Da Lima a Puebla

Alfredo Serrano Mancilla, CELAG 9 agosto 2021

Mentre il Gruppo Puebla si consolida come uno spazio di grande influenza nella regione, il Gruppo Lima muore senza ancoraggio, centro o credibilità.

In geopolitica, la distanza fisica non è sempre il miglior indicatore della vera distanza che esiste tra due città. Lima e Puebla oggi sono separate da molto più di 4165 chilometri che qualsiasi mappa indica.

Entrambe le enclavi rappresentano simbolicamente due visioni diametralmente opposte nel modo di concepire le relazioni politiche in America Latina.

Per età, il Gruppo Lima (GL) è più vecchio del Gruppo Puebla (GP) di due anni. Il primo fu creato l’8 agosto 2017, mentre il secondo il 12 luglio 2019. Tuttavia, alzandosi presto non ci si sveglia prima. Questo “inizio prima” del GL non fu in alcun modo un vantaggio comparativo rispetto al GP. In verità, ciò che conta non è il momento della nascita. La chiave è sempre come ti evolvi. Il GL iniziò con grande slancio, ma è gradualmente evaporato. Esattamente il contrario di quanto accade al GP, che iniziò il suo viaggio inavvertitamente, ma col passare dei mesi si è trasformato in perno geopolitico sempre più solido a livello regionale. Perché il GL è sceso e il GP è salito? Perché il GL sembra invecchiato così velocemente e, al contrario, al GP manca la data di scadenza? Ecco alcuni motivi.

In relazione a GL, la sua obsolescenza precoce è spiegata da:

– Fu fabbricato per un solo obiettivo: porre fine al governo di Nicolás Maduro. Lo scopo non è stato raggiunto e, quindi, la sua ragion d’essere è svanita.

– Ha una presa strettamente congiunturale, cioè dipende eccessivamente da un rapporto di forze di un certo momento storico senza prevedere che in democrazia ci sono le elezioni e non sempre vincono i conservatori/neoliberali (vedi Macri in Argentina, boliviani e peruviani).

– È nato sotto la tutela di Trump, pensando che le sue pazzie antidemocratiche potessero diventare egemoniche in America Latina. E non lo fu né nella regione né negli Stati Uniti, dove non riuscìa riconvalidare il mandato.

– Il loro corredo genetico è lontano da tutto ciò che riguarda il quotidiano dei cittadini. Il Gruppo Lima non ha mai parlato di politiche sociali o iniziative economiche; nemmeno da cosa fare contro il COVID-19.

– La matrice neoliberista è entrata in una crisi profonda, senza risposte né aspettative. Tanto che si trova ad un punto di biforcazione rispetto a cosa fare con la democrazia: se rispettarla o violarla quando non si ottiene la vittoria elettorale.

Da parte sua, nella direzione opposta, il GP continua ad andare avanti:

– Nato al di fuori dei Governi, vale a dire, è uno spazio che riunisce presidenti, vicepresidenti e ministri, ma anche altri rappresentanti politici alternativi in alcuni Paesi; così come accademici, intellettuali e giornalisti. Così, il GP conforma una solidità ben al di sopra di una vittoria o sconfitta elettorale.

– È caratterizzato dall’ampiezza dell’universo progressista che contrasta proprio con la via della coesione nella LG. È progettato con una premessa di base: il dissenso nelle sfumature nel progressismo non è visto come mancanza di unità ma come forza.

– È dedicato a molteplici compiti che sono nell’interesse pubblico latinoamericano: cercano di migliorare l’economia con un’ampia varietà di iniziative, richiede risposte al COVID-19 (come la liberalizzazione dei brevetti), accompagna processi elettorali, alza la voce contro i blocchi, ecc.

– Ha un aspetto a lungo termine, ma con un dono virtuoso di ubiquità a breve termine. È sicuramente una delle sue più grandi virtù: saper coniugare cosa fare quando serve in un determinato evento (per esempio, cosa fare del golpe in Bolivia) col disegno di una strategia strutturale (assicurare che l’OAS di Almagro cessi di esistere).

– Non ha una tutela estera o un dominatore interno. È evidente che ci sono volti ben visibili (Marco Enríquez-Ominami nel ruolo di articolatore, Alberto Fernández e Luis Arce come presidenti, ora anche Pedro Castillo, la presenza del governo del Messico, ex-presidenti come Zapatero, Evo, Correa, Dilma, Lula e Samper), ma nessuno ha più potere dell’altro. L’equilibrio è nell’eterogeneità.

– In politica non c’è quasi nulla che resti statico. Il GL la pensava così, e credeva che il contesto in cui era nata sarebbe durata per sempre. E no. Già lo era. La loro autoprofezia della “fine del ciclo progressista” li ha delusi. La loro ossessione col governo del Venezuela li ha accecati. E, come se non bastasse, sono senza il loro fondatore del Nord, cioè governa Biden invece di Trump. E sebbene abbiano molto in comune, non sono la stessa cosa. In questo quadro, il GP è riuscito a fare passi, poco a poco, con fermezza ma costruendo basi e una rete di fiducia. E quel che è più importante: si sintonizzar coll’evoluzione del buon senso latinoamericano sulla necessità di uno Stato leader nelle politiche sociali, un modello economico equo e inclusivo, a favore della tassa sui grandi patrimoni, più integrazione regionale, multilateralismo e democrazia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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