Dal 1961, gli Stati Uniti nominarono un comitato per le elezioni in Cile di 3 anni dopo. Secondo le indagini della Church Commission del Senato degli Stati Uniti, era composto da alti funzionari del dipartimento di Stato, Casa Bianca e CIA. Questo comitato fu riprodotto presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Santiago, capitale del Cile. Il suo scopo era impedire al candidato socialista, Salvador Allende, di vincere le elezioni. “… Milioni di dollari furono distribuiti a partiti politici di centro e di destra per la propaganda. La commissione del Senato affermò che “furono sfruttati tutti i mezzi possibili: stampa, film, volantini, opuscoli, lettere, striscioni, murales. La CIA, attraverso i partiti che aveva acquistato e alcune organizzazioni sociali, condusse una “campagna allarmistica” il cui obiettivo principale erano le donne, a cui si affermava che sovietici e cubani sarebbero venuti a strappare i loro figli se Allende avesse vinto. L’operazione psicologica funzionò meglio del previsto: Frei ottenne il 56% dei voti e Salvador Allende il 39%”. Nelle sue memorie, William “Bill” Colby, capo della CIA dal 1973 al 1976, racconta che nelle elezioni presidenziali del 1970 “la CIA deve aver diretto tutti gli sforzi contro il marxista Allende… Su ordine diretto di Richard Nixon ma il 4 settembre 1970 Allende vinse le elezioni. Colby dice: “Nixon si arrabbiò. Era convinto che la vittoria di Allende avrebbe portato il Cile nel campo della rivoluzione castrista e antiamericana e che il resto dell’America Latina l’avrebbe presto seguito”. Nixon convocò Helms “e chiarì che era responsabile nell’impedire ad Allende di assumere questo ruolo. Nello stesso incontro, Nixon incaricò Kissinger di seguire rigorosamente tale complotto. Neanche questo funzionò e Allende fu dichiarato vincitore delle elezioni”.

Gli agenti speciali della CIA contattarono funzionari politici e militari per selezionare chi fosse pronti ad agire contro Allende “e per vedere con loro gli aiuti finanziari, le armi e le attrezzature necessarie per bloccare il suo cammino verso la presidenza”. La speranza maggiore erano le forze armate, ma tutto dipendeva dal comandante, il Generale René Schneider. Il problema che incontrò la CIA è che questo soldato aveva dichiarato che la sua istituzione avrebbe rispettato la Costituzione e Colby, nelle sue memorie, ammise con naturalezza spaventosa: “Quindi, era un uomo da uccidere”. Contro di lui fu organizzato un tentativo di rapimento che finì male: fu ferito mentre resisteva e morì poco dopo per le ferite riportate. Il presidente Nixon inviò immediatamente un messaggio cinico al suo omologo cileno: “Vorrei condividere con voi il mio dolore per tale atto disgustoso”. Il 3 novembre 1970, Allende fu investito della carica di Presidente: ora era necessario preparare la destabilizzazione del nuovo governo. Questa era questione dell’Agenzia dell’emisfero occidentale. Dal 1972 la squadra della CIA, a Washington e in Cile, mise in piedi la più sofisticata operazione di disinformazione e sabotaggio economico conosciuta finora al mondo.

Colby confessò che si trattava di un “esperimento di laboratorio che dimostrò l’efficacia degli investimenti finanziari nel screditare e rovesciare un governo”. L’azione contro Allende richiese una campagna internazionale di diffamazione e intrighi. Un uomo inesperto in politica estera e praticamente sconosciuto in politica, sebbene vecchia conoscenza del presidente Nixon e degli uomini che gestivano l’operazione, fu il responsabile di essa: George H. W. Bush. Svolse questo incarico come Ambasciatore presso le Nazioni Unite, carica che ricopriva dal febbraio 1971. Quando fu nominato a tale carica, nessuno volle ricordare che pochi mesi prima, da rappresentante alla Camera del Texas, ottene il ripristino della pena di morte nello Stato per gli “omosessuali recidivi”. Così fu organizzato il sanguinoso colpo di Stato del generale Augusto Pinochet contro il governo di Allende, che scatenò una terribile repressione ed esecuzioni extragiudiziali.

Se confrontiamo questi fatti con quanto accade in Perù, capiamo che nella condotta di Keiko Fujimori, il procuratore membro della giuria elettorale nazionale, l’intrigo nella sinistra e PL, la campagna contro Cerrón, la confusione in Parlamento, il ruolo della stampa, la campagna contro Bellido e contro Héctor Béjar, la trappola mediatica in cui cadeva la sinistra che si aggiunge al malcontento prefabbricato e alla guerra sporca scatenata contro il nuovo governo, ci sono evidenti somiglianze con quanto successo in Cile. Tranne che non si vuole vederlo. Per gli Stati Uniti e la CIA, il più pericoloso nel nuovo governo era Héctor Béjar, per le sue onestà, capacità e autorità. La stampa mercenaria diffuse informazioni fuorvianti che mescolavano informazioni vecchie e attuali. Una conversazione informale in cui si vede Béjar esprimere la sua personale opinione sul terrorismo nell’esercizio della libertà di espressione, mesi prima delle elezioni, veniva “seminata” indebitamente nelle informazioni attuali, fintanto che era cancelliere, per istigare reazioni negative, in particolare da parte del comando della marina, l’entità più maccartista.

I media non dicono che il Dottor Héctor Béjar fosse professore al Centre des Hautes Etudes Militaires (CAEM) e che abbia antenati che vi studiraono. Vale a dire che la stampa nasconde l’informazione non adatta al complotto. Al tempo, non aveva idea che sarebbe stato nominato cancelliere. Ma, nella guerra sporca, non c’è moralità e riuscivano a farlo dimettere dal governo. Ma l’obiettivo non era solo Béjar. Ciò che spaventa Stati Uniti, CIA ed opposizione è l’importanza di Béjar nella geopolitica del continente. Immaginavano che avrebbe riattivato l’integrazione regionale che avevano con così fatica disattivato. Immaginavano che avrebbe difeso la sovranità del Paese e si sarebbe opposto, nelle organizzazioni internazionali, al blocco di Cuba, Venezuela e Nicaragua. Così hanno detto: non è possibile! I media psicosociali ebbero influenza su chi non era preparato come il ministro Torres che non vede dietro le quinte le manovre di destabilizzazione. Niente di tale sporco tiro sarebbe successo se il vincitore delle elezioni fosse stato un politico tradizionale, di destra, sì. Con la sinistra, no. Corrotti sì, riciclatori di denaro, sì. Purosangue giapponese sì, purosangue autoctono, no. La verità è che Héctor Béjar si oppone al terrorismo, da qualunque parte provenga. Quando era direttore del Centro di studi per lo sviluppo e la partecipazione (CEDEP), ebbe l’amara esperienza di un attacco terroristico contro il progetto di ripopolamento degli alpaca a Callejón de Huaylas, destinato a sostenere le comunità contadine. A tal fine, i genetisti Alberto Pumayalla, preside della facoltà di zootecnia dell’Università Nazionale di Agraria La Molina (UNALM) e Glicerio Gonzáles, vennero a Puno per selezionare la mandria, insieme a Edilberto Márquez, sopravvissuto all’incursione dei guerriglieri di Puerto Maldonado. Il 3 giugno 1990, mentre svolgevano questa missione coll’allevatore Manuel Barrera, furono sorpresi dai terroristi di “Sendero luminoso”. Marquez riuscì a fuggire ma gli altri furono assassinati. Così che Héctor Béjar non viene dimesso per le sue dichiarazioni sul terrorismo. È una bugia e la verità è ben diversa. Non vogliono persone perbene nel governo. Ciò rompeva con la tradizione dei governanti in ginocchio davanti al “padrone yankee irrequieto e brutale che ci disprezza” (J. Martí).

Se pensate che con le sue dimissioni staranno zitti, vedrete presto. C’è chi è abituato a negare ferocemente arrivando solo alla destra su tutto. Non vedono oltre, ma non esiste un apparato terroristico peggiore al mondo della CIA. Ci sono molte prove come l’attacco all’aereo cubano che causò la morte di 73 passeggeri, tra cui i giovani cubani che vinsero la scherma. Tale guerra politica non finisce qui. Cacciare Béjar non significa che il governo rinuncerà alla sua politica estera. O sì?

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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